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venerdì 7 agosto 2020

Intervista a Raffaele Mantegazza: rispetto e convivenza animale






Professore associato, Raffaele Mantegazza insegna pedagogia interculturale all'Università di Milano-Bicocca: dei molti testi che ha scritto tu ne hai letti finora due, perché molto vicino ad argomenti che ti stanno davvero a cuore, relativi agli animali e alla loro dipartita, al loro rapporto con noi umani e a come noi ci rapportiamo con loro. Sono le questioni decisive su cui - ne sei sicuro - si deciderà il futuro.
Il primo è il libro sul lutto che si intitola "L'ultimo scodinzolio"(Ortica, 2019): un libro prezioso e densissimo. Poi c'è il suo intervento nel libro "So di cane", gli atti della della conferenza che si è tenuta ad Assago nel luglio 2019, organizzata da Luca Spennacchio. Potete immaginare con facilità il mio grande interesse e anche felicità e soddisfazione per averlo raggiunto via email e proporgli alcune domande. Le risposte - e le domande - son qui di seguito.

mercoledì 15 luglio 2020

L'intervista di RadioVeg.it: ECCO IL PODCAST - Vita Blog

La copertina del podcast per ascoltare o riascoltare l'intervista

Vi ricordate l'intervista che è andata in onda su RadioVeg.it? Se l'avete già ascoltata, potete riascoltarla qui. Se non l'avete ascoltata, potete farlo adesso Tutto questo, grazie al podcast


lunedì 15 giugno 2020

EDIT Vita Blog - Intervista su RadioVeg.it- LA REGISTRAZIONE VENERDI' 19 GIUGNO, MA, LA MESSA IN ONDA INVECE SARA' PIU' AVANTI!

RadioVeg




Con questo post, ne approfitti per inaugurare una specie di nuova 'rubrica', dedicata alle cose che cambiano all'interno del blog, o alle notizie che lo riguardano, fuori di qui. (Per ora, le dai l'etichetta 'Vita Blog').

Notizie come questa, che ha a che fare con RadioVeg.it, la web radio in streaming. Continuate a leggere...


sabato 29 febbraio 2020

I cani sono fonte di ispirazione filosofica - Luca Spennacchio


Dici 'Cane' e pensi di sapere già tutto. Non è così, al contrario. Poiché il cane vive insieme a noi praticamente da quando siamo H.Sapiens, la stratificazione delle relazioni, dei comportamenti delle rispettive visioni di vita, progetti, desideri, aspettative, ha creato un insieme di significati, di proiezioni, di pratiche, non sempre favorevoli - per lo meno per il cane.
Luca Spennacchio ama, aiuta, osserva e studia cani da tantissimi anni, usando i molti mezzi che la sua creatività gli suggerisce in continuazione. Ne abbiam fatto una chiacchierata veloce.



mercoledì 19 febbraio 2020

Bruno Stivicevic, fotografo e giornalista



Lo trovi e lo incontri sempre, quest'uomo alto e asciutto, a ogni manifestazione, corteo o evento animalista a cui partecipi - tu vai tutto sommato davvero a molto pochi, lui invece, c'è a tutti.


martedì 17 dicembre 2019

Unòrsominòre., il respiro



Il video 'Respiro', disponibile su youtube, forma le immagini a una canzone finalmente antispecista e - allo stesso tempo - di critica sociale: esattamente quello che secondo te è fondamentale - tra molte altre variabili, naturalmente - per formare e rendere coesa una qualche forma di 'consapevolezza antispecista', basilare per immaginare e condurre una qualsiasi forma di opposizione all'organizzazione antropocentrica, o di liberazione di altrianimali.
Infatti, è una canzone molto bella, in forma di ballata, con un testo poetico e denso. 
Dopo aver visto il video, hai cercato unòrsominàre. e - chicchierando con lui via messenger, hai avuto delle belle sorprese.
Il video lo trovate alla fine. Se poi ne volete altri, andate sul canale youtube!


mercoledì 20 giugno 2018

Umani Troppi Umani

supervillain malthusiano
(da una idea di Pellegrino Dormiente, opera di Niki Winston, per il libro di Andrea Natan Feltrin)

L'estinzione della specie Homo (una specie ancora giovane, ma anche troppo precoce, per qualcuno) è al giorno di oggi (e forse non solo...) una sorta di fascinoso mito-religione della fine, del trapasso - contrapposto e speculare al mito delle origini, al mito cosmogonico -  (si potrà parlare di estinzionismo?). 
Tralasciando il sottile brivido che i catastrophic movies regalano agli spettatori, che vedono l'umanità (sempre e solo l'umanità... e gli altri animali che abitano il pianeta?) sconfitta da glaciazioni, meteoriti, epidemie e molto altro, ci sono dei libri che si occupano dell'argomento (i testi di Alan Weisman) e ci sono dei documentari
Tra l'altro, anche l'etimologia della parola 'catastrofe' è interessante, ché il capovolgimento può non essere annichilente del tutto e  -si sa - quel che il bruco chiama fine della vita, il modo chiama farfalla. Il tutto con un retrogusto - almeno oggi - di 'nemesi-latria', con propositi estinguisti.

mercoledì 25 dicembre 2013

ALLA SCOPERTA DEGLI ANIMALI DISABILI Intervista a Valeria Del Carlo

Valeria Del Carlo, con un piccolo cucciolo

Uno scambio con Valeria Del Carlo, testo raccolto via telefono con appunti, successivamente organizzati nel seguente monologo - novembre 2012 (prosegue il tema della disabilità animale, introdotto qui.

Valeria Del Carlo è la presidente dell'associazione di volontariato "Piccole Cucce", attiva nella provincia di Lucca. Tra i vari compiti dell'associazione, c'è la sensibilizzazione verso la disabilità animale e la divulgazione di questo concetto, con iniziative nelle scuole e progetti come l'annuale "raduno AN.DI" , in Toscana. Molto importante anche la partecipazione alla rete di mutuo aiuto del progetto "S.O.S. Carrellini", di cui, in futuro, avremo modo di parlare.

<<Da molti anni mi occupo di animali con lo scopo di aiutarli.
L'esperienza con gli animali disabili, che mi ha coinvolto in prima persona, è avvenuta a contatto col mondo felino, in un approccio coi gatti. Forse, i gatti suscitano una reazione più forte rispetto ai cani – se disabili – perché nell'immaginazione delle persone comuni, i gatti sono associati all'idea di estrema agilità. Parlo di cani e gatti perché, come è ovvio, sono gli animali che più facilmente si incontrano, anche tra quelli bisognosi.
Il primo animale disabile che conobbi in prima persona, e col quale ebbi a che fare, fu infatti proprio un gatto. Fu una svolta nel mio pensiero, che andò ben oltre anche il sentimento di empatia, che fino a quel momento aveva guidato le mie decisioni.
Era un animale disabile, la sua disabilità aveva a che fare con le zampe e l'uso degli arti. Lui, era riuscito a imparare a usare anche la coda, in modo del tutto personale, unico e creativo, per superare le sue difficoltà. Venne in breve adottato, ma aveva cambiato decisamente tutto il mio pensiero nei confronti degli animali, da lì ho iniziato a elaborare considerazioni mie, sui disabili animali.

<<Per cominciare, vedo con occhi diversi anche le reazioni delle persone, poste di fronte all'animale disabile, estranee a questa esperienza. Se all'inizio, c'è da parte loro un automatico sentimento di pietà, si accorgono che le cose non sono quel che sembrano, e avviene quindi una cosa straordinaria, cioè che l'handicap, la disabilità, la malformazione, diventa invisibile, perché così è in partenza per l'animale, cane o gatto, che continua a comportarsi spinto dalle sue esigenze, dai suoi sentimenti e desideri, che lo motivano a superare con tutta la sua energia e inventiva, la difficoltà iniziale. A questo punto, le persone, questi animali umani così suggestionati da tanti pensieri che in realtà non sono i loro, ma che hanno per così dire imparato dalla società, cominciano a sviluppare pensieri collaterali, nuovi e diversi, che illuminano anche la loro sensibilità. Il gatto o il cane, diventa – tra le altre cose – un esempio, un maestro, per comprendere cose sulla diversità, ancor più estremizzata, in partenza, dalla presenza di un problema fisico, che rende l'animale a sua volta 'diverso' tra diversi (almeno ai nostri occhi umani).

<<Il mio coinvolgimento si eleva, si trasforma, si arricchisce, in un continuo scambio con gli animali disabili che incontro e che provo ad aiutare, in modo che a ogni successiva occasione, la qualità e l'intensità e la forza del rapporto che si sviluppa con questi animali, si modificano e si amplificano.
Sul versante pratico e quotidiano, infatti, la nuova luce che c'è al fondo di questi sentimenti nuovi (o forse riscoperti, rivitalizzati dal contatto), infonde nuovo coraggio.

<<Tanti anni fa, quando questo percorso è iniziato, quasi per caso, la disabilità animale era un tabù, che non veniva nemmeno nominato, figuriamoci se riconosciuto o esaminato.
Per gli animali 'con handicap' o con problemi, i veterinari e l'uso diffuso prevedevano una sola soluzione, sempre quella, definitiva. Era un esito doloroso: e all'animale non veniva data nessuna possibilità di una ulteriore e diversa vita, non aveva voce in capitolo, eppure gli umani stavano in quel momento decidendo di una vita che non era la loro. Dimostravano una specie di empatia debole, che però non si metteva davvero nei panni dell'animale, immaginando cosa avrebbero voluto loro se fossero stati al suo posto.

<<Erano situazioni critiche, anche per molti professionisti e veterinari, oltre che per molti volontari, impegnati con la sola risorsa della loro emotività, a fronteggiare situazioni in quei casi davvero al limite. Ci volle – parlo della mia esperienza personale – un aiuto forte, da parte di una veterinaria davvero determinata, per cominciare a dare a queste situazioni una diversa direzione.

<<Tra volontari e veterinari c'è o dovrebbe esserci, una stretta comunicazione, perché gli uni si fermano dove iniziano gli altri. Al centro, sempre questi tanti animaletti, più esposti degli altri alla necessità di una cura umana, alle conseguenze di scelte non loro, anche se fatte per loro, a tutti gli aspetti di un 'poi' che, proseguendo le singole vite, mette in luce nuovi bisogni, nuove necessità, richiede nuove abilità e strategie. Negli anni, si formano delle complementarietà, con fatica, ma anche con gratificazione.

<<Otto anni fa, per Tito, è andata proprio così. Una veterinaria, si è fermata, non si è arresa, e gli ha (ri)dato la vita. Il primo passo l'ha fatto lei.
Da quei passi iniziali e decisivi, l'operare modificato dei volontari, ha a sua volta modificato gli atteggiamenti di altri veterinari, e delle persone che si ritrovano a vivere con un animale disabile in casa.
Dopo veterinari e volontari, il terzo vertice di questo triangolo umano al cui centro c'è l'animale disabile, è proprio dato dalle persone che hanno l'animale disabile nelle loro case e famiglie.
A lungo, queste persone, che si vedevano come 'padroni', si sono fermate sulla soglia estrema della disabilità. Si sono rifiutate di oltrepassarla, sono rimaste al di qua, e hanno scelto l'eutanasia.
Tra i tantissimi elementi che pesavano su questa loro scelta, uno mi ha sempre colpito: la vergogna che provavano nell'avere un animale menomato in casa. Così come si faceva se si aveva un familiare umano con handicap (e come oggi forse per fortuna si tende a non fare più) , si tendeva a nasconderlo, a tenerlo in casa, forse anche con l'intento mal direzionato, di proteggerlo. C'era la vergogna, la non volontà di dover spiegare e raccontare.
Gli sguardi reciproci, tra animale e persone della famiglia, poi coi volontari e i veterinari, poi tra tutti gli umani coinvolti, erano di pietà, compassione, ma poi anche di ostentazione, come se 'mostrare' l'handicap dell'animale fosse paragonabile a un gesto di esibizionismo, a una sollecitazione a velleità voyeuristiche, vagamente morbose.

<<Perché la forza dell'empatia agisca su questi atteggiamenti, occorre, naturalmente, il tempo. Allora, cambiano i modi di pensare e di vedere, tra le persone comuni. Quello che all'inizio era vergognoso, smette di essere improponibile. Il pensiero limitante, che bloccava ogni scelta diversa e alternativa a quella dell'eutanasia, piano piano perde terreno, di fronte a considerazioni di altro livello, di maggiore apertura. Cuore e mente, acquistano la caratteristica di diventare 'diversamente aperti'.

<<Un animale disabile, accolto con nuova consapevolezza, ri-orienta per intero tutta la vita delle persone che vivono vicino a lui, rimette in ordine diverso priorità e valori, in un certo senso obbliga a ripensare tutta la propria vita, a cominciare dalle minime cose quotidiane. E ciò che avviene anche quando si vive con un umano disabile, a ben pensarci, con un doppio impegno di empatia, e di superamento di ostacoli e barriere: quello della disabilità, e quello della specie.

<<Oggi è una situazione più normale e diffusa, e per fortuna le persone trovano più facilmente e velocemente, le motivazioni interiori per imparare a vivere accanto a un altro animale disabile.
Così, scoprono che si possono fare cose insieme, cose diverse da quelle che ci si aspetterebbe di fare con un cane o un gatto 'normodotato'. Ma la diversità di risorse fisiche a disposizione, in modo reciproco e bidirezionale, diventa costruttiva e positiva, scambia informazioni reciproche, porta a mutare se stessi, ad approfondire – se si ha la volontà di farlo – la propria consapevolezza, a focalizzarsi su 'cose' a cui prima forse non si pensava nemmeno. E non tutte hanno a che fare con doveri medici e di cura, con ostacoli da superare. Anzi. Spesso ci mettono di fronte a soluzioni creative, a modi e stili di vita speciali e diversi, perché unici, personali e individuali: dell'animale disabile, di noi stessi, e di noi come insieme, sistema familiare composto da animale umano + animale non umano.

<<Si fanno avanti aspettative nuove, diverse, quasi 'eccezionali', perché tutto quello che viene dal vivere insieme si fa speciale e particolare, ogni volta diverso e da ripensare.
Diversi sono i livelli della disabilità. Diversi i modi degli animali di avere a che fare col mondo reale intorno a loro. Mi capita di pensare che a volte, loro ti stiano prendendo in giro, o ti stiano mettendo alla prova, giocano con gli sguardi, che ti inviano e coi quali comunicano, chiedono, affermano. Coi gatti, coi quali ho un rapporto più frequente e più ricco, per via del lungo tempo di frequentazione, questo è evidentissimo.

<<Loro, gli animali, non si sentono menomati. Ma noi, che li vediamo, modifichiamo più o meno inconsciamente, il nostro atteggiamento e modo di comportarci nei loro confronti, poiché abbiamo davanti un animale che ha subito qualcosa (incidente, nascita con problemi, maltrattamenti, mutilazioni, e altro). Ma per loro, quella è la realtà, quello è il mondo in cui si trovano a vivere e col quale devono e vogliono agire. Ho avuto a che fare con gatti nati senza occhi, che sviluppavano o portavano alla superficie nuove e diverse facoltà, 'un sesto senso' e altri canali di comunicazione, per scambiare informazioni. Creano la misura e il ritmo della nuova relazione, anche con noi, oltre che con gli altri animali che incontrano, magari nelle nostre case. Ci chiamano a un nuovo impegno di relazione, poiché nemmeno per un istante pensano che la loro richiesta di vita sia inferiore o meno valida di quella di altri, considerati 'sani' o 'normali'. Aprono davanti a noi nuove finestre sensoriali, altri livelli di percezione, altrimenti inavvicinabili per un umano. Animali disabili, anche sofferenti, trovano continuamente strategie per compensare, per riempire i vuoti con nuove capacità. Io li aiuto col gioco, e ho l'occasione, che considero preziosa, di scoprire i molteplici lati della inventiva degli animali: un gatto privo delle zampe anteriori, usa le zampe posteriori, e la coda,e la bocca, in modo nuovo. Loro per primi diventano esploratori di nuove vie per avanzare nel mondo reale, e scoprono e mettono in atto strategie e intelligenze.

<<Se tu sei un umano, e ti trovi alle prese con queste situazioni, sei forzato a cambiare, perché la realtà che vedi e vivi non è più quella che pensavi che fosse. Cambi, per non sentirti e intrappolarti tu stesso in una situazione di 'disabilità', che definirei percettiva, emotiva.
Dove noi ci blocchiamo, loro procedono oltre, cambiano la vita stessa, o meglio, è la vita che li dirige verso cambiamenti inaspettati, spinge il limite oltre, fino a creare un vero e proprio mondo diverso.
La domanda, tante volte, mi ha così colto, in modo del tutto spontaneo: chi è, quindi il vero limitato? Chi il vero disabile?>>

martedì 3 dicembre 2013

Animali in luce atmosferica, le foto di Marco Colombo



Premessa-lampo: una delle cose più gratificanti cui mi capitò di lavorare come pubblicista, fu la serie di interviste a persone che hanno a che fare con gli altranimali, che scrissi per un mensile locale novarese ormai scomparso dalle edicole. Un modo per unire passione, attenzione per gli altranimali e attività scrittoria. Una esperienza che voglio provare a riptetere qui - se possibile, con un grado di libertà anche maggiore, e con una sempre elevata  attenzione alla qualità delle immagini e al significato emotivo che possono comunicare. Fine della premessa. La parola a Marco Colombo (qui sotto, ritratto in bianco e nero da E.Manca)...


 
Marco Colombo, classe 1988, è un fotografo naturalista, laureato presso l'Università degli Studi di Milano in Scienze Naturali. Al suo attivo ha moltissime pubblicazioni, mostre e proiezioni, grazie alle fotografie di animali e piante italiani ritratti nei loro ambienti naturali (il suo sito: www.calosoma.it). Lo abbiamo "incontrato" attraverso i suoi scatti, esposti in mostra, nell'estate 2013, presso i locali dell'Albergo Rosetta di Scopello. Una delle foto esposte ha vinto un premio prestigioso… 

PARLIAMO DELLA MOSTRA CHE CI HA FATTO METTERE IN CONTATTO.
La mia mostra fotografica “Natura Inaspettata”, realizzata in collaborazione con l’Archivio Fotografico Italiano (AFI), è un tributo alla natura italiana. Una serie di incontri ravvicinati che ho avuto con volpi, testuggini e gabbiani…e tanto altro! Tra le foto esposte alcune hanno vinto premi internazionali e una, in particolare, ritrae una biscia dal collare accanto a una cascatella proprio in Valsesia e ha vinto il primo premio della categoria “Animal Portraits” nel concorso BBC Wildlife Photographer of the Year 2011. Scopello è una località incantevole per villeggiare e i gestori dell’Albergo Rosetta, sono stati molto gentili ed ospitali nel concedermi questa bella location.

ANCHE RECENTEMENTE, COMUNQUE, RIPARTIAMO DA UNA MOSTRA: VUOI RACCONTARE GLI ANTEFATTI E LO SVOLGIMENTO DELLA SERATA E DELLA MOSTRA AL MUSEO MINGUZZI DI MILANO? SI TRATTA DI UNA OCCASIONE PARTICOLARE?
Anche quest’anno, come il precedente, sono stato invitato dall’Associazione Culturale Radicediunopercento a tenere una serata/proiezione nella splendida cornice del Museo Minguzzi di Milano, che ormai da tempo ospita annualmente la mostra del concorso Wildlife Photographer of the Year. È per me sempre un onore e quest’anno l’afflusso è stato notevole durante l’incontro dedicato a me: il pubblico era accalcato su sedie, scale, ringhiere e muri, è stata una piacevole sorpresa…ho proiettato in anteprima assoluta l’audiovisivo “Le stagioni della luce”, realizzato con le mie foto da Edoardo Tettamanzi, per poi lanciarmi in una chiacchierata sugli “Incontri d’acqua”, ovvero aneddoti e storie relativi ad animali incontrati in mare e nei fiumi, nei laghi e nelle paludi.

CHE COSA ATTIRA COSI' TANTE PERSONE A UNA MOSTRA DI FOTOGRAFIE DI ANIMALI?  CHE COSA ATTIRA DI PIU': L'ASPETTO ESTETICO E ANCHE TECNICO DI UNA BELLA IMMAGINE CON UNA SUA STORIA DIETRO, COME UN'OPERA D'ARTE; O ANCHE IL DESIDERIO E LA CURIOSITA' DI CONOSCERE E VEDERE ANIMALI CHE MAGARI NON SI HA L'OCCASIONE DI INCONTRARE MAI, O -CHE E' SINGOLARE - NON SI HA MAI L'OCCASIONE DI VEDERE DAVVERO, CON OCCHI DIVERSI DA QUELLI DISTRATTI E FRETTOLOSI DELLA VITA DI TUTTI I GIORNI?
Questa mostra racchiude ogni anno un centinaio di scatti premiati al concorso più prestigioso del mondo, per cui il livello tecnico ed estetico è molto elevato, inoltre è molto ben pubblicizzata, nonché collocata a Milano, in una zona culturalmente strategica. Da quel poco che ho visto, l’afflusso dei visitatori alla mostra è molto elevato e questo è assolutamente un bene, poiché si tratta di uno dei pochi luoghi in cui è valorizzata come dovuto la fotografia naturalistica in Italia… le persone si recano qui per vedere sì immagini di animali ma anche, a mio parere, per sapere i retroscena degli scatti, indicati nelle precise didascalie, che sono sempre interessanti.

DI COSA TI STAI OCCUPANDO ADESSO? IN CHE CONSISTE IL TUO LAVORO?
Molte delle foto che scatto sono fatte vicino a casa o comunque nella mia regione, perché in Italia abbiamo specie animali e vegetali interessanti e anche rare, basta sapere dove guardare. Attualmente sto lavorando su anfibi e rettili, in particolare sui serpenti, in primavera, mentre durante il periodo invernale mi dedico a mammiferi e volatili.


IN CHE MODO TI APPROCCI AGLI ANIMALI CHE FOTOGRAFI?
Spesso esco da casa e ho già in testa ciò che voglio fare, anche se poi non è facile assecondare queste visioni…normalmente rimangono solo nella mia testa, a volte si realizzano. Certe foto che ho scattato hanno tratto ispirazione, nella tecnica, da spunti di vita quotidiana, scene che vedo in altri contesti e riapplico al mio, o addirittura sogni. La ricerca dei soggetti avviene in maniera diversa a seconda degli stessi, ci sono orari, stagioni, modi di muoversi (o non muoversi!) che cambiano notevolmente; è necessario leggere molto e conoscere alla perfezione, per quanto possibile, le loro abitudini. La motivazione di fondo di queste ricerche è mostrare al pubblico la natura  nostrana e aumentare il rispetto per la stessa.  Nelle mie fotografie non mi interessa avere l’animale il più ingrandito possibile, il primo piano del capriolo o del gufo: a me piacciono le atmosfere, la luce deve essere la vera protagonista della scena, e spesso il soggetto è una piccola sagoma o figura iconica in un angolo.

COME CONSIDERI E CHE IMPORTANZA PUO' AVERE SECONDO TE L'IMMAGINE FOTOGRAFICA SULL'IDEA CHE LE PERSONE COMUNI HANNO DEGLI ANIMALI? POSSONO LE FOTOGRAFIE CONTRIBUIRE AL FORMARSI DI UNA MAGGIOR CONSAPEVOLEZZA DEL VALORE DI BELLEZZA E DI VITA CHE HANNO GLI ANIMALI, E MAGARI AIUTARE A FAR CRESCERE UN RISPETTO MAGGIORE NEI LORO CONFRONTI?
La speranza è che il pubblico prenda confidenza, attraverso le fotografie, con gli animali, anche quelli normalmente più bistrattati e meno apprezzati, come vipere, ragni e pipistrelli. Attraverso immagini di impatto è possibile, in qualche modo, che anche le persone comuni li apprezzino, nonostante sia difficile eradicare falsi miti e leggende. Altro punto chiave secondo me, durante le serate, è divertire le persone, farle ridere. Solo così ricordano meglio, imparano e memorizzano, mentre le noiose lezioni frontali lasciano il tempo che trovano… Quando il pubblico ride durante le mie  presentazioni, io sono contento, e più ride e più lo sono, poiché penso che forse ricorderanno qualcosa. E poi, il pubblico non vuole super eroi invincibili che portano sempre a casa lo scatto della vita senza mai sbagliare: raccontare le proprie sfighe non è mai deleterio.

MARCO COLOMBO, CHE TIPO DI RAPPORTO HAI (E HAI AVUTO) CON GLI ANIMALI?
Ho ritrovato, nei vecchi album di foto ricordo, varie immagini che mi ritraggono mentre cerco granchi, cinghiali e altre bestiole. La mia è una passione che ho fin da piccolo, unita poi a quella della fotografia a partire dal 1999.

QUALI SONO I TUOI PROGETTI FUTURI?
Attualmente sto lavorando come co-responsabile di un centro di Educazione Ambientale all’interno del Parco del Ticino, oltre a continuare la mia ricerca delle luci e delle ombre e a coltivare la mia passione…


lunedì 18 novembre 2013

Sbaguttrailer: il post numero 0





S'inizia con questo haiku:


1676 – mu kigo – 100911
Sbaguttisco
La confidenza lenta
Risvegliamento


Avevo intenzione di scrivere tutt'altro post come esordio. Ma tutto sommato, è meglio che non l'abbia scritto come lo avevo pensato: sarebbe stato una via di mezzo tra un editoriale di magazine provinciale e pretenzioso alla-vorrei-ma-non-riesco e un copiaeincolla pseudo-universitario per una tesina sulla poesia haiku giapponese. Forse? O forse no.

Di haiku (anche di quello che trovate all'inizio) si scriverà e leggerà (chi ne sarà incuriosito), così come si scriverà di poesia in generale (leggere poesia svela molte più cose su chi di vivo ci stia intorno che non tutta la tua scienza, Orazio). Vorrei che si possa qui in futuro scrivere tanto tantissimo di e con altranimali – e di espressioni creative umanimali e magari altranimali, se ne sarò capace o se amici vorranno assistermi.

E tanti altri spunti, che già ora si immaginano già brillar sullo schermo – meglio, SUGLI schermi – scalpitano per venire alla luce. La mia tastiera ha le doglie.

Quel che voglio dire qui è solo un accenno ai motivi del nome di questo blog: un primo motivo è il mio essere sempre timido ai limiti della scontrosità, e di metterci perciò molto più tempo di molti altri più dinamici e magari emotivamente fortunati umani: a fare amicizia, a capire tante cose essenziali dellanella vita, a darmi coraggio; a riprendermi dalle ferite amorose; (ecc.); ad approcciare l'interfaccia per plasmare il blog … a organizzare le idee lottando contro la pigrizia.

Idee; in questo spazio ci sogno e immagino: poesie, chiacchiere con amici e persone interessanti, interviste, tantissimi altranimali e umanimali, storie. E tanti, ma tantissimi altranimali (non è una ripetizione, né un lapsus).


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