Hai recuperato dalle bozze del blog, un 'pezzo', che era stato scritto per il commento del libro "Un'eterna Treblinka" di Charles Patterson - che poi hai risolto in altro modo, ché di questo pezzo ti eri apparentemente scordato. Il pezzo ti sembra possa contenere spunti di per sé non necessariamente vincolati alla occasione libro, perciò non ti sembra una cattiva idea proporlo di per se stesso.
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lunedì 10 dicembre 2018
sabato 22 settembre 2018
Chi lo dice: Atto di Dio
Tu sei un blog che ha quasi cinque anni. Sei il blog di Giovanni, che ti ha fatto nascere quasi cinque anni fa. Ti ha fatto nascere perché voleva un blog, che fosse tutto suo, e sul blog voleva scrivere delle cose che gli interessavano.
Tu sei un blog che, quando si guarda dentro, si scopre pieno di immagini e ancor più pieno di parole. Ma forse, parole e immagini, sono quasi a pari, perché c'è stato un anno intero, o quasi, quando sul blog, di parole, non ne sono apparse nemmeno una.
A te, blog, comunque, ti hanno detto che ti chiami La Confidenza Lenta. Ti piace come nome, ti fa immaginarti in un posto, dove sei per raccontare storie. Un giorno, ti piacerebbe raccontare la tua, di storia. Oggi, però, devi raccontare un'altra storia.
Questa altra storia che devi raccontare, apparirà sulla tua pagina, perché sei un blog che si presenta fatto di pagine e queste pagine scorrono sugli schermi dei computer di chi viene a visitarti.
Questa altra storia la devi raccontare, ma è un dovere che è anche un piacere. Così, puoi dire anche che sei un blog che la storia, questa storia, la vuole raccontare.
Così, ti accorgi che, in men che non si dica, le storie che vuoi raccontare, sono già due.
Una però deve aspettare: quella che deve aspettare e la storia che parla di te, che sei il blog La Confidenza Lenta, che Giovanni ha fatto nascere quasi cinque anni fa.
Invece, non aspetterà la storia dell'Atto di Dio: che è una storia raccontata da Giacomo Nanni...
mercoledì 4 luglio 2018
Elizabeth Costello e il problema del male
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Claus Schenk Graf Von Stauffenberg |
Olinda Boscolo ha ripreso in mano proprio quel testo del vecchio scrittore. Un testo che oggi ha già quindici anni. Olinda pensa che se quindici anni prima avesse fatto un figlio, oggi avrebbe un adolescente irrequieto che le gira per casa. Pensa a lui come a un maschio.
Sono molto diversi quindici anni, per un umano o per un libro. Passano a ritmi differenti. Possono essere tantissimi per il libro, che si ritrova vecchio e ingiallito, mentre sono solo il preludio alla forza piena della vita, per il ragazzo.
Il libro ha dalla sua la capacità di esser memoria - memoria concretizzata nella carta che ingiallisce e ammuffisce, nelle cuciture che si possono rilasciare - di tempi e idee trascorsi.
Il giovane ragazzo ha dalla sua la curiosità e la impellenza del corpo che grida al mondo 'sono qui!' e che brama il sesso, il rischio, il movimento, il viaggio.
Il ragazzo non ha memoria, si costruirà la sua, pensa Olinda.
Il libro non ha movimento, potrà forse diventare memoria tra le memorie per il ragazzo. Così come è capitato a lei, si dice Olinda.
sabato 17 marzo 2018
Fantasia su un Tema di Thomas Tallis
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PERIODO ELISABETTIANO |
Questa sera, insieme alla splendida, dolce compagnia dei tuoi cani - e la pioggia fuori - desideravi più che mai qualcosa di bello...
La musica strumentale del '500 e '600.
Gli strumenti solistici più diffusi in Europa all'inizio del '500 sono l'organo e il liuto - l'uno per la grandiosità, l'altro per la facile suonabilità. In Francia c'è ancora la antica viella. Appaiono i primi clavicembalo (corda pizzicata) e clavicordo (corda percossa).
In Inghilterra, in epoca Elisabettiana, è diffuso il virginale - specie di piccola spinetta a tastiera, con corde pizzicate da becco di penna.
mercoledì 28 giugno 2017
Emeroteca: articolo su Kuki Gallmann
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Kuki Gallmann |
Oggi piove, si può provare a fare qualcosa di semi-nuovo, qui, sul blog.
Mentre i temporali fuori dalla finestra scorazzano indecisi e tonanti nel cielo sopra la testa della casa, sei alle prese con la tua emeroteca: una realtà spesso polverosa, sempre caotica, di scartafacci e frammenti di giornali e riviste. Ne riparli alla fine del post.
Il primo articolo, in cima alla risma di ritagli che per caso è più vicina alla postazione del mac, parla di un fatto di cronaca che coinvolse, nella primavera di questo anno, Kuki Gallmann, che vive in Kenya.
Kuki Gallmann, italiana (è originaria del trevigiano), è scrittrice e vive in Kenya. Vederla, sentire quello che è la sua vita e quindi pensare a donne come Karen Blixen, Dian Fossey, Jane Goodall è come fare due più due.
A Kuki Gallmann hanno sparato allo stomaco. Per salvarla, all'ospedale di Nairobi, han dovuto eseguire un intervento di cinque ore. Ezekiel Chepkwony, capo della polizia nella regione di Laikipia, a nord di Nairobi, dice che sono stati feriti e messi in fuga. In questa area, Gallmann gestisce una oasi naturale di 400 chilometri quadrati, insieme alla figlia, Sveva, di 37 anni.
Le due donne, da decenni difendono la regione dal bracconaggio di cacciatori che minacciano e aggrediscono elefanti per l'avorio, rinoceronti, scimmie e molti altri animali che sono già a rischio di estinzione e che sono accerchiati da insediamenti umani.
I cacciatori di frodo, da sempre minacciano questa donna - e forse, in quanto donna, la minacciano pure con maggior violenza... fino ad averle sparato. La carestia che a inizio 2017 ha colpito il Corno d'Africa e che ha interessato anche il Kenya, ha spinto i pastori Pokot entro i confini della Gallmann Memorial Foundation, associazione benefica in memoria del marito Paolo e del figlio Emanuele, morti nel 1980 e nel 1983.
C'era già stato un assalto alla abitazione, in marzo: Sveva era riuscita a portare in salvo la figlia di 9 mesi, al riparo dai proiettili. In passato, Kuki era stata ferita a colpi di machete.
Secondo Cristina Cappelletti, medico di Maisha Marefu Onlus, "vogliono farla fuori da sempre": perché lei protegge rinoceronti, elefanti e perché collabora con medici per la gestione di strutture ospedaliere e scolastiche per le persone che vivono nella zona.
Come mai è così famosa? Perché uno dei suoi libri autobiografici, ha ispirato il film "Sognando l'Africa", interpretato da Kim Basinger nel 2000. Da allora, è diventata, forse suo malgrado, simbolo globale della lotta al bracconaggio. Perciò, la situazione aggravata dalla carestia, ha portato per lei grossi guai. L'attentato a Kuki, infatti, è solo l'ultimo di una serie: altre 37 persone, collegate in Kenya alla difesa degli animali selvatici, sono state ammazzate di recente.
Nel 2016 l'Unione Europea ha stanziato 165 milioni per la carestia in Corno d'Africa. "L'insicurezza alimentare è un fattore che spinge a spostarsi e a migrare verso altre regioni vicine", dice Daniel Gustafson, vice direttore generale della FAO. Regioni vicine: come il Kenya di Kuki Gallmann. (parafrasi dell'articolo "Kenya, spari contro Kuki Gallmann. la scrittrice italiana grave dopo l'agguato", di Franco Vanni - La Repubblica lunedì 24 aprile 2017).
Difficile da digerire la storia che nell'articolo a fianco racconta Pietro Veronesi, e che fa da contesto all'episodio di cronaca nera (La guerra nel paradiso terrestre).
La riserva della Gallmann si trova in una delle zone più belle e verdi dell'altopiano del Kenya centrale, uno dei luoghi più belli del mondo: la contea di Laikipia. Non a caso qui si concentrano anche le proprietà immobiliari dei bianchi più ricchi. A Nairobi, invece, distante qualche centinaia di chilometri, la criminalità urbana affligge la città e i fondamentalisti islamici di Al-Shabaab arrivati dalla Somalia, sono autori di spaventosi attentati.
Al lodge di Mukutan Retreat, dove Kiki Gallmann ha ospitato vip e regnanti, a 1000 euro per un pernottamento, questa realtà appariva lontana. Ora il lodge è distrutto, le macerie annerite dalle fiamme da un incendio doloso.
La siccità, che colpisce dal Corno d'Africa fino agli altipiani australi, da Sudan e Etiopia, al Malawi e allo Zimbabwe, non risparmia la verde contea di Laikipia, i cui confini i pastori nomadi varcano senza scrupoli, per salvare le proprie bestie affamate e assetate. Le mandrie, in tutto il Kenya, premono sulle aree delle riserve naturali, da molto tempo: dal Turkana a nord, al Masai Mala a sud. L'aggravarsi della siccità, ha portato a scontri tra polizia e pastori e le armi da fuoco sono state usate.
La Bbc riferisce che un centinaio di bestie dei pastori è stato abbattuto entro i confini della tenuta Gallmann, in uno scontro a fuoco tra agenti e mandriani Pokot - che si riferisce siano stati i primi ad aprire il fuoco. Questo episodio, ha forse portato all'incendio doloso del Mukutan Retreat e l'attacco alla stessa Kuki Gallmann, a cui forse hanno teso un agguato.
A rileggere questi articoli - per quel che valgono: cronache sintetiche di fatti di luoghi lontani, così esotici da sembrare invenzioni di un racconto di avventure - ti pare di notare alcune costanti sotto traccia. Tra tracce di maschilismo e neo-colonialismo, una per tutte: la siccità sta cominciando a farsi sentire e a preoccupare anche persone come noi, che vivono in zone come le nostre, che mai han sofferto carenza d'acqua; sta già diventando difficile irrigare le colture agricole o dissetare gli animali zootecnici rinchiusi nei sovraccarichi e bollenti capannoni intensivi. Cosa ne conseguirà? Guerre per l'acqua? Le persone si spareranno tra loro?
In Africa, centinaia di persone si muovono, si spostano, migrano, cercando acqua e cibo. La situazione andrà peggiorando?
E ancora: una volta di più gli umani mettono tra loro stessi, in mezzo ai loro conflitti feroci - come scudo, come pretesto, come ostacolo, come avversario - gli altri animali. Che si tratti delle bestie (hai usato di proposito questa parola per tutto il post) delle mandrie, protette solo in quanto fonte di redditom (o di cibo per le tribà, magari anche?), o dei rinoceronti ed elefanti, il cui avorio fa gola a occidentali fagocitanti e che finanzia armi, guerre, guerriglie e stermini su e giù per il continente africano.
Notizie recenti danno la Gallmann fuori pericolo.
PS
Da quando sei ragazzino, hai amato e ami sfogliare e ritagliare articoli di giornali, con l'idea - un po' foriera di una fantomatica 'sindrome della soffitta' - di metterli da parte per rileggerli e ragionarci ... più tardi.
Solo che questo più tardi - decennio dopo decennio! - non arriva mai. Ormai, insomma, sei convinto che un articolo di giornale vada -andrebbe - trattato per quello che: un effimero promemoria, di qualcosa di più longevo, profondo e duraturo, che sta altrove (in uno o più libri, in composizioni musicali, in film, in opere d'arte, in altre forme di creatività o azione, che molti umani mettono in atto).
Col che, in parte, hai cominciato a rispondere alla questione della affidabilità di giornalisti, pubblicisti e giornali (tu sei un pubblicista). Restano però - superstiti di traslochi, repulisti e disperati sgomberi - alcune pile di articoli, anche lunghi, anche interessanti. Ti è venuta voglia perciò - pazza idea! - di provare a rileggerli e quindi proporli, in altra salsa, qui sul blog. Per quello che sono, come dicevi sopra: promemoria, serbatoi di dati, parafrasi di altrui idee. Da andare, caso mai, a ripescare direttamente alla fonte di origine.
giovedì 13 aprile 2017
"Non vengono quasi mai storditi"
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un dettaglio della copertina, fotografata da Francesca Fugazzi |
di Francesca Fugazzi
Anni
fa, durante un sit-in in occasione della giornata vegetariana mondiale
dove mostravo immagini di animali da reddito negli allevamenti, un
ragazzo si fermò a parlarmi: lavorava al mattatoio di Como. Quando me lo
disse fu come ricevere un pugno in pancia. Era un immigrato sulla
ventina, credo tunisino, e mi disse che non era quello il modo di
convincere la gente a smettere di mangiare carne: «Dovete far vedere
quello che vediamo noi ogni giorno, io lavoro coperto di sangue, nelle
urla e nella puzza». Non seppi che dire o fare. Mi feci forza e gli
chiesi: «È vero che gli animali non vengono quasi mai storditi?». Lui
confermò: non vengono quasi mai storditi perché bisogna fare in fretta e
spesso sono fatti a pezzi quando ancora coscienti. Era visibilmente
commosso. Io piansi. I suoi occhi guardavano oltre e io non avrei mai
pensato di avere a che fare in quel modo con un carnefice.
Ieri in libreria ho trovato questo libro che ho letto in poche ora stamattina. Racconta la non-vita di animali e uomini che stanno dietro le quinte di uno spettacolo tanto macabro quanto reale che viene messo in scena (o in quinta?) in tutto il mondo. Parlando del protagonista, uno storditore che lavora in un mattatoio brasiliano, l'autrice descrive perfettamente quello che io vidi negli occhi di quel ragazzo: «Edgar Wilson fissa il punto più lontano che i suoi occhi riescono a distinguere davanti a sé, la linea fantasma che divide la strada dal cielo. Soltanto una linea, che non potrà mai essere raggiunta.»
Ieri in libreria ho trovato questo libro che ho letto in poche ora stamattina. Racconta la non-vita di animali e uomini che stanno dietro le quinte di uno spettacolo tanto macabro quanto reale che viene messo in scena (o in quinta?) in tutto il mondo. Parlando del protagonista, uno storditore che lavora in un mattatoio brasiliano, l'autrice descrive perfettamente quello che io vidi negli occhi di quel ragazzo: «Edgar Wilson fissa il punto più lontano che i suoi occhi riescono a distinguere davanti a sé, la linea fantasma che divide la strada dal cielo. Soltanto una linea, che non potrà mai essere raggiunta.»
Ana Paula Maia
Di uomini e bestie
La nuova frontiera, Roma
Storie che si chiamano tra di loro, attraverso di noi.
Quello qui poco sotto è il passaggio del post su NOmattatoio Torino 6 che ha attirato attenzione. Ha richiamato ricordi altrui e questi ricordi - che avete letto qui sopra, grazie a Francesca - potranno forse essere il prologo a storie nuove, ancora da raccontare.
"C'è chi si è fermato per confessare con sollievo che si è sentito confortato dal fatto che fossimo lì - ti hanno raccontato che qualcuno che lavora lì dentro, ha ringraziato che ci fosse qualcuno fuori dai cancelli, perché "nessuno ha idea di quanta e quale violenza avvenga in continuazione lì dentro". E non unicamente contro gli animali non umani."
venerdì 16 dicembre 2016
Semi per uccellini selvatici
Anche se, almeno per il momento e almeno qui, non sta nevicando così tanto come in questa foto, il cielo sopra casa tua è bianco e basso e sembra proprio uno di quei cieli che promettono neve.
Fa freddo. Persino Lisa, Maika e Chicco , c'è voluto del bello per convincerli a uscire a fare almeno una passeggiata mattutina, e alzarsi dai giacigli morbidosi e caldi.
Così, e non è la prima volta che ci pensi, hai deciso nei giorni precedenti, di procurarti quelle palle di semi che vendono proprio per gli uccelli selvatici, e le hai appese ai rami di uno degli alberi - pensando di straforo, che fossero anche i migliori addobbi natalizi di sempre. Un po' per quell'idea, a suo modo confusa, tra i tuoi pensieri a metà strada tra il cuore e la testa, che desideri fare di casa tua un posto accogliente non solo per umani, ma anche per quanti più animali sia possibile. Hai più o meno sempre provato a farlo, ti sei accorto che non è così difficile e quindi è una pratica che si può proseguire; e, proprio negli ultimi giorni, hai assaporato la gioia di questa attività.
Giò al mattino presto, a persiane ancora chiuse, ti capita ormai sempre di sentire i canti e le voci animatissime, eccitatissime, indaffaratissime di questi piccoli piumati che intendono passare l'inverno qui e non si involano per latitudini più soleggiate. Lo sai, il perché: sono sui rami dell'albero, a becchettare le sferette di semi, appese alle loro reticelle verdi. Sono cince, passeri, e altri che non conosci (usignoli, anche, forse?): per loro, oltre che al pericolo della minaccia mortale dei cacciatori criminali e violenti che sbandierano con arroganza il loro "amore per gli animali" a suon di piombo ed esplosioni spaventose, c'è anche l'insidia del freddo, delle corte ore di luce, dei luoghi sempre troppo pieni di umani e sempre più vuoti di cibo e ripari.
Queste loro voci raggiungono luoghi del tuo sentire che si allargano e gioiscono quando le sentono.
Ma è capitato di meglio, giusto due giorni fa.
Ecco cosa è accaduto.
Eri alla finestra e del tutto casualmente hai guardato fuori. Sentivi, è vero, i cinguettii. Allora, è stato quello il momento che il tuo occhio ha colto un frullar di ali e hai visto finalmente uno dei tuoi invisibili ospiti con le penne. Un uccellino piccolo piccolo, col capino scuro, la pancia chiara e le ali scure, ma di una tonalità differente da quella della testa, saltellava sui rami sottilissimi, come se fosse senza peso, tutto intorno alla sfera di semi. Si era messo a un certo punto in posizione per lui ideale, credo. Sul limitare di un rametto sottilissimo, la schiena verso l'aria, e di fianco alla sfera, cinguettava e muoveva lo sguardo e il capo in giro, e poi - tictictic! - una beccata, una piluccata ai semini. Che leggerezza: il ramoscello non dondolava, la palla nemmeno oscillava e a un certo punto hai persino dubitato che li mangiasse davvero i semi, che magari non riuscisse a staccarli dal resto della sfera. Ma no - ragionando, ti sei convinto - ci riesce, altrimenti sarebbe già volato via. In effetti, è rimasto lì per un bel po' - non si è accorto che lo guardavi dalla finestra, immobile, respirando pianissimo, ma sorridendo tantissimo? - segno che la situazione gli era vantaggiosa e gradita. Poi, ha cambiato rametto, si è spostato dall'altro lato della palla e ha - tictictic! - becchettato ancora. Mentre piluccava, - CI-CI-CI! CI-CIU! - girava gli occhi e spostava la testolina in giro. Per vedere se tutto era tranquillo? Se non c'erano pericoli?. Per vedere se c'erano altri uccelli? Questo, tu non lo puoi sapere. Poi, a un certo punto, con un frulletto di alette, si è spostato su un ramo sospeso sopra alla palla, ha dato qualche altra piluccata. Poi, altra frullata, altro ramino, sempre più su, come facendo una specie di scala tra i ramoscelli sottili e flessibili della chioma spoglia dell'albero. Quando è arrivato sul ramo più alto e più sottile, si è guardato un poco in giro, poi - CI-CI-CI! - ha spiccato l'ultimo frullo ed è volato via, passando dal colmo del tetto al cielo.
giovedì 21 gennaio 2016
Pippo. Una bella storia di amore. Scritto da Lina
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Pippo con la mamma, Lina |
di Lina
E così iniziò la mia grande storia d'amore con Pippo....
Era una mattina come tante, mi stavo recando al lavoro....mentre percorrevo la solita statale, mi domandai come mai fosse così trafficata quando normalmente è abbastanza scorrevole e incolonnata guardavo il canale che costeggiava la strada....notai un ammasso di pelo vicino a un grande sasso, tra me e me pensai fosse una nutria che rosicchiava l'argine come fanno di solito e ripartii....percorsi 500 mt e pensavo, se non fosse una nutria? Allora feci inversione, accostai l'auto sul ciglio della strada e mi affacciai in questo canale...la schock fu immediato, non era una nutria ma un cane, che cercava di rimanere ancorato a questo sasso con la speranza che la corrente non lo trascinasse via...presa dal panico inizio a chiedere aiuto alle aiuto che sfrecciavano sulla strada, ma appena esponevo il problema nessuno era disposto a aiutarmi.
Nel frattempo si riformò la fila per la curiosità nel vedermi li sulla strada a dimenarmi per cercare aiuto...insomma nessuno si offrì e quindi decisi di immergermi in questo canale per recuperare il cane...fortunatamente riuscii ad afferrarlo , tiralo fuori, arrampicarmi sull'argine e finalmente adagiarlo sul terreno...era spaventato, sporco e tanto sofferente, ma vivo!!! immediatamente mi fiondai all'auto per recuperare una coperta che avevo nel bagagliaio x avvolgerlo, ma lui preso dal terrore si alzò e iniziò a correre sulla strada....coincidenza ha voluto che passasse mia sorella Jessica, che ovviamente riconoscendo la mia macchina si fermò, vide la scena di me che cercavo di bloccare il traffico per evitare che lo investissero e fece altrettanto nella carreggiata opposta....risultato, il cane non fu investito ma sparì in mezzo i campi.
A malincuore andai al lavoro e mi attivai raccontando l'accaduto su fb, speranzosa che qualcuno mi contattasse per dirmi che era stato trovato e messo al sicuro, ma non fu così.
In pausa pranzo tornai sul posto, usai tutte e tre le mie ore di pausa per cercarlo, ma niente e così per due settimane....ormai amareggiata e rassegnata, mi convinsi che era stato recuperato da qualcuno, anche perchè avevo contattato canili e forze dell'ordine per sapere se era stato rinvenuto un cane con quella descrizione vivo o morto, ma l'esito era sempre negativo, nessun ritrovamento.
Erano ormai passati 10 gg, era il 13 maggio 2013, le mie speranze di avere notizie sul quel cane erano sempre più perse, ma ogni mattina entravo in fb x vedere se c'erano novità e come per magia trovai un messaggio in posta privata di una ragazza, diceva più o meno così...”ciao, ho letto la tua avventura con quel cane che hai salvato dal canale, per caso è lui?” Mi inviò una foto....con un colpo al cuore lo riconobbi e chiesi immediatamente dove si trovasse e come stava...rispose che era stato accalappiato, che non era messo bene e che era al comando dei vigili di Casorate Primo, un pesino vicino casa mia.
Contattai il comando dei vigili, mi chiesero se ero la padrona, dissi no e allora signora verrà trasferito al canile sanitario di Pavia, ma almeno mi dica come sta? Lo valuterà il veterinario del canile signora, la saluto!
Disperata contattai il canile, il mio pensiero era sapere come stesse e anche li la prima domanda fu...è la padrona? Dissi no e allora non le possiamo fornire informazioni!!!
Non mi arresi, in pausa pranzo corsi li, mi spacciai per la proprietaria, anche se l'addetta del canile aveva qualche dubbio in quanto mi fece delle domande specifiche, tipo quanti anni ha?ha la coda? Segni particolari? Ero in difficoltà perchè l'avevo visto per troppo poco tempo e alcuni dettagli non potevo ricordarli, però mi andò bene in quanto dichiarai che era con me da poco e che mi scappò...insomma pagai tutto, multa, chip, vaccino e finalmente mi accompagnarono nella gabbia per il recupero.
Era li, in un angolo, ancora sporco di fango, denutrito e terrorizzato, ma mi guardò come se mi avesse riconosciuta...entrai nella gabbia, mi misi a terra , lui molto timidamente si avvicinò e si fece mettere il guinzaglio.
Caricato in auto scoppiai a piangere, mi fermai per digli quanto ero stata in pena per lui e lui molto umilmente mi leccò il viso, già lo amavo!!!
Corsi dal mio veterinario di fiducia, per un controllo e la diagnosi fu terrificante...gastroenterite, ehrlichia, bacino fratturato, visibilmente denutrito e pieno zeppo di zecche...il veterinario disse che secondo lui quel cane non avrebbe avuto lunga vita dato il suo stato di salute e in più la sua età avanzata peggiorava la situazione, si perchè stabilirono che aveva circa 15 anni.
Francamente non mi interessava, provare non costava nulla e decisi di iniziare le cure per rimetterlo in sesto.
Furono giorni terribili, sembrava non riuscire a rimettersi, ma finalmente dopo 8 gg iniziò a mangiare e la dissenteria con vomito sparirono, insomma avevamo sconfitto la gastroenterite!!!
già da li dimostrò il suo attaccamento alla vita...
Decisi di chiamarlo Pippo, questo nome mi ha sempre fatto tanta tenerezza.
Finalmente Pippo era fuori pericolo di vita e quindi si poteva pensare di cercargli una famiglia, si perchè io avendo già due cani, tra cui un maschio non potevo tenerlo....ma chi era disposto a adottare un setter inglese malconcio, di 15 anni??? la prova che era un invisibile lo avuta subito, nonostante più di 900 condivisioni mai una telefonata per lui....
Che fare??? proviamo a vedere se possiamo tenerlo noi, vedere se con Ringhio si può tentare un approccio, così piano piano iniziammo un percorso di inserimento....lunghe passeggiate insieme, io con Pippo e il mio compagno con Ringhio, in casa brevi momenti insieme, fortunatamente era quasi estate, quindi Pippo poteva stare fuori nel porticato e Ringhio in casa, alternavamo momenti insieme con momenti separati per dare modo a Ringhio di abituarsi al nuovo membro della famiglia.
Finalmente potevano stare insieme, anzi Pippo iniziò anche a non essere più quel timidone di due mesi prima, rispondeva agli inviti di gioco di Ringhio!!!!
Oggi posso dire che ho fatto la scelta più bella , Pippo mi ha insegnato il rispetto per la vita e che l'umiltà è un dono prezioso....oggi Pippo è con me da due anni e mezzo, solo una cosa mi rattristisce, il fatto di non averlo trovato prima, perchè è un peloso che merita davvero tanto tanto amore e rispetto, non sapeva cos'era il gioco e lo ha scoperto, non sapeva cos'era una cuccia calda e la scoperta, non sapeva cos'era una mamma e la scoperta, non sapeva cos'era un pasto e lo ha scoperto, insomma è dovuto arrivare a 15 anni per riacquisire la dignità che ogni peloso merita...
Io non so come ci è finito in quel canale, se ce l'hanno buttato, se si è perso e ci è caduto, purtroppo non saprò mai il suo passato, ma una cosa è certa, se anche per poco tempo, a lui non mancherà più nulla, perchè la nostra splendida storia d'amore e fedeltà è iniziata dal quel momento che l'ho afferrato dalla pancia e lo tirato fuori da quel canale!!!!!!
Vorrei che Pippo diventasse un esempio di vita, salvare un cane a noi non costa nulla ma a loro può essere vitale, se ci fermiamo a riflettere non avremmo mai quel coraggio di agire, io non ho avuto il tempo di riflettere, ho semplicemente agito per quello che mi diceva il mio cuore....
….Pippo sei la cosa più bella che poteva capitarmi.....
Grazie a Lina, che ha scritto con così grande entusiasmo la storia del suo amato Pippo- Una storia bella, di grande amore tra animali vari. Che mi ha colpito, anche per i ricordi personali che mi ha riportato.
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