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domenica 26 marzo 2017

Epilessia, un nuovo farmaco veterinario e i problemi conseguenti





Stella e Lisa, le mie due epi canine

Stella e Lisa popolano la tua vita di tutti in giorni da ormai dieci anni. Perciò, sono dieci anni che hai a che fare con l'epilessia.

Stella adesso non c'è più, mentre Lisa  vive tenace e forte la sua terza età, ormai quasi quarta. 

Anche voi, dunque, siete stati colpiti dalla notizia di un nuovo farmaco anti-epilettico, specifico per uso veterinario. Si tratta di una buona notizia? Chissà. Per ora, forse no. Di certo tu, con Lisa, l'avete vissuta molto male. E con voi, centinaia di altre persone che vivono e curano cani e gatti con epilessia, e che sono molto preoccupati. Condividi e vivi in prima persona e sulla pelle di Lisa questa preoccupazione.

Perché? Intanto ecco perché sei preoccupato tu: il nuovo farmaco è per il momento una incognita, pur avendo lo stesso principio attivo dei farmaci più diffusi anche in veterinaria, nati però per uso umano. Cambiano dosaggi ed eccipienti, cioè i materiali con cui è fatta la 'ricetta' della pastiglia che veicola il principio attivo curativo all'interno del corpo. Non è la ricetta di una torta, è qualcosa di più serio. La preoccupazione deriva dal fatto che non si può sapere - prima di farlo - quali effetti può avere il cambio repentino di un farmaco, dopo anni di terapia col farmaco precedente. I dosaggi sono da rifare, e l'operazione è tutt'altro che semplice;  non si sa se gli eccipienti non hanno effetti sull'assunzione e sulla loro stessa metabolizzazione.
Potrebbe verificarsi una recrudescenza delle crisi epilettiche. A nessun umano che vive con un cane epilettico questa prospettiva  può far piacere.
 Per non parlare di tutti gli altri costi - terapie di supporto, esami, diete, raccolta di informazioni e documentazione. Per tacere del costo più gigantesco: quello emotivo.

Allora. 
Come viene spiegato QUI,   "ci sono diversi farmaci ad uso veterinario che hanno lo stesso principio attivo di alcuni farmaci ad uso mano: il problema è che molto spesso il farmaco uso veterinario ha un costo nettamente superiore". Un ulteriore difficoltà, quindi, che si aggiunge alle fondate preoccupazioni di carattere strettamente terapeutico. 
Solo che "Per legge, un veterinario non può prescrivere un farmaco ad uso umano qualora ne esista uno ad uso veterinario". Praticamente, ci si trova obbligati all'acquisto più oneroso, di una medicina verso la quale non c'è alcuna familiarità, ma solo preoccupazione e ansia - almeno in questo caso; e giustificata, a ragion veduta.
Per quel che riguarda l'aspetto del maggior costo, potete leggere innanzi tutto qui

A poche ore dalla notizia "è stata lanciata una petizione per chiedere di poter continuare a usare i precedenti farmaci". DAVIDE BELTRAME, a questo punto, scrive di aver "chiesto qualche informazione in più sulle problematiche che porterà l’introduzione del nuovo farmaco a una persona più informata sui fatti e che si troverà ad affrontare le problematiche relative all’introduzione di questo nuovo farmaco."

La persona informata è Valeria Rapezzi, che ha scritto la prosecuzione dell'articolo qui sopra più volte linkato. Da 'Ti presento il cane'.

"VALERIA RAPEZZI – A partire dal giorno 17 marzo 2017 i proprietari di cani affetti da epilessia devono sostituire i farmaci che usano attualmente per i propri cani (Gardenale e/o Luminale) con l’analogo farmaco, sempre a base di Fenobarbitale, registrato ad uso veterinario: Soliphen 60 mg.
Si troveranno così ad affrontare 2 problemi principali:
1) Dosaggio del farmaco: Gardenale e Luminale sono commercializzati con una serie di dosaggi che ne consentono una combinazione varia, al fine di ottenere il dosaggio più adatto in base al peso dell’animale. Soliphen è presente nell’unico dosaggio da 60mg. E’ vero che le compresse sono divisibili in 4 parti da 15 mg, ma non sempre si riesce ad ottenere il dosaggio necessario. Questo potrebbe portare a eccessi di dosaggio nella somministrazione (con possibili effetti collaterali a lungo termine, correlati alla dose in eccesso) o a dosaggi insufficienti (con il rischio che il farmaco non abbia l’efficacia sperata nel controllo delle crisi convulsive).

 2) Costi maggiorati: soprattutto in cani di peso maggiore, o che necessitano di dosi maggiori di principio attivo per controllare le crisi, si possono verificare aumenti di 5-6 o più volte.
Il che significa che una famiglia che deve far fronte a diverse spese correlate alla patologia in oggetto, quali esami di diverso tipo (alcuni molto costosi quali risonanza magnetica e indagini sul liquor), ripetuti controlli a cadenza semestrale per monitorare l’efficacia del farmaco e terapie di supporto per limitare gli effetti collaterali dei farmaci stessi, deve passare da una spesa di circa 4-5 o 10€ al mese a una spesa di 16-20, o anche 50€ al mese.
Questa spesa incide in maniera significativa sul bilancio familiare, considerando anche il fatto che molti pazienti epilettici, per essere stabilizzati, necessitano di cocktail di più farmaci.
A quanto pare, verranno esentati da queste problematiche solo i proprietari di gatti (per i quali il farmaco non è registrato) e di cani sotto i 6 kg di peso (per i quali non è indicato l’uso di questo farmaco).
Tutti gli altri proprietari di cani si troveranno a dover spendere molto di più per un farmaco che è un salvavita per i loro animali."


Valeria Rapezzi, ha anche lanciato una petizione, che potete firmare 
La petizione ha avuto moltissime firme, perché il nuovo farmaco preoccupa: per lo stress a cui si andrà a sottoporre il cane, inconsapevole paziente di una nuova terapia dagli effetti non conosciuti.
Anche su questo sito, Dog Digital, viene riportato il link alla petizione.



Un ulteriore approfondimento, ci racconta oltre tutto un paradosso tipico di malasanità italiana: 
 il farmaco non è disponibile, ma il testo della legge non ne prevede (e quindi consente) la sostituzione con l’equivalente umano. (Fonte: Sivelp.)


Questo post, è molto personale, e di proposito hai dato spazio a voci e notizie altrove documentate, da chi si occupa a livello tecnico e professionale di questi problermi, legati alla sanità. 
Al netto dei possibili lamenti autobiografici, quindi - che preferisci evitare - ti rimane la sensazione non proprio agevole di essere di fronte a un trattamento poco rispettoso - nella sostanza intima .- delle reali condizioni e bisogni del malato e di chi si prende cura - il malato, il paziente, è in questo caso un cane, e per questo motivo, tutte le sue cure sono più costose - e in misura importante - rispetto a quelle identiche per umani. Prezzi alle stelle, per i quali il Codici ha scritto all'Antitrust.
Stessa notizia anche QUI, e QUI.
Poco rispettoso, perché, di fatto, pregiudica o rende molto difficile la possibilità di proseguire una cura che è - senza esagerare - una vera e propria salva vita: le medicine, diventano un lusso; si inizia a scendere la pericolosa china che ci porterebbe a considerare un lusso il vivere con un cane.


martedì 7 marzo 2017

Mozart-terapia per l'epilessia; e altre libere associazioni

Daniil Trifonov
Lisa è la seconda canina epilettica che vive con me. Insieme a lei, per un po', c'è stata anche Stella. In tutto, fanno almeno dieci anni di convivenza, e di attenzione alla epilessia, infida, inafferrabile, persino incomprensibile, e sempre terribile, paralizzante nelle sue manifestazioni.
Negli anni - te lo devi dire - sei diventato bravo ad avere a che fare con la epi, e a sostenere e aiutare Stella e Lisa. Ma questa, casomai, è (sarà?) un'altra storia, che ha a che fare anche con il discorso della disabilità animale, che per te è sempre appassionante, benché sia un poco sotto l'orizzonte da lungo periodo.

L'essenziale è dire che hai sempre cercato ogni tipo possibile di terapia, sostegno, sollievo, non trascurando alcunché - un elenco lunghissimo.

Così, quando di recente hai letto che un nuovo studio condotto a Taiwan presso la Kaohsiung Medical University mette in evidenza il possibile ruolo della musica proprio nel trattamento delle convulsioni - e in particolare del concerto K488, composto da Wolfgang Amadeus Mozart per le Accademie Viennesi della Quaresima del 1786 - tu e Lisa ve lo ascoltate con enorme piacere ogni giorno, due volte al giorno (più dei bambini taiwanesi!).

Sfogliando le proposte di ascolto, hai scoperto l'esecuzione di Daniil Trifonov, che ti ha semplicemente mesmerizzato, affascinato, divertito, commosso, stupito e innamorato.

Riportano che Martha Argerich dice di lui, di “non aver sentito mai nulla di simile, dolce e demoniaco il suo tocco”.  (un altro link per Martha Argerich).

Mentre lo ascolti e lo guardi, ti ritornano in mente le parole appena lette di Guido Tonelli:
"La nostra organizzazione ... assomiglia a una utopia in marcia, sembra anarchia organizzata. Chiunque si lancia in avventure ai limiti dell'impossibile, lo fa perché è uno spirito ribelle. Non si sceglie la fisica fondamentale perché si ama dare o ricevere ordini. Chi lo fa è spinto da una passione bruciante. Accetta le sfide ed è disposto a sacrificare ... pur di riuscire a capire se il bosone di Higgs esiste davvero o se viviamo in un mondo a più dimensioni. è facile guidare una comunità di gente così motivata, e così fortemente selezionata. Il ruolo dello spokesperson assomiglia a quello di direttore di una grande orchestra. Nel nostro campo gli orchestrali conoscono benissimo tutte le partiture e molti sanno  anche dirigere. L'orchestra sceglie uno fra loro perché salga sul podio per un paio di stagioni. Conoscono il suo stile e il suo modo di interpretare  la musica, e accettano di essere diretti da lui. A patto che, a ogni esecuzione, continui a dimostrare competenza e rigore, e si guadagni sul campo la loro stima. Non si guidano organizzazioni complesse  come Cms in base al principio di autorità. Il processo scientifico ha bisogno di circolazione di idee e di critica feroce; si nutre di gente libera che è spinta a coltivare punti di vista originali e idee controcorrente". (Guido Tionelli - La nascita imperfetta delle cose: ci torneremo). 
(PS: una orchestra: non è un po' come lo 'stormo' di Leonardo Caffo? pensateci, mentre ascoltate Daniil Trifonov)

Insomma, per tutte queste ragioni e per tante altre, questo concerto è un tuo - e di Lisa - nutrimento spirituale, emotivo e per l'intelligenza; ve (e te; e me) lo propongo (e regalo). Buona estasi!





mercoledì 26 ottobre 2016

Cani Shabby Chic, Cani Kintsugi

Stella e Lisa, 3 agosto 2011


Questa foto ha tutta una storia dietro. Che Facebook, con questa faccenda che ti ripropone i ricordi degli anni precedenti, ha tirato fuori dal cassetto. Appunto. 
Lasciamo perdere che magari non tutti i ricordi sono piacevoli da rivangare, e che la cortesia feisbucchiana non ci è poi sempre gradita il giusto. Lasciamo stare, ché questo ricordo non è per niente spiacevole - malinconico, sì, come del resto la maggior parte dei ricordi - e anche perché il discorso ci porterebbe lontano su un sentiero di comunicazione mediatica che non è tanto battuto da te in questo blog, un po' per scelta, diciamo.
Torniamo alla foto e alla storia. Quel giorno le amiche Stella e Lisa si rilassavano, vicine, al parco; il mese precedente, Lisa aveva rischiato di morire. Adesso, invece, erano di nuovo a raccontarsela, attraverso i respiri, il calore e la morbidezza del pelo.
Quando ti si è ripresentata, quindi, l'hai ricondivisa volentieri, con un pizzico di agrodolce tra la tastiera e gli occhi (e ti sei rivisto pure il resto delle foto dell'album da cui questa immagine è stata estratta).
Quanto al metterla in apertura di post, hai esitato. Quasi mai, infatti, desideri pubblicare foto private, di te o di chi vive con te. Questa immagine, poi, racconta un momento di grande intimità, che temevi di violare, anche perché, da quando Stella non c'è più, è ormai irripetibile. Cosa ti ha fatto cambiare idea? Oltre al fatto che così è come se fossero di nuovo insieme? Oltre ai commenti affettuosi - sia vecchi che nuovi - che la foto ha suscitato? Provi a spiegare, facendo un piccolo flashback...
Stella e Lisa sono state definite 'cagnoline speciali': sono epilettiche, hanno bisogno di cure e di medicine per tutta la loro vita. Accudire un cane epilettico è uno sport estremo, tanto è che su Facebook è nato un gruppo di sostegno, per persone che convivono con cani epilettici (e successivamente, hanno fatto il loro ingresso anche i gatti). Vietato, però vivere il tutto come una costante tragedia, ché l'atmosfera in famiglia è già parte della cura (intesa in senso ampio: non solo i farmaci, ma anche le attenzioni e il tempo passato insieme). Occorrono calma e serenità, di più, occorre quanta più gioia di vivere, e sorrisi, che si riesca a fare. Non sempre ci riesci, non sempre ti viene facile, ma è così che devi fare. Lo avevi già visto fare e avevi imparato a farlo in posti come quello di cui si parla qui (e di cui tornerai, speri, a scrivere molto presto). Il percorso che proprio lì, in quel rifugio, hai iniziato con molta fortuna, di sicuro portata dal caso (perché non sapevi, né potevi saperlo in anticipo, che quel luogo fosse così baciato dalla bellezza del saper curare, prima di esserci entrato), lo hai proseguito fino a conoscere altre realtà con la stessa filosofia, come questo.
Bello è stato perciò leggere un nuovo commento alla fotina di Lisa e Stella  - di Fabiana Rosa, la presidentah di Progetto Quasi: Stella e Lisa sono state paragonate a un 'doppio comodino Shabby Chic'. Stilose e di gusto, nella loro morbidezza riccioluta. Ti è piaciuto così tanto questo commento da fashion blogger (esisterà la forniture blogger?) che sei andato a fare una ricerca internettiana sul termine. E hai avuto delle belle sorprese.


Mobile marittimo. Vintage nordico. 



Coppia di comodini bianchi. In stile



"Trattasi di uno stile di interior design, in cui mobili, accessori e arredi si presentano invecchiati, anzi, maggiori sono i dettagli usurati meglio è rappresentata l’anima di questo stile."

" I mobili più adatti al fai-da-te. Trattasi di mobili ricchi di intarsi, perché rappresentano un’età passata e, quindi, l’effetto “polveroso” delle vernici pastello ben attecchisce sulla loro superficie. Lo shabby dà al “vecchio” una seconda possibilità, riportando a nuova vita mobili che altrimenti non guarderemmo neppure".        
Capito?  In pratica Shabby Chic ricerca il bello, il grazioso anche dove sembrerebbe non esserci, e valorizza i dettagli 'strani', considerati sorpassati, fino a rendere desiderabile e apprezzabile, attraente, qualcosa che fino a quel momento prima veniva disprezzato. Un discorso che ti suona familiare: perché lo stai leggendo/ripassando grazie alla lettura di questo libro; e perché ha anche molto dello spirito 'quasista' di recuperare e valorizzare cani anziani, decrepiti, in fin di vita o peggio, catorci, sfascioni, salme, ecc.

Ma non finisce qui... 


Oggetti Disabili


Non ce n'è uno uguale


Ti viene spontaneo immaginare collegamenti tra cose distanti tra loro. Mentre leggevi che cosa significa la pratica Shabby Chic, ti è venuto da pensare che l'attenzione alla valorizzazione di ciò che è usurato, o - perché no? estremizziamo! - rotto, spezzato, frantumato, potesse trovare un ottimo aggancio anche in Oriente, con la filosofia/la pratica denominata 'Kintsugi' (kintsugi (金継ぎ), o kintsukuroi (金繕い), letteralmente "riparare con l'oro").  La tecnica permette di rimettere assieme cocci e frammenti di oggetti frantumati dopo una caduta o un incidente, saldando i pezzi tra loro con "oro o argento liquido o lacca con polvere d'oro per la riparazione di oggetti in ceramica (in genere vasellame), usando il prezioso metallo per saldare assieme i frammenti". Il valore di questa pratica, secondo te, consiste nel fatto che - per prima cosa - un oggetto rotto non viene gettato via, ma viene considerato prezioso da meritare attenzione e tempo per essere riparato: perché è un oggetto unico; perché magari c'è anche un valore simbolico, affettivo, che lo permea. Ogni oggetto riparato, torna intero, ma non è più quello di prima, è qualcosa d'altro, l'unione di due materiali differenti: un nuovo oggetto che è maggiore della somma dei due materiali, ed è doppiamente unico ed irripetibile.
Per una volta, con soddisfazione, e contrariamente alla pratica comune e triste della oggettificazione degli esseri vivi, puoi fare questo confronto: i vasi kintsugi sono come gli animali disabili, dei quali certi umani si prendono cura: gli animali disabili sono unici,  hanno per prima cosa una unica e preziosissima vita, insostituibile e alla quale tengono tantissimo; possiedono una loro individualità speciale, che nasce dal loro essere - in qualche modo - rotti (si sono rotti a un certo punto della loro esistenza, o magari - capita - sono nati già 'rotti'). C'è di più. Non rinunciano alla pienezza della vita e delle sensazioni che regala, si riorientano tutti se stessi sulla loro condizione mutata e riprendono il percorso unico della vita, senza perderne nemmeno un minuto.  La casualità della vita li ha frantumati, ma la cura che li ha recuperati dalla morte, li ha resi doppiamenti unici e irripetibili: da una ferita rinasce una nuova bellezza, un diverso equilibrio, sia esteriore che interiore. Che si tratti di un carrellino, di una terapia, di una nuova capacità di prestare attenzione e anticipare, da parte degli umani. Saresti tentato di aggiungere che questo equilibrio si trasmette anche al fortunato (!) (sì, avete letto bene: fortunato) compagno umano di un altranimale disabile, come Lisa e Stella. (Ma questo punto, ti dici, perché dimenticare Oscar? Così facciamo pure un bel en plein di link nel post, e chi legge avrà la possibilitò di farsi i suoi propri collegamenti. E vai).

martedì 2 giugno 2015

Stella Cadente







Un anno senza Stella, sta per trascorrere. Il dolore non si molto mitigato, anche perché non è stato un anno facile.  Forse scriverò ancora qualcosa su di lei, nei prossimi giorni, perché i suoi anni insieme a me sono stati un dono profondo, e perché se molte cose sono cambiate e altre cambieranno - ma lei non potrò goderne - lo devo a lei. 

Qui sotto, riporto pari pari alcune delle pagine della Stellanovela, concepita come piccoli raccontini su un blog che parla di animali - e che è tuttora attivo, e molto utile - Felicità a portata di zampa, amici di Greta.  
Le ripropongono perché sono la fotografia in movimento dei miei primi anni con Stella, quelli passati insieme solo io e lei, a scoprire che cosa èl'epilessia, che cosa è la 'disabilità animale', e a volerci (con)vivere , e poi studiarci su, ragionarci, scriverci, magari, poco per volta.
Le ripropongo perché c'è una Stella giovane, piena di vita e dolcezza, che forse, con gli anni, la stanchezza, l'incompletezza mia, avevo smarrito, scolorendola un poco. Una mancanza verso di lei, che non potrà più trovare rimedio...


L’epilessia ti travolge il cervello e dimentichi chi sei e dove sei.
Forse, senti solo dolore e angoscia e non trovi parole abbastanza incisive per esprimere queste emozioni così sconvolgenti.
Stella è una cagnolina epilettica, ed è per questo che è stata lasciata sola, a cavarsela, ad arrangiarsi.
Stella e io ci conosciamo da solo poche settimane, non so ancora cosa significhi vederla alle prese con una crisi. Tutti mi dicono che è qualcosa che ti turba molto, perché puoi fare proprio molto poco per alleviare e aiutare. Non so come reagirò, ma di sicuro un cosa la so già, e me l’ha raccontata proprio Stella. La cosa che so è che è ingiusto e superficiale descrivere Stella con quell’unica parola, che in realtà dà solo il nome al suo problema.
Stella è tantissime altre cose, perché è un cane a tutto tondo, con un intero universo di emozioni, di pensieri, di curiosità, di atteggiamenti.
Per esempio, Stella è socievolissima con tutti – ma proprio tutti -  i cani che incontra, ed è affascinante e molto divertente vederla giocare con tanti compagni a quattro zampe, che lei coinvolge e affascina. È nata senza coda – ho imparato una nuova parola: anura, cioè, senza coda; come le rane e … come noi! – ma supplisce alla grande a questa ‘mancanza’, con tantissimi modi di comunicare.
Stella è serena e rasserenante, è molto attenta e fiduciosa, cerca subito di capire che cosa si chiede da lei, e una volta capito, ti accontenta subito!
Stella adora rotolarsi a pancia in su nell’erba, dove si strofina la schiena e si crogiola tra odori e calori di pura caninità.
Stella è rotondetta e golosissima, e piano piano stiamo imparando a mangiare meglio: il cibo come orologio della giornata e non solo come momento per riempire lo stomaco, quindi!
Stella ha un grande equilibrio, è bravissima ad adattarsi e a trovare il lato buono di ogni situazione, spero e faccio di tutto perché questa disponibilità e fiducia crescano in lei sempre più forti.
Insieme, scopriamo e riscopriamo tante cose: i parchi, gli altri cani, i gatti, le automobili, i negozi, i balconi, e proviamo a rendere piacevoli anche certe situazioni che magari possono creare preoccupazione, come il veterinario o il box di un rifugio canile.
Finora, devo dire, Stella se l’è cavata alla grande! Per il momento, nel suo cielo di pensieri, non ci sono nuvole – se non pensiamo all’unico nuvolone temporalesco che potrebbe tornare a farla stare male, con crisi improvvise. Si vede molto chiaramente questo, quando ti guarda: ha occhi calmi, sereni, fiduciosi, pazienti.
E allora, mi viene da pensare che forse potrà non avere mai più crisi. È una bella speranza da avere, per Stella, che si sta rivelando come un concentrato piccino, color meringa e rosso, di un’infinità di meravigliosi tratti di carattere e comportamenti  incantevoli. Stella ha due anni, ha un’intera vita canina da potersi godere e credo che sia sua intenzione approfittarne in pieno!




LA … STELLANOVELA
PROSEGUE LA CRONACHINA DELLA VITA CON STELLA ‘CADENTE’

Stella è una piccola bretonina di 2 anni. Anzi, ormai sono due anni e 8 mesi, ma delle signore non si dice mai la verà eta!
La dolcissima ‘Stella Cadente’ vive con  me ormai da 8 mesi, dal mese di maggio 2007, quando mi venne affidata dalla Lega del Cane di Vercelli. Stella soffre di epilessia, e la sua precedente famiglia non era più in grado di prendersene cura. Ma Stella, non doveva tornare più in canile! E così…
All’inizio, Stella doveva rimanere con me solo finché non si fosse trovata una famiglia nuova per lei. Ma questa famiglia non arrivava mai, mentre il tempo passava. Finché piano piano la bilancia ha smesso di pendere dall’incertezza di essere in grado di farcela, per cominciare a pendere dalla parte della sollecitudine e della cura. Senza voler fare del qualunquismo, e senza nulla togliere alle tante persone che amano sinceramente gli animali, è purtroppo vero che ci sono anche troppe persone che non sanno fare altro che procurare sofferenza a chi è indifeso e si fida: è il loro unico modo di sentirsi importanti, mentre sono solo meschini meritevoli di disprezzo. La mia paura era che Stella, per qualche caso imperscrutabile, potesse finire nelle mani di persone simili. E allora, ho cominciato a sentirmi all’altezza. Da quanto ho deciso di tenere Stella con me, tutti gli aspetti della mia vita hanno cominciato a illuminarsi.
Stella, dunque. Ci siamo scoperti a poco a poco nel corso dei mesi.
È molto dolce e affettuosissima. È paziente e serena e la sua fiducia negli esseri umani è totale.
Con gli altri cani e coi gatti è socievole, invita al gioco e gioca volentieri con tutti.
È molto tranquilla e sa adattarsi ad aspettare, l’importante è che ci sia un bastoncino da sgranocchiare per passare il tempo.
Solo con la sua presenza, Stella regala serenità.

Non bisogna perdersi d’animo di fronte al ‘problema’ di Stella, che soffre di crisi epilettiche e che, a causa delle sue confuse esperienze passate e frettolosi rapporti con esseri umani distratti, non sa ancora bene del tutto la differenza tra “dentro” e “fuori” per quel che riguarda il fare i propri bisogni.

Stella deve seguire fedelmente la terapia che la preserva dalle crisi. Stella rimane tranquilla a casa da sola anche per tanto tempo, ma è tanto più felice se c’è qualcuno a tenerle compagnia.

Non va mai sgridata, né bisogna farle fretta: Stella è disponibile e ascolta sempre, cerca sempre di capire quel che si chiede a lei e quando non capisce, sembra chiedere scusa, perché si siede, guardandoci coi suoi aperti, leali occhi color ambra.
Come tutti i bretoni, si intimidisce se viene affrontata con modi rudi, se si alza la voce e a causa della paura va in confusione.

Invece, ama tantissimo correre per i prati e strofinare la schiena sui cespugli di menta selvatica e tra l’erba e i fiori di campo. Quest’estate siamo stati fortunati, abbiamo potuto frequentare i parchetti per cani di Novara, ma soprattutto i prati di Scopello, dove ci aspettava una bellissima casa in montagna.
Come procedendo in punta … di zampa, Stella ha preso pian piano confidenza con tante cose, e si è affezionata e legata a me. Non è che le siano passate paure e insicurezze, spesso Stella va in un mondo tutto suo, anche quando non ha le crisi epilettiche.
A volte, si mette a seguire le persone, come se all’improvviso vedesse solo loro. Tuttavia, questa sua capacità di estraniarsi a volte la considero una fortuna: le permette di essere molto paziente e di ‘sopportare’ le situazioni che magari di primo acchito non capisce, per prenderne le misure e ‘scattare’ ricaricata di fiducia all’occasione successiva!

Sta anche affinando lati del carattere più intraprendenti … e questa per me è una soddisfazione piena di gioia. Per esempio: prende l’iniziativa e invita altri cani nuovi al gioco, saltandogli intorno: quando lo fa, si mette ad abbaiare in un modo molto insolito, ‘a mezza bocca’; i suoi sono abbai sottovoce! Oppure: zompa sul letto a farsi fare le coccole, pancia all’aria, zampe tese e dentini mordicchianti! Solo su invito, salta di slancio sul copriletto, rimane per qualche minuto, poi si alza, si scrolla e si ricapitombola sul pavimento. Dopo le prime volte, quando era timidissima ed emozionantissima, direi che ci ha preso gusto e adesso sembra che se lo aspetti.

Stella, poi, ha molti amici, sia cani che umani, e sta volentieri con tutti loro. A quanto pare, non si sente perduta se io sono assente, purché sia nelle buone mani di questi amici fidati.
E grazie a loro, gli episodi epilettici, appaiono meno terribili…



LA … STELLANOVELA - Da quando ho deciso di tenere Stella con me, tutti gli aspetti della mia vita hanno cominciato a illuminar

copertina Amicizei speciali 2LA … STELLANOVELA
PROSEGUE LA CRONACHINA
DELLA VITA CON STELLA ‘CADENTE’
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Da quando ho deciso di tenere Stella con me,
tutti gli aspetti della mia vita hanno cominciato a illuminarsi...
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stella4-.
Stella è una piccola bretonina di 2 anni. Anzi, ormai sono due anni e 8 mesi, ma delle signore non si dice mai la verà eta!
La dolcissima ‘Stella Cadente’ vive con  me ormai da 8 mesi, dal mese di maggio 2007, quando mi venne affidata dalla Lega del Cane di Vercelli. Stella soffre di epilessia, e la sua precedente famiglia non era più in grado di prendersene cura. Ma Stella, non doveva tornare più in canile! E così…
All’inizio, Stella doveva rimanere con me solo finché non si fosse trovata una famiglia nuova per lei. Ma questa famiglia non arrivava mai, mentre il tempo passava. Finché piano piano la bilancia ha smesso di pendere dall’incertezza di essere in grado di farcela, per cominciare a pendere dalla parte della sollecitudine e della cura. Senza voler fare del qualunquismo, e senza nulla togliere alle tante persone che amano sinceramente gli animali, è purtroppo vero che ci sono anche troppe persone che non sanno fare altro che procurare sofferenza a chi è indifeso e si fida: è il loro unico modo di sentirsi importanti, mentre sono solo meschini meritevoli di disprezzo. La mia paura era che Stella, per qualche caso imperscrutabile, potesse finire nelle mani di persone simili. E allora, ho cominciato a sentirmi all’altezza. Da quando ho deciso di tenere Stella con me, tutti gli aspetti della mia vita hanno cominciato a illuminarsi.
Stella, dunque. Ci siamo scoperti a poco a poco nel corso dei mesi.
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È molto dolce e affettuosissima. È paziente e serena e la sua fiducia negli esseri umani è totale.
Con gli altri cani e coi gatti è socievole, invita al gioco e gioca volentieri con tutti.
È molto tranquilla e sa adattarsi ad aspettare, l’importante è che ci sia un bastoncino da sgranocchiare per passare il tempo.
Solo con la sua presenza, Stella regala serenità.
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Non bisogna perdersi d’animo di fronte al ‘problema’ di Stella, che soffre di crisi epilettiche e che, a causa delle sue confuse esperienze passate e frettolosi rapporti con esseri umani distratti, non sa ancora bene del tutto la differenza tra “dentro” e “fuori” per quel che riguarda il fare i propri bisogni.
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Stella deve seguire fedelmente la terapia che la preserva dalle crisi. Stella rimane tranquilla a casa da sola anche per tanto tempo, ma è tanto più felice se c’è qualcuno a tenerle compagnia.
Non va mai sgridata, né bisogna farle fretta: Stella è disponibile e ascolta sempre, cerca sempre di capire quel che si chiede a lei e quando non capisce, sembra chiedere scusa, perché si siede, guardandoci coi suoi aperti, leali occhi color ambra.
Come tutti i bretoni, si intimidisce se viene affrontata con modi rudi, se si alza la voce e a causa della paura va in confusione.
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Invece, ama tantissimo correre per i prati e strofinare la schiena sui cespugli di menta selvatica e tra l’erba e i fiori di campo. Quest’estate siamo stati fortunati, abbiamo potuto frequentare i parchetti per cani di Novara, ma soprattutto i prati di Scopello, dove ci aspettava una bellissima casa in montagna.
Come procedendo in punta … di zampa, Stella ha preso pian piano confidenza con tante cose, e si è affezionata e legata a me. Non è che le siano passate paure e insicurezze, spesso Stella va in un mondo tutto suo, anche quando non ha le crisi epilettiche.
A volte, si mette a seguire le persone, come se all’improvviso vedesse solo loro. Tuttavia, questa sua capacità di estraniarsi a volte la considero una fortuna: le permette di essere molto paziente e di ‘sopportare’ le situazioni che magari di primo acchito non capisce, per prenderne le misure e ‘scattare’ ricaricata di fiducia all’occasione successiva!
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Sta anche affinando lati del carattere più intraprendenti … e questa per me è una soddisfazione piena di gioia. Per esempio: prende l’iniziativa e invita altri cani nuovi al gioco, saltandogli intorno: quando lo fa, si mette ad abbaiare in un modo molto insolito, ‘a mezza bocca’; i suoi sono abbai sottovoce! Oppure: zompa sul letto a farsi fare le coccole, pancia all’aria, zampe tese e dentini mordicchianti! Solo su invito, salta di slancio sul copriletto, rimane per qualche minuto, poi si alza, si scrolla e si ricapitombola sul pavimento. Dopo le prime volte, quando era timidissima ed emozionantissima, direi che ci ha preso gusto e adesso sembra che se lo aspetti.
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Stella, poi, ha molti amici, sia cani che umani, e sta volentieri con tutti loro. A quanto pare, non si sente perduta se io sono assente, purché sia nelle buone mani di questi amici fidati.
E grazie a loro, gli episodi epilettici, appaiono meno terribili…

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stella e penny
Stella e Penny







martedì 17 febbraio 2015

D sta per...







Pubblicazione di Blogo.


Un post davvero breve, il video, che gira tanto sul social effe, parla da sé. Il link manda alla pagina, dovrebbero essere visibili anche tutti i commenti.
Per continuare a parlare di disabilità - animale.

Propongo di mandare avanti ilo post coi commenti, di costruircelo lì - che è lo spazio fatto apposta.

mercoledì 19 novembre 2014

Harvie Krumpet, una storia polacca di plastilina

La vita stessa è tutta fatta di diversità.
Gli animalisti non sono pazzi - ma non è questo il 'succo' di questo notevole e spiazzante corto. :)

Il tempo è poco, i commenti, dunque... ai commenti.

Aggiungo solo due link
sulla diversità
sugli animali di plastilina (e la loro liberazione)
(grazie ancora, Francesca)

Harvie Krumpet (Adam Elliot, 2003) 
(grazie, Ismaele)



sabato 19 aprile 2014

Lucca, al raduno con gli animali disabili

13 aprile 2014 - a Borgo a Mozzano (Lu) ritrovo degli animali disabili

Raduno per noi significa primavera.  Anche quest'anno, ci siamo messi in viaggio per raggiungere Lucca, dove da ormai undici anni, si svolge il raduno AN.DI (cioè ANimali DIsabili), organizzato dalle volontarie delle Piccole Cucce, sul territorio della provincia lucchese.

Stella e Lisa sono due veterane del Raduno, mentre per Chicco era la prima volta. Ogni volta, il viaggio, l'avventura, è diversa dalle precedenti. Siamo diversi noi che ci andiamo (anche solo per il fatto che siamo più vecchi di un anno, e in quell'anno, quante e quali cose abbiamo vissuto?);  sono diverse le persone che possiamo incontrare: alcune le ritroviamo, altre le conosciamo per la prima volta, insieme coi loro animali.
I cani che arrivano al raduno, sul prato ombreggiato di Borgo a Mozzano, sono tutti - o quasi - in qualche modo disabili. La disabilità, infatti, può significare molte cose, può essere nel fisico - visibile, riscontrabile,  come una paralisi o l'avere tre zampe - oppure può essere nella mente, nel cervello, nei comportamenti - ci sono cose come epilessia, le ansie da abbandono. Va detto che il concetto di disabilità si è modificato nel tempo - e magari ci torneremo - e che si tratta di un continuum, senza cesure nette, dunque, con la cosiddetta 'normalità'. 
Lascio per ora in sottofondo le riflessioni legate al concetto di  'norma' (con le questioni del controllo e della medicalizzazione a far da corollario). Voglio solo dire che la sfida di convivere e condividere le esperienze dei propri giorni con altranimali disabili, può aprirci grandi orizzonti - proprio mentre si affrontano le 'chiusure' date dall'handicap nelle sue varie forme - verso diverse soluzioni e risposte di vita. Ne avevamo parlato con Valeria Del Carlo, che da tanti anni si occupa degli animali disabili. E conto di tornare a ragionarci. Ma intanto, spazio al racconto di questa giornata.

Nel pomeriggio del raduno, tutte le parole e le teorie, lasciano lo spazio ai nasi, agli occhi e agli abbai dei tanti cani presenti. Ci sono quelli anziani che procedono adagio o si fermano all'ombra a riposare; ci sono i giovanotti col carrellino che corrono senza fermarsi e vogliono annusare tutti gli umani e tutti i cani; ci sono i cuccioli che scoprono il mondo e ci sono i timidi che si sforzano di alleggerirsi dalle loro insicurezze e portano il loro naso in giro.
Quest'anno, il tempo, solitamente nuvoloso o piovoso,  ci ha assistito, e la pioggia ha spruzzato il Campo Cukke solo per una qundicina di minuti, e in modo molto leggero. Poi, è spuntato il sole per tutto il resto di un fresco pomeriggio. E i cani si sono divertiti tantissimo. Per alcuni di loro, era un'esperienza da ricordare poi al ritorno nel loro box di canile, ancora ad attendere una famiglia che li adotti per la vita. Le volontarie di Piccole Cucce, infatti, aiutano anche i cani di due rifugi della zona, a  Diecimo e a Pontetetto, frazione di Lucca. Il raduno è l'occasione per alcuni di loro di farsi vedere in società, per tentare la fortuna.

in canile dopo un incidente d'auto, a causa del quale deve portare un tutore alla zampa anteriore destra


il canile per un anziano è una fatica anche più grande...

in canile già da cucciiolo, perché nato con le zampe deformate

Ad altri cani, negli anni passati, il raduno ha portato bene, chissà che non sia così anche per loro.

Nel pomeriggio del raduno - che è una festa, pensata per non aver più soggezione della disabilità - c'è anche una 'sfilata' dei cani: si tratta di un gioco, per conoscersi meglio, uno spunto per guardarsi e farsi guardare più da vicino, da occhi che sono sempre amichevoli, e in una situazione che è sempre di grande rilassatezza e libertà. 

Quello che negli anni ho notato, è che i cani, sempre, vivono queste ore con totale pienezza di sensazioni, si dimenticano dei loro problemi e si 'lanciano' (in certi casi, nel vero senso della parola) a fare nuove esperienze e scoperte. 
Agli umani che sono con loro, che sono loro accompagnatori e amici (e complici, perché no? ci vuole coraggiosa complicità a convivere con un disabile e a portarselo dietro, mentre tutti, molti, anche quelli che pensano di essere attenti e rispettosi, trovano più spesso che no, da ridire  - da ridEre -  da commiserare), tocca star loro dietro, e adeguarsi: non a procedere adagio o rimanere fermi, ma - al contrario - a correre e andare oltre. I cani disabili, insomma, ci sollecitano con grande fisicità: a ciascuno di loro, siamo portati a dare risposte diverse, su misura delle richieste - quali che siano e per come vengono fatte: attenzione, gioco, sicurezza, conforto e ancora altre.

Campo Cukke, Borgo a Mozzano (Lu), 13 aprile 2014


La giornata, la sfilata, sono un evento che racconta la disabilità, nel modo più spontaneo della festa. Visto che siamo su un prato è quasi un pic nic, una gita, e i cani colgono immediatamente questa realtà. Corrono e si rincorrono, si annusano, si abbaiano, si appisolano tra l'erba, si guardano in giro. La personalità di ciascuno è spiccata e unica. Come la loro disabilità e la loro strategia per viverla.
Forse, il problema se accettarla o meno, la disabilità,  per loro non è nemmeno reale: il loro corpo si trasforma e diventa 'menomato', e loro continuano a viverlo, affrontano le difficoltà che sicuramente si presentano nei primi periodi dopo il cambiamento delle loro capacità e caratteristiche fisiche e trovano nuovi modi di muoversi e di esprimersi.










giovedì 3 aprile 2014

11° Raduno An.Di 2014: la data (1)

Clicca su Piccole Cucce

Con la locandina ufficiale del Raduno, inizia il conto alla rovescia per questo appuntamento annuale, molto atteso dalle persone che hanno a cuore la disabilità animale, e vivono con uno o più animali disabili.

Tutti quanti sono attesi per Domenica 13 aprile, dalle ore 10 alle ore 18, al Campo Cukke, a Borgo a Mozzano (LU).

Il Raduno AN(imali) DI(sabili) di Piccole Cucce si definisce "Meeting sulla disabilità animale": nel corso della giornata, sotto gli alberi del campo, ci sarà la mostra canina meticcia e l'esposizione lavori dei bambini delle scuole.

Io sto già preparando le valige, le mie e quelle di Stella, Lisa e Chicco: questo per me è il settimo anno consecutivo, si tratta di una consuetudine, ed è un po' come tornare a casa. La disabilità degli animali è ancora qualcosa di complesso nei cuori e nelle menti delle persone. Disabilità significa anche età avanzata, significa bisogno di cure e di affetto, significa - l'ho scoperto da poco - anche ansia da abbandono (è una disabilità del carattere e del comportamento, è una fragilità). Se vivi vicino a un animale disabile, devi ripensare tutti gli aspetti della tua giornata, devi cambiare tante abitudini della tua vita, devi spostare il tuo centro di attenzione da un 'io' a un 'noi', devi imparare a metterti nella pelle e nel corpo di qualcun altro, e devi imparare tante cose che prima nemmeno conoscevi e che non pensavi di essere capace di fare.

Il giorno del raduno, quindi,  è il momento ideale per fare il punto della situazione, per incontrare e conoscere nuove persone; è anche - e soprattutto  - una festa, un gioco e una gioia. Per questo, non vedo l'ora di essere a Lucca anche quest'anno...
(1-continua) 

giovedì 13 febbraio 2014

Nessuno è perfetto... se non è un manichino

http://truthandcharity.net/wp-content/uploads/2013/12/pro-infirmis-embrace-300x221.jpg

NOTA. Alcuni anni fa, a una festa di San Silvestro, ho incontrato e fatto amicizia con una ragazza bellissima e affascinante: lei, ballava su una sedia a rotelle, aveva movimenti che poteva controllare poco, ma... I suoi occhi e il suo sorriso sono indimenticaili. (Oggi questa ragazza è sposata e lavora e viaggia nel suo Paese).
Questo video, scoperto grazie a Francesca Fugazzi, me l'ha riportata alla mente. (Giusto per non allontanarci troppo da - né trascurare ciò che viene chiamato-  Disabilità (qualsiasi cosa sia, e vedremo di pensarci su, a proposito).



NOTA AL VIDEO.
Pubblicato in data 02/dic/2013
Nel periodo dell'Avvento, la Bahnhofstrasse si presenta nella sua veste più fastosa e scintillante. Nelle vetrine di cinque negozi di moda, oggi spiccheranno tuttavia alcuni manichini particolari: riproduzioni in grandezza naturale di Jasmin Rechsteiner, Miss Handicap 2010, Alex Oberholzer, presentatore radiofonico e critico cinematografico, Urs Kolly, atleta, Nadja Schmid, blogger, ed Erwin Aljukic, attore.
Progetto dell'associazione Pro Infirmis

mercoledì 25 dicembre 2013

ALLA SCOPERTA DEGLI ANIMALI DISABILI Intervista a Valeria Del Carlo

Valeria Del Carlo, con un piccolo cucciolo

Uno scambio con Valeria Del Carlo, testo raccolto via telefono con appunti, successivamente organizzati nel seguente monologo - novembre 2012 (prosegue il tema della disabilità animale, introdotto qui.

Valeria Del Carlo è la presidente dell'associazione di volontariato "Piccole Cucce", attiva nella provincia di Lucca. Tra i vari compiti dell'associazione, c'è la sensibilizzazione verso la disabilità animale e la divulgazione di questo concetto, con iniziative nelle scuole e progetti come l'annuale "raduno AN.DI" , in Toscana. Molto importante anche la partecipazione alla rete di mutuo aiuto del progetto "S.O.S. Carrellini", di cui, in futuro, avremo modo di parlare.

<<Da molti anni mi occupo di animali con lo scopo di aiutarli.
L'esperienza con gli animali disabili, che mi ha coinvolto in prima persona, è avvenuta a contatto col mondo felino, in un approccio coi gatti. Forse, i gatti suscitano una reazione più forte rispetto ai cani – se disabili – perché nell'immaginazione delle persone comuni, i gatti sono associati all'idea di estrema agilità. Parlo di cani e gatti perché, come è ovvio, sono gli animali che più facilmente si incontrano, anche tra quelli bisognosi.
Il primo animale disabile che conobbi in prima persona, e col quale ebbi a che fare, fu infatti proprio un gatto. Fu una svolta nel mio pensiero, che andò ben oltre anche il sentimento di empatia, che fino a quel momento aveva guidato le mie decisioni.
Era un animale disabile, la sua disabilità aveva a che fare con le zampe e l'uso degli arti. Lui, era riuscito a imparare a usare anche la coda, in modo del tutto personale, unico e creativo, per superare le sue difficoltà. Venne in breve adottato, ma aveva cambiato decisamente tutto il mio pensiero nei confronti degli animali, da lì ho iniziato a elaborare considerazioni mie, sui disabili animali.

<<Per cominciare, vedo con occhi diversi anche le reazioni delle persone, poste di fronte all'animale disabile, estranee a questa esperienza. Se all'inizio, c'è da parte loro un automatico sentimento di pietà, si accorgono che le cose non sono quel che sembrano, e avviene quindi una cosa straordinaria, cioè che l'handicap, la disabilità, la malformazione, diventa invisibile, perché così è in partenza per l'animale, cane o gatto, che continua a comportarsi spinto dalle sue esigenze, dai suoi sentimenti e desideri, che lo motivano a superare con tutta la sua energia e inventiva, la difficoltà iniziale. A questo punto, le persone, questi animali umani così suggestionati da tanti pensieri che in realtà non sono i loro, ma che hanno per così dire imparato dalla società, cominciano a sviluppare pensieri collaterali, nuovi e diversi, che illuminano anche la loro sensibilità. Il gatto o il cane, diventa – tra le altre cose – un esempio, un maestro, per comprendere cose sulla diversità, ancor più estremizzata, in partenza, dalla presenza di un problema fisico, che rende l'animale a sua volta 'diverso' tra diversi (almeno ai nostri occhi umani).

<<Il mio coinvolgimento si eleva, si trasforma, si arricchisce, in un continuo scambio con gli animali disabili che incontro e che provo ad aiutare, in modo che a ogni successiva occasione, la qualità e l'intensità e la forza del rapporto che si sviluppa con questi animali, si modificano e si amplificano.
Sul versante pratico e quotidiano, infatti, la nuova luce che c'è al fondo di questi sentimenti nuovi (o forse riscoperti, rivitalizzati dal contatto), infonde nuovo coraggio.

<<Tanti anni fa, quando questo percorso è iniziato, quasi per caso, la disabilità animale era un tabù, che non veniva nemmeno nominato, figuriamoci se riconosciuto o esaminato.
Per gli animali 'con handicap' o con problemi, i veterinari e l'uso diffuso prevedevano una sola soluzione, sempre quella, definitiva. Era un esito doloroso: e all'animale non veniva data nessuna possibilità di una ulteriore e diversa vita, non aveva voce in capitolo, eppure gli umani stavano in quel momento decidendo di una vita che non era la loro. Dimostravano una specie di empatia debole, che però non si metteva davvero nei panni dell'animale, immaginando cosa avrebbero voluto loro se fossero stati al suo posto.

<<Erano situazioni critiche, anche per molti professionisti e veterinari, oltre che per molti volontari, impegnati con la sola risorsa della loro emotività, a fronteggiare situazioni in quei casi davvero al limite. Ci volle – parlo della mia esperienza personale – un aiuto forte, da parte di una veterinaria davvero determinata, per cominciare a dare a queste situazioni una diversa direzione.

<<Tra volontari e veterinari c'è o dovrebbe esserci, una stretta comunicazione, perché gli uni si fermano dove iniziano gli altri. Al centro, sempre questi tanti animaletti, più esposti degli altri alla necessità di una cura umana, alle conseguenze di scelte non loro, anche se fatte per loro, a tutti gli aspetti di un 'poi' che, proseguendo le singole vite, mette in luce nuovi bisogni, nuove necessità, richiede nuove abilità e strategie. Negli anni, si formano delle complementarietà, con fatica, ma anche con gratificazione.

<<Otto anni fa, per Tito, è andata proprio così. Una veterinaria, si è fermata, non si è arresa, e gli ha (ri)dato la vita. Il primo passo l'ha fatto lei.
Da quei passi iniziali e decisivi, l'operare modificato dei volontari, ha a sua volta modificato gli atteggiamenti di altri veterinari, e delle persone che si ritrovano a vivere con un animale disabile in casa.
Dopo veterinari e volontari, il terzo vertice di questo triangolo umano al cui centro c'è l'animale disabile, è proprio dato dalle persone che hanno l'animale disabile nelle loro case e famiglie.
A lungo, queste persone, che si vedevano come 'padroni', si sono fermate sulla soglia estrema della disabilità. Si sono rifiutate di oltrepassarla, sono rimaste al di qua, e hanno scelto l'eutanasia.
Tra i tantissimi elementi che pesavano su questa loro scelta, uno mi ha sempre colpito: la vergogna che provavano nell'avere un animale menomato in casa. Così come si faceva se si aveva un familiare umano con handicap (e come oggi forse per fortuna si tende a non fare più) , si tendeva a nasconderlo, a tenerlo in casa, forse anche con l'intento mal direzionato, di proteggerlo. C'era la vergogna, la non volontà di dover spiegare e raccontare.
Gli sguardi reciproci, tra animale e persone della famiglia, poi coi volontari e i veterinari, poi tra tutti gli umani coinvolti, erano di pietà, compassione, ma poi anche di ostentazione, come se 'mostrare' l'handicap dell'animale fosse paragonabile a un gesto di esibizionismo, a una sollecitazione a velleità voyeuristiche, vagamente morbose.

<<Perché la forza dell'empatia agisca su questi atteggiamenti, occorre, naturalmente, il tempo. Allora, cambiano i modi di pensare e di vedere, tra le persone comuni. Quello che all'inizio era vergognoso, smette di essere improponibile. Il pensiero limitante, che bloccava ogni scelta diversa e alternativa a quella dell'eutanasia, piano piano perde terreno, di fronte a considerazioni di altro livello, di maggiore apertura. Cuore e mente, acquistano la caratteristica di diventare 'diversamente aperti'.

<<Un animale disabile, accolto con nuova consapevolezza, ri-orienta per intero tutta la vita delle persone che vivono vicino a lui, rimette in ordine diverso priorità e valori, in un certo senso obbliga a ripensare tutta la propria vita, a cominciare dalle minime cose quotidiane. E ciò che avviene anche quando si vive con un umano disabile, a ben pensarci, con un doppio impegno di empatia, e di superamento di ostacoli e barriere: quello della disabilità, e quello della specie.

<<Oggi è una situazione più normale e diffusa, e per fortuna le persone trovano più facilmente e velocemente, le motivazioni interiori per imparare a vivere accanto a un altro animale disabile.
Così, scoprono che si possono fare cose insieme, cose diverse da quelle che ci si aspetterebbe di fare con un cane o un gatto 'normodotato'. Ma la diversità di risorse fisiche a disposizione, in modo reciproco e bidirezionale, diventa costruttiva e positiva, scambia informazioni reciproche, porta a mutare se stessi, ad approfondire – se si ha la volontà di farlo – la propria consapevolezza, a focalizzarsi su 'cose' a cui prima forse non si pensava nemmeno. E non tutte hanno a che fare con doveri medici e di cura, con ostacoli da superare. Anzi. Spesso ci mettono di fronte a soluzioni creative, a modi e stili di vita speciali e diversi, perché unici, personali e individuali: dell'animale disabile, di noi stessi, e di noi come insieme, sistema familiare composto da animale umano + animale non umano.

<<Si fanno avanti aspettative nuove, diverse, quasi 'eccezionali', perché tutto quello che viene dal vivere insieme si fa speciale e particolare, ogni volta diverso e da ripensare.
Diversi sono i livelli della disabilità. Diversi i modi degli animali di avere a che fare col mondo reale intorno a loro. Mi capita di pensare che a volte, loro ti stiano prendendo in giro, o ti stiano mettendo alla prova, giocano con gli sguardi, che ti inviano e coi quali comunicano, chiedono, affermano. Coi gatti, coi quali ho un rapporto più frequente e più ricco, per via del lungo tempo di frequentazione, questo è evidentissimo.

<<Loro, gli animali, non si sentono menomati. Ma noi, che li vediamo, modifichiamo più o meno inconsciamente, il nostro atteggiamento e modo di comportarci nei loro confronti, poiché abbiamo davanti un animale che ha subito qualcosa (incidente, nascita con problemi, maltrattamenti, mutilazioni, e altro). Ma per loro, quella è la realtà, quello è il mondo in cui si trovano a vivere e col quale devono e vogliono agire. Ho avuto a che fare con gatti nati senza occhi, che sviluppavano o portavano alla superficie nuove e diverse facoltà, 'un sesto senso' e altri canali di comunicazione, per scambiare informazioni. Creano la misura e il ritmo della nuova relazione, anche con noi, oltre che con gli altri animali che incontrano, magari nelle nostre case. Ci chiamano a un nuovo impegno di relazione, poiché nemmeno per un istante pensano che la loro richiesta di vita sia inferiore o meno valida di quella di altri, considerati 'sani' o 'normali'. Aprono davanti a noi nuove finestre sensoriali, altri livelli di percezione, altrimenti inavvicinabili per un umano. Animali disabili, anche sofferenti, trovano continuamente strategie per compensare, per riempire i vuoti con nuove capacità. Io li aiuto col gioco, e ho l'occasione, che considero preziosa, di scoprire i molteplici lati della inventiva degli animali: un gatto privo delle zampe anteriori, usa le zampe posteriori, e la coda,e la bocca, in modo nuovo. Loro per primi diventano esploratori di nuove vie per avanzare nel mondo reale, e scoprono e mettono in atto strategie e intelligenze.

<<Se tu sei un umano, e ti trovi alle prese con queste situazioni, sei forzato a cambiare, perché la realtà che vedi e vivi non è più quella che pensavi che fosse. Cambi, per non sentirti e intrappolarti tu stesso in una situazione di 'disabilità', che definirei percettiva, emotiva.
Dove noi ci blocchiamo, loro procedono oltre, cambiano la vita stessa, o meglio, è la vita che li dirige verso cambiamenti inaspettati, spinge il limite oltre, fino a creare un vero e proprio mondo diverso.
La domanda, tante volte, mi ha così colto, in modo del tutto spontaneo: chi è, quindi il vero limitato? Chi il vero disabile?>>
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