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giovedì 20 agosto 2020

I tre incontri di CaVegAntispecista 2020: Silvia Gelmini e la letteratura per l'infanzia

 




Quante favole per bambini sono popolate di animali? Più in generale, tutta la "letteratura per l'infanzia" è affollata di animali. I libri per l'infanzia sono un mezzo molto potente per formare l'immaginario dei bambini: scrivere libri per bambini è di sicuro molto più difficile che scriverli per gli adulti. Qui stanno allo stesso tempo lo stupore, la meraviglia, contro la strumentalizzazione, lo specismo.


venerdì 5 giugno 2020

L'elefantessa e l'ananas



In alcune foto, che alcune associazioni animaliste italiane hanno ripreso, si vede molto bene quanto era piccolo l'elefantino che portava in grembo questa mamma elefante, vittima di un atroce inganno umano. Una notizia che ha allagato il mondo per quanto è terribile.  Tutti l'hanno ripresa. Grazie agli spunti di Francesco Cortonesi, hai deciso di contribuire anche tu.










domenica 12 gennaio 2020

Una ragazzina, un gattino e un piattino tra di loro

Emilio Longoni, Ragazzina col gatto, 1892 ca., olio su tavola, 24×33 cm

Questo piccolo quadro ti ha incantato quando lo hai visto la prima volta. Per la sua domesticità che sottintende molti discorsi, per l'eventualità che si tratta di un gesto di gentilezza. Forse.

giovedì 6 giugno 2019

Cute 2: Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che... fa vendere



... proviamo allora a metter giù qualche parola per approfondire il 'cute' da un certo punto di vista, quello che ti preme di più, cioè quello antispecista.  Non per caso, l'altra volta c'erano Susanna Tuttapanna e la mucca Carolina (sì, va bene, anche Camillo il coccodrillo) tra le prime 'icone cute' presentate nella galleria del post. Erano, infatti, oggetti cute, mascotte, immaginate e create -  e proposte - con fini commerciali. Avevano alle spalle un loro esclusivo discorso.


mercoledì 5 giugno 2019

Cute: non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che è strano - 1


Nei tempi inconsapevoli della (tua) infanzia, questi due personaggi popolavano la televisione in bianco e nero e reclamizzavano in Carosello prodotti caseari. Vi ricordate come si chiamavano?

lunedì 26 marzo 2018

Come gli Agnellini a Pasqua





Quest'anno Pasqua è un pesce d'aprile. Mostruoso, crudele scherzo tirato a spese di migliaia di bambini, che non rideranno. Anzi. 


domenica 3 dicembre 2017

Entriamo

guardate bene che cosa regge in mano Giulia, perché  non è solo un dettaglio...


Intanto, è dicembre. 
Che poi, è vero che Natale è tutto consumismo Vero è! Non è solo una frase retorica: con la inculcata frenesia dello spendere, i mall-centri commerciali se la sono ingoiato il significato di ricorrenza, insieme con gli alberi illuminati, le mangiatoie, le stalle, le stelle comete, i fuochi precristiani i chi-più-ne-ha-più-ne-metta, e tutto quanto vi venga in mente di festoso, festivo, ricorrente, sacro, sciamanico, astronomico, Yule, o il Solstizio.
Che poi, è vero che il 31 dicembre (conosciuto anche come San Silvestro) è una convenzione 'inventata', per vendere viaggi e cenoni e concerti. Vero è! Non è solo una frase al sapor di disincanto: con la smania forsennata dell'esserci, dell'evento, del vivere al centro dello show, gli stadi, i palchi in piazza, le piste da sci, hanno travolto ogni sensazione di passaggio, di bilancio, di giro di boa, di attesa, di veglia da fare insieme a qualcuno che è importante o che ci è vicino.

lunedì 2 gennaio 2017

LINK-ITALIA, Francesca Sorcinelli







Francesca Sorcinelli è fondatrice del Progetto LINK-ITALIA nel 2009 e Presidente dell’omonima Associazione di Promozione Sociale dal 2012. Educatrice Professionale ha  lavorato in ambiti come il recupero minori dalla prostituzione, in comunità per tossicodipendenti e otto anni in una Comunità Residenziale per Minori dell’Azienda Servizi alla Persona del Comune di Modena. Attualmente lavora  - sempre presso la Azienda Servizi alla Persona del Comune di Modena -  in una delle Comunità Semiresidenziali Socio-Educative per pre e adolescenti inviati dal Servizio Sociale.


Francesca Sorcinelli, foto @ Designinpixel.it di Francesca Mazzara


Come è nato il Progetto LINK-ITALIA ?

L’esperienza professionale diretta del LINK è stata il primo propulsore che mi ha condotto a studiare l’argomento, tanto da arrivare oggi alla strutturazione di un progetto nazionale in merito.

Dagli esordi nel 2009 ad oggi i ricercatori anglosassoni nell’ambito delle scienze psicosociali e criminologiche, occupandosi di violenza interpersonale e crimine si scontrano con il fenomeno della violenza su animali in modo così costante da doversene fare carico.
Un percorso quello degli studiosi, in particolare statunitensi, che ho vissuto personalmente.
Lavorare con i tossicodipendenti non significa infatti lavorare con persone che hanno “semplicemente” un problema di droga, bensì lavorare con tutte le sfaccettature della devianza poiché il tossicodipendente spesso è: il rapinatore, il borseggiatore, l’ex bambino maltrattato, il maltrattatore, lo stupratore, lo spacciatore, il protettore, la donna abusata, la prostituta ecc.
Una tipologia di utenza, il tossicodipendente, che catapulta sullo scenario della devianza a 360°, consentendo oltremodo di fare esperienza della “cultura di stampo mafioso” e della “cultura di stampo carcerario” e costituendo, in tal senso, un contesto privilegiato di osservazione e trattamento della violenza interpersonale e dei comportamenti antisociali e criminali in genere. Proprio in questo contesto, come i primi ricercatori statunitensi, ho iniziato a scontrarmi ripetutamente col fenomeno della violenza su animali, tanto da doverlo approfondire, studiare e capire soprattutto nelle implicazioni psico-sociali. A differenza dei primi ricercatori anglosassoni, ho potuto beneficiare di un’ampia bibliografia scientifica internazionale già operativa in tutti gli ambiti professionali statunitensi, ho potuto avvalermi fin da subito di un prezioso modello di riferimento nella pianificazione del Progetto LINK-ITALIA, riadattando le consapevolezze internazionali alla realtà italiana e producendo nuove conoscenze applicabili specificatamente al nostro paese.
Come nei paesi anglosassoni, dove il LINK vanta associazioni governative, di polizia e presidenti di stato nel riconoscerlo e contrastarlo, anche per l’Italia il mio impegno è che il lavoro professionale quotidiano con l’utenza violata, depressa, deprivata, violenta o anche solo minorile, continui ad essere oggi, come agli esordi, il referente privilegiato nello sviluppo di una cultura sociale, giuridica, criminologica, vittimologica, pedagogica e veterinaria che come stato di necessità contempli la crudeltà su animali quale grave reato di per sè e potente indicatore di pericolosità sociale.



 

Cosa si intende per LINK e di cosa si occupa l’Associazione?

LINK nel linguaggio comune inglese significa legame mentre in discipline quali psicologia, psichiatria, criminologia e scienze investigative anglosassoni, si connota come termine tecnico che indica la stretta correlazione esistente fra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale – omicidio, stupro, stalking, violenza domestica, rapina, spaccio, furto, truffa, manipolazione mentale, ecc. .
LINK-ITALIA è una Associazione di Promozione Sociale, la prima in Italia, costituita da Specialisti dei settori dell’educazione, prevenzione, trattamento, repressione, analisi, della violenza e del crimine che consci della correlazione – LINK – esistente tra maltrattamento e/o uccisione di animali e ogni altro comportamento violento, antisociale e criminale, opera per colmare il vuoto scientifico, tecnico e operativo sul fenomeno nel nostro paese.
L’Associazione studia dal 2009 il fenomano, avvalendosi di materiali internazionali preesistenti – pubblicazioni scientifiche, casi studio, profili criminali e vittimologici, protocolli di negoziazione, protezione ostaggi o sequestrati, ecc.– e sviluppando materiali ex-novo che apportano alla prevenzione, trattamento e contrasto del LINK, innovazioni teoriche e pratico-operative a livello nazionale in ambito criminologico, vittimologico, investigativo, psicosociale, pedagogico, sanitario, veterinario, sviluppando come disciplina di riferimento teorico per l’Italia una nuova branca della Zooantropologia: la Zooantropologia della Devianza



 

Anche autori del passato come Ovidio Nasone “La Crudeltà su animali è tirocinio di crudeltà verso gli uomini” erano a conoscenza del LINK. Cosa ne pensi di questo aspetto?

Oggi esiste una letteratura scientifica internazionale centenaria in quelle che sono le discipline di riferimento quali psicologia, psichiatria, criminologia, vittimologia, veterinaria ed esiste una letteratura scientifica nazionale sviluppata in zooantropologia della devianza, disciplina di riferimento sul LINK per l’Italia. Occorre però specificare che parlare di conoscenze scientifiche sul fenomeno, i cui approcci si possono fare risalire alla fine dell’800 e sviluppi significativi alla fine degli anni ’60, non significa parlare delle consapevolezze e conoscenze sul LINK, che nell’essere umano si perdono nella notte dei tempi e vengono espresse da sempre nell’arte, letteratura, filosofia e religione. Infatti il LINK, oltre ad essere un tema trasversale in termini di discipline e professionalità, è un tema trasversale in termini di contenuti tanto antichi quanto contemporanei: “Certo l’abbiamo capito: chi picchia i propri figli picchia anche i propri cani, chi picchia i propri cani picchia anche i propri figli. E’ tutto collegato” Bennie Click,  Capo della Polizia di Dallas fino al 1993.
 

Francesca Sorcinelli
LINK-ITALIA (APS)
www.link-italia.net

giovedì 11 giugno 2015

Chi sorride e chi gioca?

Dal settimo presidio di NOMattatoio a Roma

Jeffrey Massoon e - seguendo altre strade di discussione - Bernard Rollin, lo scrivono diffusamente (e perciò, ci torneremo): gli animali hanno sentimenti, provano emozioni, pensano, progettano, sperano, sognano, hanno aspettative.
Gli animali sorridono - a noi, tra di loro. Nei rifugi, che si chiamano anche santuari, degli animali liberati, tutto questo si vede tutti i giorni.
Gli animali giocano tra loro e con noi, hanno senso dell'umorismo e delicatezze incredibili. Per noi umani e con noi, se non ci chiudiamo, e tra di loro, che invece sono sempre, serenamente, aperti.

Perciò, la domanda che sventola in questo cartello, un cartello vegano, è abbastanza sensata.

Soprattutto, dopo aver visto il video, si dovrebbe pensare a quante possibilità di gioia, espressività, emozione, vengono impediti, censurati, tagliati (metaforicamente ma anche soprattutto concretamente e fisicamente, nelle loro carni). 
Ogni animale fotografato negli allevamernti tecnoindustriali, appare avvilito, sporco, stupido, apatico, inerte, cattivo, puzzolente, antipatico. 
Ma la vita vera, per lui, come per noi umani, non è quella, e non dovrebbe esserlo.

Buona visione...









(appena riuscirò a vincere la mia discussione con le interfacce, pubblicherò altri video, che ho salvato sulla mia pagina fb de LA CONFIDENZA LENTA)

giovedì 28 maggio 2015

Lettera a un futuro animalista

La copertina della LETTERA. Fonte: Macrolibrarsi


Dario Martinelli. Fonte: ehabitat


Siamo tutti ancora un po' bambini, in fondo. Specialmente noi animalisti. Lo siamo perché viviamo immersi in un mondo popolato da tanta più vita e immaginazione di quello degli adulti. Con tutto ciò che questa condizione comporta e porta.
Anche per questo, il libro di Dario Martinelli, ci meritiamo di leggerlo. Dario, infatti, scrive a suo figlio Elmis, appena nato, seguendo un ben preciso calendario emotivo e pedagogico, per spiegargli le ragioni delle scelte che lui, insieme a sua madre, hanno deciso insieme, con la responsabilità di genitori, per crescerlo ed educarlo - allo stesso tempo spiegando e raccontando anche a noi le stesse motivazioni, che così possiamo rivedere davanti a noi,  e rinfrescarle alla nostra memoria.
Martinelli parla di responsabilità. La responsabilità dei genitori verso il figlio e che si realizza con l'affetto e la presenza, per raccontare con la propria stessa vita di ogni giorno, valori e convinzioni che si credono importanti e che un genitore sogna di vedere un giorno vissute con consapevolezza anche dal proprio figlio, sia pure nella totale libertà di scelte. Perché la libertà ha maggior pienezza se si fonda sul rispetto dell'altro: altro animale, al quale serve la nostra capacità di non interferire e, quandoi occorre,  la nostra capacità di proteggere attivamente.
I temi importanti raccontati nelle lettere, sono: eroismo, martirio, coerenza, coscienza, moderazione, animali, parole, istinto, identità, ossessioni, immagini, semplificazione, discriminazione, relazioni, politica, apprendimento, dignità, attenzione, coraggio, sobrietà, redenzione, formalità, gioco, sopravvivenza, intelligenza, empatia, libertà, laicità, maturità, normalità, convivialità, natura, scienza, tecnologie, anti-eroismo.
Verrebbe la tentazione di parlare di un progetto antropologico, se non fosse che,  per fortuna, il libro è molto meno astratto e assai più empatico, avvolgente e coinvolgente - lo definirei abbracciante. E per fortuna. Perché le ideologie e i massimi sistemi, quando si dimenticano da dove è per chi sono stati pensati, si svuotano delle capacità trasformatrici e rigeneranti delle vite degli individui che dovevano aiutare, e generano mostruosi costrutti totalizzanti. Però, il fascino della forza di immaginar per amore un uomo nuovo, rimane intatto, evocativo. Credo, infatti, che non siano pochi gli animalisti che sempre più si interrogano su "cosa sia" l'uomo, e provano a fargli domande e a ripensarlo-risognarlo. Tanto che,  oggi come oggi,  non troverei nessuno che sia maggiormente attento  all'uomo, degli animalisti. E non ci vedo contraddizioni. Piuttosto, ci scorgo Costruzioni.

Concludo con qualche frase conclusiva del libro, che parla proprio di questo.
"Come genitori, si cerca di costruire il più possibile nei propri figli, ma alla fine si sa che il tempo non è mai tale da terminare questa costruzione, così la summa di tutti i consigli rimane sempre il metterli in guardia. STAi attento! Stai attento perché non ti ho detto tutto, perché non so tutto, perché io a mia volta dovevo essere più attento, e perché tu sei tu, e non me". Perché tu sei tu, e non me: forse è proprio questa la regola aurea di ogni immaginabile e sano animalismo.


martedì 17 febbraio 2015

D sta per...







Pubblicazione di Blogo.


Un post davvero breve, il video, che gira tanto sul social effe, parla da sé. Il link manda alla pagina, dovrebbero essere visibili anche tutti i commenti.
Per continuare a parlare di disabilità - animale.

Propongo di mandare avanti ilo post coi commenti, di costruircelo lì - che è lo spazio fatto apposta.

venerdì 6 febbraio 2015

Il recinto dei cuccioli






tutte le foto di Grazia Lampugnani Arnz e Giovanni



Nota: questo pezzo ho pensato di metterlo in questa giornata della 'mungitura in piazza', le cui motivazioni sono interamente economiche, pur se ben occultate con un alibi 'educativo' (! sic). il pezzo risale a diversi anni fa, 2009, e doveva uscire per un giornale locale novarese, che lo rifiutò. Uscì poi, pochi mesi dopo, sul blog AMICI DI GRETA. Oggi lo ripropongo tale e quale: è la prova che certi metodi di sfruttamento totale degli altri animali non sono per nulla scomparsi. 

 
IL RECINTO DEI CUCCIOLI----
NOVARA, 9 DIC 2009 - Domenica 6 dicembre, primo ponte dicembrino, il Natale si avvicina. Ci sono: il trenino colorato, i mercatini, il tendone equosolidale, la pista di pattinaggio, le bancarelle. Fin dalla mattinata, le vie del centro, tra il Castello, il Broletto, le piazze, l’Allea, il parco si popolano di persone, sempre di più, a passeggiare, guardare, mangiare, e chissà quante altre cose ancora. Il traffico si congestiona.

Si congestiona anche la folla intorno a un punto molto particolare della grande ‘fiera’ natalizia: il recinto dei cuccioli. È un recinto basso, di legno pitturato di bianco, coperto da un gazebo pure bianco. Il recinto è piccolino, a occhio misurerà una decina di metri quadri. Il ‘pavimento’ del recinto è fatto da un telo di plastica, su cui è distesa della segatura e trucioli di legno; lungo i bordi, un po’ di paglia. Dentro il recinto, una capra nocciola, legata con una catena alla palizzata, un asino adulto e un cucciolo, spesso accucciato e immobile e – infine – un vitello, nero e bianco –
un altro cucciolo. In un secondo recinto più piccolo, c’è una gabbia con dentro quattro conigli, che zampettano piano e più volentieri, rimangono fermi e vicini gli uni agli altri. Il recinto è collocato di fronte alla Sala Borsa, dove è in corso una fiera della Confagricoltura. Siamo proprio vicino alla pista di pattinaggio, quasi di fronte alle casse che trasmettono musica ad altissimo volume, per lo svago dei pattinatori.

Facciamo un giro tra la gente. Ci intromettiamo nella loro curiosità,
parliamo, facciamo domande in relazione al destino di questi animali: la padella...

“Io mangio pochissima carne, non riesco di più. Mangio solo il pollo!” dice una signora.
“Non darei i permessi di mettere in esposizione questi animali in questo  modo. Non ne capisco l’utilità”, dice un'altra signora.
“Non li metterei qui, in mezzo alla gente. Devono stare a casa loro, nel loro ambiente”, dice una terza signora. Sì, ma quale dovrebbe essere il 'loro ambiente', dal momento che provengono tutti da qualche allevamento?

“È giusto per i bambini, così vedono gli animali. E già, ma se sapessero che questi stessi animali vengono uccisi per diventare la bistecca nel loro piatto, non la mangerebbero più, forse diventerebbero vegetariani”, dice un’altra signora, anche lei non vuol dire il suo nome.

“Interessante vedere questi animali. Si sapeva già, che questi vengono macellati. … comunque mi piace mangiare carne. Certo, a vederli così, se dovessi ucciderli io per mangiarli, non lo farei mai. Al supermercato, nel piatto, non ti accorgi che sono questi animali, la bistecca non si capisce che viene da questi animali”, dicono Davide e Daniele.

Una bimba dice: “Sta piangendo!”, mentre ascolta i muggiti del vitello. I suoi occhi non si abbassano quando le diciamo che presto verrà ucciso per essere mangiato, è coraggiosa, prova dispiacere. I muggiti si fanno sempre più alti, sempre più frequenti. Il vitello è un cucciolo, che non può sottrarsi nemmeno per un secondo alle manine dei bambini, ai flash delle macchine fotografiche, alle persone adulte che lo guardano con occhi assenti, o ridono quando muggisce, gli fanno il verso. Chiama la sua mamma, che non arriva, che non c’è. Ha fame, perché cerca ancora la paglia o prova a poppare dalle dita delle mani che si sporgono (quanto è morbido e umido il suo naso grigio!), ma quando non riceve nutrimento, cerca di scostarsi, solo per incappare in altre mani; prova a correre, ma la ‘fuga’ finisce subito, quasi contro la palizzata, dove rischia di scivolare e sbattere, rompendosi le zampe. Intanto, l’asinello  è accucciato, e rimane immobile a lungo, poi cerca di poppare. A un certo punto, il vitello si avvicina al piccolo asino, lo annusa da cima a fondo: cerca odori rassicuranti? Vuole fare conoscenza con l'altro cucciolo insieme a lui in questo recinto senza uscita? I conigli si stringono tra loro, il vitello cerca la ‘ciuccia’, la capra si guarda in giro.  Una bambina spalanca gli occhi, quando sente che quel vitellino che la fa sorridere, sarà ucciso per essere mangiato, molto presto. Esclama: “Nooo!”. E si allontana, il sorriso sparisce.




martedì 20 gennaio 2015

James Herriot

Il veterinario e scrittore Alf Wight, conosciuto come James Herriot. Fonte: The Press

Il primo libro di James Herriot che tenni fra le mani, odorava di carta buona - e la mia immaginazione di ragazzino, ci sentiva anche il profumo del fieno delle stalle dello Yorkshire, che lo scrittore raccontava e descriveva con tanta passione.
Si trattava del suoi secondo libro, "Beato fra le bestie". Poiché è datato 1977, posso presumere che si trattasse, se non proprio di una novità, per lo meno di un libro uscito di recente - potrei pensare anche che in quegli anni, i libri non sparissero così velocemente dagli scaffali illuminati e dalle vetrine delle librerie, come accade oggi; ma potrei anche sbagliarmi, con ciò colorando con colori più belli i ricordi di gioventù, come ciascun è portato a fare.
Fu un regalo, che ricevetti da una cara persona, perché potessi non annoiarmi, convalescente, e perché, già allora, si sapeva che a me gli animali piacevano - così come possono piacere a un ragazzino, con tutto trasporto e senza riflessioni. Attrazione pura, già molto chiara; questo, lo posso scrivere con sicurezza: era cosa certa già allora.




Il libro, però, sul subito, mi suscitò una diffidenza: forse dipese dalla parola 'bestie' - credo che già allora non mi piacesse molto, mi sembrava priva di amore verso gli animali.
Di certo, però, mi piacque la copertina (che è quella che vedete qui sopra): c'erano tutti gli elementi per affascinarmi: questi animali 'strani' (la mucca, le galline, altri uccelli), una graziosa figura femminile, e poi il veterinario, che  - poiché era di spalle, poteva avere qualsiasi viso, compreso il mio - e dunque il veterinario diventavo io, e quindi le storie  raccontate, le potevo quasi vivere in prima persona. Queste cose, sulla mente di un ragazzino, fanno una presa pazzesca!
Infatti, fu proprio così. Anche perché lo scrittore aveva la dote splendida e affascinante di raccontare sempre in modo da far risplendere della luce migliore gli altri personaggi - compresi i personaggi non umani - anche a costo di ritrarre se stesso in modi non sempreedificanti o dignitosi - con grande dose di gentilezza, autoironia e molto sense of humor.  Mi ritrovavo nella sua gentilezza, mi confortava, mi rallegrava, mi faceva parteggiare per lui e mi faceva amare o rendere simpatici anche i personaggi più incredibili.
Oltre a lui, c'erano gli altri due veterinari, i fratelli Sigfried e Tristan Farnon - l'uno affermato ma umorale veterinario, appassioanto per i cavalli, l'altro, studente geniale ma svogliato, laureabondo in veterinaria. Poi, c'era Helen, la bella ragazza che sarebbe diventata sua moglie, nonostante episodi di corteggiamento davvero comicamente catastrofici. Attorno a loro, un microcosmo di persone: i fattori, tutti stoldiamente gentili e sereni, imperturbabili di fronte a qualsiasi evento; gli altri veterinari di città; le persone del paese. C'è la signora Donovan, c'è Sister Rose, c'è la signora Pumphrey, c'è il dottore veterinario Granville Bennett.
Insieme a loro, tutti gli animali, sia nelle fattorie che nelle case della piccola cittadina. E di loro voglio parlare, perché non sono mai soltanto 'comparse di scena', o espedienti narrativi; ma sono personaggi dai tratti notevoli e decisi, individui con le loro caratteristiche uniche e indimenticabili - per come ce le racconta Herriot.





Gli animali dei libri di Herriot sono tantissimi: cani e gatti, ma anche mucche, pecore, scrofe, capre, cavalli.
Herriot si accorge di loro, molto spesso come individui, e ne racconta i comportamenti, ne intuisce le personalità.

Gli estratti provengono sparsi da tutti i libri scritti da James Herriot.

"[Misses Dunn] ... (Le due signore Dunn) avevano fattoria di alcuni acri proprio fuori il villaggio di Dollingsford. Erano oggetto di intersse perché facevano la maggior parte dei lavori da sole e durante l'attività davano così tanto grande affetto ai loro animali da fattoria, che questi erano diventati come animali domestici. La piccola vaccheria ospitava quattro mucche e ogniqualvota dovevo esaminarne una, potrvo sentire la ruvida lingua della sua vicina leccarmi la schiena; le loro poche pecore correvano incontro alla gente nei campi e annusavano intorno alle loro gambe come cani; i vitelli vi succhiavano le dita, un vecchio pony girovagava in giro, con una benigna espressione in viso e ti spingeva col naso. L'unica eccezione nella amichevole coonia era la scrofa, Prudence, che era grandemente prevenuta", nei confronti del veterinario. Le attenzioni mediche di Herriot non le piacciono e lo fa capire in tanti modi: grida, strilla, scappa, si nasconde, si sposta e si sottrsae alle mani, s allontana; oppure, rifiuta di muoversi: le due donne che gestiscono la fattoria, però, non la maltrattano, anzi, hanno trovato con lei un accordo: per convincerla, le danno i biscotti, quelli che anche da noi sono conosciuti come i 'digestive', fragranti e leggeri e - ho scoperto - praticamente vegani. Prudence adora i biscotti, e li chiede in grande quantità, per fare quello che altrimenti non vorrebbe fare: ma non li divora con voracità: li sa centellinare, sa misurare lo spazio tra un biscotto e l'altro, sa valutare in che direzione la stanno portando e perciò decide se chiedere più o meno altri biscotti.

"Le mucche erano state per mesi entro gli stessi pochi metri quadrati della stalla e avevano un acuto bisogno di erba verde e del sole sulle loro schiene, mentre i vitelli avevano davvero poca resistenza alle malattie".

"Tutti i giovani animali sono attraenti, ma un agnellino è dotato di un indecente quantità di fascino".

"(...) benché molti della sua specie abbiano una insospettabile capacità di amcizia, questa era sviliuppata (nel maiale) Nugent a un livello straordinario. Lui semplicemente amava le persone e nei seguenti mesi, il suo carattere fiorì, col costante contatto personale con gli umani".

"La capa mise la sua testa all'interno (della stalla) per unmomento, poi si voltò all'improvviso e fece una corsa sfrenata giù lungo la collina. Le altre la seguirono immediatamente e benché noi saltassimo intorno come ballerini e agitassimo le nostre braccia, loro correvano oltre di noi come se non fossimo lì. Guardai pensoso ai giovani animali, galoppare lungo la discesa, le loro code alte e che scalciavano al cielo, come mustang; si stavano godendo questo nuovo gioco".

"Mi voltai e potei vedere i due (anziani) cavalli; erano tornati nella conca e stavcano giocano insieme, inseguendosi e rincorrendosi l'un l'altro, i loro piedi che spruzzavano l'acqua".
Sigfried e James leggono sul giornale un articolo dove si afferma che i fattori non provano sentimenti per i loro animali, perché sono solo bestiame che dvee dare profitto; quindi, non ci sono sentimenti nel loro lavoro." "La domanda è: è possibile per questi uomini farsi coinvolgere emotivamente? Gli allevatori con magari cinquanta vacche da mungere possono davvero affezionarsi a qualcuna di loro, o le vedono solo come unità produttrici di latte?". Per Herriot, il punto è nel numero: i fattori con pochi animali danno loro un nome, provano affetto; i grandi allevatori non sono nelle condizioni di poterlo fare. Il sottinteso è - credo - il rapporto che si può stringere personalmente con i singoli individui, quando sono pochi, perché se ne ha il tempo. Ma - e questo non c'è nel libro - alla fine, sia le vacche con un nome che quelle con un numero, vivono perché devono produrre.

Un anziano allevatore, con molti animali,  decide di dare rifugio per la vecchiaia a questo due suoi cavalli, che hanno trascorso la loro vita lavorando duramente per lui. "Tuttavia, che cosa lo obbligava a fare il sentiero lungo la collina ogni giorno con ogni tempo? Perché ha riempito gli ultimi anni di quei due cavalli anziani con pace e bellezza? Perché ha dato loro un sollievo finale e sicurezza, agio che proibiva a se stesso? Poteva essere soltanto amore". 
Herriot è un buon osservatore - come tutti i buoni scrittori - e infatti si può essre d'accordo con queste parole; che tuttavia, secondo me, non arrivano fino in fondo - e se non lo fanno, ci sono probabilmente molti motivi. I due cavalli che vivono felici gli ultimi anni della loro vita, sono schiavi liberati, da un padrone severo e intransigente, perfino con se stesso, ma che se non avesse avuto convinzioni di etica e di lavoro ineccepibili come le sue, non si sarebbe curato di questi animali, per lui diventati costo economico. Sì, c'è l'affetto, e magari è sincero, le fatiche sono state condivise: ma è come se i due cavalli si fossero guadagnati questo affetto e la vita, con la loro fatica, con la loro libertà.



 E poi: la mucca Blossom, anziana, che viene venduta per il mercato dove verrà macellata; che ritorna alla fattoria che per lei è casa e riesce a convincere il fattore a tenerla con sé. "Da qualche  parte sulla collina, potevo sentire il clip-clop dei piedi di una mucca. (...) Era Blossom, che si muoveva a rapido trotto, le gramndi mammelle che dondolavano, gli occhi fissi con intenzione alla porta aperta davanti a lei. (...) la vecchia mucca ci superò e marciò senza esitazione nella stalla che aveva occupato per tutti quegli anni. Annusò interrogativamente al sacco vuoto del fieno e guardò il suo propietario. (...) C'era una patetica dignità nel vecchio animale, mentre stava appoggiata contro la partizione di legno, i suoi occhi pazienti non domandavano. Era una dignità che trionfava sul" suo corpo coi segni della vecchiaia visibili e poco belli da guardare.



Più oltre Herriot scrive che molte persone pensano che i suoi pazienti siano tutti uguali. ma mucche, maiali, pecore e cavalli possono essere imprevedibili, placidi, aggressivi, docili, maliziosi, adorabili. Come la scrofa Gertrude.
"Gli animali (...) hanno bisogno di amici. Avete mai visto due animali in un campo? Possono essere di diverse specie - un pony e una pecora- ma stanno vicini, insieme. Questo cameratismo tra animali mi ha sempre affascinato (...)".  Come i due cani Jingo e Slipper.

Un capitolo che mi ha molto colpito già quando lo lessi per la prima volta - ci porta all'interno di uno stabilimento moderno, dove sono stallate le vacche da latte. Ne riporto degli stralci.
Herriot, viene chiamato alle sei del mattino, un giorno d'inverno, perché c'è una vacca che sta per partorire. Questa per lui è l'abitudine di molti anni di lavoro. "(...) ma c'era una differenza. In effetti, molte differenze. Per prima cosa, di solito c'è sempre un fattore dall'espressione ansiosa che mi accoglie con le novità su come il vitello si sta presentando, quando le doglie sono iniziate, ma oggi io ero come uno straniero non benvenuto. Secondo, io ero abituato alla vista di poche mucche legate in una stalla con divisioni in legno e una lampada a olio, e ora stavo guardando a un lungo corridoio di cemento, sotto forti luci elettriche, con una successione apparentemente infinita di posteriori bovini che sporgevano da strutture sponde tubolari in  metallo. Terzo, al posto della quiete della mattina presto, qui c'era uno sbattere di secchi, il ritmico pulsare della mungitrice e il clamore dell'altoparlante di una radio a tutto volume. c'era anche un frenetico andirivieni di uomini con camici bianchi e cuffie, ma nessuno di loro mi prestò attenzione. Questa era una delle nuove fattorie di mucche da latte, per i prodotti caseari. Al posto del solitario sgabello del mungitore, la testa sotto il fianco della mucca, che tirava il latte con un gentile 'hiss-jhiss' del latte nel secchio, qui c'era questo impersonale trambusto.
Entra la neve dalle porte aperte, tutti sono di fretta, anche il fsttore ha timore degli autisti che guidano i camion container del latte, che hanno una tabella di marcia stretta e la fanno rispettare con grande arroganza. Nessuno ha dato una occhiata alla mucca partoriente, nessuno sa quale sia la sua situazione ed è persino difficile trovarla in mezzo alle altre. Herriot, deve artrangiarsi. Lui e la mucca sono da soli, circondati da un ambiente del tutto impersonale, per nulla accogliente. "(...) non c'erano Marigold, Alice o Snowdrop, qui, solo numeri" La partoriente è la numero Ottantasette e ha gravi problemi. Nessuno la assiste, solo il verterinario. Sono soli. alla fine, il, piccolo bambino della mucca viene al mondo. "Un'altra cosa mi mancava: il senso dell'evento. C'era una ricompensa in molti parti difficili, nel sentire che un piccolo dramma si era risolto." Qui, invece, il disinteresse è totale: dominano la fretta e la paura, e il piccolo di Ottantasaette - un maschio! - viene al mondo in una ben fredda ostile realtà, per lui.



Herriot prova empatia per gli animali maltrattati (cani, gatti, ma anche cavalli, da quel che mi ricordo). Uno dei più begli episodi è quello legato alla signora Donovan, che cura i suoi cani con gli shampoo. Dopo la morte improvvisa del suo vecchio cane, Rex, la donna si sente smarrita, sola, non ha più nulla da fare. Finché, un giorno, non viene ritrovato un cane, recluso in un buio e umido capanno nel giardino sul retro di una casa semi-abbandonata, dimenticato dal suo padrone.
"(...) e sul fondo, era seduto un cane, quieto. Non lo avevo notato subito per via dell'oscurità e perché l'odore nel capanno mi aveva fastto tossire immediatamente, ma, come mi avvicinai, mi accorsi che era un grande animale, seduto molto composto, il suo collare assicurato da una catena a un anello nel muro.  Avevo visto cani magri qualche volta, ma questo avanzato stato di emaciamento mi ricordò il mio testo di anatomia; da nessun altrta parte le ossa del bacino, della faccia e delle costole spuntavano con tale orripilante chiarezza. Un profondo, soffice buco nel terreno smosso, mostrava dove lui aveva dormito e dove si era mosso, in effetti, dove aveva vissuto per un tempo molto lungo. La vista dell'animale ebbe un effetto sorprendente su di me, mi accorsi a malapena del resto della scena - le strisce marce di tessuto sparse in giro, la ciotola piena di acqua putrida." Il cane è denutrito, disidratato ha vaste piaghe da decubito sulla parte posteriore del corpo, inoltre ci sono mucchi di feci ovunque. Il cane è giovane, ma molto probabilmente, non è mai uscito dal capanno.
"Sentii un nodo in gola e (...) improvvisa nausea (...). Era il pensiero del paziente animale che stava l', affamato e dimenticato, nelle tenebre e nel marcio per un anno. Guardai ancora il cane e vidi nei suoi occhi solo una calma fiducia. Altri cani avrebbero abbaiato e sarebbero stati presto scoperti, qualcun altro sarebbe diventato terrorizzato e violento, ma questo era di quelli che non domandano mai, di quelli che hanno completa fiducia nelle persone e accettano tutte le loro azioni senza un lamento. Solo un occasionale guaito, forse, mentre stava seduto interminabilmente nella vuota oscurità che era stato il suo mondo e ogni tanto si chiedeva se era tutto qui". Prassi 'umanitaria', vorrebbe che il csane venisse subito soppresso: troppo costose le cure, nessuno che se ne occuperebbe, e , forse, troppo avanzato lo stato debilitato. Ma Herriot si ribella a questo destino, non sopporta l'idea che questo giovane cane abbia conosciuto solo oscurità, solitudine, fame, dolore e che - proprio nel momento in cui vede la luce - debba essere soppresso. Meno male che c'è la signora Donovan, che naturalmente era lì intorno, come calamitata: con i suoi shanmpoo, per il giovane cane Roy...

Sono molti i passaggi dove ci si interroga sulla crudeltà umana, nei confronti degli animali. E non poche volte sorgono riflessioni, o persino dubbi, sul tipo di rapporto che noi abbiamo con loro. Il opunto di vista di un veterinario di campagna, come Herriot si definisce, negli anni '30 e '40 del ventesimo secolo, è a volte sorprendentemente attuale; ma in molti casi, anche, si ferma prima di arrivare a elaborare tutte le conseguenze del suo pensiero, perché - comunque - gli animali 'da fattoria', sono lì per rendere, e sono suoi pazienti perché la loro salute significa guadagno per il fattore, per l'agricoltore, per l'allevatore. Intorno agli animali ruotano tanti interessi: da quello degli allevatori, che fanno nascere esemplari con lo scopo di selezionare la razza; agli agricoltori, che su questi animali traggono il loro profitto in denaro; al veterinario medesimo, che tra tutti è quello che la possibilità di osservare l'intero ciclo di vita e tutti gli aspetti legati a queste attività; per finire - col macellaio, e lo spolpatore delle carcasse.

perché James Herriot è affascinante


James Herriot è animalista?  Sì e no: perché il suo sguardo verso gli animali è aperto e sincero, perché coglie aspetti che nessun altro coglie, e non li nasconde né a se stesso né ai suoi lettori. sa immedesimarsi negli animali, e deplora la crudeltà 'inutile', e si pone sovente domande che potremmo definire etiche, e fa considerazioni. Però, fuori dalla fattoria, continua a bere latte, mangiare formaggio e panna, e uova, e salsicce e bistecche.
Insomma, ferma il suo pensiero al di qua della soglia dell'empatia. Probabilmente, sarebbe stato troppo difficile per lui, poiché era quel che era - un sensibile veterinario di campagnia nella Scozia prima sella Seconda Guerra Mondiale.
James Herriot è specista? Sì, in certo modo; perché appunto, gli animali hanno diritto a una morale e a una considerazione diversa da quella che si deve agli umani; e ne hanno diritto - molto spesso - se e quando le loro vite hanno a che fare con i sentimenti e le fortune dei loro padroni umani - questo vale per tutti, anche per i cosiddetti pet, come molti racconti di Herriot narrarci.
James Herriot è antropocentrico? Probabilmente, in buona parte, no. 

Non siamo qui a misurare la bellezza di questi libri con questi parametri - anacronistici perché retroattivamente futuribili, e perché di letteratura non specista, al momeno ce n'è poca; e molta letteratura - come in questo caso - può rivestire una grande importanza comunque propedeutica all'orientamento nei confronti degli altri animali. Ma per prima cosa, questi libri sono dei bei libri. Ciò che più conta.

Queste considerazioni al volo non tolgono un grammo alla bellezza dei cinque libri di Herriot, che ho letto e riletto, anche in inglese, che conservo tra i più cari nella libreria. E che rileggerò in italiano, dopo averli letti in inglese.
Dai brani che ho riportato - pochi, davvero, è stato uno sforzo non metterli tutti! - è evidente la magia di queste storie: il fascino, il richiamo che possono esercitare sulla mente di un ragazzino - e su di me così è successo - è davvero potente e duraturo. Non arrivo a dire che questi libri mi hanno cambiato la vita solo perché suona troppo melodrammatico. Ma che (mi) abbiano aperto una finestra su un certo tipo di mondo - un mondo pieno di altri animali, intorno a noi tutti i giorni - questo è un dato di fatto. Herriot mi ha indicato una direzione, ha animato i miei sogni, e alla fine ho scelto io alcune delle cose che mi ha suggerito, e di quelle - prima o poi - ho colorato la mia vita e riempito i miei giorni. E spero di poter continuare su questa strada.


"If having a soul means being able to feel love and loyalty and gratitude, then animals are better off than a lot of humans."

PS
Se volessi fare un viaggio a Darrowby... 

Di Camusfearna invece ho raccontato qui...




venerdì 5 dicembre 2014

La mucca volante

Copertina

Paolo Di Paolo - proprio come un personaggio della Freccia Azzurra di Gianni Rodari - è un giovane e fresco scrittore annata 1983.
Questo è il suo primo libro per bambini.
Lui ci racconta: "E insomma una mattina ero corso a casa e mangiandomi le parole avevo raccontato a mia nonna di una mucca immobile con la pancia molto gonfia, arenata su un prato davanti alla scuola (era una scuola di campagna, sì). La mattina dopo, la mucca non c'era più Bastava fare due più due per capire che da qualche parte era volata. o forse l'avevano nascosta?"

Fa tenerezza l'ultima domanda: la fantasia senza cattiveria di un bambino, che non pensa mai a cose come dolore o morte o violenza; la mucca, forse - più che volata via -  era stata seppellita.
Anchemio avevo pensieri simili, da bambino, immaginavo sempre che non ci fosse qualcosa di brutto, dietro agli animali negli zoo, o nei laboratori, o nei canili ... che, insomma, qualche cosa di bene capitasse anche a loro, dopo tutti i patimenti che subivano.

"Il libro che avete fra le mani avrei dovuto scriverlo un po' di anni fa. Poi (...)  mi sono distratto (...) ho scritto altro, inseguendo un sogno di scrittore che come tutti i sogni è bello quando è ancora un sogno. (...) Poi (...) come ogni cosa adulta - è anche un po' meno magica rispetto alle nostre attese di bambini. Proprio mentre combattevo con questo pensiero e con la delusione di essere diventato un adulto circondato da adulti - cosa da cui bisognerebbe ogni tanto disintossicarsi - , ho deciso di rimettere a fuoco un posto lontano. Così (...) ho capito che avevo rinviato un appuntamento molto importante (...) quello con la mucca volante. Ovvero con il primo bagliore della mia stessa fantasia."

Gli animali - gli altranimali - accendono sempre la fantasia dei bambini umani - e quando non accade è perché c'è qualche cosa che si è interrotto, per quel che riguarda la loro presenza nel mondo.
Poi questi bagliori, questi lampi, vengono fatti diradare, o vengono spenti; poi, alcune delle luci che accendono vengono coperte e velate, forse per sempre, negate (quelle sugli animali 'da mangiare' o 'da divertirsi', per esempio); altre, vengono un poco ridimensionate, banalizzate (quelle sugli animali 'da compagnia') - in fondo, "sono solo animali".

Però, questi bagliori sono vividi e fortissimi. E possono riflettersi nei meandri delle consapevolezze dei bambini, fin nel profondo, e rimanere presenti, e continuare a suggestionare; fino a tornare a risplendere, presto o tardi, quando il bambino è diventato adulto e sente prepotente il bisogno di disintossicarsi da tutta questa asfittica adultità-adultitudine. 
E così che si scrivono racconti; che si pensano idee nuove verso gli altranimali; che si immaginano e poi si fanno azioni nuove e amichevoli per loro e con loro; e così che si pensa un mondo nuovo, un futuro differente, s-prigionato da questo presente in bilico sul baratro.

"... tutto può tornare, finché restiamo...".


La Mucca Volante
Paolo Di Paolo
Bompiani AsSaggi
2014
89 pagine

mercoledì 29 ottobre 2014

Il bacon raccontato ai bambini

Fonte: La Cascina di Carola



Alla Cascina di Carola, che si trova nei pressi di Robbio, in provincia di Pavia (mi sono ripromesso un post dedicato), ho potuto finalmente conoscere dei maiali liberi, e felici.
Oltre a molti altri animali, liberi tutti quanti di poter esprimere la loro personalità,  di trascorrere il loro tempo come preferiscono, di interagire oppure no con gli umani che vivono con loro.

Perciò, posso dire con certezza che nessuno dei maialini che ho visto in questa cascina, 'da grande' vorrebbe fare il bacon. Nessuno vorrebbe morire, né sarebbe felice, né tanto meno offrirebbe spontaneamente il suo corpo o parti di esso per farli mangiare agli umani, così da soddisfare il loro palato.

Queste mistificazioni a scopo pubblicitario, purtroppo, accadono molto spesso, e non se ne può parlare al passato, come di una tivù o di una stampa più insensibile di oggi alla voglia di vivere degli altri animali.

Ne ha parlato la psicologa Annamaria Manzoni, molto spesso, nei suoi libri, e nel suo blog
Lei - le sue parole accorate ma allo stesso tempo documentate - mi è venuta in mente quasi subito, quando ho visto il link qui sotto.
Mi è venuta in mente la sua analisi su questa forma di violenza, subdola e non riconosciuta, ma anzi negata (dagli adulti, anche con veemenza e indignata rabbia) quando mostrata e svelata. Una violenza che gli adulti stessi fanno ai loro figli, in nome - stringi stringi - del profitto dei detentori zootecnici di vite animali da uccidere e spappolare e smembrare fino a renderle irriconoscibili come pezzi di creature che erano vive e avevano desideri. Perché violenza? Perché ai bambini viene raccontata una enorme menzogna, che nasconde una violenza organizzata e costruita in modo meccanizzato e totalizzante. Perché li si priva della consapevolezza dell'esistenza degi altri animali, perché li si abitua a dare per scontata la sopraffazione violentissima di cui milioni di altri individui sono vittime, tutti i giorni. Perché li si rende incapaci di riconoscere questa enorme violenza e di impegnarsi per rifiutarla e scegliere altri percorsi, altre strade, che rigettino una tale quantità di dolore e di morte, che si riverbera (si è riverberata e si riverberà) anche su molti umani - quando il sistema decide di cosificarli, di 'animalizzarli' - nel senso deteriore e specista di questa operazione ideologica.

la copertina del libro


Il link a questo sito me lo ha inviato Monica, l'amica strega che legge sul blog e che già in passato ha scovato link interessanti. La nostra - di Monica e mia - indignazione è stata immediata, condivisa e totale. Ecco perché questo post, sia pur breve.
Ecco perché questa volta faccio un gesto di parte e NON creo il link diretto alla pagina di questo libro - del quale, il meglio che si possa dire, è che è bugiardo e volgare.
Il link rimane comunque visibile, perché lo si possa copiare e incollare, scegliendo di entrare nei dettagli di questa dubbia operazione commerciale. 

MI piacerebbe che qualche genitore leggesse questo post, e mi lasciasse un commento...


http://bacontoday.com/i-want-to-be-bacon-childrens-book/
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