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domenica 25 ottobre 2020

Primo folle folleggio -foliage del 2020

 


Le promesse dell'autunno sono naturalmente molto diverse da quelle della primavera. Promettono l'ultimo lampo di sole e di calore prima di buio e freddo dell'inverno che verrà.

Un modo per l'autunno di fare promesse, è il colore delle foglie...


venerdì 19 giugno 2020

Che fortuna fotografare gli insetti! 'insect watching'



Pensate a una Terra popolata quasi totalmente da insetti. All'inizio era proprio così, 'solamente' 400 milioni di anni fa...


sabato 18 aprile 2020

Quando arriva il richiamo della foresta



State per leggere alcuni brani del famoso libro "Il richiamo della foresta"  - nella edizione 'Biblioteca dei ragazzi' uscita in edicola nel 2005 su licenza del Gruppo Editoriale Giunti di Firenze.


venerdì 10 aprile 2020

Merlo qui e ora - haiku inediti, nuovi



C'è il rischio di smarrire la propria voce, quando i pensieri inseguono certo inesprimibile.


Ma, per fortuna...

Una panchina, una mattina di sole trascorsa nel proprio cortile, sotto un albero vitalissimo di uccelli. La voce - qui e ora - si riapre, svegliata con prepotente ardore dalla voce di un merlo nerissimo, occupatissimo.
Haiku inediti - sempre in sillabe libere-

mercoledì 31 ottobre 2018

Passacaglia della vita


... i veri fantasmi!
protendendosi dai margini del bosco
avvoltolandosi per le vie già buie tra le case 
echeggiandosi da fossi e torrenti tribolati 
esalandosi dalle onde piccole dei laghi 
fuggendosi dalle onde giganti degli oceani...

...i fantasmi, sussurrando suggerite parole di consapevolezza intelligibili alle orecchie casuali 
spifferi gelidi illuse sere fredde gli ultimi inverni dell'Antropocene...



venerdì 13 luglio 2018

Bird Watching: Mezzogiorno di fuoco in garzaia, con penne e rami


Lungo il rettilineo che taglia in due le sterminate risaie, c'è ogni tanto una garzaia: un insieme di alberi, un piccolo bosco, lasciato in pace dagli umani, ma assediato da campi e manufatti. Qui trovano riposo, rifugio e ristoro moltissimi animali, è come una locanda per gli animali migratori. In teoria, trovano riparo anche dalla maniacale instancabile mania assassina dei cacciatori.

giovedì 5 aprile 2018

I fiori bianchi dell'albero di casa



Comparsi sui rami nello spazio di una notte, sono fioriti nel giro di di due giorni. Meno di una settimana fa: stanno già cadendo i primi grandi petali bianchi. Qualche raro insetto ronza in mezzo...

giovedì 1 marzo 2018

Neve primaverile



Il cielo è bassissimo e biancospesso: promette ancora neve. L'orizzonte campagnolo è indefinito e sembra ancora più distante, vasto. Cosa sono le ombre grigiazzurre che si vedono lontano? Alberi? Case? Illusioni?  Eppure, se ci avviciniamo a casa...



sabato 24 febbraio 2018

Il mattatoio svuota tutto



... a volte, le parole stanno a zero. Questa volta, sei rimasto senza parole, ma pian piano un piccolo pensiero - che merita forse un breve accenno - è sorto alla consapevolezza. Il mattatoio svuota tutto.



sabato 17 febbraio 2018

haiku in volo




applauso d'ali
quel stormo fragoroso
colombi preti
11022018 fuyu





lo ciciolare
per cince frenetiche
guardar non visti
14022018 fuyu



sui fitti rami
prudenti pettirossi
semi in regalo
17022018 fuyu



bianco pesante
il cielo freddo frena
voli piumati
17022018 fuyu

sabato 18 novembre 2017

Boschi Vivi senza confini




dal sito Boschi Vivi




Stai iniziando a capire che cosa sia un 'bosco interiore' - prendendo a prestito l'espressione pensata da Leonardo Caffo; e magari, andando a memoria, ti avvicini pure al senso; ma su quel libro eventualmente vedremo, per giocare prossimamente a 'acqua-fuochino-fuoco'.
Il bosco è il punto focale. Che va interiorizzato, trovato dentro se stessi. Infatti, è  qualcosa che ha a che fare - in qualche modo - con il costruirsi una specie di individuale, personale, unica, irripetibile gioia dello 'stare al mondo': è una gioia che non è insensato cercare e curare anche nei dove e nei quando che meno ci piacciono. Si spreca tempo a desiderare di essere altrove quando invece si deve essere qui e ora. Ma non è motivo questo per rinunciare a vivere la propria gioia piena, invece che rimandarla colpevolmente a un altrodomani a cui vorresti tendere. Rischi una tensione all'infinito, una asintote senza pace. Invece, se sei capace di volerti costruire la tua gioia anche dove e quando non ti piace, allora fai la cosa giusta: la tua gioia diventa già lì per te, e non smetterà di esserci quando ti sposterai; anzi: la tua gioia ti seguirà ovunque andrai, perché la tua gioia - così come la tua tristezza - sei tu. Sei tu: è non il luogo dove e quando in questo momento stai vivendo. (che poi tu, tendenzialmente preferisca portati dietro il trolley della malinconia-tristezza, invece dello zaino della felicitù-gioia, è un qualcosa di te su cui non devi smettere di lavorarci, magari mentre stai sdraiato tra le foglie a prendere  il sole novembrino insieme alla tua bretonina 17enne).

mercoledì 25 ottobre 2017

Foliage ottobrino




Quanti aspetti cromatici può avere un albero vivo - lo stesso albero - mentre vive il suo autunno! Lo si guarda con la luce, le sue differenti lunghezze...
In quanti modi può essere visto, e visitato, e vissuto, questo albero! 
Da passanti, visitatori, osservatori, abitatori - gli umani sono la minima parte. 

Questo lungo autunno, un mare di foglie nel quale ancora si stanno immergendo atmosfere e calori e colori dell'estate, come le acque di un delta che si impaluda nel mare e l'acqua è sia dolce che salata - questo lungo autunno ha questi mai visti foliaggi - non così avanti nelle settimane, non così addentro nella pianura pedemontana - che perdurano a lungo, entusiasmano giornate corte di luce sempre di più.




domenica 21 maggio 2017

Alcune foto in un parco (come l'Uomo che cammina)

... verso il fioraio...
Ci sei tornato scoprendotene nostalgico, l'altro giorno, questo parco inondato dalla luce di maggio. Luce con la quale hai voluto giocare, camminando, mentre aspettavi una persona.
E intanto, da fuori, guardavi un'area del parco dove avevi vissuto tanto tempo, tanti giorni, insieme ai tuoi cani. Poi, passeggiando, eccoti su uno dei suoi viali interni. Che sono molto lunghi e molto diritti, fiancheggiati da alti alberi. C'è un fioraio, e ti sei fermato lì. Ma ci sono anche tante altre cose, che ricordi ma che questa volta non hai visto.
Invece, hai giocato con la luce e le ombre dei fogliami altissimi, e i raggi del sole che provano a raggiungere il terreno battuto dei vialetti. una passeggiata come l'Uomo che cammina. Quello del fumetto di Jiro Taniguchi.
























Ah, il parco è il Ruffini a Torino.






sabato 8 aprile 2017

Micromondi dentro un parco - (camminando con i cani)



Oggi ti sei divertito, mentre i cani annusavano i loro universi nei fili dell'erba di un parco: ti sei divertito a fare foto con la nuova macchina fotografica. Nulla di che: una automatica comunissima, che però tra i suoi menù con varie opzioni - veri giocattoli per autentici incapaci della fotografia - ha anche quella per le foto macro. Quelle foto che esplorano il molto piccolo e lo fanno lievitare di colpo alla grandezza di un mondo intero. O fanno rimpicciolire noi all'istante, per farci cadere dentro quel mondo. 
Queste foto che hai fatto, possono essere belle oppure no; inaspettate invece che deja vu; sorprendenti anziché insignificanti.  Resta il fatto che mentre le scattavi - queste e molte altre - ti sei soffermato davvero a pensare: e se questi germogli fossero per me alberi, cresciuti su una parete lignea ad altezze pazzesche? E se le pieghe di quei funghi fossero come tetti di case di un villaggio abbarbicato su un rilievo radicale, che è emerso dal terreno per far da base a un vertiginoso fusto che arriva fino al cielo? Il tronco e la corteccia hanno di sicuro degli abitatori, che la percorrono nel senso della lunghezza del fusto, o dello spessore del legno. E se tu fossi tra quegli abitanti?
Sulla parete verticale, vicino ai germogli-alberi-germoglialberi, si aprono orizzonti vastissimi su prati, altri mega-alberi e giganteschi animali che appaiono all'improvviso come nubi temporalesche . Davanti alla terrazza di funghi, ombreggiata da grandi foglie verde scuro, si spalanca un arcipelago di ondeggianti fili d'erba e foglie crocchianti e secche, un oceano percorso da veloci animali o percosso da imprevedibili estremità di colossali e improvvisi animali enormi e impossibili da vedere per intero.

(Tutto questo, è solo un innocuo pensiero saturnino: cioè allo stesso tempo fantasticheggiante ed espresso di sabato pomeriggio. Anche se - partendo da qui - potresti cominciare a pensare alle diverse dimensioni delle percezioni della realtà e del mondo, che ciascun animale ha: tra loro sono imcommensurabili, e perciò - di primo acchito - dovrebbe essere ovvio quanto sia senza senso metterle tra loro in paragone, in confronto, in gerarchia).

(Per inciso, mentre scattavi e provavi un senso di vertigine: Ti sono venuti in mente i 'micronauti'):



Questo, il primo...





... e questo, il secondo (che hai letto)
 


non questi - anche se ci hai giocato

martedì 14 febbraio 2017

Fitotecnia: la gestione del 'verde'




Mentre ti trovavi a camminare insieme ai tuoi cani, vicino a questi filari di alberi cittadini (cammini spesso coi tuoi cani, seppure in paragone, cammini assai meno di tanti altri cino-camminatori non urbani), cercavi di far quadrare il cerchio della tua sorda sdegnata rabbia di fronte a questo spettacolo - gli alberi capitozzati mutilati decapitati, il rumotore della sega circolare, le grida degli operai - con l'ipotesi di un post che avesse un qualche senso e orizzonte più esteso della mera cronaca di un fatto che a te appare come una routine stagionale di aberrante 'normalità' - e che non apparisse come uno sciocco sfogo per una questione del tutto irrilevante.


Poteva anche essere anche un post solo fotografico - del resto, se le guardi, queste foto, sembrano cartoline da Mordor e hanno di per sé abbastanza eloquenza. Poi, però altri media, pensa che ti ripensa, sono sbocciati alla mente, per tentare di imbastire un discorso più costruttivo.



Il sollievo di non essere tu da solo solamente fissato con questioni che non interessano a nessuno, ti è arrivato da un articolo di giornale (ultimamente, stai anche leggendo o rileggendo o riodinando giornali, ritagli, libri, pubblicazioni, che sommergono le stanze di casa), dove si parla proprio della 'stagione delle potature selvagge' (il titolo). Si inizia col parlare  del fatto che finalmente la caccia è chiusa: "ogni volta che ho sentito riecheggiare uno sparo, mi sono chiesto chi mai lassù (nei boschi di Revello) avrebbe controllare cosa capitava per davvero: divieti, regole di condotta e contingentamenti sono forse una garanzia sufficiente quando tutto avviene in spazi liberi e senza confini?" Tanto più dopo la abolizione delle Guardie Forestali.  Tra l'altro, qui si palesa la caccia come un beffardo modo di capovolgere l'estrema rilevanza - in termini sia etici che estetici -  di spazi liberi e senza confini: da luoghi di vita vera e piena a spazi senza legge, farwestini da ludibrio a uso e consumo vergognoso per il totale prepotente spadroneggiare di esseri che tutto sanno fare fuorché amare o rispettare boschi, campi, erba, e gli abitanti animali che ci vivono (i cacciatori).
L'Italia - si legge nell'articolo - ha amministrazioni che non sanno cogliere né apprezzare la salienza e il valore del paesaggio (sic) e della natura (sic sic) come risorsa (sic sic sic !).  Queste definizioni sono per te abbondantemente discutibili, in quanto essenzialmente antropocentriche e consumistiche; sono tuttavia il mezzo per il giornalista di criticare il taglio economico all'amministrazione che si occupa di animali e piante. Nell'ottica antropocentrata - protezionista - amministrativa, l'unica a venire usata nell'articolo, le potature selvagge dei viali urbani sono il segno più diretto e visibile di questa politica amministrativa. Sempre che ci sia qualcuno che abbia la volontà di vedere queste aberrazioni, del tutto non regolamentate: "le regole non esistono ... quelle sanzionate dalla legge ... e ... neanche ... quelle professionali e tanto meno etiche ... e tutto diventa lecito e incontrollabile, anche veri e propri massacri, anche capitozzature violente, crudeli e quasi sempre ingiustificate". "Forse sono in pochi a rendersene conto, ma camminiamo avvolti da tristezze, strazi e ferite". Le ferite degli alberi, sconfitti in questa battaglia, intrapresa dall'umano contro di loro (non vi suona familiare? la battaglia della pietà derridiana?), anzi, sembrano ai più normali o, peggio, cose di cui andar fieri e dichiarar soddisfazione per l'ordine e l'efficienza: basta con la 'sporcizia' dei rami secchi e delle foglie secche, pulizia!
Gli alberi sono ridotti a moncherini, e chi li volesse difendere è un egoista che non pensa alla sicurezza delle strade percorse da umani in auto o a piedi. Gli alberi soffrono per questi gesti di estrema violenza: vengono mutilati di rami e foglie, di ramificazioni e biforcazioni, tutta la loro forza vitale sarà obbligata a farli ricrescere, in tempo perché alla primavera possa spuntare germogli, fiori e giovani foglie. Una costante pena di sisifo per ricresce ciò che già c'era e che è stato distrutto con un unico colpo di motosega.

Perché Perché un albero capitozzato è così diverso da un albero libero nel bosco o in un campo, dove è oggetto di potature fatte per lo meno con un criterio? Perché la capitozzatura è un gesto di controllo, un atto di pura fito-tecnia (sul termine ci torni dopo), che mira - come la zootecnia - al massimo della performance e al minimo della resistenza o improduttività o spesa economica. Arduo trovare traccia di preparazione in conoscenza di giardinaggio, nel lavoro di questi operai, che sembrano quasi scatenarsi con ferocia sugli alberi. Che sono un fastidio, un intralcio, una voce di spesa. 
Un albero lasciato libero, cresce, si sviluppa si ramifica, spande le sue radici, moltiplica le sue foglie, respira nel vento, è un essere vivente longevo e grande, ospitale e ospitante anche animali, fino a diventare un organismo multiplo e complesso. Forse, questo non è ammissibile, nelle nostre città: "evidentemente nella civilissima Italia tagliare, decapitare e sradicare, sotto le finte spoglie del dovere, procurano ancora un sottile ed appagante piacere". (l'articolo è "Salviamo i nostri alberi martoriati dalla stagione delle potature selvagge", di Paolo Peroni, su La Stampa, venerdì 10 febbraio 2017.





Per te, il respiro degli alberi, nel vento, è il respiro della profonda vitalità che interessa noi tutti, qualunque sia la nostra forma. Lo ascolti, chiudi gli occhi e dopo poco ascolti sensazioni sonore e vibratili tattili che avanzano a onde colorate verso la spiaggia dei tuoi sensi. 
Scrive Stefano Mancuso che possiamo guardare alle piante come se fossero "delle vere e proprie specie aliene, in quanto straordinariamente diverse dagli animali in quasi tutte le loro caratteristiche fondamentali".
Le piante sono "organismi sessili, ossia non possonio spostarsi dal luogo in cui sono nate". Le piante misero radici tra i 400 e i 1000 (!) milioni di anni fa, decidendo di trarre il loro nutrimento dalla luce del sole. Oggi il 99,5% della biomassa, ossia del peso di tutto ciò che è vivo sul pianeta, è composto da vegetali.  Le piante sono come colonie modulari, il loro corpo è una reiterazione di moduli, una costruzione ridondante di moduli ripetuti che interagiscono tra loro. (i corsivi sono estrazioni dal saggio di Stefano Mancuso dal titolo 'Vegetale', in "A come Animale", edito da Bompiani nel 2015). Le funzioni vitali sono diffuse nell'intero corpo. In più: le piante respirano, si nutrono, vedono, sentono, calcolano e prendono decisioni; anche se non hanno gli organi che negli animali compiono queste funzioni! Le piante sono sensibilissime all'ambiente, comunicano e trasmettono informazioni su di esso, tra di loro e con gli animali che le abitano. Infine, le piante sono intelligenti, intendendo l'intelligenza come la abilità di risolvere problemi (una cosa che viene richiesta a tutti gli esseri viventi, in un immane gioco di feed-back che si auto rigenera).



Tutto considerato, insomma, lo scempio che viene inflitto a queste piante, in quasi tutte le città italiane, periodicamente in questa stagione, ogni anno, a metà strada dell'inverno e con timidissimi spiragli di segnali che annunciano la primavera pur ancora lontana, ha tutto per venire criticato e niente perché non gli si preferiscano prassi amministrative con una impostazione diversa nei confronti delle piante - e quindi degli animali che le abitano.  Non viene fatto: a nessuno sembra importante, agli occhi distratti dei cittadini frettolosi, le piante sembrano sempre uguali, sempre le stesse e soprattutto sempre lì. Per le amministrazioni e per i cittadini estraniati, le piante - esse - sono ciò che rientra nella accezione collettiva onnicomprensiva de 'il verde': "adoperato da chi non ha idea di cosa sia esattamente una pianta, se non come elemento produttivo-paesaggistico" (il Verde: un po' come l'Animale). In realtà, il trauma che subiscono è davvero profondo, e solo la loro forza, la loro caratteristica struttura fisica, permette di sopravvivere per poter arrivare alla primavera in una condizione abbastanza vitale da poter germogliare. Ma a prezzo di quali fatiche, non possiamo saperlo né immaginarlo.

Umani che lo hanno immaginato, e hanno escogitato il sistema della Guerrilla Gardening. Giardinaggio libero d'assalto, per trasformare e riappropriarsi degli sterili e impersonali spazi comuni cittadini.


Ultima nota, sul termine, fitotecnia. Il tuo greco del liceo ti è venuto in aiutio, quando hai pensato a quale potesse essere un termine che stesse alle piante come il termine zootecnia sta agli animali - e con le stesse valenze discutibili. Cercando poi in internet, hai visto che il termine esiste sul serio, ma chissà perché, hai trovato solo siti di lingua spagnola, poortoghese o brasiliana, che lo usano.

C'è la Enciclopedia Libre, e poi testi, pubblicazioni e riviste portoghesi, o spagnole, o messicane o brasiliane.









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