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sabato 8 giugno 2019

James Rachels, Creato dagli animali - (L'acqua sporca dei bambini)

"stanco ma felice"

Riprendi con piacere una idea editoriale di Veganzetta. Ne hai parlato con Adriano Fragano - che vuoi ringraziare - prima di prendere l'iniziativa, per avere il suo nulla osta.
Anche tu pensi, infatti, che 'le persone che si occupano di animali' , abbiano bisogno di conoscere se stessi. Già il fatto che tu abbia sentito la necessità di designarli con questa espressione è indicativo del come il 'movimento' sia elusivo da trovare e riconoscere. Sai che al suo interno ci sono animalisti, come antispecisti; vegani come attivisti - e decine di altre categorie, ma siamo a un punto in cui nemmeno più i nomi trovano consenso nel definire le peculiarità.

Un modo efficace per conoscersi, credi allora, è proprio questo: di coltivare la memoria storica delle proprie radici - perché le radici ci sono. Citi da Veganzetta: "c’è stato chi ben prima ... di noi questi argomenti li ha pensati e vissuti intensamente. Le idee cambiano, i concetti si evolvono, ma non tutto ciò che è del passato è sistematicamente sbagliato o peggio ancora da rinnegare. Ciò che siamo (e che pensiamo oggi) è il risultato di una lunga storia che non va dimenticata".

Lui è James Rachels, a proposito.


domenica 21 ottobre 2018

MiVeg 2018 - le foto di sabato




... eccoti qui - come si diceva nei tema "racconta la gita scolastica": stanchi ma felici - che, col sottofondo dei respiri e del ronfare di canetti e canuzzi, imbastisci un primo post sulla giornata di oggi, trascorsa al MiVeg, che questo anno ti ha davvero sorpreso: uno spazio fisico grande e versatile, che è stato riempito con richiami e proposte per tutti i cinque sensi, sia di umani che di cani - e in giro ce ne erano davvero moltissimi...

(nella foto, scattata da Silvia Molè, sei allo stand di Parte in Causa, dove stai sfogliando il libro "Il grido della natura" di John Oswald)


sabato 20 ottobre 2018

MiVeg 2018 - vengo anch'io!


e speri che non prosegua come la canzone di Jannacci: "no-ttu-no!"
Il MiVeg è un bell'appuntamento - tra quelli che di più assomigliano a una fiera: un luogo dove trovi sia prodotti da comprare, per conoscere il lato quotidiano, materiale - sì, pure gastronomico - della filosofia vegana (veganismo? veganesimo? VENGANESIMO ahahah... boh: con la tua curiosità affettuosa per la lingua italiana, hai cercato di chiarirti le idee qui, qui, poi qui e anche qui). Sia il tuo preferito: il 'cibo per la mente':libri, incontri, tavole rotonde, conferenze.


martedì 24 gennaio 2017

Il colpo di fulmine?

"dammi la due..."

I bambini umani sono più crudeli o più empatici degli umani adulti? Quale che sia il loro principale atteggiamento - che si esprime di solito nei confronti degli altrianimali, con cui vengono in contatto con la mediazione degli adulti - le loro risposte alle sollecitazioni sono sempre più nette, drastiche e - in determinate situazioni o contesti - più coerenti e logiche nelle conclusioni che estrapolano. Eppure, troppo spesso, il loro primo (e unico, a volte) modo di entrare in contatto con altri animali non umani, avviene attraverso modalità nella maggioranza dei casi per lo meno fortemente e forzatamente fallaci, con prospettive, punti di vista parziali e partigiani: antropocentrati al massimo grado. Queste forme di contatto, 'pilotate' o ri-significate dagli adulti, rientrano nello schema della socializzazione e interiorizzazione delle regole sociali diffuse a maggioranza: le regole del dominio, della reificazione, della separazione  - e di una anestesia della empatia. (Alessitemia: un deficit della consapevolezza emotiva: qualcosa di molto diverso, in un certo senso agli antipodi rispetto ad 'Atarassia').

Peppa Pig, gli animali del circo, il puppy pet cucciolo per il compleanno: sono tutti esempi di questo tipo di processo, volto ad alterare in direzioni deleterie e pericolose, l'orientamento-agli-animali che probabilmente è vivo, presente e forte in quasi tutti i bambini - forse una manifestazione di caratteristiche esplorative o di propensione al prendersi cura, tipiche degli homo.
Per quel che riguarda te, da bambino ricordi situazioni assai simili: le trote pescate 'per gioco' nelle vasche del vivaio (ricordi che l'agonia di questi animali la percepivi come irreale); la 'foto col leoncino', durante le vacanze al mare (adesso hai la consapevolezza che quel piccolo, caldissimo e odoroso leoncino bambino che prendesti in braccio con timore e con sollecitudine, era vittima di traffici e deportazioni, identiche a quelle impiegate con gli schiavi umani; e che il suo 'custode' era in realtà il suo carceriere, probabilmente un individuo lui stesso oggetto di sfruttamenti).
Le due tartarughine nella vaschetta di plastica, con la palmina di plastica, che odoravano di prigionia in salamoia e che vissero davvero molto poco.

Che cosa ti fece smettere di proseguire lungo questo esiziale percorso, di sfruttatore felice e irresponsabile? 
Capitò - un giorno - che, rimanesti a casa da scuola per via dell'influenza; e che  Gianfranco Funari si presentò nella tua cameretta - via tubo catodico, è ovvio - per parlare di animali e del nostro modo di (mal) trattarli / sfruttarli. Non ricordi il titolo della trasmissione - uno dei primi talk show con i pareri della ggente - né perché a un certo momento della trasmissione mattutina, Funari si mise a parlare di questo sempre irto argomento. Questi sono dettagli che ormai hanno scarsa o nulla importanza.

Quel che importa, furono le immagini che Funari trasmise, perfettamente in chiaro e senza censura, in un orario di grandi ascolti. Immagini che tu vedesti, senza preavviso, e senza filtri.
Immagini che si scavarono una nicchia profonda dentro di te.
Immagini di agnellini asfissiati alla fine di un trasporto su camion, e scaricati con le ruspe e gettati in enormi cassoni e fosse.
Immagini di scimmie, cani, topi, vivisezionati: esercitazioni chirurgiche, test odontoiatrici, innesti di teste. 
Le prime immagini di questo genere che hai mai visto. Dopo le quali -  e sulle quali - negli anni, se ne sono aggiunte e sovrapposte moltissime altre.
E qui arriviamo alle decisioni drastiche dei bambini, dei ragazzini. Il loro effetto fu di farti decidere, in modo molto netto, di cambiare alcune cose del tuo comportamento; una decisione che hai voluto fin da subito definitiva. E che infatti prosegue tuttora. Non mangiare più gli animali. Non maltrattarli più. Proteggerli.  Gli impegni di un ragazzino.
Non stai raccontando questo per disegnarti migliore di quello che sei, o per vantarti. Ma perché, ancora oggi, stai cercando di capire che cosa ci fosse in te pronto a fare clic nella tua consapevolezza e ad accendere l'empatia - che non sia presente anche in quasi tutti gli umani. Stai dicendo, per farla breve, che non c'è nulla di particolare o speciale in te. Ma che è bastato un Gianfranco Funari per fulminarti sulla via della tua vita. Un qualcuno - altrimenti in tutto e per tutto lontanissimo dagli animali - che ha usato la sua popolarità di allora per far arrivare a quanta più gente possibile, la prova di una realtà che altrimenti rimane nascosta, insaputa, sconosciuta, taciuta. Quelle immagini sono arrivate a te e ti hanno fatto prendere alcune decisioni che tuttora si riverberano in ogni giorno. Sei, dunque, stato, in questo senso, perfettamente bambino.
Non sarebbero bastate, da sole, quelle immagini - pur atroci e insostenibili e orribili - certo: c'era un humus già presente, fatto di piccoli eventi biografici e familiari. Il sottobosco è indispensabile alla crescita di alberi più robusti e grandi. Eppure...
Forse è interessante ripensare a 'come' Funari divulgò queste immagini: ti ricordi che non ci fu enfasi - forse un tono indignato, ma Funari era soprattutto un grande istrione - ma la mera introduzione ai filmati. Sei abbastanza sicuro, col senno di poi, che non ti sbagli se affermi che Funari sapeva che non occorreva retorica, che le immagini sarebbero state più che eloquenti da sole.
Allora, tutto questo discorso, dove ci porta? Magari da nessuna parte, se non nell'agrodolce paesaggio dei ricordi. O magari ad affacciarci su minime considerazioni. 
Per esempio, che. 
Le immagini, contano. Come scrive di recente Rita Ciatti, le immagini sono documenti. Da quel Funari degli anni ottanta, per fortuna, molte più immagini, e assai più mirate e consapevoli, si sono aggiunte, a far tesoro di una imponente archivio documentale e di testimonianza. Grazie a inchieste, coraggiose e spesso clandestine, nei laboratori, negli allevamenti, nei circhi. Non è dal nulla né per caso che comunque l'atteggiamento della gente della strada nei confronti degli altri animali e di come vengono abusati dagli umani, si è sfaccettato, è diventato complesso, l'empatia è aumentata - sia pure in modo ancora troppo confuso, e con tutti i rischi di ricorsi, ché le conquiste etiche non sono mai una volta per tutte, né sempre e per sempre consolidate.
Forse, conta anche il 'come' una immagine, un filmato, una sequenza, venga proposta e contestualizzata: un giornalista competente offre il documento nudo e crudo, senza enfasi speciale, in un senso o nell'altro. Questa è una possibilità: del resto, i corpi esanimi degli agnellini e i corpi torturati e fatti a pezzi - tutti questi corpi trattati come oggetti privi di ogni valore se non quello che è utile all'umano - sono eloquenti di per sé. O dovrebbero esserlo: e non è detto che sia così. Sai che è possibilissimo che ci siano persone capaci di vedere simili scene senza batter ciglio e senza spostare di un millimetro i loro dubbi e i loro pensieri egocentrici prima ancora che antropocentrici. Ma sai anche che di più sono le persone che si rifiutano di vedere simili scene, e che reagiscono col rifiuto, con la negazione, con la rabbia -  dopo che le hanno viste.
Le immagini crude di quel che gli umani infliggono agli altri animali possono allontanare e saturare - pardossalmente - ma è anche vero che le immagini solamente belle di animali liberi, possono cadere in una estetica di maniera, che ci nasconde - di nuovo - in modo insospettabile, le realtà che non vogliamo sapere.

Siamo qui sul crinale e crocevia di dinamiche molto articolate e complesse, e il rischio maggiore - tu credi - è quello di perdere di vista proprio gli individui per i quali si imbastiscono questi discorsi, le riflessioni antispeciste, in tutte le loro declinazioni. Alto è infatti il rischio che gli animali ritornino a stare sullo sfondo di attacchi e controattacchi per l'ennesima volta agiti tra umani - da una parte o dall'altra - per scopi solo umani.

Tu però, in questo post, volevi semplicemente raccontare questo tuo 'colpo di fulmine': un colpo di fulmine empatico, scatenato dal più improbabile e inatteso dei fulminatori. Senza il quale, chissà? Non è sempre possibile, insomma, stabilire una volta per tutte, una unica strategia e una singola tattica efficace per avviare l'affrancamento degli altri animali dal dominio umano: non ci sarebbero migliaia di pagine che esplorano questa epocale pietra dello scandalo, in caso contrario. 
Derrida ha scritto di "guerra sulla pietà", e anche la sua decostruttiva riflessione si originava dalle immagini (e che tipo di immagini?): e che si sia in una fase critica di questa guerra, ne sei convinto anche tu. I segnali sono tanti, compresi i tentativi di embedding, di contro-informazione, oltre a censure di vario tipo.
Perciò è un dovere della "intelligence" pensare ai modi di condurla, questa guerra, cercando di captare - e cooptare - le risorse utili dove si trovino. 
Perché se un funari preso a caso è in grado di impressionare così tanto una vita intera, con pochi minuti in bianco e nero di testimonianza, allora, è probabile che le risorse a disposizione di chi si fa carico di un modo diverso di concepire l'andamento della realtà, siano davvero molte e magari impensabili o impensate.
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