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venerdì 25 settembre 2020

Film, L'unico e Insuperabile Ivan, di Thea Sharrock - il trailer

 



"Questa è l'occasione di dare vita a un cambiamento reale, che getti le basi per una parità tra tutti, a prescindere dall'identità di genere, dal colore della pelle o dall'orientamento sessuale". Parola di Brian Cranston a proposito dei movimenti Time's Up e Black Lives Matter (il Venerdì, 18 settembre 2020).

Ti aspetteresti che, tra le varie "differenze" da difendere, l'attore nomini anche l'appartenenza di specie, visto il suo più recente ruolo nel film "L'unico e Insuperabile Ivan": infatti, recita nei panni di Mack, proprietario di un piccolo circo che si trova all'interno di un centro commerciale (storia vera) e che tra i suoi animali accudisce il gorilla Ivan e la elefantina Ruby. "Mack ha creato il circo per poter tenere al sicuro Ivan" - dice Cranston - "che ha allevato come un figlio, ma è consapevole anche di averne limitato la libertà" (come minimo...). "Anche questa storia pone un interrogativo: è giusto tenere gli animali in cattività?".

mercoledì 16 settembre 2020

Dune di Denis Villeneuve - il primo trailer

 



Dopo le quarantene obbligate, stanno ricominciando le aperture anche dei cosiddetti luoghi della cultura - e tu ci metti dentro anche le scuole. Però, con molte difficoltà, come si vede proprio nelle situazioni legate alla scuola, che vive in emergenza già dal primo giorno (come se l'inizio dell'anno scolastico fosse un evento improvviso e inaspettato, invece che un appuntamento regolare fisso annuale).

Difficoltà che affliggono anche teatri, cinema, festival. 

Per quel che riguarda il cinema, con le nuove riaperture, arrivano o ritornano film che fino ad ora si erano ritrovati in un limbo.

Tra questi film, c'è pure questo. 'Dune' di Denis Villeneuve.


sabato 22 febbraio 2020

Il richiamo della foresta, il film del 2020



Sei andato a vederlo, venerdì pomeriggio -l'ora dei film per bambini, pensavi, invece in sala c'eri solamente tu, incredibile! - eri sinceramente attratto e incuriosito da questa ennesima trasposizione del racconto lungo di Jack London, che ha lo stesso titolo: Il richiamo della Foresta. Anzi, The call of the wild.

lunedì 10 febbraio 2020

... and the Oscar goes to..."

da grande voglio fare il... (da The Heartbreaking Life of Joaquin Phoenix)

Nietzsche scriveva che “Bisogna avere un caos dentro di sé per partorire una stella danzante”. Ecco, Joaquin Phoenix nella sua vita ha avuto di sicuro il caos dentro - a cominciare dalla tragica e precoce morte del fratello River - ma ... che stella che ha partorito!

giovedì 25 luglio 2019

Umani Replicanti






«I've seen things you people wouldn't believe,
attack ships on fire off the shoulder of Orion,
I watched c-beams glitter in the dark near the Tannhäuser Gate.
All those moments will be lost in time,
like tears in rain.
Time to die.» 



lunedì 11 febbraio 2019

Dumbo, dopo 70 anni ancora al circo


Dumbo - L'elefante volante, è un film Disney che risale al 1941, basato sulla storia scritta da Helen Aberson e illustrata da Harold Pearl.
Nella storia del film, Dumbo, il piccolo protagonista, è  un cucciolo di elefante, che viene ridicolizzato per via delle sue grandi orecchie, finché non imparerà a volare utilizzando le orecchie come ali. Durante la maggior parte del film, il suo unico vero amico è il topo Timoteo. 
Una trama, quella del film, breve e tutto sommato lineare, ma con diversi momenti degni di nota - anche bizzari, come gli elefanti rosa. Il tema centrale è: la derisione e la emarginazione del diverso, che alla fine trova fiducia in se stesso e si riscatta. Da queste poche parole, si capisce come sia una trama che si può applicare solamente a qualche centinaia - per non dire migliaia - di film. Ecco perché - dopo il remake live action de La Bella e la Bestia - la Disney ha deciso di rifare in live action - e con abbondante CGI - anche questo piccolo classico della animazione, che ormai spegne più di 70 candeline.


venerdì 22 giugno 2018

Jurassic World - Il regno distrutto (degli homo sapiens?)



Che dire? Che il film mi è piaciuto? Sì. Che i dinosauri in un film di dinosauri si devono vedere e tanto? Sì - e invece se ne son visti pochini.  Dopo la 'esplosione' ( ;) ) di dinosauri del primo tempo, infatti, ecco che veniamo proiettati in un gothic horror claustrofobico nel secondo tempo. Ma insieme coi dinosauri, nel castello nascosto nella foresta, fanno capolino, tra le ombre, idee e possibilità - per ora tutte cliffhanger-  sulle quali ti sei divertito a spender due righe.





giovedì 7 giugno 2018

Kedi, Istanbul città dei gatti


La città degli umani e la città dei gatti si sovrappongono sulle stesse case, strade, ma non sono la stessa città.

sabato 17 marzo 2018

Fantasia su un Tema di Thomas Tallis

PERIODO ELISABETTIANO


Questa sera, insieme alla splendida, dolce compagnia dei tuoi cani - e la pioggia fuori - desideravi più che mai qualcosa di bello...

La musica strumentale del '500 e '600. 
Gli strumenti solistici più diffusi in Europa all'inizio del '500 sono l'organo e il liuto - l'uno per la grandiosità, l'altro per la facile suonabilità. In Francia c'è ancora la antica viella. Appaiono i primi clavicembalo (corda pizzicata) e clavicordo (corda percossa).
In Inghilterra, in epoca Elisabettiana, è diffuso il virginale  - specie di piccola spinetta a tastiera, con corde pizzicate da becco di penna.


domenica 25 febbraio 2018

Il pesce e io

Un fotogramma del film "Il pesce e io", di Babak Habibifar


Tutto il pianeta, tutte due vite, tutta la storia delle nostre scelte, in una piccola cucina, per il tempo di pochi minuti.
Il tempo delle scelte...



mercoledì 21 febbraio 2018

La forma dell'acqua



... la forma dell'acqua siamo noi, individui vivi e viventi, che prendiamo la forma del luogo dove ci troviamo -  e intanto lo trasformiamo mentre lo occupiamo.
... la forma dell'acqua è muta: perché la supplica più accorata, la sfida più sfrontata, la dichiarazione più coraggiosa, l'innamoramento più totale si possono pronunciare senza emettere nemmeno un suono.



domenica 18 febbraio 2018

Gill-Man: Il mostro della Laguna Nera

nuoto come corteggiamento?


Ecco un fotogramma di una delle scene più romantiche e contemporaneamente sensuali di tutti i "film-coi-mostri" degli anni '50. 
Il gill-man (l'uomo pesce), scopre questa nuova creatura, un'animale femmina della specie homo, che è arrivata nella sua Laguna, è entrata in casa sua - e ne è attratto, incuriosito. 

sabato 3 febbraio 2018

Galline in fuga - 2000


Voglia di libertà! Anche se magari nella realtà le galline non pianificano fughe dai loro lager alla maniera degli eroi di 'Stalag 17', è certo che dimostrano in molti modi la loro voglia di evadere, il desiderio di una vita senza sofferenza e angoscia; e non perdono le occasioni, se si presentano spiragli e buchi nelle strette maglie della organizzazione zootecnica che le intrappola.


giovedì 11 gennaio 2018

Il samurai e il soldato

da L'Ultimo Samurai, 2003


IL RAPPORTO FRA IGNOTO E PSICOLOGIA DELL'AZIONE (tratto da "Lezioni spirituali per giovani samurai" di Yukio Mishima, pag. 78). L'azione è solitamente compiuta con una rapidità che non concede spazio al pensiero. L'attività mentale è possibile soltanto prima e dopo l'azione. Tuttavia è connaturato all'uomo pensare al futuro e meditare sul passato [...] il pensiero indugia [...] su tutte le difficoltà ed i pericoli che potranno presentarsi. In quegli istanti saranno soltanto la forza e la stabilità del nostro corpo a sorreggerci [...] L'ignoto affascina: è questo il concetto principale su cui si basa la psicologia dell'azione, nello stesso modo in cui la paura dell'ignoto è il fondamento dell'angoscia suscitata dall'azione. Nella psicologia dell'azione - come io la concepisco - la forza positiva bilancia la forza negativa. La mente non è essenziale né necessaria all'azione. E tuttavia essa agisce, aggredendoci, e le angosce che essa suscita divengono la forza motrice dell'azione. A ben riflettere, la mente è assolutamente superflua per il corpo. Eppure è proprio la mente a proteggere, a stimolare il corpo. È un fenomeno inevitabile, che io definirei la « psicologia dell'azione ».



domenica 9 luglio 2017

Okja corre



Okja è una 'super pig', lo stato dell'arte di una pluriennale sperimentazione che ha l'obiettivo di creare un superanimale, tutto commestibile "tranne il grugnito": purtroppo per i suoi inventori, Okja non è ancora una 'Carnebestia': infatti, ha ancora occhi, una voce, delle orecchie, si muove su quattro zampe e ha un cervello, capace di provare pensieri, avere intuizioni, elaborare sentimenti, avere ricordi e affetti, speranze e nostalgie, e un qualcosa che scoprirete alla fine e che di sicuro vi farà tremare il cuore.

Niente spoiler. Solo un dettaglio: poiché Okja è, con tutta evidenza, un animale capace di intelligenza ed emozioni, alla multinazionale tocca un enorme lavoro di copertura, la creazione di una storia, di una mitologia, da raccontare al mondo, per nascondere la verità sul destino reale e ultimo di Okja e dei suoi fratelli e sorelle.
La realtà, per Okja e tutti i suoi simili, da ora in avanti, sarà fatta da queste cose: la prigionia, lo stupro, altri esperimenti, manipolazioni fisiche e genetiche, infine la catena di smontaggio del mattatoio, la dissezione e la morte, per essere venduti - irriconoscibili, a migliaia - nel banchi macelleria di un mondo che - a quanto pare - senza la miracolosa carne di questo maiale, non avrebbe più di che sfamarsi - sempre secondo la 'favola' che la multinazionale ha elaborato per raccontarla al mondo intero, un mondo che vale solo in quanto  e fintanto che è popolato da centinaia di migliaia di clienti, compratori felici di carne felice. 

Solo che accanto a Okja, c'è Mija, la bambina che l'ha cresciuta e l'ha accudita per anni, nella natura dei boschi delle montagne coreane. Mija sa guardare lontano e sa dissipare le nebbie scintillanti delle bugie, perché ascolta i sussurri di amore che Okja le narra all'orecchio, e perché non dimentica mai che Okja è - prima di qualsiasi altra cosa - sua amica, sua sorella acquisita: che la ama, che si fida di lei.

Pronti? Via! Da qui si parte, una corsa sfrenata che ci farà discendere fino al fondo ultimo dell'inferno zootecnico che gli umani hanno inventato e stabilito per tutti gli altri animali - e se non bastano, ne crea apposta dei nuovi.

La Mirando Corp. deve avere due facce: quella 'simpatica' di Lucy...


... e quella 'reale' di Nancy

La stessa velocità che Bong Joon-ho aveva usato in Snowpiercer. Là, una corsa reale, letteralmente sfrenata, tutta orizzontale e sempre obbligata. Qui, una corsa temporale e spaziale, che si muove in più direzioni, e tuttavia, come hai detto, è una discesa: dalla montagna alla pianura, dal bosco alla città, dalla libertà all'inferno.

Sono in molti a correre, insieme a Okja e Mija: alcuni (gli animalisti ALF) corrono insieme a loro, per aiutarli, altri (i troppi sul libro paga della multinazionale) corrono contro di loro, per fermarli.
Tu non conosci il cinema coreano in modo approfondito: però si può pensare che tutte le scelte stilistiche qui presenti ne siano una specie di firma. 
Molte volte, infatti,  si vedono situazioni, sviluppi e scene che in un film occidentale non ci sarebbero, perchè avverrebbero giusto a partire da un secondo dopo quello che si considera la giusta misura narrativa. La paura di esagerare e di spararla grossa, Bong Joo-ho, non ce l'ha. E poiché non ce l'ha, tutto quello che ci racconta e che escogita, rimane in equilibrio, a volte è persino poetico, a volte ci fa persino sorridere - la scena degli ombrelli vi rimarrà impressa; ed è tutto un controtempo, tutto una dissonanza, tutto una leggerezza - intrisa però di rimandi narrativi, archetipici, epici, a volte notevoli (ci hai visto a un certo punto persino Orfeo ed Euridice rivisitati). Chi ama il cinema, chi lo guarda e ne trae piacere, potrà fare una lista lunga così di rimandi, presenti a ogni possibile livello di lettura. Tutte cose, secondo te, che danno pregio a questo film. C'è una mescolanza caotica di linguaggi - visivi, musicali, di montaggio - fino all'estremo dello slapstick e dei manga.
Se poi aggiungi un cast sorprendente e partecipe (vi verrà di sicuro voglia di scoprire 'chi è chi'), ecco che non manca nulla. Anche se, in certi casi, mostrare non equivale sempre a raccontare.

Concludendo: Tutti quelli che corrono la corsa perdifiato di Okja e di Mija, alla fine troveranno uno stop brusco, alla loro corsa. 

anche lui, a causa di una piccola fotografia

Ci sono due finali, intrecciati tra loro - anzi tre. Il primo - come hai già detto - sarà per la vostra commozione; il secondo sarà per la vostra serenità - e anche la speranza di un futuro diverso, del quale state vedendo la crescita; il terzo per la ripresa della battaglia - anche se un po' per ridere.





venerdì 24 febbraio 2017

La tartaruga rossa



una tempesta

un naufrago

un'isola

bambù

incontri

una tartaruga rossa

un assassinio

una metamorfosi

nascite

vite

crescite

coraggio

una catastrofe

viaggi

quell'istante dell'estremo passaggio

ritorno 




la nostra vita potrebbe essere un'isola, dove facciamo esperienze e commettiamo cose orribili, dove sogniamo; solo quando smettiamo di cercare di abbandonare l'isola, per raggiungere chissà cosa, chissa dove; solo quando iniziamo a esplorare l'isola, a vivere (sul)l'isola, viviamo davvero e da quell'istante, tutto si srotola, per poi riarrotolarsi





umani naturali, umanimali: la loro vita è piena e intensa in ogni istante, e la fine non è dolorosa
raccogliere il cibo
dormire sulla terra
stare nei ritmi del vivere
e del morire

senza parole

musica aggiunta:




sabato 21 gennaio 2017

Amy Adams, Friedrich Nietzsche e gli eptapodi - Arrival

foto di Andrew H. Walker


Qual'è la 'vera Amy Adams? Quella dell'immagine ufficiale, di scintillante attrice? Oppure quella di donna intelligente, ritratta coi suoi pensieri personali?  Forse tutte due - non è un caso che indossino il medesimo abito e occupino il medesimo spazio - potrebbero anche essere due gemelle spaziotemporali - come potrebbe anche suggerirci Andrew H.Walker, il fotografo che ha ideato il progetto sugli attori-come-persone.





Da un certo punto di vista, sono due anche le donne - la linguista Louise Banks -  che Adams interpreta nel film che hai visto stasera: Arrival. Per quanto ti riguarda, lo attendevi da mesi, i trailer ti avevano intrigato, sospettavi-speravi in un film di fantascienza delle idee - finalmente. E la speranza non è andata delusa. Forse perché il soggetto è tratto da un racconto di Ted Chiang? (che a questo punto non ti resta che leggere). Ad ogni modo, secondo te, l'origine, per così dire, letteraria, della trama, si percepisce molto bene in molti momenti del film. E anche nella sua costruzione, molto legata alla parola raccontata - piuttosto che al racconto per immagini: parola che può essere ricordo, intuizione, disegno, ma anche didascalia, commento, equivoco, tranello, prospettiva. Occasione, bivio, inciampo, dialogo. 

Hai avuto la sensazione di vedere degli alieni davvero exstraterrestri in ogni loro aspetto. 
Hai goduto della soddisfazione di vedere la storia arrivare fino all'orlo dell'abisso di distruzione, ma senza precipitarvici dentro.




L'abisso di distruzione, va detto, viene - nel film ma anche, purtroppo, nella vita reale - declamato e desiderato da qualsiasi umano abbia un potere politico di distruzione e di prepotenza - un capo di stato che ci trascina in una terrificante e annichilente profezia auto-avverantesi (perché, poi, sono sempre quelle catastrofiche ad avere in misura maggiore questo terribile potere di essere nemesi?).
L'abisso di distruzione, invece, viene sfiorato ma infine evitato, grazie alla forza ritrovata e rinnovata di quegli aspetti che dovrebbero essere più salienti e che dovrebbero farci davvero umani - per come possiamo essere umani a questo punto del nostro cammino terrestre come specie animale. Noi oggi, infatti, possiamo e - di fatto - dobbiamo cambiare l'intero nostro approccio alla realtà del pianeta dove viviamo. Senza negare la nostra continuità con i nostri paleo-antenati - ma accettando il dato di fatto e la consapevolezza che continuare a misurare la nostra etica sul loro metro non ha senso e nemmeno prudenza  - come non ne avrebbe (e infatti non ne ha), pretendere che il leone si astenga dal cacciare la gazzella. La nostra etica - qui-e-ora - dovrebbe diventare quella ispirata da concetti come condivisione, dono, liberazione, affrancamento.




Non è un caso, comunque, secondo te, che l'abisso venga evitato grazie al coraggio di una donna, capace di usare nuovi strumenti, che non sono materiali e tangibili, ma sono fatti di empatia, comunicazione e nuove temporalità.
Ti piace pensare che la nuova umanità che si affaccerà al futuro degli eptapodi, sarà una umanità finalmente capace di ri-conoscere gli altri abitanti del pianeta come compagni degni e paritari, con le loro capacità comunicative, le loro visioni del mondo, le loro conoscenze da condividere. Gli altranimali - in una parola - che fino ad ora stiamo trattando come alieni ostili incomprensibili - rispecchiando su di loro quella che è in fondo una nostra esclusiva ostilità verso la loro alterità. Ti domandi: se non saremo capaci di accogliere queste alterità nate come noi su questo pianeta, come e quando mai saremo capaci di accettare quelle alterità davvero e totalemente aliene, extraterrestri? L'orlo dell'abisso è tutto in questo punto cruciale.



Il primo passo sarà guardare all'uccellino in gabbia che obblighiamo a seguirci, e intuire di fare il passo oltre - l'uinico passo sensato -  spogliandoci letteralmente, per metterci nella sua stessa condizione di irrevocabile vulnerabilità - da qui, la comunicazione, la reciprocità.
Questo passo, forse, lo sanno fare solo gli autentici esploratori, che sono coraggiosi e assolutamente intuitivi come i bambini.
Una bambina, infatti, disegna "mamma e papà che parlano con gli animali". Una bambina è il fulcro spaziotemporale di tutto. Qui c'è la frase  che - insieme ai due momenti qui sopra accennati - ti ha reso convincente il film. La riporti a memoria: "Se tu conoscessi dall'inizio alla fine l'intero percorso della tua esistenza, vorresti viverla lo stesso?". Ci vuole il coraggio di una superdonna, o di un filosofo, perché qui siamo alle prese con l' "eterno ritorno" di Friedrich Nietzsche: l'universo ciclico che ritorna su se stesso. Non sai perché, ma questa teoria ti fa sentire ottimista, in modo, forse, controintuitivo: ma forse è perché a ben pensarci, l'eterno ritorno si può immaginare non così immutabile, ma suscettibile di impercettibili mutamenti - chiamale, se vuoi, correzioni.





mercoledì 21 dicembre 2016

Gorge Coeur Ventre - il trailer francese






Il fumo di sigaretta sbuffato a bella posta sul viso del cane che ti guarda
I muggiti che rimbombano tra i recinti bui
Il belato della pecora smarrita tra i corridoi piastrellati e illuminati

Perché? Perché abbiamo una volta di più bisogno che un cane ci faccia da guida negli inferni che abbiamo creato?
Ci sentiamo soli perché rimaniamo ciechi e sordi ai corpi e ai suoni degli altri animali: forse, loro ci richiamano come se fossimo scappati da casa, ma noi li ignoriamo. Preferiamo trovare risposta ingoiando senza fine tutti gli altri abitanti di questo pianeta.

Gorge coeur ventre
2016 ‧ 1h 22m
Regista: Maud Alpi
Interpreti: Boston (il cane), Virgile Hanrot, Dimitri Buchenet
Produttore: Claire Trinquet, Frédéric Premel, Mathieu Bompoint
Immagini: Jonathan Ricquebourg
Decorazioni: Hervé Coqueret
Scenario: Maud Alpi, Baptiste Boulba
Suono: Philippe Deschamps
Montaggio:Laurence Larre, Anne Gibourt, Romain Ozanne
Addetto stampa:Virgile Hanrot
Dialoghi: Maud Alpi, Baptiste Boulba
Produzione: Mezzanine Films
Coproduzione:Rhône-Alpes Cinéma

Festival del Cinema di Locarno



mercoledì 14 settembre 2016

Heart of the sea



Il titolo del film, lo conoscete, la locandina magari è meno famigliare. Più diffusa è quella con i volti degli attori e la coda della balena. Mi piaceva di più questa. però. La trovo maggiormente evocativa e significativa.
Il film di Ron Howard è ispirato al libro omonimo di Nathaniel Philbrick, un nome che sembra preso di peso da Hawtorne o dallo stesso Melville. E magari è così. O magari, nomen omen, vai a sapere. In ogni caso, uno di quei nomi che sembrano scolpiti nel legno, intagliati, quasi, lettera per lettera.
Il libro parla della storia vera e terribile della nave baleniera Essex, a cui si ispirò Melville per il suo seminale masterpiece MOBY DICK.
E questa è la cornice del film, che ha le tinte atmosferiche così cinematograficamente seducenti dei film storici ambientati in quel periodo di tempo.
Il quadro del film, invece è la storia della sfortunata caccia baleniera, dello scontro tra due personalità antitetiche, come quella del capitano e del primo ufficiale, di tempeste e isole remote, di avventure tragiche, di naufragi. E di altre cose tremende.



Attratto come sono dai film dove gli umani dividono la scena e la storica con altri animali, Heart of the Sea, anche per tutte le caratteristiche elencate sopra, non poteva che piacermi. Così, dopo averlo visto quando è uscito nelle sale, l'ho rivisto oggi, in DVD, con grande piacere. La prima impressione è che sembra assai più breve di come lo ricordavo. O forse, ne ho colto meglio il ritmo, questa volta.
La seconda impressione è data dalla somma di alcuni dettagli che al cinema mi erano sfuggiti. Provo ad annotarli.

- Che gli umani riescono sempre a esplicare al meglio la loro principale caratteristica etologica, l'abilità di manipolare, in ogni modo possibile, la realtà delle cose (una manipolazione che è sia concreta che simbolica): il che si traduce in una attitudine predatoria formidabile, realizzata con ogni mezzo possibile;
- Che - di conseguenza - la caccia alla balena, non è mai stata 'ad armi pari', nemmeno allora, ai suoi inizi: dal punto di vista della balena, l'uomo è sempre stato un alieno, che arriva all'improvviso, incomprensibile e mescolato e  confuso in mezzo a una nuvola di oggetti inanimati e pericolosi, un pulviscolo di 'cose', fatte di fuoco, ferro, legno morto, che gli servono per aggredire, intrappolare, catturare e uccidere;
- Che, almeno per alcuni momenti, il punto di vista della balena, ci è chiaramente raccontato per immagini, sia pure brevemente e quasi in modo trasversale (finalmente, dopo decine di opere creative dove la balena è il 'mostro crudele e sanguinario'): vediamo il branco di balene, che si credono al sicuro nel vero centro dell'oceano, lontanissimo da qualsiasi luogo umano, e che scappano quando invece arrivano gli aggressori; le balene, in quelle acque, hanno la loro più autentica casa, la famiglia, i figli, il loro futuro - che cercano di proteggere: la madre fa da scudo col suo corpo, l'arpione morde la sua carne, mentre il figlio le nuota accanto, toccandola, alla ricerca della salvezza nel profondo; che la balena bianca è colui che difende il branco, la famiglia, i figli, il futuro, dall'aggressione mortale; che, perciò, progetta ed esegue con consapevolezza il proprio contrattacco, la distruzione fisica del predatore umano;
- Che, in una situazione mortale e senza scampo, i corpi umani possono tornare a essere solamente nuda carne e diventano fonte di sopravvivenza, come i corpi delle balene; e come questi, dopo morti, sono oggetto di una lavorazione - macellazione - smembramento - smontaggio; il ribrezzo nasce dal fatto che umani eseguono queste operazioni su altri umani; non si compie nessun salto empatico, non avviene l'immedesimazione, la pietà non si allarga anche alle balene uccise in passato.

Magari ci sarebbero tante altre cose da dire, il film è molto articolato. A me stava a cuore cercare di comprendere meglio il punto di vista delle balene. Queste creature abissali, che forse avrebbero (avuto) moltissimo da raccontarci, se avessimo (avuto) la voglia, la pazienza, la capacità di ascoltarle. In ogni caso, c'è chi lo ha fatto.
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