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domenica 2 giugno 2019

Gli animali accorrono in città... per lasciarsi schiavizzare e mangiare

ecco dove vanno a finire gli animali della fattoria


"Mentre Vercelli ancora dorme, gli animali della campagna scappano in città e si dispongono intorno alla Basilica di Sant'Andrea, richiamati dal canto del galletto dorato al mattino.
I bambini corrono entusiasti per vedere gli animali e scoprono un mondo fatto di animali, di profumi e di sapori di una volta, di giochi, buon cibo e spettacoli".

Ma è una favola vera? No.


giovedì 11 ottobre 2018

Morto libero? No, solamente morto in fuga




Come è giusto che fosse, e non per la prima volta, la notizia di questo maiale fuggito da uno stabilimento zootecnico - chissà come, chissà perché - è rimbalzata tra un certo numero di persone che in questo giro di anni stanno impegnando se stessi in questa guerra della pietà derridiana. 


lunedì 18 giugno 2018

Allevamento, storia di un dominio

L'aratura, 1000 d.C. ca., Londra, British Library

  Francesca Fugazzi

Centinaia di milioni di animali massacrati ogni giorno per scopi alimentari. Centinaia di milioni. Ogni giorno. Una cifra che si ripete, implacabile, nell’indifferenza - quasi - generale. 


domenica 25 marzo 2018

La Guerra dei Mondi spiare, scappare, nascondersi, animali tra gli altri animali



A chi non è capitato di sentirsi obiettare le più sfrenate e improbabili contro-argomentazioni, lanciate a vario titolo contro chi prende la parola in supporto degli altri animali?
A te, per esempio, è capitato di sentirti dire: "ma se dovesse arrivare una nuova glaciazione e quindi la alternativa fosse tra la inedia e l'estinzione o il divorar carne (compresa, immagini, quella umana) ?". E citi solo questa, perché -va detto  -un pizzico di originalità tutto sommato ce l'ha. Tutte le altre - dalla tradizione alla B12, passando per la sofferenza della carota e la stupidità/cattiveria degli animali - le tralasci. 

Vale la pena citarne solo una, che possiamo invece noi rivolgere a loro. Visto che tu - carnista antropocentrato, che proclama la evidente superiorità di forza dell'umano contro tutti gli animali - ammetti il diritto del più forte a fare del debole e dello sconfitto ciò che vuole, disponendo del suo corpo e della sua specie in ogni modo possibile, che cosa faresti se venissimo invasi da extraterrestri antropofagi?


martedì 6 giugno 2017

Un po' di Lisa

Lisa - primavera 2017
Lisa, me l’ha portata Stella.

Vivevamo insieme da tre anni, Stella e io, quando le volontarie mi chiamarono per dirmi che c’era un’altra epina bretonina, anziana e sola, che cercava casa.

Da parte mia? Tanta paura, ma anche tanta voglia di conoscerla!



Ricordo tuttora le prime impressioni, e quel che scriverò adesso è l’amalgama tra quei primi momenti e gli anni avventurosi e ricchi che abbiamo la fortuna di vivere insieme, Lisa e io.



Lisa è una arruffina rossa, tutta boccoli e ciuffi. Piccina di statura, però ha un carattere decisamente volitivo. È coraggiosa e curiosa: all’inizio è stata lei a rompere il ghiaccio con Stella, che era molto più riservata. Lo ha fatto in modo molto semplice: è andata a sdraiarsi vicino a lei mentre Stella riposava, appoggiandosi col proprio sedere al suo: in questo modo si è fatta sentire ma allo stesso tempo non è stata invadente.



Negli anni, dal 2010 al 2014, cioè tutto il tempo in cui loro due hanno vissuto insieme, sono state molto legate, due amiche, due signore bretoni molto tranquille, ma capaci di guizzi e sorprese inaspettate, quando qualcosa attira curiosità o interesse.

Lisa e Stella facevano moltissime cose insieme, non solo perché vivevano tutte e due con me, ma perché fare cose insieme era per loro motivo di grande piacere, di gioia.

...c'erano una volta due epine...



Uno dei periodi più belli è stato quello che loro due hanno vissuto per un anno e mezzo circa, insieme a Oscar, breton anziano portato via a un cacciatore che lo teneva recluso in fondo a una autorimessa. Oscar non ha perso tempo a compiangersi o a rimpiangere, ma si è letteralmente tuffato nella nuova vita, piena di sole e insieme a Lisa e a Stella. Lui da loro ha imparato a provare a giocare, oltre al gusto per i rompicapi da disfare con la bocca e le unghie.

Oscar, come una tigre della Malesia...




Nel 2014 Stella è mancata. Non c’è stata più. Eravamo solo io, Lisa, con Chicco, giovane breton timido ma equilibrato e paziente e Maika, meticcia molossoide molto estroversa e intelligente.
In quella primavera del 2014, ho temuto davvero che Lisa potesse deprimersi, ammalarsi e morire presto. Stella, la sua amica, non c’era più, mentre Maika e Chicco erano affiatati tra loro e non la consideravano molto, per via del divario di età. È stato allora che ho deciso di non tralasciare mai nessuna occasione per fare qualcosa che ci piaceva, noi insieme. Volevo che la vita di Lisa fosse una bella avventura da raccontare – senza rimpianti, senza rimorsi,  dopo.



...





Così è io credo: Lisa con me ha viaggiato in lungo e in largo per l’Italia, anche insieme a Stella. Lucca, Torino, il Veneto, il mare della Liguria, le montagne e i laghi piemontesi e lombardi, la Campania. Incontri ed esplorazioni di prati, parchi, alberi. Coccole, giochi, sicurezza. E sempre le nostre vite scandite dalle cure per la epilessia, che ormai è una seconda natura anche per me.

E già: anche Lisa è epilettica. La sua è una epilessia derivata da un trauma, un forte colpo alla testa, che negli anni tribolati che ha vissuto prima che ci incontrassimo, ha preso – non si sa come, né perché. Ma è facile da immaginare: Lisa è stata usata come fattrice, perché è una bretonina incantevole e di sicuro i suoi figli sono stati venduti bene - a un prezzo 'salato', o forse no, per via dell'allevamento clandestino, perché se inizi a vendere un essere vivente, poi finisce che vuoi fare l'affare, che sia bello e di razza ma che costi poco; tanto vale il tuo 'amore' (ma questo è un altro discorso) -  a chi li voleva perché ‘li amava’ – tanti cacciatori, di sicuro.

Questo bel colpo in testa le ha regalato questa epilessia, imprevedibilissima e difficilissima da curare. Il nostro personale ‘rubicone’, Lisa e io lo abbiamo attraversato nel luglio 2011: un intero mese di crisi; nessuna medicina sembrava fare più alcun effetto, si aumentavano i dosaggi con lo spirito di chi alza dighe per arginare uno tsunami. Crisi che sono diventate a grappolo, il valium e poi le flebo e poi i ricoveri. In tutto questo, Stella è stata sempre vicina e paziente. E anche Oscar sapeva mettersi da parte e aspettare. Lisa gridava di male, le crisi duravano un’ora intera. Alla fine, lei era stremata, distrutta, sfiancata.

I medici gettarono la spugna, io no, e il destino ci ha aiutato: le crisi, sono scomparse da un giorno all’altro, per non ritornare mai più in quel modo tremendo.

Da allora, la mia vita è cambiata: ho cambiato auto, ho cambiato stile di vita e abitudini, ho deciso di cogliere l’attimo delle occasioni di felicità e gioia quando si presentano. Abbiamo viaggiato, ho cambiato tante volte casa. Ho  imparato tante cose cinofile, ho scoperto il Tellington T-Touch, i fiori di Bach, gli olii essenziali, la musicoterapia, il DAP, ho riarredato casa eliminando spigoli e ostacoli. Tante cose che avevo già fatto insieme a Stella, le ho moltiplicate e arricchite, per soccorrere Lisa. Non bastano le parole di questa breve memoria per dire quanto Lisa e Stella hanno cambiato il mio modo di stare al mondo.


Nel 2017 Lisa vive insieme a Chicco e Maika - e c'è anche Chicca, ma non nella foto

Lei è Chicca...
... anche se non sempre è sicura di saperlo<3 br="">



Oggi come oggi, la mia ricciolina rossa ha circa 16 anni, due occhi luminosi e vivaci, due occhi loquaci. 
Quando la coccolo mi ‘ringhiotta’, ma poi mi cerca con la zampina. Sono anni che dormiamo tutti insieme, e quando ho la fortuna di dormire appoggiato a lei, il suo sonno mi sembra più profondo e i sogni più intensi. Proprio come capita a me.

Magari, anche lei sogna Stella – proprio come me.


Questa breve memoria, veloce sull'onda dei ricordi, è nata per partecipare a bel progetto: un libro di epi-storie con cani e gatti. Speriamo di poterne scrivere al più presto!

mercoledì 22 febbraio 2017

La fattoria degli animali






Celestino e Celestina sono i due contadini di questa fattoria in 70 uscite, fresca fresca di edicola - anzi: appena munta! - dove i pupazzi degli animali son tutti belli tondi e curvy e dove tutto è finto, nel racconto di una fanta-fattoria dove gli animali vivono felici, sono protetti dal fattore, questo contadino con la salopette che si preoccupa se sono tristi - fanta fattoria che al più potrebbe ricordare una 'villa' di campagna - di quelle descritte da Benedetta Piazzesi - quando la zootecnia era sconosciuta o al massimo vedeva le sue prime albe, su stalle e campi che non sarebbero mai più stati gli stessi, dopo la sua irruzione - della zootecnia -  nel mondo dei contadini, degli allevatori e dei fattori (ce ne è traccia nei bei libri di James Herriot).

'A grande richiesta' (così dice lo strillo pubblicitario sul cartone del primo numero) quindi, tornano in edicola. 
Tu non ricordi di averli mai visti in edicola, tuttavia. Perciò, diamo una occhiata alle date nel colophon: il primo copyright è del 2010, una produzione francese, coi testi di una scrittrice per bambini: il target di questa società sono sempre i bambini, le storielle di animali saltano agli occhi, sembrerebbero la maggioranza. Il loro intento - se sono tutte come quelle nel primo fascicolo di questa fattoria (che scopri essere stata tradotta quindi dal francese, dove è uscita per la prima volta) - è quello di far 'conoscere' gli animali ai bambini. 
Ma: che idea ci facciamo degli animali, attraverso questi libri e questi disegni?

Perché la verità dei fatti è che questa fattoria è del tutto finta: una gigantesca post-verità, un dettagliato racconto controfattuale che cancella, nega e smentisce la fabbrica animale zootecnica. Di più, chiede, dandola per scontata, una prolungata sospensione dell'incredulità e una completa rinuncia al pensiero curioso e critico.

Ci sono due movimenti paralleli, che avvengono contemporaneamente e seguono due direzioni opposte di marcia: da una parte, l'allevamento zootecnico si allontana sempre più dalla vista degli umani, che così arrivano a dimenticarselo e si ritrovano i pezzi di animale de-animalizzati belli serviti nel bancone frigo del supermarket, a centinaia, anzi a migliaia - e questo per ognuno dei molti supermercati di ogni città o paese, piccolo, medio e grande -  spuntati come per magia, provenienti da un nonluogo che potrebbe anche non esistere; dall'altra, la trasformazione della narrazione degli animali 'da allevamento', che si delinea sempre più con figurazioni gradevoli, ammiccanti, fumettose, pupazzistiche, e il destinatario di questo sono i bambini. Bambini che hanno una naturale curiosità verso tutti gli animali, e che quindi  potrebbero restare spaventati dal collegamento reale tra mucca e bistecca - con tutto quello che c'è nel mezzo, un universo intero di mostruosa, insopportabile (s)oppressione e crudeltà. 
Barbara Balsamo scrive: "Il grande rimosso del nostro tempo. Gli allevamenti intensivi – i capannoni dove gli animali sono rinchiusi, fatti ingrassare, trattati con antibiotici per evitare che si ammalino, infine inviati alla macellazione – sono qualcosa che nessuno vuole vedere. Paradossalmente, mentre cresce il consumo di carne al livello globale, aumenta la distanza fisica e anche cognitiva tra noi esseri umani e gli animali di cui ci nutriamo".

Secondo Maria V. Anderson e Antonia J. Henderson, c'è una "sacralità" intorno alle narrazioni per bambini, dove gli animali sono quasi onnipresenti (cfr "La separazione concettuale di cibo e animali nell'infanzia", di Kate Stewart e Matthew Cole, su Liberazioni n°13, estate 2013) . Che cosa intendono con questa parola così particolare? Secondo te, la possibile risposta è poche righe più avanti, e ha a che fare col punto di vista del bambino. Cioè, i bambini sono in grado di capire che quel che avviene nel racconto - film, favola, libro -  è finzione, ma tuttavia non rinunciano volentieri alla fantasia: per loro è 'sacro', vitale, importantissimo, che questa emozione fondata sulla fantasia possa avere libertà di esprimersi, di essere vissuta, accolta e ascoltata. 
Il loro 'stupore curioso' verso gli altri animali è molto vulnerabile e di fatto viene vulnerato, nel momento in cui nelle storie che gli vengono raccontate, gli animali assumono caratteri umani e i soli animali coi quali vale la pena instaurare una relazione sono quelli da affezione, che sono 'umanizzati' e - nella realtà dei fatti - continuano a venire snaturalizzati e usati, sfruttati, sia pure a un livello più difficile da cogliere, perché appare come l'opposto dello sfruttamento, appare infatti come cura e affetto.
Il loro stupore viene vulnerato perché di fronte alla leggerezza obliante degli adulti, smarrisce la sua curiosità empatica e non riesce più a ritrovarla, sommersa, oppressa da tutte le narrazioni che raccontano una verità opposta, dove vige il dominio della insensibilità normale.
Qualunque altra storia che riguardi animali che non siano 'pet' deve passare per il setaccio di questa antropomorfizzazione, che avviene col passaggio intermedio per l'animale (per esempio il maialino Babe) da animale anonimo e da reddito ad animale affettivo, con un nome, un animale che tiene compagnia  - e che perciò diviene importante. Si tace e si nasconde del tutto la realtà crudele che vivono questi animali.

Digressione: in una intervista, la scrittrice Amelie Nothomb racconta di avere memoria di una "percezione folgorante del mondo a quell'età", cioè a due o tre anni. Per lei, la condizione dell'infanzia è fatta di libertà, forza e crudeltà. (cfr "Ma che noia il lieto fine", intervista fatta da Anais Ginori per Robinson ne La Repubblica, 19 febbraio 2017).  Che sono tre pilastri di ogni favola. Insomma, sempre secondo Nothomb, le favole di Perrault, Grimm, Andersen e Madame d'Aulnoy sono il "mezzo più diretto e indolore per la conoscenza del Male". "Non è mai troppo presto per scoprire quanto sia terribile la realtà intorno a noi. Leggere una favola è una delle rare occasioni di esplorare il male in prima persona".
Le favole si possono leggere anche da adulti, perché non hanno età e perché fanno vedere  "l'esistenza per come è, senza pietà, rendendo però questa verità accettabile. Nelle favole c'è sempre una distanza, una leggerezza".

Ecco, allora: secondo te, i raccontini nei volumetti di questa 'fattoria', NON sono favole: non lo sono, perché gli animali che vi sono presenti, non 'passano di grado', non diventano importanti e potenzialmente amici (anche se il linguaggio farebbe credere il contrario); e - soprattutto - non lo sono perché non raccontano la verità, non sono spietate, ma solo ipocrite - nel senso letterale: sono al di sotto delle spiegazioni autentiche, recitano - male -un copione di bugie.

Va da sé - uno -  che, pure quando dovesse passare il messaggio che l'animale è mio amico perché ha qualità che lo fanno sembrare simile a me e che me lo rendono avvicinabile e oggetto di cure e attenzioni, ti trovi di fronte a un messaggio del tutto antropocentrato, specista in maniera evidente.

Va da sé - due - che una favola vera sul destino degli animali da reddito, dovrebbe e potrebbe rendere accettabile la loro realtà nel senso non di darla per giusta o giustificabile, ma di metterla nella giusta prospettiva che dia gli strumenti all'ascoltatore bambino sia di rimanere fedele al proprio stupore favoloso - empatico verso gli animali, sia - allo stesso tempo e per conseguenza - di capire che quel che accade a questi maiali, mucche, agnelli, galline è sbagliato in maniera totale - e quindi di trarre delle proprie conclusioni, esattamente come lo spingono a fare tutte le altre favole.

Va da sé - tre - che, al momento, di favole così, non ne vedi tante in giro .

E allora, che tipo di mucca scopriamo in questo primo volumetto colorato? Una mucca che ci si presenta raccontandoci come è fatta: delle sue corna, che "non cadono mai" (e che perciò nella realtà vengono tagliate); delle orecchie grandi, degli occhi tondi, del 'muso' (non faccia, né viso: è pur sempre un animale, mantenga le distanze, lei non sa chi sono io), del mantello di pelo morbido, della coda mobile per scacciare gli insetti, degli zoccoli resistenti e - infine - delle mammelle, che sono 4 e sono piene di latte - che il contadino munge due volte al giorno "per raccogliere il mio latte prelibato". La mucca si chiama Emilia e con lei ci sono il 'forte e potente' toro e il vitello: il 'cucciolo' di toro e mucca, che beve il latte della mamma per diventare grande. Tutta questa catalogazione per dire al bambino 'chi è' la mucca, ci dice in realtà 'cosa è', dal punto di vista di un allevatore zootecnico del mondo reale. 

Come è la giornata di Emilia? Il contadino la porta sul prato a pascolare, insieme al vitellino, che appena nato beve il latte ma - dopo pochi giorni - 'recupera' le forze e riesce a stare in piedi da solo e senza aiuto (ed  è il momento quando, nella realtà, viene separato dalla mamma); infatti, il latte, che il fattore 'spreme' dalle mammelle, viene raccolto nel secchio, ed Emilia è tutta felice per questo. La stalla pare essere la casa del vitellino e della mucca, ed è piena di fragrante paglia.
Durante l'anno, ci dice Emilia, "il contadino si prende molta cura di me", in estate e in inverno.

Ad ascoltare Emilia, sembra che per lei e suo figlio la vita sia protetta, lei se ne può prendere cura, nutrirlo e coccolarlo. Ma... "non appena si mette in forza, il contadino gli fa bere il latte dal biberon perché vuole mungermi".  Per fortuna che ci sono i prati dove divertirsi in libertà con gli altri vitelli! (ma da dove viene il latte nel biberon? che bisogno c'è di dargli quello, se la mucca ha ancora tanto latte? e poi: sarà davvero latte?).

Ma ecco che - un po' come nella presentazione delle proprie 'parti' che la mucca ha fatto all'inizio - la realtà ci prova a farsi notare: la mucca ci dice che lei può 'produrre' dai 20 ai 30 litri di latte al giorno. Il contadino la munge mattino e sera, col secchiello sotto le sue mammelle. Si apre un box in azzurro, che ci avverte: quando le mucche da mungere sono tante, viene utilizzata una mungitrice elettrica, una macchina che aspira il latte dalle quattro mammelle contemporaneamente: "è un metodo molto rapido!" Tutto per il benessere delle mucche!
Ma non finisce qui: "ogni giorno un camion-cisterna viene alla fattoria a prendere il latte", che verrà raccolto, trattato e imbottigliato per essere venduto nei negozi. Una parte del latte va nei caseifici per produrre formaggi, yogurt, panna e burro.

Il toro, il 'papà' del vitello è forte e 'arrabbiato': allora il contadino lo porta in un campo dove può stare da solo e tranquillizzarsi.
Il bue è un maschio 'che non farà mai i piccoli', e aiuta il contadino nei lavori dei campi.

C'è la mandria, dove ogni mucca porta al collo una campana.
Ci sono le razze: il librettino ne mostra ben otto, con sufficienti dettagli per un bambino. Perché così tanta attenzione alle 'razze', è dovuto alla realtà zootecnica che ci fa 'bubu settete!'.

Il fascicolo si conclude con due storielle:
Emilia è triste e non ha più latte perché non può più vedere i fiori nel prato falciato. Allora il contadino gliene porta un 'bouquet'. Emilia ringrazia, perché è ghiotta e vanitosa e sa che il segreto della bontà del suo latte è nel profumo dei fiori di campo. Per ringraziare il galante contadino, quel giorno il latte è più bianco e vellutato del solito.

Lo zio Edoardo regala a suo nipote Luca una bella tazza che quando viene capovolta fa 'muuuuu'. Per fare una sorpresa alla sua amica Lea, che ha un gioco per pescare le rane, Luca capovolge la tazza all'improvviso, e tutti e due i bambini scoppiano a ridere. Continuano a giocare mentre fanno merenda col latte, allora la mamma, sentendo il sonoro 'muuuuu' che si ripete per scherzo chiede chi di loro due abbia mangiato una mucca.

In questo testo, il lapsus freudiano  ti sembra chiaro. Eppure, è tutto leggero, colorato, galante, frivolo, ludico: la pervasività della oggettificazione di ogni vita animale è di fronte a noi, ma è invisibile, è mimetizzata da queste parole superficiali.

PS
Oltre a questa fanta-fattoria, pensi che sia opportuno dire che sul sito della società editoriale francese. viene pubblicizzata anche un'altra pubblicazione, identica nella grafica e nell'aspetto dei disegni, che parla degli animali della foresta. In uno dei fascicoli (questi tradotti anche in tedesco), uno dei protagonisti è der jager = il cacciatore, che ci appare disegnato carino, sorridente, mentre mette il fieno nella mangiatoia posta in mezzo alla neve dei boschi, mentre il suo cane, un simil beagle, lo guarda felice; è una brava persona che si preoccupa dei poveri animali del bosco, che in inverno non troverebbero da mangiare se non provvedesse lui ricordandosi di portar loro fieno, sistemato sotto i tettucci di legno di queste graziose mangiatoie nel folto del bosco. Solo il fucilino, appeso alla spalla, ma che quasi non si nota, ci fa intuire quale sia la sua vera attività...







martedì 3 gennaio 2017

La carnebestia di George R.R.Martin

Foto: Hiroshi Watanabe/Getty Image

Il mondo è piccolo, in tutti i sensi possibili e immaginabili e poiché ti verrebbe da riderci su questa morale da cioccolatino, anziché a chiusura, la spendi come incipit. Il mondo reale  -la nostra TERRA  - è piccolo; è piccolo il mondo dell'intrattenimento fantasioso-fantastico-fantascientifico; è piccolo il mondo che è al centro di questo racconto (e che è in qualche misura, un condensato esemplare di tutte le criticità della nostra Terra).

L'autore del racconto, che hai letto nell'antologia di cui qui sotto potete vedere la sdrucita copertina con l'iconico 'tondo Urania', è quel George R.R. Martin - il cui nome, ai tempi, non significò per te proprio nulla; ma che è il creatore della serie fantasy - libresca prima, filmica poi - conosciuta come Game of Thrones - Il Trono di Spade. Quando hai fatto il collegamento, hai pregustato la scrittura di questo post - in quanto appassionato della serie.

Anche questa è una serie, a quanto pare, improntata sulle gesta dell'ingegnere ecologico Haviland Tuf. Tu hai letto solo questo racconto e solo di recente hai avuto gli elementi per inserirlo nel suo contesto narrativo di più largo respiro.   


Haviland Tuf è OVVIAMENTE un alter ego di George RRM ...
 

Per poterne parlare qui con cognizione di causa, lo hai riletto giusto oggi. Lo definiresti un racconto-commedia, per via dei dialoghi briosi e veloci tra i due protagonisti, per le battute espresse serissimamente da Tuf, per i suoi discorsi sui gatti ("il felino è una creatura splendida e degna di ammirazione"; "una cultura nella quale siano presenti i gatti è più ricca e più umana di una cultura privata della loro ineguagliabile compagnia"), per un'ombra di suggerimento di coinvolgimento reciproco tra i due protagonisti. Infatti, il racconto, scorre velocissimo. Non ha certo pretese di originalità, diresti che in effetti, non è originale in nessun punto né in alcuna soluzione; ma in questo caso, non lo definiresti un difetto: è una storia scritta per divertire - sì! - anche per sconcertare, a suo modo, almeno un pochino. Il suo obiettivo infatti è proprio questo, perciò tutti i meccanismi narrativi vengono oliati al massimo e si usano tutti gli accorgimenti per eliminare ogni possibilità di attrito nello scorrere della storia. Dalla sinossi qui sotto, potete ben capire che pure la 'lezione ecologica' - di per sé - non è certo una cosa mai sentita né letta. Quel che può sconcertare il lettore - e oggi forse ancora di più - sono le soluzioni che il buon Tuf propone per la soluzione della carestia, che - avverte - sarà per altro SOLAMENTE RINVIATA di qualche decennio nel futuro (!)


questo è il manzo di Kobe (wa-gyū) : la 'cosa' più vicina alla carnebestia che si possa immaginare...


Tuf, che tra le altre molteplici cose che è, vive anche da vegetariano/vegano (indossa pellicce sintetiche e il suo portafoglio è di vinile), non ha il minimo scrupolo a proporre soluzioni drastiche per nutrire un pianeta più che sovrappopolato.

"Alle sue spalle un'immagine trasmessa direttamente dal computer centrale dell'Arca apparve sullo schermo. Si trattava di una massa mostruosa, roboante, dalle dimensioni di una collina, con una pelle oleosa e luccicante, che brillava come una gelatina di un colore rosa opaco.
- Questa, signori, è la carnebestia - dichiarò Haviland Tuf. - Ora, una parte significativa del vostro terreno coltivabile è stato dedicato all'allevamento di animali da carne di varie speci, la cui carne viene in realtà consumata da una piccolissima minoranza benestante [...] i quali si possono permettere un tale lusso e di conseguenza apprezzare questa materia animale cucinata. Ebbene, questo sistema è altamente inefficiente: gli animali in questione, infatti, consumano molte più calorie di quante non ne possano offrire in seguito alla macellazione. Inoltre, essendo questi il prodotto di una evoluzione naturale, gran parte della loro massa corporea non è commestibile. Io vi suggersico quindi di eliminare immediatamente questi animali dall'ecosistema del vostro mondo.
<< Le carnebestie sono da annoverare fra i più mirabili trionfi dell'ingegneria genetica: se escludiamo il nucleo centrale, queste creature non sono altro che una massa in continua riproduzione di cellule indifferenziate e nessuna parte della loro massa corporea viene sprecata da strutture superflue quali organi sensoriali, nervi o sistemi motori. Volendo usare una metafora, li si potrebbe paragonare a giganteschi tumori commestibili. La carne di questa bestia contiene tutte le sostanze nutritive essenziali per l'organismo umano, e in particolare è ricca di vitamine e minerali.
<< Una carnebestia adulta, che può essere allevata nella cantina di una torre residenziale [...], può rendere in un anno standard lo stesso quantitativo di carne commestibile prodotto attualmente da due delle vostre  mandrie. Inoltre, i pascoli che vengono ora sfruttati per nutrire queste mandrie verrebbero  dedicati alla coltivazione agricola.
- Ma sono buoni, almeno, questi maledetti affari? - urlò qualcuno dal fondo della sala.
[...] - Non essendo io stesso un mangiatore di carne animale, non sono in grado di rispondere  alla domanda in base alla mia esperienza personale. Immagino tuttavia che la carnebestia abbia un ottimo sapore per un uomo che sta morendo di fame." 
 (traduzione di Marco Pinna)




Le sconcertanti soluzioni proseguono con altre proposte: l'erba di Nettuno, che ricopre interamente i mari fino a soffocarli, e produce una sostanza non commestibile ma con proprietà simil-petrolchimica, che può venire lavorata dalle industrie alimentari; o i jersee-pods, che fanno la stessa cosa, ma sulla terraferma. Ci sono anche muffe e funghi che possono proliferare sui fondali marini e nei sottosuoli urbani e sono commestibili.  Oppure, anche, microorganismi e muffe che si riproducono nell'alta atmosfera.
 
Un intero ecosistema planetario ribaltato e trasformato in cibo: nuovi paesaggi...


Tuf vede chiaramente quale è il vero problema, ma prima di parlarne brevemente, torniamo alla carnebestia.
Questa bestia - la sua descrizione - si è impressa a fondo nella tua immaginazione - e questo post paga in qualche modo questo debito conoscitivo. Solo con gli anni, hai potuto dare a questa creatura "di fantasia", un contesto: questo, però, assai più reale, e infinitamente terribile. La realtà supera, sta superando la invenzione di uno scrittore che è certamente più bravo a ordire trame fantasy, e la supera a destra, arrivando a doppiarla, sul circuito del dominio zootecnico: i maiali geneticamente senza occhi raccontati da Luisella Battaglia, per esempio ("gli occhi causano stimoli distraenti dall'azione del mangiare"); la razza Belga Blu, conosciuta per la sua 'doppia muscolatura', dovuta alla bassa quantità di miostatina che è la proteina che inibisce la crescita muscolare.


hyper-sculpted, ultra-muscular, double muscling ... in una parola: 'ipertrofia'

Ci basta insomma rimanere coi piedi per terra - coi piedi sulla Terra -  per renderci conto che anche i nostri paesaggi - della Terra - stanno cambiando, sono già cambiati e  la natura è scomparsa. Nelle campagne, la presenza della natura è una illusione: in realtà, non c'è niente di meno naturale delle campagne agricole antropizzate.
Persino le api sono inserite nella logica zootecnica.

La presa zootecnica sul vivente, ambisce a essere totale, pervasiva. Gli animali, i singoli individui delle singole specie, e poi le specie nella loro totalità indifferenziata, vivono sotto un costante, onnipresente controllo, che non si interrompe mai e che inizia ancora prima della nascita di ogni singolo individuo, trasforma in un inferno di irrealtà tecnologica la loro intera vita,  prosegue anche dopo la sua uccisione nel mattatoio.
In questo 'vivente' sono compresi anche gli umani, e di certo - non sempre, nonostante le apparenze - non come utilizzatori esterni e salvaguardati, anzi, a un passo piccolo così dal venire inghiottiti dal sistema consumatorio della nostra-ipertrofica-società... E così, possiamo ridare la parola a Tuf, e chiudere.




Secondo Tuf, il problema planetario risiede nella sovrappopolazione e nella crescita demografica senza controllo, sostenuta da una euforia per una illusoria abbondanza di risorse e cibo. Non si fa scrupolo di affrontare il tabù del controllo delle nascite, fortissimamente volute invece da tutte le chiese e le religioni del pianeta. Se le nascite non verranno controllate, spiega Tuf, la carestia globale irreversibile verrà solamente spostata un poco più avanti negli anni...

"- Ecologia - disse. - Considerate questa parola e meditate sul suo significato. Forse un ecosistema si può paragonare a una grande macchina biologica. Se seguiamo questa analogia, l'umanità va vista come una parte della macchina [...] in ogni caso, non sarà mai al di fuori del meccanismo stesso, come molti invece credono. Ergo, quando una persona come me ricostruisce un intero sistema ecologico, dovrà necessariamente trovare un ruolo anche per gli esseri umani che lo popolano."



la sinossi del racconto potete leggerla qui sotto...

IL COLLEZIONISTA
Titolo Originale: SECOND HELPINGS
Autore: George R.R. Martin
Anno: 1985
Genere: FS Sociologica
Edizione: Antologia Millemondi Estate 1988
Commento:
Il racconto è incentrato attorno alla figura del protagonista, un ingegnere ecologico, che si occupa di modificare le ecologie dei pianeti che incontra nei suoi viaggi assecondando i problemi delle popolazioni locali.
La tematica affrontata nel caso specifico è un classico della fantascienza, ovvero la sovrappopolazione, problema che, in un altrettanto banale clichè, viene collegato a comportamenti ottusi legati ad una forma di fondamentalismo religioso.
Solo qualche trovata simpatica, in primis la caratterizzazione del protagonista, rende sopportabile la lettura che, tra l'altro, entra nel vivo della vicenda soltanto nella parte finale dell'opera, rendendo decine di pagine praticamente inutili...
Trama (attenzione spoiler!):
Haviland Tuf, ingegnere ecologo, si ripresenta con la sua Arca, una enorme astronave super tecnologica, sul pianeta S'uhtlam per pagare parte di un vecchio debito. Anni prima egli aveva già salvato il pianeta da una crisi alimentare incombente, portando nuove culture che moltiplicarono la capacità produttiva del pianeta salvando così gli abitanti da morte certa, la cosiddetta "Fioritura di Tuf".
Le dinamiche della popolazione si sono però modificate: sull'onda dell'entusiasmo per la salvezza ottenuta e seguendo la retorica religiosa predicata dalla locale Chiesa dell'Evoluzione Vitale, i S'uhtlamesi si sono moltiplicati ad un ritmo superiore al previsto. Secondo le ultime stime sono rimasti diciotto anni prima di una carestia globale che condannerebbe l'intera popolazione.
In cambio di una forte riduzione del debito pregresso, Tuf dona al pianeta una nuova ricetta di salvezza. In una conferenza stampa, egli spiega come sarà necessario sostituire tutte le culture superficiali con un tipo di pianta da cui si potrà ricavare una specie di equivalente del petrolio, mentre in tutti i sottorranei dovrà essere allevata la carnebestia, una creazione dell'ingegneria genetica che ha eliminato ogni orpello inutile per ottenere una specie di animale interamente commestibile. Anche i cieli dovranno ospitare microorganismi e un nuovo tipo di fauna che potrà essere cacciata e utilizzata nella catena alimentare, il che causerà un dilagare di muffe e funghi nei piani alti delle costruzioni S'uthlamesi e addirittura una riduzione della luminosità.
Ma, nonostante tutte queste dolorose misure estreme, la carestia può essere solo rimandata, spiega Tuf, che sottolinea come l'unica vera speranza di salvezza consiste nel fermare la crescita della popolazione. Tale discorso però urta quasi l'intera popolazione del pianeta e Tuf deve lasciare immediatamente la superficie...






giovedì 5 febbraio 2015

Occhi immensi nel vento - I vitelli di Ylenia




foto di Ylenia


di Ylenia Twist

LE MUCCHE DA LATTE E I VITELLI
(25 luglio 2009)

LE MUCCHE, IN ITALIANO VACCHE, DENOMINATE DA LATTE, ALTRO NON SONO CHE LE MADRI DEI POVERI VITELLI CHE SOLO IN POCHI RICONOSCONO E CONOSCONO.

ECCO, VI PRESENTO LA MUCCA DA LATTE, RIUSCITE A VEDERLA? E’ NASCOSTA MA SI VEDE, è INCASTRATA SI, perché NON SA DA CHE PARTE GUARDARE, SPAVENTATA A TESTA BASSA, CERCA DI SPINGERSI E TIRARSI ALL’INDIETRO, SE NE VUOLE ANDARE, NON VUOLE PIU’ RESTARE, SA CH’E' L’ULTIMA RIMASTA, SA CHE TRA POCO DIVENTERA’ MERCE A PEZZI SU UNO SCAFFALE, UNO SCAFFALE INTERO DI CUORI FATTI A PEZZI.

CERCA DI ANDARE, QUASI CADE E SCIVOLA, IN UN ATTIMO SOLLEVA TERRA E TERRA, FORSE PER NASCONDERSI? IN REALTA’ LA MUCCA SA’ CHE IL RUMORE ATTIRA L’’UOMO, QUELLA MUCCA ...CERCA SOLO DI SCAPPARE, SCAPPARE DA UN MONDO INGRATO E ASSASSINO CHE NON LE APPARTIENE.

LEI, COSI’ MADRE, COSI’ GRAZIA, COSI’ BUONA, DI QUEL BUONO VERO CHE SOLO IN POCHI SANNO APPREZZARE,


GUARDALA LA VEDI BENE ORA? QUASI SI STRAPPA LA BOCCA E IL MUSO PER VOLARE, VOLARE DOVE NON LO SA…MA DI CERTO..LONTANO DA QUA’..LONTANO DA ME, poiché LEI VEDE QUANTA SFORTUNA IO ABBIA AD ASSOMIGLIARE A TUTTI QUEGLI INFAMI PAZZI ASSASSINI CHE LA VOGLIONO VIOLARE..

IN FONDO DALLE TORTO, OGNI MARTEDI’ MATTINA POCO PRIMA DI PRANZO, DA ANNI RIVIVE LE STESSE SCENE, GLI STESSI PASSI IMPAVIDI DI UN UOMO, AVVICINARSI PER RUBARE PRIMA I SUOI FIGLI, POI LE SUE SORELLE ED ORA LEI..

E L’HAI SENTITA PIANGERE TUTTA LA NOTTE SCORSA? NO, NON ERA LA MASTITE, PREGAVA DIO DI AVERE LATTE, LITRI DI LATTE CHE L’UOMO TRASCINA ORA DALLE SUE MAMMELLE, ORA NELLA TINOZZA, POCO IMPORTA SE SPORCA DI SANGUE.

L’ASSASSINO TIRA E TIRA LITRI DI LATTE..PERCHè QUANCUNO COME TE TIRA E TIRA PER COMPRARE!!!


Che ne sai di quella mucca, quanti baci, quante giocate
Della sua vitalità, delgli amori trovati, le amicizie perdute
Non si fida più dell’amica, persino l’unica da lei a venire..
Guardala Accasciata a terra, quella mucca sembra voglia morire
E non perché sia pronta al mattatoio,
ma perché della vita ha visto solo un corridoio,
Un corridoio fatto del suo soffrire
Dove l’amore nasce e finisce per morire

Morire sempre per mano dell’uomo spietato infame che mi somiglia
Ma oggi Margy, ho deciso ti vendico, in fondo sono ancora tua figlia

Che come allora corre per i nostri campi bui
Ora libera, scappa Margy prima che arrivi lui

E non ti preoccupare adesso puoi scappare
Rimango io al tuo posto
Lo faccio ad ogni costo

E adesso cosa? Perché non vai?
Ti prego Margy qui sono guai

E adesso cosa? Mi vieni ad abbracciare?
Su forza Margy, te ne devi andare

Ok tesoro giochiamo ancora
In fondo è notte, nessuno lavora

Ahah la maglia lasciami che mi fai ridere
Che bello Margy saperti vivere!

E chi è quell’uomo che sta arrivando?
Non dirmi amore che ti sta cercando

Ora lo vedo è l’allevatore
Si è quel bastardo che non conosce amore

Allora Margy lo carichiamo
Zampate e schiaffi e dopo scappiamo

Aspetta mamma, ha una pistola
Un colpo al braccio, ti abbraccio e il sangue cola..

E no Bastardo, non lo dovevi fare
Potevi ferire Margy, fermati e non scappare!

Prenditi questo per tutti i vitelli che hai guardato negli occhi
Questo per i litri di sangue latte che ti succhi

E poi questo per tutte le mucche violentate
E quest’altro per tutte le vite massacrate

E adesso fermo legato inerme
Cosa si prova vecchio di un verme?
Se fossi un verme avresti molto più cuore
Perché tra i vermi non si decide chi muore

Non ti finisco
No non ancora
Adesso mi servi, decido io l’ora

Che dici Margy ci divertiamo?
Lo facciamo a pezzi e poi lo vendiamo?
Infondo per le mammine che tirano e tirano litri di latte
Ne sono sicura, dei fegati umani ne andranno ghiotte

E ancora che interrompe persino da incastrato
:- son scomodo e son stanco di starmene chinato-:

Vi prego dai scioglietemi giuro non scapperò Vi do la mia parola
Da domani cambierò

E via con le risate di quelle forti a non finire
Ma come può imparare se ci specula sul morire

E lui che si lamenta mi chiede se è essenziale
La mia risposta è che gli umani lo dovrebbero imparare! TRISKAL


foto di Ylenia


OCCHI IMMENSI NEL VENTO
(10 aprile 2012 )

Ho fatto un sogno assurdo e mi sènto morire, era tutto nitido, l'insegna bordeaux macell...la via, il civico, il locale...il banco, i clienti e quèsta tipa sporca di dietro, che cercava anche una raffinatezza oh.. com'era cortese col cliente..
il cliènte che chiedeva qualche fetta di vitello..così, da dietro il vetro, prendeva a spintoni il cucciolo che stanco scendeva, saltellava le faceva le coccole, le feste, le faceva l'amore, tutto... e lèi ordinava di accucciarsi così, affettava lembi di pelle e pèzzi della sua carne nella sua carne,

il piccolo, infastidito e dolènte, che invece guardava con occhi di rassegno e ubbidienza, così, ritornava al suo posto, ancora più stanco e dolente, nella speranza di essere visto per quello che era,

non importava una coppa o medaglia , franchezza, dal sospiro arguto, importava solo essere riconosciuto,
o forse abbracciato, senza dubbio amato..

ed io che a testa scossa urlavo e piangèvo,
muta come i suoi occhi, i più grandi al mondo che potessero parlare,
nelle sue ferite le mie ginocchie spoglie ,

calici e rivali,
nudi di zoccoli o stivali,
così piangemmo, piangemmo per molto,
perchè non rinasce un pezzo d'anima tolto,
e noi gridammo ma non ci sentìì nèssuno,
ognuno nascosto dentro una testa di fumo,
e ridevano, si stringevano mani,
per un etto corroso da questi sporchi umani,
i soldi che frusciavano, flash di mammme che cercavano,
impazzite dalle gabbie spoglie, di chi ruba la vita , ma l'amore non lo togliè,..

indelebile come nello sguardo di chi ha vissuto,
il bimbo capisce ora di essere riconosciuto,
ed io che immagino quel sangue impregno sulla carta straccia,
corroso tra giugola, nel naso su per la faccia,
di chi mastica o beve, la sua vita breve..

e ORA MI GUARDA, MI SORRIDe DA SPeNTO,
CUCCIOLO DI MUCCA,
OCCHI IMMeNSI NeL VeNTO..

ed io alzo il capo e prendo colore,
le dico signora ma non sente dolore?,
e lei mi risponde ma taci villana,
sei proprio ingenua la sua vita è vana,
tanto non urla e non prova dolore,
è qui pèr servire fino a quando muore..

ed io alzo la voce e lo grido a tutti,
avete i cuori affogati dai lutti,
comè fate a non sentire, come fate a non vedere..
c'è un vitèllino che trema e che rantola preghière,

lo vedete adèsso? mi sta guardando,
io cado ai suoi occhi, voi ridete ingoiando,

gli dico tesoro ci abbracciamo azzittiti,
sono loro chè sono impazziti, 
eppure due orecchie e un cuore lo hanno,
sospiro più forte dentro ogni tuo affanno,
ora mi segui e mi vieni a leccare,
ferite che nel tempo fanno ancora male,
vedi Dugly, Fiona e tutti i fratèlli,
sono un criminale se apro i cancelli,

se tolgo quell'asta e lo faccio cadere,
se vengo e ti amo di carezze vere,
se ti mèdico lenta, le costole scarnite,
se ti lascio correre pèr valli infinite...

ho sognato mura nere, un mare di catene,
secchi vuoti, corni svuoti,
bimbi che non riuscivano a correre ma solo a cadere,
madri stanche di quèsto sporco mestière,
formaggi e grigliate nelle pance altrui, 
e poi..poi ho visto LUI...

non so se fosse un sogno, o pare troppo irrèale,
ma di vèro c'è che tutto è reale,
lasciate cadere coltelli e cancelli,
aprite e guardate quanto sono belli,

zittite e sentite le loro voci nel vuoto,
vivete dolce la viscera e scattate una foto,
portatela ovunque portiate voi...

intenda chi legge,
fa quèllo che puoi. 

ed io che trista lacrimo sui loro musi vividi,
scatenate catene e portatevi i lividi.
oppure può essere rimanga incastrato
come il serbatoio di un cuore spezzato,

ognuno decide sè crimina o meno,
o che sognate ma nel mentre io tremo...

non sono parole cadute come pioggia,
ma scolpite e scalfite nel cuore come roccia.

Ho sognato un mondo che non ci appartiene..e poi una rivolta di musi e catene.

Ho sognato corse, affanni, e canti innocenti.
chiunque di voi abbia sentimènti....

che faccia qualunque, qualunque cosa possa.

ma accarezzalo lento,contro ogni scossa.

accarezzalo lento, contro ogni scossa..

ACCAReZZALO LeNTO ..CONTRO OGNI SCOSSA



 Ylenia è una animalista molto attiva e molto coraggiosa. Ha fatto quello che bisogna fare se davvero si vuole conoscere e agire, è andata a vedere di persona. A vedere la realtà vera e cruda, di violenza nascosta dietro l'industria casearia, ed è tornata per raccontarla. Perciò pubblico , su sua gentile concessione, una parte dei suoi post. Solo una parte, tra le più poetiche. 
Le parole di Ylenia sono il sentimento e l'azione prima di ogni riflessione, prima di ogni razionalizzazione. Ma non sono parole sprovvedute, né ingenue: la loro consapevolezza deriva tutta dall'esperienza diretta, e perciò sono così dirette e forti e piene di passione.

Ylenia ha intenzione di fare una conferenza su questa sua espreienza, dunque tornerò a parlarne di sicuro, e  ci saranno altre occasioni per poterla leggere.
GRAZIE, YLENIA

mercoledì 30 luglio 2014

Fabbriche Animali in mostra

fonte: essereAnimali


Ricevo via email e volentieri pubblico, con la speranza di poterla visitare.

Avresti mai immaginato di vedere le nostre investigazioni esposte in un museo?

Siamo particolarmente onorati di invitarvi a visitare la mostra che inaugureremo sabato 2 agosto presso il Museo Nazionale della Fotografia di Brescia. E' la prima volta infatti che in Italia un museo ospita una mostra fotografica basata su investigazioni condotte negli allevamenti!
"FABBRICHE DI ANIMALI – Testimonianze dagli allevamenti intensivi" è una mostra fotografica sulla realtà degli allevamenti di animali in Italia, con scatti provenienti dal lavoro di indagine di Essere Animali.
Si tratta di una testimonianza del mondo nascosto in cui gli animali sono resi invisibili ai consumatori. Una serie di immagini che documentano la situazione ordinaria in cui vivono decine di milioni di esseri viventi destinati a diventare cibo o pellicce, ma anche un incontro di sguardi tra chi entra in quei luoghi e chi ci vive ogni giorno, ogni ora, in una vita priva di stimoli.
Dietro alle fotografie esposte c’è un grande lavoro di ricerca e di documentazione particolarmente intenso sia dal punto di vista emotivo che psicologico. Ogni singolo scatto ritrae la quotidianità di chi è schiavo negli allevamenti.

SABATO 2 AGOSTO alle 17.00 inaugurazione ufficiale della mostra. Sarà presente un tavolo informativo di Essere Animali e verrà fatta una breve presentazione; al termine verrà offerto un delizioso buffet vegan.
Indirizzo: Museo Nazionale della Fotografia Cinefotoclub Brescia - Via San Faustino 11/d, 25122 Brescia
Orari di apertura: dal 2 al 31 agosto 2014.
Martedì-mercoledì-giovedì: 9-12  / Sabato e domenica: 16-19
Ingresso libero e gratuito
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