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domenica 5 gennaio 2014

Rassegna stampa sul caso "Caterina S" (4° parte), ma non solo...

Fonte: http://alternativesperimentazioneanimale.wordpress.com/page/3/


Dal Caso Simonsen e oltre: perché i giorni passano e perché, almeno fino al 14 gennaio, la data fatidica per l'articolo 13 della Legge 96-2013 di delegazione europea, è utile tenere l'attenzione desta sulla problematica della vivisezione. I segnali avuti dalla società - di maggiore sensibilità e attenzione e di un espresso rifiuto verso la vivisezione - i risultati ottenuti, sono preziosi, occorre ogni impegno per fare il possibile affinché non vadano perduti.
Infatti, se - anche e soprattutto grazie all'impegno degli attivisti antispecisti e animalisti - si diffonde nei cosiddetti comuni cittadini una maggiore consapevolezza - prendiamola pure con tutte le approssimazioni del caso e della statistica - e una certa attenzione, che rifiuta una pratica estremamente crudele verso gli animali - dovrebbe essere poi compito del suo referente politico, e quindi del legislatore, trovare le risposte a questa domanda di nuova sensibilità. Risposte che non deve impegnarsi il cittadino, che non ne ha le competenze né le risorse, a trovare, ma il politico: trovando modi - ad esempio - per agevolare gli studi sulle metodologie cruelty free e - in primis - per mitigare il più possibile la terribilità della non-vita che al momento presente ancora troppi altri animali stanno sopportando nel chiuso dei laboratori.
Può essere uno snodo cruciale, quello che stiamo vivendo ora: ci apriremo uno spiraglio verso orizzonti più consapevoli della presenza degli altri animali e della loro incessante richiesta di vita e di felicità (le stesse cose che noi desideriamo per noi stessi, alla fine!); oppure rimarremo anche noi prigionieri insieme a loro di questa gabbia di plastica che ci siamo costruiti addosso, esaltando solo la crudeltà energivora che tutto consuma - anche noi - ?
Questo, i pro s.a.  lo sanno benissimo. Dobbiamo non dimenticarlo mai nemmeno noi. E dunque, che circolino gli articoli - purché costruttivi, purché esplorativi, purché interlocutori - su questo tema - la vivisezione - che temo smetterà di bruciare solo quando - solo quando - non verrà mai più praticata in nessun luogo di questo pianeta, e in questa realtà.

Un articolo come questo su Veganzetta - tra i firmatari di una primissima risposta al caso S - è quindi senz'altro un altro buon passo avanti su questo cammino. Il caso viene analizzato sotto due differenti ipotesi: secondo la prima "La ragazza, realmente malata, sarebbe stata realmente insultata da alcuni animalisti e avrebbe agito personalmente, prendendo posizione personale a favore della vivisezione come metodo di ricerca".  Dopo essersi posti la domanda retorica circa la liceità etica dell'uso crudele degli animali nei laboratori per la medicina umana, dopo aver preso - giustamente - le distanze dagli insulti (ricordando, en passant, quanti insulti e minacce ricevono invece sempre gli animalisti dai sostenitori della sperimentazione su animali, senza che questo faccia minimamente notizia, aggiungerei io), dopo aver invece augurato alla ragazza un futuro di salute e serenità, si formula anche la speranza che Caterina "possa un giorno riuscire a guardare gli Animali rinchiusi nei laboratori e “sacrificati per la scienza”così come ora guarda i Cani e i Furetti che, invece, abbraccia". La seconda ipotesi è quella delle 'coincidenze', del caso mediatico costruito a tavolino. "esiste chi, dunque, ritiene che la vicenda della ragazza possa essere ricondotta ad una vera e propria macchinazione ad opera dei sostenitori della vivisezione. Nel caso ciò dovesse rappresentare la realtà, credo ci sia poco da aggiungere. L’unico termine che ritengo sia possibile utilizzare è: vergogna".  Se un giorno trarranno una sceneggiatura da questa vicenda, potrebbe anche venirne fuori un thriller esemplificativo delle logiche strumentalizzanti e prevaricanti di un sistema appoggiato sulla distruzione sistematica di animali.
Logiche che ricorrono anche in questo comunicato, con l'intervista ad Angelo Troi, veterinario e segretario del Sindacato veterinari liberi professionisti (Sivelp) - attenzione però, ché il comunicato è del tutto estraneo al caso Simonsen, risale infatti al 20 settembre 2013. Il dottor Troi, dunque, apre e chiude l'intervista quasi con le stesse parole (il che, potrebbe anche essere frutto di 'montaggio' - in senso cinematografico - del giornalista, cosa di per sé non biasimevole): "Non capisco la battaglia che la Lav conduce contro gli allevamenti di animali per le sperimentazioni farmaceutiche. Da veterinario tutti i giorni ho bisogno di strumenti per curare gli animali e non posso credere che la Lav non voglia più questi strumenti e che si curino gli animali". In mezzo, riflessioni sul valore della ricerca scientifica, sulla sua attuale metodologia 'a tappe progressive' (si potrebbe definire così), sull'importanza strategica ed economica per l'Italia di rimanere all'avanguardia, sul trasferimento della ricerca in Paesi dove non esisterebbero leggi di tutela del benessere animale (questi ultimi punti, son quelli che più mi lasciano perplesso, poiché io non vedo granché 'tutelato' il 'benessere' di un animale chiuso per tutta la sua vita in una gabbia di stabulario o in una stalla di produzione e i veterinari presenti in quei contesti mi paiono soprattutto come dei tecnici, utili alla correttezza legale e alla sicurezza umana, ma di certo non al benessere degli animali presenti). Una frase, colpisce: "io sono un medico veterinario e quindi uso dei farmaci per le cure. Se questi farmaci non fossero prima sperimentati su animali vorrebbe dire che sarei io a sperimentarli e che i miei “pazienti” diverrebbero delle cavie esse stesse". Come a dire che ci sono cani di serie A (i 'nostri pet', orribilissima espressione di possesso reificante mascherato da affetto - ma quanto morboso?) e cani di serie B (le cavie prima stabulate e poi vivisezionate, anche se "In l’Italia la vivisezione è vietata da anni ed è diversa dalla sperimentazione". E' come se lo specismo antropocentrico fosse fatto a strati, con dei formidabili meccanismi di dissociazione delle prospettive - uno strabismo elevato al cubo. Il 'mio' Cane (o Gatto, o altro Pet) deve avere tutto, anche se questo tutto comporta la sofferenza e la morte di altri animali cani e gatti come lui, che hanno avuto in sorte una venuta al mondo 'dal lato sbagliato della città'.

Rassegna Stampa sul "Caso Caterina S" (3° parte)

Fonte: Aletrnative alla sperimentazione animale
Non c'è due senza tre... Prosegue la rassegna stampa post Simonsen.

Il sito Progresso Etico Vegano, lavorando ancora sulle testimonianze, riporta un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 sul quotidiano inglese The Guardian: "dalla voce di un ex-vivisettore tutto l'orrore di questa pratica, e il perché continua a esistere e a essere insegnata nelle università come fosse cosa dovuta e normale".  [sottolineatura mia] .

Arrivano i primi articoli che provano a dare un riassunto della vicenda, fornendone un quadro complessivo, come questo su  Natividad, dove prende la parola ancora Susanna Penco.

Su Villaggio Globale, è possibile leggere la lunga lettera di Roberto Cazzolla Gatti, Biologo ambientale ed evolutivo.


Maria Giovanna Devetag - siamo ormai al 31 dicembre - scrive un lungo post sulla sua pagina facebook. Devetag è segretaria presso Parte in Causa.  Nel post, lucido e argomentato, troviamo a nostra volta altri interessanti link, che consiglio vivamente di andare ad aprire. Si parla, tra le altre cose, di quello che avrebbe potuto (e, in realtà, auspicabilmente dovrebbe), essere un AUTENTICO dibattito scientifico sulla questione animale, con argomenti come la traslabilità dei nuovi farmaci. Devetag tira le sommme: oggi come oggi "la via che passa, tra le altre cose, per i test su animali, è semplicemente l'unica strada che finora sia stata tentata e perseguita. L'unica". Conclude, quindi: " Altre modalità non sono mai finora state attivamente perseguite fino a pochi anni fa, e in Italia su questo siamo molto indietro. E veniamo all'ultima delle frasi fatte tanto in voga: “quando ci saranno metodi sostitutivi sarò il primo a gioirne. Ma fino ad allora...” Scusate, voi pensate che i metodi sostitutivi cadano dal cielo? Si trovino per caso sotto gli alberi come i funghi? Siete davvero così sprovveduti da non sapere che senza investimenti non si ottiene nulla? E che senza pressioni per cambiare, nessuno ha l'incentivo a cambiare? Per favore, vi prego, per il bene del dibattito, trovate argomenti migliori." [sottlineatura mia] . 

Su QN, ritorna la notizia dello smascheramento dei violenti-finti-animalisti.
Marco Affronte, naturalista, pone l'accento su un tema molto importante. Nel suo articolo, parla della nuova etica intravista nel futuro dagli animalisti-antispecisti già oggi: "ci può essere una nuova etica, una nuova morale, che un giorno ci impedirà di sperimentare su altri esseri viventi. Anche se può servire a salvare la vita di un altro essere vivente, e anche se quest'ultimo è un umano. Un'etica che ci spingerà a dare il massimo e a moltiplicare gli sforzi per trovare nuove forme di sperimentazione, o a potenziare quelle già esistenti, perché sperimentare sugli animali non sarà più un'opzione. Non sarà più accettabile, punto e basta".

Intervallo. Notizia scientifica: la stampante 3D che replica la carne umana

Serena Contardi, su Asinus Novus, mette in parallelo le due storie uguali e contrarie di Caterina Simonsen e Giovanna Bordiga, da cui si vede nitidamente la "tragica disparità di forze che corre tra chi difende lo sfruttamento degli animali – con ogni mezzo, come si è visto – , e chi vi si oppone. Per questo servono più oculatezza e studio".

Infatti, sempre su Asinus Novus, sempre Serena Contardi, parla delle regole dell'esposizione mediatica: "l’attenzione morbosa degli Italiani non è stata diretta sull’argomento sperimentazione animale in sé, quanto sull’aberrazione umana de «gli animalisti» (universale generico) che si sono accaniti contro la povera fanciulla innocente: la bella e la bestia, un classico sempreverde". E sebbene 'gli animalisti' si siano dissociati praticamente da subito dagli aggressori, la narrazione ufficiale dominante, si è guardata bene dal parlare di questo.

Andrea Romeo, su Gallinae in Fabula, analizza nel dettaglio il caso mediatico Simonsen.Gli screenshot si commentano da soli.

Per YouAnimalIt, vale l'adagio latino "repetita juvant": si parla ancora, infatti, degli "animalisti tarocchi" che hanno insultato Caterina Simonsen.
Del resto, un dibattito serio, sarebbe davvero necessario. La Limav, lo chiede esplicitamente.

Siamo quasi al termine: segnaliamo questa pagina Facebook, In Opposizione alla Sperimentazione Animale; la testimonianza d'antan (2008) di Mojca D. Murko, eurodeputata slovena.

Alessandra Colla, in una intervista, spiega le ragioni della offensiva vivisezionista e la bufala di Caterina: "i ricercatori vivisezionisti (il termine a loro non piace, ma la sostanza purtroppo è quella, non giriamoci intorno) fanno il possibile per screditare l’animalismo, depotenziandone il messaggio attraverso la criminalizzazione e lo spostamento del problema su un piano più viscerale, per sollecitare risposte istintuali anziché razionali: è una vecchia tattica, l’importante è saperla riconoscere e segnalare".

Ecco. Appunto. (3-fine)



un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf
un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf

venerdì 3 gennaio 2014

Rassegna stampa sul "Caso Caterina S" (2° parte)

Fonte: http://alternativesperimentazioneanimale.wordpress.com/page/8/


Proseguiamo con la rassegna stampa Devo dire che pian piano, mentre la sto compilando, mi rendo conto di quanto sia ora difficile l'attività degli antispecisti-animalisti. Il loro - il nostro - messaggio, è quello di provare a cominciare a pensare un futuro diverso, una realtà alternativa, che possiamo cominciare a immaginare, volere e costruitr qui e ora - una realtà dove si guardi a tutti gli altri animali con curiosità e rispetto, con la consapevolezza gentile ed equa che noi come loro, viviamo su questo pianeta come di passaggio, non ne siamo i padroni. Si tratta di un messaggio troppo difficile, troppo sfumato? Oppure?
Il 30 dicembre, comincia a levarsi qualche voce che prova ad uscire dal coro assordante dei media e dei politici, tutti a difesa della 'lesa umanità'. Giovanna Bordiga, scrive un suo personale appello, con video, sulla falsariga di quello della Simonsen. Giovanna scrive: "Mi chiamo Giovanna, sono spastica da itterizia subito da dopo la nascita, vivo in casa con un cane, tre gatti e cinque conigli, sono i miei compagni di vita. Ho partecipato a tutte le manifestazioni contro Green Hill anche quando la mia salute me lo rendeva difficile. Aver visto quei cani uscire da quell'inferno e aver poi visto quel posto vuoto è stata una delle più belle gioie della mia vita". E ancora: "I ricercatori "vanno in televisione a dire che usano gli animali per curare noi malati, io credo che la vera ricerca dovrebbe pensare a noi malati senza sacrificare nessun animale, e in ogni caso credo che nessun animale debba morire per curare me. Signori vivisettori, ogni volta che dite di stare sacrificando gli animali per noi malati, non fatelo più nel mio nome".
Margherita D'Amico, intanto, riporta la notizia che gli aggressori verbali di Caterina Simonsen, non sono degli animalisti veri, ma - come si dice in gergio - sono dei fake . La fonte della notizia è il sito degli Animalisti Italiani. Ha la forma di una lettera del presidente della associazione, Walter Caporale, che alla fine esprime pure l'auspicio di poter incontrare, un giorno, Caterina, se lei lo vorrà...

Su Facebook, c'è la pagina di Vegan Warrior. I suoi intenti sono chiaramente iconoclasti. Numerosissimi gli screenshot 'ispirati' al 'caso Caterina. Ne segnaliamo due: questo, dove si riportano tutti gli auguri di morte ricevuti sul social forum dagli animalisti; e questo, con tanto di link su La Stampa.

Intervallo: una breve lettura a mo' di promemoria, a proposito di come nasce un farmaco. 

Ancora su Facebook, sulla pagina dell'ENPA, è possibile ritrovare una intervista a Susanna Penco, ricercatrice presso il dipartimento di Medicina sperimentale dell'Università di Genova, malata di sclerosi multipla da vent'anni e saldamente convinta "che sia proprio la sperimentazione animale ad allontanare le soluzioni e quindi la guarigione per i malati". Il futuro, afferma, è "la medicina personalizzata, che sfrutta le differenze genetiche interindividuali per capire il funzionamento delle malattie umane".

Altro contributo, altro approccio. Il sito delle Fallacie Logiche (ovvero, ben 263 approcci disonesti alla retorica), descrive la "strumentalizzazione dei malati".  Gli "animalari" (come vengono spesso chiamati dai pro s.a.), vengono tacciati di incoerenza, perché si curano con le medicine testate sugli animali.  Ma: "ogni farmaco messo in commercio deve essere necessariamente testato, per legge, anche sugli umani, in quanto questa è l’unica garanzia sia per la loro efficacia sia per la loro non nocività. Secondo molti studi soggetti a revisione paritaria (a disposizione per i testi), variamente contestati da altri (onesto sarebbe perlomeno dire che la questione sia controversa) , il modello animale è decisamente inaffidabile, per le intrinseche diversita tra specie, problemi di stabulazione e molti altri ancora. Quindi, per la precisione e l’onestà intellettuale la dicitura dovrebbe essere “testati sugli animali e sugli animali umani”.
Al giorno d'oggi, il diritto di "avere a disposizione  farmaci non testati sugli animali [...] è oggi  impossibile, in quanto essa è obbligatoria.  Quella che viene dunque definita “INCOERENZA”è in realtà una scelta obbligata, se non si vuole morire, e una VIOLENZA  in quanto viene impedita la possibilità, pena il martirio, di poter ricorrere a farmaci testati in altro modo (molti passi avanti si stanno facendo anche con la sperimentazione in vitro, secondo diversi studiosi piu affidabile).

Per essere definiti incoerenti dovrebbe sussistere la possibilità di poter SCEGLIERE senza rinunciare alla propria vita o salute, laddove si da per scontato che il modello animale sia l’unica via percorribile, e scontato non è. Non è scontato. La scelta non è data. Il messaggio costruisce quindi su di un INGANNO". Sui media meanstream è stato fatto passare il messaggio che la scienza abbia un parere unanime sulla vivisezione. Così non è: non sono solo gli animalisti a sollevare obiezioni. Le Fallacie, lo definiscono un "esempio di menzogna per omissione e soprattutto di Ad Misericordiam". (2-continua)
un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf
un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf
un articolo pubblicato il 31 marzo 2007 dal quotidiano inglese "The Guardian". Dalla voce di un ex-vivisettore, tutto l'orrore di questa pratica, e il perche' continua a esistere e a essere insegnata nelle universita' come fosse cosa dovuta e normale. - See more at: http://progressoeticovegano.com/content/ero-un-vivisezionista#sthash.qhmva3T2.dpuf


Rassegna stampa sul "Caso Caterina S" (1°parte)

Fonte: http://alternativesperimentazioneanimale.wordpress.com/




Per gli animalisti-antispecisti, i 'botti' di fine anno - sappiamo bene quanto siano perniciosi, i 'botti' - , sono stati tutti cartacei e internettiani. Mi riferisco al cosiddetto "caso Simonsen".
Caterina Simonsen, 25 anni, studente veterinaria, vegetariana, ama il suo cane, è affetta da ben 4 malattie genetiche. Pubblica un post con un video in cui si schiera per la ricerca su animali. Viene aggredita da insulti di cosiddetti animalisti. E nasce il caso mediatico: sui tre maggiori quotidiani nazionali - Il Corriere della Sera, La Stampa, La Repubblica -  ben tre giorni di fila di articoloni a piena pagina, pagine e pagine, molte foto, interviste a Caterina, lo schieramento dei politici smart del 'nuovo corso', episodi come l'intervista a Felice Cimatti, l'unico che dovrebbe sostenere le ragioni dell'articolato pensiero antispecista-animalista, Garattini che imperversa-sempre-uguale-a-se-stesso e dice che i ricercatori  "non sono cruenti", elzeviri e rubriche in prima pagina, ecc ecc ecc... Li ho conservati tutti, anche se si possono trovare on line sulle pagine dei suddetti quotidiani. Quando mi passerà la lieve costipazione che mi ha dato il Buon Anno allo scoccare della mezzanotte, magari ne pubblicherò degli stralci. Intanto, come ho scritto ad alcune e alcuni blogger in questi giorni vorrei per lo meno fare in modo che tutte le cose dette non spariscano nell'oblio... sono tramortito da questa levata di scudi verso gli animalisti, così, visto che non riesco - per ora - ad articolare un mio commento, mi metto nelle vesti di quello che raccoglie le testimonianze e ne fa tesoro. In fondo, faccio come uno dei miei scrittori-giornalisti preferiti, Ryszard Kapuściński - o come il 'suo' reporter preferito, Erodoto! - almeno lasciate che mi crogioli in questo supremo piacere intellettuale vagamente autocompiaciuto, visto che l'argomento non è piacevole né facile. Lascio la parola alle 'fonti dirette'. Tra un anno ne riparleremo. La prima risposta, è stata pubblicata da Gallianae in Fabula, un comunicato congiunto, che ho condiviso pure sul blog . 
Il comunicato si chiude con una frase che ne riassume le articolate riflessioni: "Per quanto esposto ci dissociamo da chi augura la morte a Caterina Simonsen, ma anche dalla sua presa di posizione a favore della tortura animale." .
Sempre su Gallinae, Alessandra Colla scrive "[la faccenda], peraltro, o càpita a fagiolo o è stata fatta capitare  — Andreotti docet —, dal momento che è ora all’esame delle Commissioni parlamentari un decreto legislativo che stravolgerà la Legge italiana 6 agosto 2013, n. 96, che all’art. 13 stabilisce dei criteri alquanto restrittivi della facoltà di sperimentare: se questo decreto dovesse passare, il prossimo 13 gennaio 2014, sarebbe lecito effettuare esperimenti senza anestesia o analgesia; si potrebbero praticare esercitazioni didattiche con animali; si annullerebbero le limitazioni su animali modificati geneticamente e il riutilizzo in più test; i fondi destinati alla ricerca privilegerebbero la s.a. in misura dell’84% a scàpito dei metodi alternativi; slitterebbe di quattro anni il divieto di prove con animali per xenotrapianti, alcool, tabacco e droghe eccetera. Un colossale passo indietro, uno schiaffo alla nuova sensibilità proclamata da milioni di persone in tutto il mondo, un punto a favore del mostruoso meccanismo che muove interessi plurimiliardari in tutto il mondo" . [sottolineatura mia]. Gli "anti s.a." - scrive ancora Colla, sono un organismo in crescita, di parti per nulla uniformi, ma per lo meno tutte accomunate "da un tratto distintivo — la capacità di immedesimarsi nel dolore del vivente non-umano, straziato da un’arroganza antropocentrica spinta troppo spesso ad estremi intollerabili sotto ogni punto di vista." . Sono ragioni emotive ed empatiche difficili e complesse - poco popolari, frutto di percorsi individuali più o meno lunghi, spesso annosi, difficili da far condividere, e che comunque in questo frangente sono state del tutto polverizzate, appiattite sull'orizzonte della meschinità aggressiva degli insultatori, diventati, di colpo, 'TUTTI' gli animalisti.
Simonsen, d'altro canto, "è l’interlocutrice ideale dei fautori di un modo di fare scienza che sta alla ricerca del XXI secolo come la meccanica newtoniana sta alla fisica quantistica" - è di impatto sulla massa , che si emoziona facilmente, e che difficilmente 'perde tempo' per informarsi e for-marsi un pensiero autonomo - tanto più su questioni spinosissime come questa.
Quel che scopriremo, è che Caterina Simonsen, è molto amica di Giulia Corsini, vice-presidente di Pro-Test Italia. (1-continua)
 

lunedì 30 dicembre 2013

Mamma, li animalisti!

"l'amore non conosce barriere" (Fonte: Facebook - a disposizione per precisazioni su segnalazione)


Pare che ai tempi della pirateria medievale, ci fosse il detto "Mamma li turchi!". Non me ne vogliano i turchi veri: la parola "turco" , era in realtà una figura retorica. In questi giorni (solo in questi?), la parola "animalista", sta rischiando di fare la stessa fine.

Perciò, scrivo qui una brevissima nota volante, che nasce in coda a commenti a vari post ben altrimenti ponderati e argomentati, della parte di animalisti che provano a usare il cervello (e, strano ma vero, sono la maggior parte!).
A pensarci bene, è meno di una nota: è un promemoria... aspetta solo di venire approfondito ...

Vien da pensare che il 'caso Simonsen' sia stato pensato come un ricatto morale, come un voler mettere gli animalisti di fronte a una parete di sesto grado, fatta di specchi, una sfida sleale (di cui, voglio continuare a pensarlo, la Simonsen - per lei auguro ogni bene e salute -  è strumento non fino in fondo consapevole, forse a causa della malattia... il dolore indebolisce anche la lucidità di pensiero): "adesso, animalisti, vi tocca smarcarvi dalle accuse di violenza e misantropia; provate ORA a convincere la gente comune che VOI siete buoni e bravi e soprattutto che quel che dite è vero; adesso, ce l'avete dura" ... così ci direbbero i pro-test... e intanto, la legge che dovrebbe limitare la vivisezione, è in serio pericolo, rischia di diventare la solita legge-foglia-di-fico all'italiana, un gattopardesco" tutto cambia perché nulla cambi"

domenica 29 dicembre 2013

Il fine non giustifica i mezzi: una risposta a Caterina Simonsen

Caterina Simonsen, riposa insieme al suo cane. Fonte: Gallinae in Fabula
di Veganzetta, Gallinae in Fabula, Manifesto Antispecista, Mappa Vegana Italiana, Forum Etici

Vivere nonostante i problemi di salute che l’affliggono non deve essere facile per Caterina, e a lei, contrariamente a quello che è accaduto sul web, va la nostra solidarietà di antispecisti. Avere 25 anni e non poter godere appieno della vita, e dipendere da macchinari e farmaci è una tragedia personale, alla quale però Caterina Simonsen ha voluto rispondere avallando una tragedia collettiva.
La tragedia collettiva di cui parliamo è la vivisezione o sperimentazione animale, come preferiscono definirla coloro che la difendono, comunque la si voglia chiamare, facciamo riferimento a una vergogna per l’umanità tutta, una pratica a cui soggiace un concetto allucinante: il fine giustifica i mezzi; qualunque scelta o azione è lecita pur di ottenere un risultato utile o positivo per chi la compie.
Caterina dice di amare gli Animali, è vegetariana (cosa lodevole), si fa fotografare abbracciata al suo compagno canino, studia per diventare una veterinaria, insomma la si potrebbe definire una persona a cui stanno a cuore gli Animali, allo stesso tempo per far fronte alla sua situazione difficilissima, e umanamente comprensibile, non esita a utilizzare metodologie derivanti dallo sfruttamento degli Animali. Ma chi non lo farebbe se fosse al suo posto? Ben pochi avrebbero il coraggio di spingere la propria coerenza personale sino a tali limiti. Se quindi di comprensione e di empatia si può parlare in questo caso, non possiamo, in tutta onestà, condividere il suo appello in favore della strage di milioni di Animali in nome di un “bene supremo” che sarebbe la salute umana (e nello specifico la sua).
Non possiamo e non vogliamo condividere un appello che trasforma una persona umana affetta da rare patologie in uno spot vivente pro-vivisezione, divenendo lei stessa strumento propagandistico (si spera del tutto inconsapevolmente, ma dubitare è lecito) nelle mani di chi gli altri è abituato a strumentalizzarli – a usarli – quotidianamente; e ciò perché siamo assolutamente convinte/i che mai i fini possano giustificare i mezzi. Perché se ciò accadesse, se tale paradigma divenisse consuetudine universalmente condivisa (ma forse lo è già), non ci sarebbe limite alla violenza, alla sofferenza e al dominio sull’altro. Molti in ambito animalista hanno accomunato le pratiche mediche naziste inflitte agli ebrei ai protocolli sperimentali con l’utilizzo di Animali, se il paragone può sembrare esagerato o retorico (ma del resto adeguato alla situazione visto e considerato che la stessa Caterina ha usato pubblicamente il termine “nazi-animalisti”), a sgombrare il campo dagli indugi basterebbe elencare le numerose conoscenze mediche, biochimiche e fisiologiche, le sostanze chimiche, che ancora oggi vengono utilizzate per il “bene supremo” umano, e che sono derivanti da torture inflitte agli ebrei nei campi di concentramento e sterminio nazisti: come il comune test di Clauberg sulla fertilità (per maggiori informazioni si legga: http://www.veganzetta.org/?p=3756), o sostanze di derivazione ormonale come il Progynon e il Proluton, largamente impiegate nei casi di sterilità e di rischio di aborto nella donne; sostanze che possono salvare la vita di un nascituro, o dare la gioia a una persona di avere un figlio. Chi siamo noi per giudicare delle persone che ricorrono a queste soluzioni nella speranza di guarire da una patologia che le ha colpite? Ma allo stesso modo chi siamo noi per giustificare i metodi raccapriccianti che hanno portato alla messa a punto di tali sostanze? Per Caterina le medicine che assume significano vivere, per molti altri esseri senzienti hanno significato dolore e morte. Caterina diviene vittima di malattie che possono, a oggi, essere curate solo con sostanze che hanno causato vittime non umane a migliaia: lei non ha colpa di tutto ciò. Ma ne diviene complice nel momento in cui decide di difendere pubblicamente tali metodi: non ne ha alcun diritto né come persona umana, né come malata. E’ questo il suo grande errore, ed è questo che non possiamo e non vogliamo condividere, e che anzi condanniamo fermamente. Nessun fine può giustificare i mezzi, nessuno oserebbe affermare ciò che afferma Caterina se le vittime sacrificali fossero i propri cari, la propria famiglia, o anche il proprio Cane (lo stesso della foto di cui si parlava prima, per esempio), questo perché saremmo colpiti nei nostri sentimenti, nei nostri affetti più profondi: meglio che accada ad altri, lontani, distanti da noi, diversi. In fin dei conti le vittime di Clauberg erano per i nazisti “solo ebrei”, quindi meno che umani, e le vittime dei farmaci che assume Caterina erano “solo animali”, quindi nemmeno umani.
Di sicuro molte persone si sentono più sicure perché protette da eserciti e da servizi segreti pronti a tutto pur di difendere un determinato modello di vita, anche a costo di torturare Umani, di imprigionarli, di ucciderli, di richiuderli ed espellerli come si fa con oggetti non desiderati. Ma ciò può essere sopportato solo da chi da queste vergogne trae giovamento, da chi ha la fortuna di trovarsi dalla parte del più forte. Ma a quale prezzo? Ci sarà mai fine a questo macello quotidiano che smembra Animali, Umani e il Pianeta stesso? E’ questo egoismo assurdo che abbiamo il dovere morale di sconfiggere, partendo da chi è l’ultimo degli ultimi: il non umano, vittima anche delle cure che salvano Caterina e in definitiva tutte/i noi.
Vorremmo vedere il sorriso di Caterina senza una maschera di plastica, ma allo stesso tempo vorremmo che tale sorriso non significasse lo strazio di milioni di altri esseri senzienti che hanno il suo stesso diritto a vivere una vita serena. Affermare che ora non si può fare altrimenti non può essere una giustificazione, sarebbe solo una resa ipocrita e una degradazione morale. Una scienza priva di un’adeguata riflessione etica è solo un’aberrazione della nostra propensione alla conoscenza, e può solo generare mostruosità, ingiustizie e dolore. La fine della sperimentazione sugli Animali non è una questione legata al superamento di necessità contingenti, ma è meramente una questione di volontà.
Per quanto esposto ci dissociamo da chi augura la morte a Caterina Simonsen, ma anche dalla sua presa di posizione a favore della tortura animale.
Saluti antispecisti.

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