 |
Scattata sabato 25 gennaio 2014 |
La Giornata della Memoria è finita da pochi minuti. Ci ho pensato tutto il giorno, poiché, anche senza cercarle o senza volerlo, mi sono capitate sotto gli occhi (su internet o dalle vetrine di una libreria) molte frasi e immagini e copertine di libri.
Alla fine, mi è venuta in mente questa immagine: un carro-rimorchio per bestiame (uso di proposito questa parola mercificante). Anche questo 'attrezzo dell'oppressione' mi è capitato davanti per caso, senza volerlo, senza che io lo cercassi.
Sabato pomeriggio 25 gennaio. io e i miei cani stavamo andando a fare una cosa bella per tutti e quattro, un bel pomeriggio in un bel prato, insieme ad altri cani e a persone che li amano e li rispettano e considerano il tempo passato con loro come occasione sempre ricca di emozioni e stati d'animo da imparare. Ma questa, è un'altra storia.
Fatto è che, a pochi chilometri da Novara, lungo la Statale 299, ho fatto una sosta tecnica, trovando parcheggio in questo spiazzo di un piccolo paesino a 10 chilometri dalla città.
E proprio lì, nello spiazzo, c'era, fermo e vuoto - questa imponente prigione su ruote. Pronta per essere riempita con altre vittime alla prima occasione. Proprio lì, all'improvviso, come nel film 'Duel'.
Non so perché, mi ha attratto il disegno regolare delle sue fiancate, - tutte le linee che indicano porte, e serrande, e feritoie, e prese d'aria, e pedane. Tutto silenzioso, pulito, bianco e grigio chiaro. Anonimo.
La quintessenza del referente-assente, quello di "The Sexual Politics of Meat: a Feminist-Vegetarian Critical Theory", scritto nel 1990 da Carol J.Adams.
 |
Scattata sabato 25 gennaio 2014 |
Geometrie metalliche di intrappolamento, dei nostri giorni, così simili, per non dire identiche, ad analoghe geometrie-trappola di circa settanta anni fa. Non è difficile immaginare visi che fanno capolino da lassù, facce che si sporgono. Esattamente come oggi.
Allo stesso modo, libro chiama libro: così mi viene in mente anche Roberta Kalechofsky, che problematizza il confronto tra Olocausto e ecatombe dei milioni di individui di altre specie animali, sterminate ogni giorno, nell'indifferenza-della-normalità, la più totale.
Vero è che la comparazione tra i due eventi, sembrerebbe rendere un cattivo servizio a entrambi: le vittime dell'Olocausto diventano solo metafore, gli altranimali dell'ecatombe-senza-fine, spariscono una volta di più, adombrati dal paragone che invece dovrebbe dar loro visibilità. (Così scrive Kalechofsky).
Intanto, però, tutti i giorni, milioni di questi esseri senzienti, vengono fatti nascere per poi venire uccisi, tutti i giorni. Senza fine. E senza Storia. Se non quella che reclamano per loro alcuni tra gli umanimali. (Perché è pur condivisibile quel che scrisse Isaac Bashevis Singer, che "tutti gli uomini sono nazisti per gli animali").
Perciò.
Occorrono 365 giorni della memoria - della denuncia, dell'esposizione alla consapevolezza.