domenica 16 giugno 2019

I canti delle balene





La balena, per via delle sue dimensioni, del suo modo di nuotare, della sua voce, ci porta istantaneamente in una dimensione ancestrale e senza tempo: quella di un mondo profondo e immerso nell'acqua.




Homo sapiens, però, (nei secoli), rifiuta di seguire il sogno delle balene, e il risveglio è brusco e crudele.
Il Giappone ha annunciato il suo ritiro dall'International Whaling Commission (IWC), la commissione internazionale per la caccia alle balene, e la ripresa della caccia commerciale nelle sue acque territoriali e nella sua zona economica esclusiva a partire da luglio.
I motivi risultano incomprensibili, eppure questo Paese si dissocia da una Commissione di protezione - che pur con le solite mille scappatoie aperte (per esempio, la paradossale 'cattura per motivi scientifici' di centinaia di balene) per smentire quello che dovrebbe affermare, potrebbe comunque aver contribuito a mutare l'attenzione verso questi mammiferi degli oceani, contro i quali la caccia a scopo commerciale è quasi del tutto sparita (rimangono Norvegia e Islanda, e presto ancora il Giappone; ben diverso e non paragonabile il caso degli Inuit che cacciano la balena, ma il cui impatto è incomparabile a quello delle navi da guerra e genocidio che sono le baleniere contemporanee).

I metodi di ricerca 'benevoli' (Giuseppe Notarbartolo di Sciara) ci hanno permesso di conoscere finalmente i 'canti delle balene' (le virgolette sono per evidenziare, quindi NON per allontanare e relativizzare in modo antropocentrico). Nei secoli, questi canti non venivano ascoltati e forse non sono stati nemmeno conosciuti per molto tempo. Oggi possiamo sentirli, possiamo ascoltare questa lingua liquida che incrocia e ibrida il canto e la lingua, la serenata amorosa e il canto poetico eseguito per puro piacere estetico. 

Il solo ascolto può far correre brividi primordiali lungo la nostra schiena. Il canto può andare avanti per ore, noi umani non abbiamo una finestra temporale adatta per apprezzarlo completamente, se non accelerandolo di quattro o cinque volte (cioè: siamo troppo veloci - così afferma Gianni Pavan). Non possiamo coglierne ampiezze e profondità - che certamente derivano dalla realtà in cui è immersa la balena nella sua vita - tanto meno siamo capaci di comprenderne le sottigliezze, le sfumature, la cultura.

L'unica cosa sensata che secondo te dovremmo fare: ascoltare, grati e in silenzio, per proteggere da noi stessi questi esseri viventi. Riprendi da un tuo vecchio post sulle balene: "l'universo della balena: un universo fatto di suoni blu tutt'intorno e dentro l'acqua, per miglia e miglia in ogni direzione, e lungo ogni freccia del tempo".

E allora, ascoltiamo.

 


Vale la pena ascoltare due puntate di RadioTre Scienza sulle balene: Per un soffioGli eredi di Achab

Hai parlato anche di canti di altri animali. Ognuno vale per se stesso, ha un suo significato - non comparabile in nulla con quello degli altri animali - ma tutti ci possono insegnare qualcosa:



Gli oceani risuonano di voci.



Tethys in italiano. (per partecipare alle spedizioni)

"Nell'evoluzione, non solo ciò che è utile, ma anche manifestazioni che hanno a che fare con la bellezza, sono sopravvissuti" (David Rothenberg)











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