Così lo ricorda "il Mostro", per salvarlo dai villici infuriati contro lo "scienziato pazzo", dopo che ha ricevuto una seconda vita, a sua volta, da quello scienziato.
Epitaffio più bello, forse, non avrebbe voluto - ho pensato, mentre rivedevo per la infinitesima volta QUEL film: l'ho pensato all'istante, mentre vedevo la scena, sul finire del dvd. E, come tutte le volte precedenti, mi intenerivo, preda di una piccola commozione, grattugiata di gioia.
Ecco perché con questo post, piccolo piccolo, breve breve, semplice semplice, riprendo in mano il blog dal lato della tastiera - finalmente! dopo più di un anno di Ipad e di disimparare a scrivere e organizzare i pensieri.
Gene Wilder appariva, probabilmente lo era davvero, squinternato. Ma anche caro (ricordate la moglie, Gilda Radner, alla quale è stato vicino durante la malattia del cancro?). E anche un pizzico geniale. Un genio gentile, mi piace pensare, ma volitivo, anche. Altrimenti, "Frankenstein Junior", non sarebbe stato così, è facile supporre.
Così come? Per esempio, con uno scienziato in tre tempi: il primo, freddo e arrogante chirurgo; il secondo, appassionato e folle sperimentatore; il terzo, appunto, squinternato e coraggioso, che "ha usato il suo corpo come fosse una cavia" , per salvare il Mostro.
Tutto, sempre, col gusto del teatro e dello spettacolo. Sempre, con una soffusa gentilezza.