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domenica 16 giugno 2019

I canti delle balene





La balena, per via delle sue dimensioni, del suo modo di nuotare, della sua voce, ci porta istantaneamente in una dimensione ancestrale e senza tempo: quella di un mondo profondo e immerso nell'acqua.

venerdì 20 luglio 2018

Cronocromie musicali




Il primato incontestato in campo musicale non spetta agli umani, che sono forse i musicisti meno dotato del regno animale.
Si legge una frase simile nel capitolo 'Suono' scritto da Vincenzo Santarcangelo e presente nella antologia "A come animale - Voci per un bestiario dei sentimenti" (cura di Leonardo Caffo e Felice Cimatti), edita da Bompiani nel 2015.

Hai letto con estremo interesse e piacere questa antologia, e magari ci tornerai in futuro. Intanto, puoi sempre parlare dei contributi presi singolarmente - come in questo caso.

venerdì 1 settembre 2017

Il Gardellino musicale



... e se l'osservare gli altranimali ci funzionasse come volano, come spinta, per diventare completamente umani (grazie alla nostra attitudine specifica alla imitazione)?




per esempio: gli umani hanno imparato a fare musica ascoltando il canto degli uccelli?


sabato 13 maggio 2017

Lupi e Helene Grimaud


... e se Homo avesse cercato il legame con Lupo perché ne era rimasto affascinato? Perché era stato Ammaliato?

Ci sono molti pensieri e tante teorie sul quando, il come e il perché questi due animali si sono incontrati, conosciuti e affiancati - ma in un rapporto con luci e tenebre. Molte di queste teorie, le trovi sorprendentemente capaci di dare ragione di tanti aspetti di questo reciproco legame - che si è risolto nel legame col Cane. Sono teorie e pensieri potenti, capaci di illuminarci sul nostro essere qui, come siamo - come siamo stati, come dovremmo e come potremmo dover essere sulla terra.
Probabilmente, ne scriverai ancora - un po' ne hai scritto, in alcuni vecchi post, quasi tutti quelli focalizzati su cinofilosofia o zooantropologia. Poiché si tratta di due visioni molto complesse, ricche e articolate, sarò molto probabile, infatti, tornare a parlarne - parlarne, scriverne, ti piace e ti coinvolge.
Adesso, però, quello che stai per scrivere è un pensiero epifanico, ai limiti della folgorazione e della provocazione.

Il lupo vive i momenti uno dopo l'altro, immergendosene; noi - la scimmia - viviamo i momenti saltandoli, come se fossero trampolini per arrivare al momento successivo. Solo che così, ogni istante è allo stesso tempo sempre e solo traguardo dell'istante-trampolino precedente e trampolino per l'istante-traguardo successivo... senza mai essere vero momento-momento. Così potrebbe sembrare.
Viviamo in un anelito costante, e non è che sia una condizione di vita che porta alla felicità - diresti, una felicità intesa come consapevolezza, equilibrio. Il lupo, con tutta evidenza, ci sembra invece sempre pienamente equilibrato, presente - dunque felice.
E quindi: se avessimo cercato, allora, il Lupo come maestro di vita? Per capire e scoprire il modo per essere nell'istante -  e quindi felici - ? (O, forse, ri-scoprire). Se gli avessimo proposto di camminare insieme perché ci eravamo innamorati della sua capacità di vivere gli istanti del tempo- ci eravamo innamorati di lui - ?
E questa è la tua epifania, questa intuizione - insight -  spuntata tra le righe scritte dal filosofo Mark Rowlands, nel suo libro che ha per protagonista proprio il lupo.

A ben vedere, una suggestione poetica - ma perché non potrebbe essere vera? Nessuno di noi era lì, tanti milioni di anni fa, a vedere e a vivere i moltissimi ripetuti incontri e scontri tra umani e lupi, sgranati nel corso di innumervoli rivoluzioni solari;  mentre ci sono molte ipotesi sul valore magico, simbolico, intangibile, delle pitture rupestri, a segnare e testimoniare che l'uomo aveva  vivida impressione di tutti gli altri viventi.

Questo innamoramento, è vivo anche oggi - eppure è mescolato a meschinità, crudeli efferatezze e odiosi egoismi umani. Siamo attratti, ma ci sentiamo anche sopraffatti.

Siamo innamorati- stregati dei-dai lupi. La loro voce, il loro canto - che forse per loro e tra loro è canto di festa, di gioia, è richiamo, è invito - a noi appare rabbrividente, ma ci ipnotizza.  E in qualche modo, lo cerchiamo.
Senti la voce del lupo e non la dimenticherai mai più.  Forse è quello che in gioventù è capitato a Helene Grimaud. Che è musicista, pianista, ma forse per prima cosa è umana innamorata dei lupi.
Hai scoperto le cose che lei fa - il pianoforte, la scrittura, le scene di film - e desideri approfondire. Non puoi pensare che una artista che si ricorda degli animali, li ascolta, forse anche li protegge e di sicuro li racconta - sei sicuro che sarai felice di scoprirla. Già adesso, in effetti, ti sei messo ad ascoltarla. Ma non è che l'inizio.



Per un certo periodo della sua vita, Helene Grimaud ha lasciato le sale dei concerti per i boschi, a contatto con la ancestralità dei lupi. 
Credi che quando è tornata nei teatri, in qualche modo i lupi siano andati con lei. 














PS
PROSSIMAMENTE 

questo post è quasi come un trailer

un post sui lupi di Jim e Jamie Dutcher, 
un post sui lupi travestiti di Barbara Gallicchio
un post sul lupo filosofo di Mark Rowlands

venerdì 5 maggio 2017

La zoosfera: suoni animali encriptati

la copertina del CD

Immagina: stai camminando su una via di campagna, alla periferia di un paese spalmato in pianure che stanno per trasformarsi in risaie. Sera, la luna è crescente, ma le stelle più luminose si vedono chiaramente. Nubi lontane si stanno diradando all'orizzonte e riflettono le luci della città vicina.
Dai campi, è tutto un concertare di suoni, voci, canti, richiami, discorsi, comunicazioni, avvisi, appelli, di rane, ranocchie, rospi e raganelle. 

Ancora: stai camminando su una stradina in collina, o in montagna. La luna è nuova, la Via Lattea ammicca ovunque nel cielo, ogni volta che alzi lo sguardo, oltre le fronde sospiranti degli abeti di un boschetto, a ridosso di grandi prati dall'erba lunga.  Tra quei miliardi di steli verdi, friniscono i grilli. Vicini o lontani, ma sempre impossibili da localizzare.

Ecco, mentre riascolti il CD di Dario Martinelli e Petri Kuljuntausta, pensi che ricordi simili siano in grado di approssimare uno dei possibili significati  e sensi di questa esperienza sonora-musicale. Metti il CD nel lettore, poi basta chiudere gli occhi e ... "questa stanza non ha più pareti, ma alberi infiniti" (o cespugli e il mare lontano: se stai ascoltando forsennate matte cicale alle due del pomeriggio lungo una costa rocciosa; o quello che puoi ricordare o puoi preferire, l'unico limite è solo la fantasia e la capacità di ricordare e tesaurizzare esperienze immerse in luoghi popolati da piante e altri animali liberi). In effetti, te ne rendi conto, è piuttosto difficile - infatti - rendere pienamente il senso e le sensazioni di un simile ascolto - lontanissimo dai dischi new age e ambient con i canti delle balene in sottofondo, per esempio; anche se balene e altri mammiferi marini ci sono pure qui): la differenza - credi - la fa il tipo di predisposizione all'ascolto, che qui appare erratica, una giustapposizione di suoni e voci animali, una accumulazione che però mai crea fatidiose, confuse, sovrapposizioni. Vitalità, invece di cacofonia: perciò, sorprendentemente facile da ascoltare.


La bella chiacchierata col professor Dario Martinelli ti ha portato all'ascolto di un po' di musica particolare, autentica musica-animale. Il primo esempio è questo CD, che con la sua illusione ottica in copertina ti ha già messo nel mood giusto per l'ascolto. Questa mappa-mondo-zecca in stile von Uexküll è un bel gioco di immagini: reiterato nel retro del CD, dove il mondo è una rete a forma di palla, su cui cammina un ragno.

Come si legge dalle note nel libretto: il CD è il frutto di due momenti di collaborazione tra i due musicologi - momenti rimasti unici e irripetuti.
Il primo incontro è riportato - per dispetto? ;) - nella seconda delle due tracce. I due musicologi si sono incontrati per l'installazione  live elettronico-musicale di Kuljuntausta, nel 2003 (Leena Kuumola Art Gallery a Helsinki). 
Con appena mezz'ora per preparare qualcosa da eseguire, Martinelli ha messo in gioco le sue pionieristiche esplorazioni zoo-musicologiche, che si sono combinate con le campionature elettroniche. Una specie di jam session moooooolto animal-tronica, come se extraterrestri avessero dialogato con animali e piante del nostro pianeta.

Qualche anno dopo (2004-2005), il compositore Shinji Kanki - lui stesso interessato nella Zoomusicologia -  ha commissionato a Martinelli una suite zoomusicale per una sessione concertista del New Music Academy al Sibelius Academy. Martinelli ha contraccambiato in questa occasione l'invito di Kuljuntausta. Il risultato si ascolta nella track 1.2.
La storia della nascita del brano, così come è raccontata nelle note, ti è sembrata interessante: nei due mesi che li separavano alla premiere (31 marzo 2005), i due musicisti studiosi hanno pensato di innalzare l'asticella della sfida - oltre che della conseguente suggestione, in caso di buon risultato. Ogni singolo suono del brano doveva essere un suono di origine animale. I due, da questa base, si sono scatentati coi campionamenti, creando un tessuto denso, anche quando appare rarefatto (il silenzio è di per se stesso un potente suono, e i suoni che da esso si ritagliano spazi e onde, brillano come radiofari interstellari). La suggestione è potente: provate a chiudere gli occhi e non vi sentirete più sicuri di essere ancora dentro casa vostra! 

La suite, infine, è stata ripetuta con improvvisazioni live in occasione di Eclectica Avant Garde Festival a Tartu, nel 2005, con una coreografia zoomorfica di Laura Pesonen.

Non sentirete più il cinguettio dei passeri, il ritmo tambureggiante  del picchio o il verso della volpe - per esempio -  con le stesse orecchie di prima...










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