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domenica 13 settembre 2020

giovedì 8 dicembre 2016

Chiacchiere sul Giardino... fatte al Giardino - 2


Ciao Joe!


... dunque, sei andato a trovare Alessandra al Giardino di Quark. Primi giorni di dicembre. Il Giardino è bello anche in inverno. Ci sei andato per portare cose sempre utili per la conduzione del rifugio e per la vita dei cani ospitati (a proposito: se volete conoscere la lista del materiale utile al rifugio - ma che in generale è utile anche per tutti i rifugi o canili ben organizzati). Ci sei tornato perché un poco ti ci senti pure tu a casa, quindi ti fa piacere poterci tornare. E ci sei tornato per fare anche tu delle foto. A proposito, le foto che potete ammirare nella prima parte sono tutte di Alessandra.
Qui sotto, invece, ci sono alcune delle foto dicembrine che hai potuto fare tu.


Tutto di corsa 1
Tutto di corsa 2
Tutto di corsa 3
Dopo il lutto, il ricordo: ecco qualcosa che non ti aspettavi di trovare, ma che eri desideroso di scoprire...
Infermeria
Foto ricordo di chi ci ha lasciato
La biblioteca

G
Cosa mi dici dei cani anziani?


"Sono cani delicati, i cani anziani. Sono come dei cristalli: hanno un equilibrio che - se tu li fai tremolare troppo - si spezza, si crepa. Allora poi cominciano i danni. A volte facciamo fatica a rimettere insieme i pezzi quando arrivano, perché sono abbastanza disastrati". Fisicamente. Ma anche emotivamente, psicologicamente.

E dunque, un grande sostegno all'equilibrio per questi fragili cristalli con la coda, è dato dalla riconferma di spazi, abitudini, persone : "Avere sempre le stesse persone intorno, è come avere una famiglia. Casa è dove c'è il cuore".

G
Te lo sei sempre immaginato così, il Rifugio?

A
"No, nel senso  che non mi sono immaginata niente.
La situazione era di emergenza. Anche in queste zone c'erano moltissimi abbandoni e cani randagi, legavano i cani a catena, li legavano fuori dalla porta del canile".

Stiamo parlando di situazioni di circa, trenta, venticinque, venti anni fa. "Poi, con gli anni, l'emergenza è stata risolta, e ci si è potuti concentrare sui cani anziani. 
"Ogni cane è diverso, ha bisogno del suo box, che va personalizzato in sostegno alle sue esigenze, per farlo sentire a casa sua. Solo se ci passi tempo, se hai attenzione, se tocchi e guardi, puoi curare sul serio".
"Dipende a cosa dai la priorità: tutti i soldi che arrivano, li destiniamo solamente a loro".

"Ci siamo organizzati in modo da far rendere il pochissimo, a far uscire il massimo da quasi niente. Non puoi programmarla, una cosa così.
"Oggi, siamo in grado di impostare tantissime iniziative, che servono a raccogliere i fondi, a tener vicino le persone. Per il pavimento di Joe sono arrivate delle offerte, perché lui e noi siamo conosciuti dalla gente della zona.  Facciamo le serate informative, facciamo cultura cinofila. Quando abbiamo attivato la biblioteca, sono rimasti impressionati tutti".


Una tua considerazione, prima di concludere la chiacchierata. I cani sono animali sociali. Perciò, se hanno riferimenti sociali - persone che interagiscono in modo positivo con loro - trovano il modo di essere felici e di sentirsi gratificati nelle cose di tutti i giorni. Il canile può essere un luogo molto monotono, quando non persino ostile o inospitale. Dato per scontato che ci sia adeguata igiene, adeguato cibo, possibilità di riparo sicuro, cosa rimane? Rimangono le ore del giorno - e anche della notte - che sono lunghe, se si è da soli, a fissare nient'altro che sbarre, oltre le quali c'è... che cosa? Potenzialmente, di tutto: un prato, un muro, un cancello,  altri cani, alberi, gatti, staccionate, reti, automobili, tavoli, carriole, oggetti, ciotole, sedie, coperte, ecc. 
Ciascuna ora diventa oro se trascorsa potendo fare qualcosa - un semplice gioco, una osservazione partecipe, una annusata, se non altro - insieme a umani degni di fiducia o cani conosciuti e amichevoli. Ciascun oggetto può diventare occasione per giocare o per imparare le cose del mondo che magari ci aspetta fuori dal canile. O che è comunque qualcosa da conoscere e di cui prendere confidenza, per non averne paura quando si esce dal box. In questo modo, il canile diventa davvero un rifugio, e per molti degli ospiti diventa casa. O una prima casa, in attesa della casa definitiva. O magari, la casa vera e propria, per quelli più fragili.

Per inciso, se invece rimane solo la solitudine da languire, questo per te - e non solo per te - è qualcosa che assomiglia in modo preoccupante al maltrattamento sociale

A
 "Considera il numero di ore che passiamo coi cani: arriviamo a trascorrere in canile 13, 14 ore. Ospitiamo venti cani e a ciascuno dedichiamo il suo tempo, per le pulizie, per le cose da fare insieme, per le cure, per l'accudimento. Cani anziani e malati e disabili non possono stare da soli troppo a lungo".
"Qui i cani sono e si sentono davvero a Casa, perché hanno persone che stanno con loro, persone che conoscono, e di cui si fidano; persone con le quali il piacere della compagnia è reciproco".


"Credo che la differenza del Rifugio la puoi trovare nello sguardo nei cani".



Loro qui sotto, sono alcuni degli ospiti del rifugio che ho incontrato, che hanno chiacchierato con me, oppure che mi hanno solo visto e salutato, per poi farsi i fatti propri, Altri hanno preso con gioia un biscotto o un bastoncino, come mio regalo di saluto, e poi mi hanno guardato tranquillamente, seduti sulla loro branda.

Potete considerare: la possibilità delle adozioni a distanza :)










domenica 4 dicembre 2016

Il Giardino-Casa di Quark (e adesso di Joe) - 1


Per il Giardino, di qua...
Dopo più di un anno, hai ritrovato Alessandra Boccalate, la 'mamma' di Quark e del suo Giardino, alla sera della presentazione del libro di Luca Spennacchio. E hai cominciato a dirle dell'eventualità di un bel post sul Giardino - dove tu hai iniziato a conoscere il mondo del volontariato e degli operatori dei canili, un po' di anni fa. Quindi, dal momento che questo tipo di conoscenza ed esperienza era stato - col senno di poi - forse il migliore che avresti potuto sperare di trovare, considerando che partivi da quasi zero, quando hai rivisto Alessandra alla fine della sera poetica con Valentina Veratrini, le hai proposto di trovarsi in rifugio, un pomeriggio, per fare foto e per raccontare il Rifugio. Quel che segue, è il risultato di quella chiacchierata - e di alcuni messaggi internettiani. Il post, per la quantità e la bellezza delle foto, si divide in due. Non volevi rinunciare a questo viaggio virtuale spaziotemporale tra i fiori, i cani e i gatti del Giardino. 
Questa è la prima parte.

A:
"Sentendo parlare Luca mi son resa conto di quanto sia diverso il Giardino di Quark da ogni altro canile. Nella mente di tutti restano sempre un canile, un box. Quando sono andata al rifugio l'altra sera dopo la conferenza ero ancora più contenta... i nostri piccoli non erano in un box ma nella loro cameretta, nella loro casa. Non isolati ma anzi più sereni che in moltissime famiglie."


Nera per caso...



G
"Mi ricordo: ognuno ha la casetta arredata secondo le sue esigenze. E per quel che dici, a proposito del fatto che stanno meglio al rifugio che in molte famiglie, sono d'accordo. Le famiglie dove un cane sta male sono molte, e sono quelle dove il cane è visto e vissuto come qualcosa e non qualcuno e dunque non ha spazi suoi propri, soprattutto non ha spazi di libertà espressiva.".



Una casa nel bosco fiorito?





A
"Sì, certo, proprio vero: qualcuno e non qualcosa. E anche: 'quel' cane e non 'un' cane.
"Luca diceva che nei canili ben che vada si dedicano pochi minuti veri e di qualità a ciascun cane. Da noi non è cosi. Sono in compagnia almeno 12 ore ogni santo giorno e a ognuno è dedicato tempo e loro sono insieme a noi, si muovono in mezzo a noi mentre si fanno le cose. Queste è importante. Cani di famiglia più felici di quand'erano in famiglia!"

Metti insieme il racconto di Luca e quel che ricordi del Rifugio e ti accorgi che ce ne sarebbero di cose da dire del Giardino di Quark! Intanto, per sgombrare il tavolo dalle cianfrusaglie, pensi che sia importante sottolineare che una struttura-canile - se è 'solamente' ineccepibile sotto il profilo costruttivo-spaziale (ma su questo punto si apre una ulteriore questione: gli spazi a settori e corsie invece che con soluzioni meno confinatrici, per dire), e poi dal punto di vista organizzativo: allora quello è solo il punto di partenza. O così dovrebbe essere. Sei d'accordo con Alessandra: quel che conta sono le persone, e le ore effettive di presenza coi cani. Perché i cani - ce lo ricordiamo? - sono animali sociali. Toh: proprio come noi. Quindi, fuori dall ufficio! di corsa in mezzo ai cani, tra l'erba, la terra, gli alberi, le cucce, le piastrelle, le coperte e tutto il resto che compone il mondo esperienziale del rifugio per loro e che deve essere a loro beneficio esclusivo.





Qui si prende il sole


La realtà del Giardino è quella di un luogo che è famiglia, un grande branco interspecifico, cani e umani insieme, a fare cose insieme e a vivere insieme. Siamo già oltre al concetto di 'buone pratiche', che rientra - ma non la completa - nella nozione di canile 3.0.


Fiori di benvenuto


Estate...


Qui si corre


Fiori ovunque



Cani, è ovvio



... e gatti



...e cani



La cucina


Parco Gatti  - come Aoshima
La 'dieta acquatica' di Joe



mercoledì 26 ottobre 2016

Cani Shabby Chic, Cani Kintsugi

Stella e Lisa, 3 agosto 2011


Questa foto ha tutta una storia dietro. Che Facebook, con questa faccenda che ti ripropone i ricordi degli anni precedenti, ha tirato fuori dal cassetto. Appunto. 
Lasciamo perdere che magari non tutti i ricordi sono piacevoli da rivangare, e che la cortesia feisbucchiana non ci è poi sempre gradita il giusto. Lasciamo stare, ché questo ricordo non è per niente spiacevole - malinconico, sì, come del resto la maggior parte dei ricordi - e anche perché il discorso ci porterebbe lontano su un sentiero di comunicazione mediatica che non è tanto battuto da te in questo blog, un po' per scelta, diciamo.
Torniamo alla foto e alla storia. Quel giorno le amiche Stella e Lisa si rilassavano, vicine, al parco; il mese precedente, Lisa aveva rischiato di morire. Adesso, invece, erano di nuovo a raccontarsela, attraverso i respiri, il calore e la morbidezza del pelo.
Quando ti si è ripresentata, quindi, l'hai ricondivisa volentieri, con un pizzico di agrodolce tra la tastiera e gli occhi (e ti sei rivisto pure il resto delle foto dell'album da cui questa immagine è stata estratta).
Quanto al metterla in apertura di post, hai esitato. Quasi mai, infatti, desideri pubblicare foto private, di te o di chi vive con te. Questa immagine, poi, racconta un momento di grande intimità, che temevi di violare, anche perché, da quando Stella non c'è più, è ormai irripetibile. Cosa ti ha fatto cambiare idea? Oltre al fatto che così è come se fossero di nuovo insieme? Oltre ai commenti affettuosi - sia vecchi che nuovi - che la foto ha suscitato? Provi a spiegare, facendo un piccolo flashback...
Stella e Lisa sono state definite 'cagnoline speciali': sono epilettiche, hanno bisogno di cure e di medicine per tutta la loro vita. Accudire un cane epilettico è uno sport estremo, tanto è che su Facebook è nato un gruppo di sostegno, per persone che convivono con cani epilettici (e successivamente, hanno fatto il loro ingresso anche i gatti). Vietato, però vivere il tutto come una costante tragedia, ché l'atmosfera in famiglia è già parte della cura (intesa in senso ampio: non solo i farmaci, ma anche le attenzioni e il tempo passato insieme). Occorrono calma e serenità, di più, occorre quanta più gioia di vivere, e sorrisi, che si riesca a fare. Non sempre ci riesci, non sempre ti viene facile, ma è così che devi fare. Lo avevi già visto fare e avevi imparato a farlo in posti come quello di cui si parla qui (e di cui tornerai, speri, a scrivere molto presto). Il percorso che proprio lì, in quel rifugio, hai iniziato con molta fortuna, di sicuro portata dal caso (perché non sapevi, né potevi saperlo in anticipo, che quel luogo fosse così baciato dalla bellezza del saper curare, prima di esserci entrato), lo hai proseguito fino a conoscere altre realtà con la stessa filosofia, come questo.
Bello è stato perciò leggere un nuovo commento alla fotina di Lisa e Stella  - di Fabiana Rosa, la presidentah di Progetto Quasi: Stella e Lisa sono state paragonate a un 'doppio comodino Shabby Chic'. Stilose e di gusto, nella loro morbidezza riccioluta. Ti è piaciuto così tanto questo commento da fashion blogger (esisterà la forniture blogger?) che sei andato a fare una ricerca internettiana sul termine. E hai avuto delle belle sorprese.


Mobile marittimo. Vintage nordico. 



Coppia di comodini bianchi. In stile



"Trattasi di uno stile di interior design, in cui mobili, accessori e arredi si presentano invecchiati, anzi, maggiori sono i dettagli usurati meglio è rappresentata l’anima di questo stile."

" I mobili più adatti al fai-da-te. Trattasi di mobili ricchi di intarsi, perché rappresentano un’età passata e, quindi, l’effetto “polveroso” delle vernici pastello ben attecchisce sulla loro superficie. Lo shabby dà al “vecchio” una seconda possibilità, riportando a nuova vita mobili che altrimenti non guarderemmo neppure".        
Capito?  In pratica Shabby Chic ricerca il bello, il grazioso anche dove sembrerebbe non esserci, e valorizza i dettagli 'strani', considerati sorpassati, fino a rendere desiderabile e apprezzabile, attraente, qualcosa che fino a quel momento prima veniva disprezzato. Un discorso che ti suona familiare: perché lo stai leggendo/ripassando grazie alla lettura di questo libro; e perché ha anche molto dello spirito 'quasista' di recuperare e valorizzare cani anziani, decrepiti, in fin di vita o peggio, catorci, sfascioni, salme, ecc.

Ma non finisce qui... 


Oggetti Disabili


Non ce n'è uno uguale


Ti viene spontaneo immaginare collegamenti tra cose distanti tra loro. Mentre leggevi che cosa significa la pratica Shabby Chic, ti è venuto da pensare che l'attenzione alla valorizzazione di ciò che è usurato, o - perché no? estremizziamo! - rotto, spezzato, frantumato, potesse trovare un ottimo aggancio anche in Oriente, con la filosofia/la pratica denominata 'Kintsugi' (kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente "riparare con l'oro").  La tecnica permette di rimettere assieme cocci e frammenti di oggetti frantumati dopo una caduta o un incidente, saldando i pezzi tra loro con "oro o argento liquido o lacca con polvere d'oro per la riparazione di oggetti in ceramica (in genere vasellame), usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti". Il valore di questa pratica, secondo te, consiste nel fatto che - per prima cosa - un oggetto rotto non viene gettato via, ma viene considerato prezioso da meritare attenzione e tempo per essere riparato: perché è un oggetto unico; perché magari c'è anche un valore simbolico, affettivo, che lo permea. Ogni oggetto riparato, torna intero, ma non è più quello di prima, è qualcosa d'altro, l'unione di due materiali differenti: un nuovo oggetto che è maggiore della somma dei due materiali, ed è doppiamente unico ed irripetibile.
Per una volta, con soddisfazione, e contrariamente alla pratica comune e triste della oggettificazione degli esseri vivi, puoi fare questo confronto: i vasi kintsugi sono come gli animali disabili, dei quali certi umani si prendono cura: gli animali disabili sono unici,  hanno per prima cosa una unica e preziosissima vita, insostituibile e alla quale tengono tantissimo; possiedono una loro individualità speciale, che nasce dal loro essere - in qualche modo - rotti (si sono rotti a un certo punto della loro esistenza, o magari - capita - sono nati già 'rotti'). C'è di più. Non rinunciano alla pienezza della vita e delle sensazioni che regala, si riorientano tutti se stessi sulla loro condizione mutata e riprendono il percorso unico della vita, senza perderne nemmeno un minuto.  La casualità della vita li ha frantumati, ma la cura che li ha recuperati dalla morte, li ha resi doppiamenti unici e irripetibili: da una ferita rinasce una nuova bellezza, un diverso equilibrio, sia esteriore che interiore. Che si tratti di un carrellino, di una terapia, di una nuova capacità di prestare attenzione e anticipare, da parte degli umani. Saresti tentato di aggiungere che questo equilibrio si trasmette anche al fortunato (!) (sì, avete letto bene: fortunato) compagno umano di un altranimale disabile, come Lisa e Stella. (Ma questo punto, ti dici, perché dimenticare Oscar? Così facciamo pure un bel en plein di link nel post, e chi legge avrà la possibilitò di farsi i suoi propri collegamenti. E vai).

domenica 23 ottobre 2016

Il Giardino di Quark





Il Giardino di Quark: ecco un Canile 3.0, come quello non solo sognato, ma anche teorizzato, divulgato, pubblicizzato e messo in pratica, realizzato, da Luca Spennacchio, e da tante persone che condividono questo progetto sociale - cinofilo.

Qualche anno fa, sei stato dentro questo bel progetto, e hai imparato molto, così tanto che ancora te lo ricordi - e sono ricordi tosti, significativi, anche difficili, a volte. Al Giardino di Quark, i cani ospiti sono protetti, perché il Giardino è un rifugio e così si presenta alla gente. Cani al sicuro, ancor più bisognosi, poiché anziani, o malati o disabili.  Vedresti bene la storia del Giardino raccontata in un volume 2 di un libro come "Salvi!" (e ti sembra strano ma non casuale che di recente hai conosciuto altri protagonisti di alcune delle storie lì raccontate, oltre a quelli che conoscevi già, e ti sembra molto bello constatare come ce ne siano, di posti come questi, se non tanti quanti dovrebbero o potrebbero, almeno non proprio così pochi; e infatti altri te ne vengono in mente, che meriterebbero di venire segnati e conosciuti)

Quindi, l'altra sera, stavi dicendo: è stato un piccolo tuffo nel passato - considerando che non sai nuotare!.
Da questo tuffo sei riemerso con ricordi rinfrescati di volti e sorrisi e parole; e - soprattutto -  col tesoro rinnovato ogni anno del 
Calendario del Rifugio.
In queso caso, ne faccio smaccata pubblicità: non solo perché è un ottimo modo di sostenere persone capaci che aiutano cani felici, ma perché è un calendario BELLO, gioioso e solare, come i cani, i gatti e gli umani che incontrate nelle fotografie mese per mese.
Altro tesoro, che ritrovate fotografato in cima al post: 
la cartolina che lancia il progetto "Una nuova cuccia per Joe". Joe è il bretonino disabile e carrellato, ospite scatenato al Rifugio. La cuccia di Joe, ha bisogno di un nuovo pavimento, per proteggere le sue zampe (gambe?) posteriori, paralizzate, che si trascinano quando non sono 'montate' sul carrellino: che è il momento quando Joe fa ammattire tutti, e corre come un razzo per i prati del Rifugio.
Se cliccate sulla foto del retro della cartolina e la ingrandite, trovate tutti i riferimenti per aiutare il progetto del rifugio ;)

Vita canina. Vita felice, vita piena. I cani del Giardino non si sentono reclusi in canile, ma individui inseriti in una comunità, dove umani generosi e capaci, gentili e determinati,; ma soprattutto umani che hanno investito del loro tempo per imparare a conoscere il mondo dei cani; umani che sono sempre vicini e presenti, aiutando i cani ospiti in tutti i modi in cui sono capaci, a vivere la vita al meglio che si può. Non c'è cane che non sappia e non voglia cogliere al volo questa occasione, questa situazione da vivere e trascorrere nella pienezza di giorni magari anche difficili, o dolorosi (per la malattia, o per il clima rigido dell'inverno, ad esempio). Non c'è cane che non senta un poco 'casa sua' , gli spazi racchiusi - come un autentico giardino - del Giardino.
PS: hai corretto e aggiornato il link al Giardino di Quark (andate a controllare e soprattutto a cliccare) una cosa che dovevi fare dal novembre 2015: ci hai messo meno di un anno, dai


sabato 22 ottobre 2016

Canile 3.0: finestra su un futuro canino




Cominci a pensare che trascorrere serate come questa:  a vedere Luca Spennacchio che racconta il suo ultimo libro - ma poi inizia a dire anche tante altre cose che sembrano del tutto scollegate e invece non lo sono - in quel di Gattinara; ecco, che siano cose che dovresti fare molto più spesso. Perché? Perché sono la benzina del tuo pensiero e della tua empatia (insomma, per la tua anima e per il tuo cuore). Tu di te hai capito l'esser facile alle stanchezze emotive, specialmente quando le situazioni hanno a che fare con gli animali: vedere quanto siano evidenti le 'scorrettezze' (per non parlare delle crudeltà, incurie e abbandoni) che ogni giorno gli umani perpetrano contro gli altri animali, può scoraggiare. 
La forza e l'energia di Luca (e con lui, e come lui, tante altre  persone, in primis la presidente del Rifugio Il Giardino di Quark, ma tornerai a parlarne con un post apposta) si trasmettono come ondate di vibrazioni positive. La CERTEZZA di potercela fare, riacquista vigore. 

Tutto questo grazie anche a quello che persone così, come Luca, ci dicono.
Luca Spennacchio, per esempio, alla gente che era venuta ad ascoltarlo, e che poi poteva comprare il suo libro, ha parlato del VALORE DEL CANE.  Che NON è il valore misurabile in denaro (anzi, tu sei d'accordo che sia da bandire l'uso di comprare e vendere esseri viventi: la vedi un po' come una edizione inter-specifica della schiavitù). Il denaro, i soldi, non c'entrano niente. 
Il valore del cane, di ogni singolo cane, di ciascun cane che vive, ha vissuto, vivrà insieme a noi: si misura con la sua sincerità, con la sua limpidezza, con la sua generosità, con il suo essere veritiero, sempre.  Il cane e l'uomo sono comparsi sulla terra insieme, si potrebbe dire: qualcosa come circa 130.000 anni fa. Uomo è Uomo e Cane è Cane, da sempre, da quando esiste l'uno e da quando esiste l'altro. Non esisteremmo così come siamo, né loro esisterebbero così come sono, se non ci fossimo reciprocamente reciprocati. Questo, in sintesi super semplificata, è anche uno dei concetti portanti e importanti della zooantropologia, quella affascinante sfida cognitiva che unisce filosofia, etologia, scienze applicate, per darci occhi nuovi e prospettive diverse con cui guardarci e guardare il nostro (cioè di tutti gli animali, con noi dentro di loro) mondo.
Quindi, dice Luca: la domanda non dovrebbe essere 'Perché hai un cane?', ma piuttosto: 'Perché NON hai un cane?!'.
Cane ci fa capire come sia diventata artificialmente invivibile la nostra vita, inscatolata in città. Cane ci fa desiderare di ritornare e ritrovare la Natura. Cane ci fa capire che per vivere, cioè vivere davvero, è importantissimo, anche, buttarsi, a fare con la massima convinzione di cui siamo capaci, proprio quella cosa che in quel momento è importante, perché ci piace, perché ci attira, perché ci interessa, perché ci emoziona - e non ne esistono altre, tutto l'orizzonte è occupato da quella cosa, finché quella cosa dovrà occuparlo. Si capisce molto bene che qui, anche se abbiamo iniziato a parlare di una cosa considerata scadente - il canile, quasi un 'canificio', e quindi i cani - ci siamo ritrovati a parlare del significato, dei significati (o dei non significati) della vita stessa, di cosa sono Natura e Artificialità.
Cane è la cartina di tornasole per indovinare il rapporto che abbiamo con gli altri animali: ne è la apoteosi, perché Cane vive con noi da sempre, e ci accompagna ovunque. Se dunque il nostro rapporto con lui è guastato da violenza, da sentimenti di repulsione, ribrezzo, da tradimenti (nostri verso di loro, sempre), da leggende sociali legate a parole come 'dominanza', da volontà di allontanamento, da riduzione a cosa svalutata, inutile, banale, elementare; vuol dire che c'è qualcosa che si è guastato nelle nostre società tra umani. Attenzione: il Cane non è 'un esempio di...',  per ritornare per l'ennesima volta a parlare solo di noi stessi, dopo aver fatto finta di esserci ricordati degli animali. Al contrario: Cane è un compagno che vuole guidarci di nuovo sulla strada dell'empatia, che ce la insegna, perché noi, invece, ce la siamo dimenticata. Cane non si è dimenticato mai che cosa sia Uomo, e vuole farcelo ritornare in mente anche a noi. Perché noi umani, avvolti dalle macchine virtuali che abbiamo escogitato e costruito, già ora potremmo avere difficoltà a riconoscere noi stessi come umani vivi - invece che,  per dire, replicanti a termine.  Luca ha parlato - nella parte finale della serata, davvero emozionante, ci vuole un post solo per queste ultime cose che ha detto; vero che ti riprometti di scriverlo? - di fantascienza, di VR, di Alan Turing e di Philip Dick. Loro hanno immaginato e costruito le nuove macchine elettroniche, hanno immaginato e raccontato come potrà essere la nostra vita con loro. Siamo solo all'inizio. Rischieremo di perderci, ma se ci fideremo di Cane, rimarremo noi stessi. Di più: diventeremo - finalmente! - noi stessi. E la zooantropologia, su queste prospettive, ha tantissimo da svelarci, tu credi.
È  perché non siamo (ancora?) noi stessi, autenticamente Uomini, che ci sono i canili: la perversione di un rapporto di alleanza, fiducia e lealtà, unilateralmente tradito.
Luca Spennacchio scrive, all'inizio (e qui, vuoi riportare il testo ricopiato parola per parola): "Il canile che sogno è il canile che non ha necessità di esistere. Ma questo canile esiste in un mondo che oggi non c'è. Il nostro compito è di costruire quel mondo, partendo proprio dal canile che oggi c'è". Il libro spiega passo passo il canile 3.0, quello che è e sarà il luogo che accoglie le persone e le riconcilia con i cani, che produce e promuove cultura per la rivalutazione del rapporto tra Uomo e Cane - e quindi tra Uomo e Alterità Animali.

Perché, va detto e ricordato, visto che non ce ne rendiamo più conto: le cose che rendono felici il cane, sono le stesse che rendono felici noi. Quali? Stare insieme a chi si ama. Fare cose insieme. Esplorare. Viaggiare. Sognare. Mangiare insieme. Dormire abbracciati. Respirare l'aria pura, il vento, l'acqua, la terra e il sole. 
(grazie, Luca). 
I cani, hanno molte cose da dirci sul mondo, perché, del mondo, hanno una loro personale opinione, che si sono formati vivendo esperienze, interiorizzate e ripensate (proprio come facciamo noi).

E allora, in conclusione, almeno una delle mille domande che aspettano di essere domandate nel post più cinofilosofico di cui si diceva più sopra: Quando io, Uomo, riesco a essere felice - FELICE - un decimo di quanto è felice il Cane che vive insieme a me?

lunedì 16 febbraio 2015

Portare le coperte al rifugio dei cani anziani


Quando occhi così ti guardano, nasi così ti scrutano, puoi scoprire di sentirti vacillare e allo stesso tempo di provare una capacità quasi smisurata di poter ricambiare, non solo per un istante, non solo con un altro sguardo, ma per momenti che diventano giorni e anche periodi più lunghi, in una continuità di 'buone pratiche' che finiscono col diventare continuità di vita.


Credo che si potrebbe parlare così della costanza di molti cosiddetti "volontari del canile" - un'espressione per molti aspetti abbastanza riduttiva e superficiale.
La costanza dell'avere pensieri animali sempre in testa, non è esclusiva di chi frequenta canili e rifugi per prestare la sua opera di lavoro e di assistenza (si può fare in vari modi, con varie competenze, ci sono dei corsi che aiutano a imparare come muoversi e agire in canile, a tutto vantaggio dei cani;  per chi vuole fare questo responsabilmente, è ovvio).

In questo post, però si parla - anche, soprattutto - di loro. Loro in quanto 'liberatori degli animali'.
Tra le forme di liberazione, c'è sicuramente l'azione, o la serie continuata e costante di azioni, che libera l'animale non umano dall'angoscia, dalla vergogna di essere debole o malato o anziano o ferito e quindi repellente, disgustoso, indesiderato, esposto, espulso. Le azioni che liberano dalla paura che paralizza, dal dolore che attanaglia, dall'insicurezza che inibisce e che fa svanire il cuore, la mente, le idee, la personalità, il sorriso e la voglia di giocare, di incontrare, di vivere, che molti animali hanno in somma misura - e che di sicuro i cani hanno in misura altissima.

I volontari - operatori di canile che si comportano in questo modo - che sanno e possono e vogliono compiere queste azioni - sono dei liberatori. E lo sono nel modo più diretto e consequenziale che si possa immaginare, lo sono nel quotidiano aprire i box, togliere le coperte, le lenzuola, le cucce, i materassi sporchi di fango, di polvere, di feci, di urina, lavare i pavimenti e risistemare panni puliti, lavati, asciutti; riempire le ciotole dell'acqua.
Lo sono quando fanno le coccole e salutano i cani e gli fanno i complimenti e sorridono rispondendo ai loro sorrisi fatti di sguardi e code e nasi presentati. Lo sono quando aiutano un cane anziano a ritornare nel suo box, dove lo aspettano materassi morbidi e asciutti e la lampada infrarossa che scalda, e la cuccia e un biscotto - e in questo aiuto se ne fregano di sporcarsi gli abiti di fango e le mani di cacca, perché han dovuto appoggiarle sotto il sedere dell'infermo.

Non c'è fatica morale nel far queste cose, a dispetto dell'impegno fisico pesante e protratto, al contrario: c'è una forza che risorge dentro, che riapre i sentimenti alla serenità e alla capacità di ridere e sorridere; che ricarica la determinazione nel continuare a far quello che si è appena concluso. Si può risentire questa forza serena perché si sta accarezzando una anziana cagnona, che dorme e respira rilassata, gli occhi chiusi e la nuca spinta contro la tua mano, che dorme come una bambina e si sente al sicuro, con le sue unghie lunghe, lucide e nere, e i suoi denti canini lunghi e doppi, e un passato ormai lontano di catena, botte, paura, che avevano fatto emergere solo abbai, latrati, ringhi. Il sorriso fiorisce, quando questa cagnona apre gli occhi, gira la testa quel tanto per guardarmi, senza perdere la posizione comoda al caldo sul palmo della mia mano che odora di carezze
In questi momenti, penso ai cani che ho amato e che non ci sono più; ma penso anche che questa cagnona e tutti i suoi compagni nel rifugio, in quel rifugio, dove ho potuto imparare tantissime cose sulla cura e l'accudimento (cose che fanno la fortuna e il significato di una vita), sono liberi, perché hanno la dignità, hanno la sicurezza, hanno la fiducia: tutti loro, ciascuno a modo suo, non mancano mai di notarti, di salutarti, di raggiungerti o di seguirti, di chiamarti. Non è come se fossero davvero in una casa, però hanno - è ciò che spero - ritrovato un branco.

Io (come Cicerone) ho i miei 'delenda Cartago': uno è 'i cani non si comprano, ma si adottano in canile'. Ne sono convinto con tenacia, l'esperienza ha rinforzato questa idea ferma e salda. 
Perciò, è chiaro che per un cane, il ritorno in una famiglia, sia la fortuna più bella che possa capitare - se la famiglia è quella giusta, concetto che occuperebbe un post intero. Specie se è un cane specialmente sensibile, o emotivo, o magari anziano o disabile, o disadattato. 
Ciò non toglie che se i rifugi fossero come quello dove oggi sono tornato a portare coperte, lenzuola, cuscini e copriletti per aiutare i cani anziani a superare anche questo inverno, nei loro box con la lampada infrarossa e il telo schermo paravento - se fossero come questo bel giardino per cani anziani e disabili, anche lo stare 'in canile', sarebbe qualcosa dal diverso significato rispetto all'oggi, e la prospettiva di trascorrere il resto della vita in un rifugio, equivarebbe semplicemente allo stare in una famiglia allargata e alternativa, una co-family, una co-house. Una situazione ideale quasi più unica che rara, per lo meno in molti contesti variamente locali in Italia. In questo luogo sempre più speciale c'è spazio e tempo per ciascuno e ciascuno può viversi i suoi tempi; e oggi ho scoperto che dopo il Ponte dell'Arcobaleno, per ciascuno di loro c'è lo spazio e il luogo per il ricordo, il rispetto oltre la vita coglibile coi nostri sensi e le niostre vibrazioni. L'ho scoperto oggi e mi ha commosso, ma ripensandoci, è semplicemente un logico e ulteriore passo avanti - e un passo in anticipo rispetto alla realtà locale di riferimento - che da quando è stato concepito, viene fatto in questo rifugio, lungo la strada del rispetto verso gli altri animali, un concetto che è molto chiaro alla persona che ha dato inizio a tutto questo, un pezzo alla volta.

In un quando che è un oggi in cui ancora troppe strutture sono paragonabili a lazzaretti, a ospedali.
(Per non parlare del carcere, per tacere dei canili lager, coperti da omertà e interessi, per non dire degli allevamenti abusivi, con le fattrici, perché così gli irresponsabili possono comprarsi il cucciolo di razza ma senza pagarlo troppo, ché un cane è pur sempre un cane e non bisogna esagerare).

mercoledì 7 maggio 2014

Annamaria Manzoni per il Giardino di Quark - 29 maggio a Gattinara (Vc)

"Tra Cuccioli ci si intende"


Con piacere scrivo questo post che è di fatto un annuncio.


la locandina della serata



Jeffrey Moussaieff Massoon - racconta nel libro Annamaria Manzoni - scrive che accolsero un topolino in casa propria. Il loro bambino rimase incantato da questo "gradito ospite e inusuale amico [rimanendo] colpito da quanto fossero graziose le sue unghiette".
Massoon - e Manzoni con lui; e noi con lei - "non può fare a meno di notare come, a fronte dell'abitudine dei bambini di riscontrare analogie, gli adulti si concentrino invece sulle differenze [...] davanti allo stesso animale". 

Annamaria Manzoni da molto tempo si occupa dei nodi delicati e fragili che costituiscono la questione della relazione tra altranimali e bambini umani.
La questione viene focalizzata nel pamphlet che Annamaria ha pubblicato per Graphe.it, dal titolo "Tra Cuccioli ci si intende - bambini e animali", e di cui abbiamo chiacchierato in questo post.

Il Giardino di Quark, è il rifugio per cani e gatti, che con gli anni è andato configurandosi come 'Cuccia serena, casa di ospitalità e sostegno' per la terza età animale. 
Qui è anche il luogo dove ho avuto la fortuna di fare le prime esperienze di volontariato sul campo, a contatto con animali bisognosi. Perché fortuna? Sarebbe un discorso lungo e articolatissimo. In breve: perché qui, prima (e a volte anche meglio) che in altri posti e in altri contesti, ho conosciuto e imparato cose come i 'segnali di calma', la zooantropologia, il Tellington T-Touch, la Comunicazione Animale, l'uso dei Fiori di Bach e della omeopatia. Per non parlare di tantissime buone pratiche di cura, rispetto, sostegno e accompagnamento per animali - cani, più spesso - anziani, invalidi o malati (buone pratiche fatte di tanti accorgimenti quotidiani, da economia domestica del(la) bravo/a massaio/a, che rendono la vita più facile per l'umano e gli altranimali che vivono insieme e dunque condividono spazi, tempi, abitudini). Per non parlare di persone speciali, sensibili e preparate, in tutto lo spettro della cosiddetta 'questione animale'; o di eventi speciali come il raduno degli ANimali DIsabili a Lucca.

La serata di giovedì 29 maggio, alle ore 21, è quindi una occasione per entrare in contatto con questi modi davvero speciali e belli di vivere, pensare e ripensare, e realizzare nuove possibilità di relazionarsi con gli altri animali; per scoprire un po' di autentica e davvero nuova 'cultura animale'.

LE SERATE DE 'IL GIARDINO DI QUARK'
GIOVEDì 29 MAGGIO - ORE 21
c/o Associazione Culturale “Cardinal Mercurino”
Via Cardinal Mercurino 14 - Gattinara (Vc)

Annamaria Manzoni
Tra Cuccioli ci si intende - bambini e animali

per informazioni scrivere email a:
eventi@ilgiardinodiquark.it





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