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venerdì 25 settembre 2020

Film, L'unico e Insuperabile Ivan, di Thea Sharrock - il trailer

 



"Questa è l'occasione di dare vita a un cambiamento reale, che getti le basi per una parità tra tutti, a prescindere dall'identità di genere, dal colore della pelle o dall'orientamento sessuale". Parola di Brian Cranston a proposito dei movimenti Time's Up e Black Lives Matter (il Venerdì, 18 settembre 2020).

Ti aspetteresti che, tra le varie "differenze" da difendere, l'attore nomini anche l'appartenenza di specie, visto il suo più recente ruolo nel film "L'unico e Insuperabile Ivan": infatti, recita nei panni di Mack, proprietario di un piccolo circo che si trova all'interno di un centro commerciale (storia vera) e che tra i suoi animali accudisce il gorilla Ivan e la elefantina Ruby. "Mack ha creato il circo per poter tenere al sicuro Ivan" - dice Cranston - "che ha allevato come un figlio, ma è consapevole anche di averne limitato la libertà" (come minimo...). "Anche questa storia pone un interrogativo: è giusto tenere gli animali in cattività?".

mercoledì 3 luglio 2019

Le giraffe di Mordillo (e altri animali)



Lo scrivono tutti - e non poteva essere altrimenti. Il suo nome e i suoi disegni che trovi delicatamente arguti, rimbalzano di sito in sito, di giornale in giornale. Ma tutti lo conoscono solo col cognome: Mordillo.




lunedì 11 febbraio 2019

Dumbo, dopo 70 anni ancora al circo


Dumbo - L'elefante volante, è un film Disney che risale al 1941, basato sulla storia scritta da Helen Aberson e illustrata da Harold Pearl.
Nella storia del film, Dumbo, il piccolo protagonista, è  un cucciolo di elefante, che viene ridicolizzato per via delle sue grandi orecchie, finché non imparerà a volare utilizzando le orecchie come ali. Durante la maggior parte del film, il suo unico vero amico è il topo Timoteo. 
Una trama, quella del film, breve e tutto sommato lineare, ma con diversi momenti degni di nota - anche bizzari, come gli elefanti rosa. Il tema centrale è: la derisione e la emarginazione del diverso, che alla fine trova fiducia in se stesso e si riscatta. Da queste poche parole, si capisce come sia una trama che si può applicare solamente a qualche centinaia - per non dire migliaia - di film. Ecco perché - dopo il remake live action de La Bella e la Bestia - la Disney ha deciso di rifare in live action - e con abbondante CGI - anche questo piccolo classico della animazione, che ormai spegne più di 70 candeline.


mercoledì 29 agosto 2018

Ci vorrebbe il mare...



Che cosa avrà pensato quest* elefante, sentendo le onde che bagnavano le sue gambe? sentendo la brezza sulle orecchie? assaporando gli odori con la sua sensibilissima proboscide?




martedì 13 febbraio 2018

L'etica è fatta a scale (?) c'è chi scende c'è chi sale



Certi papà, insieme ai figli giocano coi trenini, oppure gli insegnano a nuotare.
Certi papà, invece, escogitano disorientanti illusioni ottiche.
Come Lionel Penrose, che insieme a suo figlio Roger immaginò questa scala .

venerdì 9 gennaio 2015

La nostra specie

Annamaria Manzoni in un fotogramma del film di Lamberto Carrozzi


Mentre rivedevo questo film, ho ripensato a una fulminante pellicola italiana: "I mostri" (1963).
Mi è sbocciata alla consapevolezza mentre riascoltavo le interviste che il regista ha fatto ai passanti per strada, su argomenti come "l'amore per gli animali", "i vegetariani", "la vivisezione", l'"alimentazione corretta"; o quando fa parlare alcuni cacciatori che ci raccontano come siano loro i veri "amanti e difensori della natura" (!); e che, occasionalmente, vanno pure a pesca. Sono tutte nel film.
Ho pensato alle loro frasi, alle argomentazioni, ma soprattutto ai comportamenti di negazione, di deviazione e ridicolizzazione dei problemi, delle domande che li mettono di fronte a una realtà troppo insopportabile quando la si viene a scoprire, troppo ineludibile, che si preferisce - nonostante tutto - continuare a negare, sfuggendola e fuggendo. Pensavo alle loro reazioni di noia quando non trovano più argomentazioni di fronte alla nudità del re-umano che gli viene esibita dall'intervistatore-complice (del regista). Nell'accostamento estemporaneo di quel film a questo film (molto diversi tra loro), vien fatto di pensare: gli italiani non sono cambiati in cinquant'anni, ma forse non sono solo gli italiani, bensì gli individui che nascono sotto forma di umani; loro (noi) sono (siamo) gli artefici di un dominio totale nei confronti degli altri animali, e non solo (anche di altri individui umani che decidiamo di animalizzare, con ciò intendendo denigrarli).  Perché, il nocciolo della questione, ha a che fare con una certa essenza, un 'proprio' dell'umano, troppo umano, che è fondamentalmente legato a profonde e scure facce psichiche e psicologiche.





Questo film di Lamberto Carrozzi è il resoconto degli studi e delle ricerche condotte da Annamaria Manzoni, psicologa e autrice del libro "Noi abbiamo un sogno", scritto in difesa dei diritti di ogni specie vivente. Il resoconto della scrittrice è anche l'amara disamina di un modello di sviluppo "antropocentrico" che degrada, tormenta, smembra, uccide, la vita, gli individui vivi, a milioni, a miliardi, rendendo questo pianeta un autentico luogo di condizione infernale.





Annamaria Manzoni ha una lunga esperienza nell'ambito della tutela minorile, maltrattamenti, abusi.
Ha scritto molti libri sul rapporto che lega umani e altri animali. Di uno di questi libri, abbiamo chiacchierato sul blog.
Il suo racconto si svolge con un linguaggio piano e con un tono addirittura dolce, ma è implacabile, scova la radice psicologica e antropologica del sadismo, per non lasciarla più scappare, perché non la si possa più - dopo - ignorare.

La banalità del male è tra noi, regola l'intero nostro dominio unilaterale contro gli altri animali, dei quali non pensiamo più che siano individui vivi, ma oggetti, strumenti, prodotti, scarti, eccetera.

Il male-banale  può diventare freddo, burocratico, può essere insensibile alle grida di disperazione, agli sguardi di angoscia, al sangue, alla morte degli animali bloccati e torturati nei laboratori di vivisezione o massacrati nei macelli e negli allevamenti intensivi.





La crudeltà è umanissima, eppure non la riconosciamo come nostra, non la vogliamo vedere, non le diamo accoglienza nella nostra umanità. Anzi, la mascheriamo, la incorniciamo all'interno della  convinzione antropocentrica che abbiamo costruito per noi stessi da molte migliaia di anni, fin dall'origine delle nostre civiltà, che si costruiscono su questa crudeltà, ne sono plasmate, intrise, intrecciate.



Se certe realtà non le sopportiamo, se ci risulta intollerabile la loro vista, allora dovremmo decidere di fare tutto quello che è nella nostra possibilità fare, perché non accadano più.

Il film perciò, si conclude con un discorso molto toccante, che si richiama al 'sogno' di Martin Luther King.

In questo 'nostro' sogno, la violenza contro gli animali viene punita, anziché regolamentata dalle leggi; la crudeltà verso gli animali viene considerata abbietta, anziché normale.

"Perché senza la fine della violenza sugli animali, nessun progresso sarà mai tale,né la vittoria sul dittatore avrà valore se il nuovo vincitore ancora festeggerà con tavole imbandite con le solite vittime…"
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mercoledì 24 dicembre 2014

Il tuo biglietto = la loro prigionia (circo, zoo, bioparco, ecc)


Cosa può raccontare questa immagine?
Per cominciare, va detto che si tratta di una immagine estratta d'impulso dal socialforum, per cui non ne conosco la fonte. Non so neppure se le giraffe immortalate (?) siano in uno zoo / bioparco, in un circo, o quale altra struttura umana contenitiva di altranimali.

Tutto considerato, non è essenziale in quale casella della tipologia dei luoghi 'panottici' vada inserita questa stanza per le giraffe.
L'essenziale autentico, il punto focale, credo sia altrove, e abbia a che fare con altri elementi della foto.

Intanto, ecco - a contrasto - un'altra immagine di giraffe:

Fonte: Fresh Boo!

La prima foto sembra quasi - potrebbe dare l'impressione di essere - una rappresentazione teatrale, la ricostruzione indoor della scena che vediamo nella seconda.
Con l'appunto che le giraffe 'attrici' nella prima scena, sono in realtà prigioniere, il loro spettacolo, la loro 'recitazione', è coatta, obbligata, e quel che va davvero in scena è la loro mancanza di libertà, in una prigionia che per loro significa vivere esperienze di disorientamento, confusione, frustrazione, noia - o peggio.
In quel contesto si aggiunge la beffa umana, al danno della privazione della libertà: e lo slancio esplorativo, vitale e sanamente famelico della giraffa che cerca di brucare le fronde dipinte, viene negato e mortificato, ridotto a scherzo, declassato a esemplificazione tutta antropocentrica di una ipotizzata 'stupidità animale', l'incapacità di distinguere la realtà circostante, banalizzato a spettacolo per guardoni.
L'individuo animale in tal modo viene trasformato in un burattino semovente - oggetto artificiale in un contesto artificiale, da osservare all'infinito, grazie anche all'obiettivo - ulteriore patina artificiale, un occhio elettronico meccanico che blocca l'istante e lo trascina via a grandi distanze, nello spazio e nel tempo (infatti, chissà quando queste giraffe prigioniere sono state fotografate?).
A questo punto, diventa impossibile qualsiasi forma di immedesimazione, qualsiasi tipo di empatia.
Come in un gioco di specchi, dove sono le macchine  dettare le regole, l'assenza di empatia, si ripercuote anche sull'osservatore umano, che si illude di essere al riparo dal rischio di imprigionamento: in realtà, di fatto, è già prigioniero di un contesto quasi totalmente artificiale e -in più - l'assenza di capacità di immedesimazione, di attenzione verso un individuo altro, lo porta (ci porta), a una perdita di capacità di relazione con gli altri umani, per non parlare di attenzione al nostro stesso interno vivere dei pensieri e delle emozioni, che non capiamo più, che neghiamo, che censuriamo. Perché le abbiamo tolte e negate prima di tutto agli altri animali (ci siamo dimenticati, o meglio , rifiutiamo di ricordare che siamo animali anche noi), e le abbiamo estromesse dal nostro orizzonte. Un orizzonte  concluso e chiuso da ulteriori pareti, più o meno decorate. 
Attenzione: non sto dicendo che questa situazione è negativa perché si ripercuote su di noi; sto dicendo che prima di tutto è negativa in sé, che va contestata perché è un atto di prevaricazione verso altri individui di altra specie - sensibili e desiderosi di libertà tanto quanto i loro carcerieri umani, che non sanno più fare le connessioni empatiche delle realtà che vedono, che vivono e che creano. E' negativa perché toglie dignità, toglie senso, alla vita irripetibile di individui che sono stati reclusi dal mondo, e che sono stati negati al mondo, nel quale non potranno mai più lasciare traccia della loro azione di vita.

venerdì 5 dicembre 2014

Il Circo

Fonte: Diario di una Traverlholic

Cantava Bruce Springsteen in una vecchissima sua canzone che avrebbe potuto scrivere anche Tom Waits, o Vinicio Capossela, o persino Caparezza: "Il Circo è tornato in Città".
Ma il suo era il circo della donna-cannone e dei trapezisti. Niente animali.
Invece, il circo che è tornato in città - a Novara, dove per ora abito - è quello con gli animali, lo spettacolo triste di vite imprigionate, impaurite, spezzate e derise

La città si è dotata di un regolamento, che richiede al circo o all'espositore di fiera di compilare una scheda, da restituire al Comune, che la girerà al Servizio Veterinario. I veterinari dovranno effettuare quindi sopralluogo per verificare la corrispondenza tra quanto dichiarato e la realtà. I veterinari prendono in considerazione solamente gli aspetti legati al benessere e alla sanità animale (sic) nella struttura circense o espositiva.

Esiste un pdf di questo regolamento, che sinceramente ricordavo più sensibile in materia. Sembra che invece tutto si risolva nelle solite passacarte burocratiche; e in effetti il circo a Novara non manca mai.

Chiudo con un link:  Se Novara piange, Pordenone non ride. 

Su Tv Animalista, ci sono dei video.Buon divertimento.

(Eppure, i circhi senza animali esistono, grandi, medi e piccoli; grandiosi o casalinghi).

Magari, ci torneremo, e come sempre, se qualcuno vuol raccontare qualche sua esperienza in merito, è più che benvenuto!

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