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sabato 17 marzo 2018

Fantasia su un Tema di Thomas Tallis

PERIODO ELISABETTIANO


Questa sera, insieme alla splendida, dolce compagnia dei tuoi cani - e la pioggia fuori - desideravi più che mai qualcosa di bello...

La musica strumentale del '500 e '600. 
Gli strumenti solistici più diffusi in Europa all'inizio del '500 sono l'organo e il liuto - l'uno per la grandiosità, l'altro per la facile suonabilità. In Francia c'è ancora la antica viella. Appaiono i primi clavicembalo (corda pizzicata) e clavicordo (corda percossa).
In Inghilterra, in epoca Elisabettiana, è diffuso il virginale  - specie di piccola spinetta a tastiera, con corde pizzicate da becco di penna.


martedì 13 febbraio 2018

L'etica è fatta a scale (?) c'è chi scende c'è chi sale



Certi papà, insieme ai figli giocano coi trenini, oppure gli insegnano a nuotare.
Certi papà, invece, escogitano disorientanti illusioni ottiche.
Come Lionel Penrose, che insieme a suo figlio Roger immaginò questa scala .

domenica 5 marzo 2017

Il Vuoto di Guido Tonelli

Il fisico Guido Tonelli
La passione per la radio parlata l'hai sviluppata diversi anni fa, grazie a un amico che la teneva accesa fin dal mattino, mentre preparava il caffè. La stazione era fissa su Radio 3. Che è quella che ascolti tu sempre molto volentieri. E che hai ripreso ad ascoltare, grazie al wifi, in casa, con grande piacere, scoprendo anche le meraviglie della radio on demand o dei contenuti riascoltabili on line. 
Di ascoltarla in auto, poi, non hai smesso, sintonizzazione permettendo.

Ed è così che hai potuto ascoltare Guido Tonelli, fisico e accademico italiano il cui lavoro, insieme a quello di Fabiola Gianotti (in maniera indipendente e separata) ha confermato sperimentalmente l'ipotesi della effettiva esistenza del bosone di Higgs.

Senti parlare Tonelli alla radio e capisci -  ti ricordi - come mai la fisica, l'astronomia  - ma anche la paleontologia, per altri motivi - siano discipline scientifiche che ti appassionano e ti interessano. Sono in qualche modo sulla soglia dell'ignoto essenziale, quello dell'universo e quello della vita.  Si fanno speculazioni a volte ardite, si sfiorano pensieri filosofici, che si miscelano con la realtà delle cose. 
Pensi che  - apprendendo certe cose - non può non cambiare la visione del mondo e del nostro posto nell'universo: che queste scienze sono la nostra occasione per riprendere contatto con l'essenziale vibrazione dell'universo, con le sue vertiginose manifestazioni di esistenza; l'occasione per gli umani di dare larghezza e respiro alla parte empatica e collaborativa della loro etologia specifica.

Mentre parla di "Bosone di Higgs, Inflatone, particelle scalari, Vuoto, materia oscura, onde gravitazionali", ci esorta, quasi, a farlo, anche Guido Tonelli: " Quando ci sono state grandi scoperte scientifiche, si sono rotti i paradigmi, è cambiata in profondità l'idea che abbiamo dell'universo e del nostro ruolo in esso", dice. 
Dice: "Questo nuovo modo di vedere le cose, prima o poi avrà implicazioni su un piano generale. Da un lato è necessario che gli scienziati raccontino, in un linguaggio comprensibile.
Ma dall'altro, c'è bisogno un contributo di tutta la cultura, specialmente quella umanistica, per discutere fino in fondo le implicazioni: cosa a cui noi scienziati non siamo preparati, non è il nostro compito".

Sono i poeti e gli artisti che possono farci convivere con equilibrio e serenità col "Bosone, particella materiale che interagisce con tutte le altre particelle materiali, conferendo loro la massa e quindi caratterizzando tutto l'universo. Ha un ruolo decisivo nella costituzione dell'universo. Basta che modifichi lievemente questo accoppiamento, e l'intero universo non starebbe in piedi."

Tonelli, a questo punto fa appello per un nuovo umanesimo - e questo ti ha fatto ascoltare con ancor maggior interesse. 
Ti colpisce sentire uno scienziato dire che "Vanno colmate le differenti velocità, tra scienza e umanismo, contro il delirio di onnipotenza della scienza". 
Negli ultimi 4 secoli, e poi di più nell'ultimo secolo, lo sviluppo ha avuto due velocità diverse, tra cultura scientifica (a velocità esponenziale) e cultura umanistica (a velocità lineare).

C'è il rischio, insomma,  che separarle abbia conseguenze non proprio auspicabili - forse queste conseguenze le stiamo già constatando, subendo/vivendo, e non da oggi.


L'etica, la filosofia non sono dimensionate adeguatamente per il ruolo e le opzioni della scienza. La scienza dà illusione di onnipotenza. (Tonelli)

E questo capita perché la nostra etica e la nostra filosofia non hanno camminato alla stessa velocità della scienza. Sono state sempre più lente e/o (ma questa è una tua impressione), hanno intrapreso strade sempre antropocentrate, che guardavano sempre e solo 'dentro' , all'interno del recinto del villaggio - mentre la scienza guardava sempre 'fuori'. (Certo, per fortuna stiamo vivendo in una epoca in cui stanno sorgendo filosofie che cominciano a provare a guardare oltre il limite auto imposto dell'antropocentrismo). (E anche: certo, la scienza stessa non è una entità indipendente dal modo di agire e di pensare della specie umana, ed è una sua invenzione, iniziata da un certo periodo e da lì proseguita, anch'essa con tutti i suoi difetti).

E comunque: Perché? Per quale motivo l'etica, pur sbracciandosi e saltando, non riesce - per ora? - a coprire tutta l'area illuminata dalla scienza? Le risposte sono tutte complesse e nessuna definitiva, ti verrebbe da pensare che l'umano è ontologicamente, evolutivamente in grado di arrivare fino a un certo punto e non oltre del comportamento etico - ma non è la tua risposta conclusiva su una questione che ci è specialmente cruciale  - come specie animale.

Sono umani, però - per l'appunto - anche i filosofi, umanisti, artisti, che possono dare alla scienza e agli scienziati ciò che loro non sono capaci di fare.
La cosa migliore che potrebbero dare alla scienza, questi nuovi umanisti (ma il termine non ti entusiasma più) è proprio smettere di essere - solo - umanisti: dare alla scienza la profondità etica indispensabile per mitigare la sua potente pervasività penetrante, continuamente agita e applicata a tutte le 'cose' che formano la realtà stessa. 

Questo appello a un nuovo umanesimo, fatto da Guido Tonelli, si basa sulla considerazione che "l'accumularsi di conoscenze, ci dimostra che l'universo è precario, è in equilibrio precario. Il meccanismo universale potrebbe incepparsi, non è detto che sia eterno". (attenzione: queste sono parole nel contesto di una intervista radiofonica, accurata ma pur sempre coi suoi tempi. Nessuno sta in nessun modo dicendo che l'Universo finisce domani. Lo farà, appunto, coi suoi tempi cosmici...).

Quello che è importante è che con l'Universo, condividiamo la fragilità, e questo sentirsi fragili e precari in un universo fragile e precario, potrebbe (dovrebbe?) essere motivazione a prendersi cura di noi stessi, del pianeta, del sistema solare, una attenzione dei viventi, dei propri simili, non solo su base morale, ma su una nuova visione del mondo.

Tu avresti  gradito anche di più che tra i soggetti di questa cura venissero citati in modo esplicito anche gli animali non umani (dal momento che si evince dal tono del discorso che c'è la consapevolezza che la nostra è fragilità in quanto siamo animali).




Ancora due parole sul Vuoto. Dice, Guido Tonelli, che esiste un pregiudizio sul vuoto, che il vuoto sia il nulla. Mentre non è così. Il nulla è statico, fermo, stabile. Il vuoto è dinamico.
Infatti, l'ipotesi è che  "il nostro universo sia nato dal vuoto, sia una metamorfosi primordiale del vuoto, sia ancora vuoto.
Quando uno pensa al vuoto, pensa al nulla. Il vuoto non è il nulla, ma è un giacimento inesauribile di materia e antimateria. Il vuoto evolve, è dinamico.
Sappiamo che l'universo è nato da una trasformazione quantistica del vuoto, ma sui dettagli, sul come, bisogna ancora investigare sul meccanismo materiale della inflazione, che ha trasformato una bollicina in un enorme oggetto che ha tutta la materia e l'antimateria: l'universo".




E - davvero concludendo - il 'Vuoto' a te ha fatto venire in mente un collegamento del tutto estemporaneo - ma non è questo il lato emozionante, rabbrividente, spericolato della interdisciplinarietà e/o del pensiero laterale?.

Hai pensato alle parole di Massimo Filippi che ha ragionato sulla "Invenzione della specie" (un libro su cui vorrai tornare in dettaglio): "Lo specismo è una macchina dialettica il cui centro è vuoto". Questo vuoto, te lo visualizzi come uno strano pulsare di negatività, nel cuore di una macchina enorme e complessa, fatta di tanti meccanismi: un motore ad improbabilità chiasmatica, che si comporta come un buco nero (!). "Non possiamo afferrare lo specismo, perché siamo dentro di esso, risucchiati dal buco nero che lo riempie; è invece possibile lasciarsi trascinare dal flusso che corre tra gli opposti". 
Non è che questo è un esempio di quel nuovo umanesimo di cui parlava in radio il fisico Guido Tonelli?


PS
ispirati a Guido Tonelli e alla sua fisica, ci saranno presto altri post

lunedì 21 novembre 2016

domenica 26 gennaio 2014

Nessuna lumaca ha sofferto durante questa conferenza

Fonte: http://www.liquida.it/stefano-mancuso/
Nel luglio 2010, il professor Stefano Mancuso, ha partecipato a una conferenza TED.  Stefano Mancuso è Prof of Plant Science, c/o University of Firenze e lavora presso il LINV, il Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale. Adesso che ho dato tutte le coordinate e i riferimenti per permettere a chi fosse interessato di 'proseguire da solo' , vorrei dire in breve che sono rimasto intrigato dai percorsi scientifici di questo studioso, che è stato ospite anche a Radio Tre Scienza. Relatore anche al Festival della Scienza: ecco qui  la sua conferenza, più lunga e articolata rispetto alla TED.

Perchè "nessuna lumaca ha sofferto durante questa conferenza"? Innanzitutto, questa è quasi testualmente la frase con cui il professore si congeda dopo i ringraziamenti, al termine della sua TED; infatti, durante uno dei video che proiettava, a dimostrazione della capacità di movimenti anche rapidi delle piante, si vede una Dionea, pianta carnivora, che si chiude a scatto su una lumaca che sta passando tra le sue foglie. Il filmato si blocca sul fermo immagine, creando un certo qual pathos, come un vero e proprio cliffhanger cinematografico. Pathos che verrà sciolto e risolto alla fine: il filmato riparte, e si vede come la lumaca esca, incolume, viva, benché forse un poco traumatizzata, dalle foglie della Dionea. Un pizzico di umorismo assai britannico - molto in voga in certi ambienti scientifici -  che rassicura d'altro canto sulla sorte della lumaca.

E che, forse, può essere anche segnale di una certa attenzione etica - so bene che si tratta quasi certamente di una mia interpretazione sopra le righe. La parola 'etica', tuttavia, viene pronunciata almeno in un paio di occasioni, dallo scienziato, quando si parla di sperimentazione sensoriale sulle piante e di ibridi pianta-macchine (i robot 'plantoidi'). Anche questa è una mia speranzosa forzatura, ne sono consapevole - soprattutto per quel che ha a che fare con la metodologia scientifica. Mi intriga però conoscere un mondo di viventi del tutto diverso dal nostro, eppure con molte affinità: il parere di Mancuso, è che le piante abbiano una attività paragonabile a quella del cervello degli animali, oltre a sensi e a linguaggi di comunicazione.
Una antropomorfizzazione? Si potrebbe crederlo in toto solo se non si ascoltano le parole e le spiegazioni del professore.

Tuttavia, mi pongo anche delle domande (ma non mi dò delle risposte....): il dire che sperimentare teorie cognitive e ibridi vivente-macchina, ricorrendo alle piante invece che agli animali (autotrofi vs eterotrofi)(?), potrebbe forse sottintendere - suggerire - una qualche disapprovazione o critica nei confronti dell'uso di animali nella ricerca scientifica? con ciò, implicitamente, condannerebbe sotto il profilo etico la pratica vivisettoria, dal momento che sembrerebbe possibile utilizzare (sic!) le piante con la certezza di risultati attendibili, ma adottando allo stesso tempo una pratica eticamente non avversabile? (una vertigine di Argomenti Indiretti); oppure è segno di antropocentrismo-specismo al cubo, che una volta di più decide arbitrariamente e in modo unilaterale i confini della tutela e del rispetto?;  oppure l'intelligenza delle piante è da mettere tra virgolette, per il fatto che non esiste comunque un sistema nervoso centrale e nervi deputati alla trasmissione di segnali - anche dolorosi - ?

Ascoltare Mancuso rimane comunque stimolante - e non posso non dire di aver ascoltato per una volta con sollievo il racconto interessante di uno studio sperimentale scientifico. Ricordo che gli chiesi, tramite sms, in occasione di una sua ospitata a Radio Tre Scienza, che cosa dovevano fare allora i veg, sotto il profilo gastronomico. Purtroppo, non ho ritrovato sul sito della radio il podcast, o quel che è, di quella trasmissione, posso solo riferire a memoria che disse che questa domanda gli veniva rivolta spesso, e che c'è comunque differenza tra il nutrirsi di un vivente autotrofo le cui parti ricrescono e rigermogliano e nutrirsi di un vivente eterotrofo, che viene ucciso irrimediabilmente.
Gli animali sono singolarità individuali irriducibili. Forse allora, le piante non lo sono? 
Mi piacerebbe riavere l'occasione di parlare ancora col professore. Intanto, rimane l'impressione di uno sguardo su un universo vivente davvero altro-da-noi, eppure con noi mescolato e convivente - pur sempre - sullo stesso sasso azzurro, con la sua buccia di gas respirabili

domenica 12 gennaio 2014

Voci Nuove per gli Altri Animali

fonte: Facebook from internet; a disposizione per segnalazione autore

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Afasia: ecco per me, quale è stata la dolorosa somatizzazione dopo il 'caso Simonsen'. Come uscirne?
Lo Zingarelli descrive così 'afasia': disturbo del linguaggio che comporta un'incapacità parziale o totale di espressione mediante parole, scrittura o segni, oppure della comprensione del linguaggio parlato o scritto, dovuto a danno cerebrale o a cause psicogene.
Eccomi servito. Sono stato infatti, per ben più di dieci giorni, del tutto incapace di formulare anche il minimo pensiero scritto - almeno, un pensiero di qualche minimo senso, in termini di contributo alle questioni animali. Quindi, forse, si potrebbe aggiungere anche la disfasia: l'incapacità di coordinare le parole.
Man mano che i giorni passavano, leggevo con grande interesse, e con crescente scoraggiamento, i tantissimi contributi di tante valide (e validi) blogger, decisamente consapevoli e agguerriti. Perché scoraggiamento? Sia perché il quadro che loro tracciavano, e la situazione che loro affrontavano, era (ed è) molto critica per tutti quelli che si battono per-hanno a cuore la-sono interessati a, sorte degli Altranimali 'ostaggi' di questo ambiente antropizzato all'ennesima potenza (e se non è critico, è sicuramente impegnativo, e lo sarà negli anni a venire); sia perché, dopo aver letto, non potevo che riconoscermi d'accordo con quanto espresso e ben motivato -  e dunque, dicevo e mi chiedevo, nello sforzo genuino di contribuire, cosa resta a me da dire, da aggiungere?

fonte: Facebook from internet; a disposizione per segnalazione autore

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Curiosamente - ma non troppo - , forse significativamente, mi ero sentito colpito proprio nell'uso della parola - pur non avendone persa la facoltà fisica - o meglio, nella capacità di elaborare pensieri che si accordassero alle emozioni -un gomitolo abbastanza intricato - e che quindi venissero espressi dalla funzione che noi umani privilegiamo tanto, l'articolazione di suoni-parole. L'attacco del tutto a-logico, profondamente irrazionale e tutto posizionato nel campo dell'emotività, da parte dei sostenitore della SA, come un sortilegio, aveva lasciato -in me, almeno - pieno ed esclusivo spazio al  linguaggio somatico, all'espressività-del-corpo. Riflettendoci ora, proprio mentre scrivo e dunque i segni-parola mi sono ritornati, quel contraccolpo emotivo, mi ha riportato, sia pure attraverso percorsi non lineare,  al 'VIA!', al mio essere-animale, che si esprime con grande pienezza di sfumature e di pensieri, ma li veicola con mezzi che non sono l'articolazione dei suoni-parola. Che cosa esprimeva, dunque, il mio corpo? Il mio naso era proteso in avanti, ad annusare gli scritti dei blogger, mentre le mie orecchie e le mie gambe posteriori e la coda, erano piegate, ritratte, nascoste, pronte alla fuga al minimo movimento dei media mainstream (specialmente ho prestato attenzione alla carta stampata, per mia attitudine, nella fattispecie ai tre quotidiani nazionali), dei quali avevo ormai imparato a diffidare, e a esaminarli guardingo e selvatico. Come ha scritto Riccardo B. sulle Gallinae: "La scorrettezza, il sotterfugio, l’inganno, sono difficili da accettare e fanno male". Adesso, quindi, mi sento di condividere la sua fiduciosa aspettativa sulla nuova energia, le nuove idee, i nuovi progetti che nasceranno, con rinnovata determinazione, tra gli attivisti (ecco un termine che forse potrebbe far andare a braccetto le molteplici definizioni che circolano e che troppo spesso, a parer mio, usano male il loro tempo per criticarsi distruttivamente e vicendevolmente).
Questo perché "Il loro [dei pro SA] apparato argomentativo, basato unicamente sullo scherno, sul disprezzo, sulla distorsione, risulta fragile e privo di consistenza. Soprattutto, con il sistematico rifiuto di un serio dibattito, mostrano apertamente la totale mancanza di una valida e necessaria giustificazione etica al tormento medico-scientifico dei senzienti non umani". Sta a noi, allora, far guadagnare terreno alla nuova etica, alle Nuove Voci di dissenso prima  e poi, presto - di proposta, di costruzione, di diverso futuro, per tutti gli animali insieme su questo pianeta: un futuro che rigetti la brutalità di logiche come quella che ha guidato questa campagna mediatica e che è alla base di ogni comportamento e scelta, non solo dei pro SA - che si reggono sull'allucinante realtà della segregazione, della prigionia, del nascondimento, della tortura, della derisione e del vilipendio, della distruzione di milioni di individui vivi - ma di tutta il sistema sociale presente.
Benvenuto, quindi, il 'blocco della parola', se la parola è la "violenza verbale", che tradisce "un approccio non solo fortemente specista e antropocentrico ma una volontà di dominio, di potere e di auto-affermazione, che impediscono il manifestarsi di una prassi veramente Etica". Così scrive Alessandro Lanfranchi su Asinus Novus. E io come lui, considero l'approccio non-violento teorizzato da Gandhi, come l'approccio migliore - anche se di sicuro il più difficile - per il compito che ci siamo scelti. Anche perché, detta in due parole, mi sembra che l'approccio della Non-Violenza, dell'Ahimsa, sia molto efficace anche nel riportare chi lo pratica alla basilare corporeità-animale (perdonatemi, filosofi!,  se maltratto i termini, nel tentativo di rielaborare concetti che mi hanno affascinato e su cui sto continuando a impegnarmi nello studio), perché questo è il nocciolo della questione, il corpo che ci rende coscienti di quanto pure noi siamo 'a pelle' esposti all'uso, allo sfruttamento, dentro un sistema che ha capovolto i mezzi in fini e che ha reso strumentali tutte le vite individuali, anche quelle che si credono al sicuro, al riparo, tutelate - quelle che si illudono umane.
Qui, il mio naso fiuta nuove possibili piste, tracce promettenti per portare nuove istanze anche nella politica - forse con nuove figure politiche, dal momento che quelle attuali perseverano nel disconoscimento delle individualità altranimali, arrivando al massimo a dire che 'anche gli animali' possono provare dolore'. C'è ben altro (l'etologia lo racconta da anni); e il tutto può anche partire dalla critica di Brunella Bucciarelli a Sel: "Dovreste a mio parere interrogarvi, in quel dibattito interno al vostro partito che auspicate, se “tempo e denaro” siano davvero istanze così fondanti nel vostro progetto politico". Laddove tempo e denaro non escono dalla logica utlitaristica, la logica del "tempo-è-denaro", e il denaro è il fine del tempo, che viene ritmato dal denaro, livellando e disintegrando qualsiasi tempo altro - della corporeità, della consapevolezza, o i tempi ciclici. Che ce lo si debba fare da noi - un portavoce politico che sia davvero dalla parte delle istanze animali?
Un portavoce politico che - tra le altre istanze - faccia finalmente andare insieme etica e scienza? 
Fonte Il Rifugio degli Asinelli Onlus

fonte: Facebook from internet; a disposizione per segnalazione autore

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A fare andare insieme etica e scienza, ci riesce Roberto Marchesini, in questa intervista- uno tra i suoi moltissimi articoli - dove si parla di macchine e di filosofia. "Non c’è stata in questi ultimi trent’anni nessuna volontà di cercare delle [...] metodiche differenti". La sperimentazione animale, ha di fatto monopolizzato la quasi totalità delle risorse, impedendo la crescita concreta dei progetti cruelty free, dai quali ha drenato ogni risorsa economica, a suo tornaconto. Anche la pratica delle 3R (Russel & Burch, 1959), si è rivelata fallimentare. La ricerca "non è una pratica filantropica", ma un'attività volta al profitto, basata su concorrenza e segretezza, competizione e ambizione: su questi principi, "la vita degli animali si azzera", il loro "sacrificio" può riproporsi all'infinito, nel silenzio ovattato dei laboratori 'ad atmosfera negativa'.  Marchesini cita anche Marco Mamone Capria (epistemologo e matematico), che noi ritroviamo intervistato in questo link  . "Il mare magno della ricerca non ha portato a nulla" (a parte le pubblicazioni e le cattedre). I dati, coperti da segreto industriale, non vengono condivisi, perciò gli stessi esperimenti vengono riprodotti all'infinito, poiché fungono da volano alla commmercializzazione, l'obiettivo finale della industria della farmacogenesi. Puro marketing per rientrare dei costi, marketing che fa leva sulla visione meccanicistica, performante e iper-salutistica della fisiologia umana (bisogna essere sempre al massimo!). Ci siamo macchinizzati, dopo aver macchinizzato tutti gli altri animali: dopo la zootecnica, la antropotecnica. Attenzione però, ché Marchesini non cade nella diatriba tra AVS e AVE, ma la risolve a parer mio in modo molto convincente: dice, infatti, che c'è un baratro, "tra: 1) il rigettare la vivisezione per motivi scientifici, ovvero cercare di dimostrare che è sbagliata e impostare l’antivivisezionismo su argomenti indiretti, e 2) lavorare per promuovere e sviluppare delle metodiche di ricerca e sperimentazione alternative". Gli argomenti indiretti contro la vivisezione, che a prima vista sembrano utili, in realtà avallano la medesima prelazione dell'umano che innalzano come vessillo i pro SA - e di fatto, gli argomenti indiretti, disarmano il concetto stesso di antispecismo (!). In modo contro-intuitivo (come molto del pensiero di Marchesini), dunque, il "rigettare la sperimentazione animale per motivi unicamente etici rende cogente lo sviluppo di metodiche alternative". In altre parole, è solo l'etica che può portare in evidenza e rafforzare il nodo cruciale rappresentato dal lavoro di tanti scienziati che in questi anni "si sono prodigati per mostrare-dimostrare che un’altra ricerca è possibile e auspicabile", per mille e uno motivi. Quando ho letto queste idee, mi sono sentito molto rincuorato, ma si prosegue oltre!  Marchesini tiene presente Hans Jonas, quando parla di capacità operativa della tecnoscienza e dice qualcosa che assomiglia molto allo slogan dei supereroi Marvel: "a grandi poteri, corrispondono grandi responsabilità". La scienza stessa è lo strumento - lo strumento-  che - facendo emergere dei fatti, da Darwin in poi, quindi con neurobiologia ed etologia - ci pone di fronte a problemi che non possono più venire aggirati o ignorati. E che devono venire esaminati dall'etica, che deve trovarne delle risposte, facendo emergere nuovi valori, che a loro volta chiedono senza sosta delle nuove risposte proprio alla scienza! In questa analisi, io credo, l'autentico 'spirito scientifico' riemerge, e non viene più tradito, misconosciuto, strumentalizzato e distorto, come fanno i sostenitori della vivisezione: "Per questo rigettare la sperimentazione animale per motivi etici significa già in sé aver introiettato dei dettati descrittivi (per esempio il carattere di senzienza) e produrre una prescrizione che non si limita alla condotta ma diventa programma di ricerca (i metodi alternativi)".  Sarà dunque l'etica la leva su cui far forza per scardinare le attuali inibizioni che già a monte, già alla fase legislativa, bloccano e impediscono la ricerca dei metodi cruelty free: il nutrimento per le nuove ricerche su metodi finalmente innovativi, arriverà solo quando - grazie all'etica - si saprà riconoscere e dare l'equo valore alle vite dei milioni di individui altranimali, per rispettare la quale, nessuno impegno sarà finalmente considerato esagerato o impraticabile - esattamente come oggi si fa per salvaguardare le individualità delle vite umanimali.
Occorreranno - anzi, già occorrono! - visioni 'politiche' capaci di andare oltre, capaci di sognare (qualcuno si ricorda di Martin Luther King, "I have a dream", cose così... ? ) , capaci di guadagnare alla causa etica quanti più scienziati e ricercatori sia possibile; occorreranno politiche di vera e propria policy, di 'buone pratiche', per aggirare le logiche attuali della segretezza industriale, con le sue ricadute drammatiche e crudeli: "Spesso la ricerca rasenta la banalità del male", oggi, quando mutila e amputa, solo per dimostrare l'essenzialità vitale della parte che si è tagliata, resecata, rovinata e compromessa, sulla pelle e nel corpo dell'animale-oggetto-strumento, intrappolato nel laboratorio. Quindi è giusto che l'etica abbia uno spazio centrale nel dibattito: un'etica, intende Marchesini, vincolata ai fatti, in rapporto paritario e problematico con la scienza, alleate insieme per progettare una nuova visione di un mondo non più oppressivo verso gli altranimali. Nuove prassi. Nuove leggi: per reindirizzare le risorse sulle ricerche cruelty free; per limitare sempre più la pratica vivisettoria - in concreto! Nessuna tecnofobia (a me vien da pensare: anche tanta fantascienza, di nuovo, e in senso positivo e costruttivo, alla Simak, alla Asimov, alla Dick, alla Bradbury, per (ri)trovare familiarità e fiducia verso la scienza - nella quale Marchesini crede moltissimo).
E poi? Che altro? Adesso che l'afasia l'ho esorcizzata, cosa si può dire?
Si può parlare ancora: di fantascienza, ma anche di musica e di modi per 'guadagnare all'etica' - dopo e oltre agli scienziati - anche i cittadini. (- continua)

Postilla: le tante foto di animali, che in molti mesi ho 'rubato' da Facebook, questa miniera dell'anonimato virale, a volte virtuoso, se si ha la fortuna di coglierlo, come in questi casi; le ho messe con l'intento preciso di 'meravigliare', e 'incantare', per far vedere quanto sia vario e inconteniibile quel che potremmo chiamare la 'zoosfera' (diciamo che qui marchesineggio un po', ma solo a mo' di omaggio!) degli altranimali, perché noi umani ci si renda conto di quanto sia disperato e disperante il nostro solipsistico e presuntuoso sforzo fallimentare di distinguerci e separarci da chi invece vive appieno e in pieno la realtà di un pianeta che ospita anche noi.
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