lunedì 3 dicembre 2018

I pensieri dal tetto di Green Hill

di spalle, Giuliano Floris, sul tetto di Green Hill
Lunedì 3 dicembre 2018, alle ore 13, presso il Tribunale di Brescia, in via Lattanzio Gambara 40, si terrà la prima udienza del processo contro i cinque attivisti che salirono sul tetto del lager per Cani di Green Hill il 14 ottobre 2011. Di seguito - con la sua autorizzazione e concessione - un testo e un video di  Giuliano Floris. uno degli attivisti sotto processo per la liberazione di 2500 Cani beagle rinchiusi nel lager di Montichiari.

Ti sembra necessario ricordare che fu dopo Green Hill che avvenne l'episodio di Farmacologia.

Ti associ alla solidarietà espressa da Veganzetta e inviti gli attivisti a partecipare, domani, con la loro presenza di solidarietà.





 

"Lunedì 3 Dicembre (tribunale di Brescia ore 13) affronterò un altro processo. Quello che mi vede imputato, assieme ad altre persone, per l’occupazione del tetto dell’allevamento di beagles da laboratorio “Greenhill”. Un’azione semplicissima che diede enorme risalto alla campagna che, come Coordinamento Fermare Greenhill e Vitadacani onlus (che diede il via a tutto quello che successe in seguito), portavamo avanti già da tempo.
Queste le parole che scrissi subito dopo la discesa da quel tetto:
 
Ad un certo punto mi son trovato su un tetto. Non un tetto qualunque. Era un tetto strano… come non ne avevo mai visti e calpestati in vita mia.
Subito, appena ho posato i piedi lassù, non mi sono reso conto di cosa fosse… l’adrenalina aveva il sopravvento, dovevamo contemporaneamente calmarci in fretta per non fare errori (tipo cadere) e sbrigarci a fare quello che dovevamo per assicurare a noi e a chi ci guardava da sotto una lunga permanenza sul posto.
Fatto. Siamo pronti.
E allora di nuovo quella sensazione.
Mi alzo per evitare il più possibile il contatto con quel tetto.
Ora mi rendo conto di cos’è… in effetti è una cosa che avrei dovuto capire subito. Quel tetto trasuda sofferenza e indifferenza.
Un misto di odori micidiale che, assieme a quello della candeggina, esce anche dai bocchettoni dell’impianto di areazione… quello che all’interno rende tutto asettico.
Quel tetto non ci avvolge soltanto con i suoi odori.
Quel tetto urla.
Sotto di noi centinaia di cani sono pronti per partire verso le abili mani dei “ricercatori che tanto si danno da fare per il bene dell’umanità”. Verso quelli, a detta del biologo di Greenhill che ci guardava con odio da sotto, che dobbiamo ringraziare se siamo ancora vivi.

vivisettori.
spaccaossa.
avvelenatori.
usurpatori.
 
Quando abbiamo salutato, mostrando le nostre candide manine dal lucernaio, i lavoratori dentro il capanno, li abbiamo visti uscire con dei bastoni in mano… poveretti che si convincono di essere prodi paladini in difesa del bene.
Le guardie non ci capiscono nulla…”e questi da dove escono?!”
Iniziano a correre a cercare altri intrusi.
Quando rivolgiamo loro la nostra attenzione dall’alto, rispondono che fanno solo il loro lavoro, esattamente come i vivisettori, rispondiamo noi.
Uno dice che non è colpa sua “devo venire perché ancora questo posto non l’hanno chiuso”
beh… farò di tutto per salvarti, povera guardia indifesa.
Ora noi siamo tranquilli e aspettiamo, siamo in grado di resistere a lungo su quel tetto, sono preoccupato però per chi sta fuori dal cancello a riprendere con le videocamere e controllare che non ci venga fatto del male.
Il tempo passa con le solite cose che si fanno sopra i tetti, si parla,
si mostra lo striscione, si scrivono pensieri da mandare sul web,
si girano filmati, si scattano foto, si saluta il mi’ figliolo e la su mamma, si risponde alle domande dei giornalisti e un po’ meno a quelle dei poliziotti, si prova a trasmettere il nostro sentimento nei loro confronti ai dipendenti di Greenhill che entrano sotto di noi per andare a cambiarsi, scortati dalle guardie e con il volto coperto… ma qual è il lavoro che ti costringe a coprire il volto se non quello del boia?
 
si urla
si cerca di non pensare al perchè quel tetto urla
si mangia e si beve
si fa cacca e pipì.
 
Arriva la notte, il gelido tetto non ci da tregua , noi siamo attrezzati per il freddo, ma quelli del nostro gruppo che sono rimasti giù, no,
la polizia gli impedisce di muoversi da li, chi scende non può più salire.
Viene negata la possibilità di avere cibo caldo e coperte.
Il tempo scorre lento, ma chi ci guarda da giù non ci abbandona un istante ci chiama cerca di rincuorarci e ci riesce sempre, canticchiamo e ballicchiamo, non sempre ho la forza per ringraziare o rispondere, cerco di muovermi il meno possibile per non creare spifferi sotto la coperta termica. 
All’improvviso un nuvolone di terra ed una voce “cibo e coperte!”
tafferuglio con la polizia, minacce “adesso qualcuno si fa male!”, oppure indicando noi sul tetto “ora andiamo a prenderli!” , sotto riescono a portare a destinazione il tutto ma, nel modo di comportarsi più triste e perverso che potessero adottare in quel momento, i digos sequestrano le coperte. Dopo le restituiscono.
Anche se non erano per noi sul tetto, questo gesto mi ha scaldato lo stesso (e non parlo della restituzione!).
Così come ci scaldavano le parole che ci arrivavano dal presidio più in basso.
 
 Arriva la mattina
la nostra iniziativa ha ottenuto un buon ascolto mediatico. Quanto durerà? In quanti si saranno già dimenticati di quello che hanno letto, ascoltato e visto? Ora bisogna continuare.

Queste ultime frasi non le penso più là sopra quel tetto, ora sono di turno in canile, guardo tutti i cani che mi corrono intorno, abbaiano, annusano, scavano e penso a quelli che stavano sotto di me. Ora non ho più bisogno di proteggermi , ora l’orrore è libero di fare il suo dovere, quei beagle che, una volta usciti da sotto quel tetto che li ripara, non vivranno mai fuori del loro piccolo stabulario asettico… come asettica è come vorrebbero far diventare la nostra coscienza.
Poi guardo quegli altri beagle, quelli usciti da un altro posto orribile, che come Greenhill allevava per la vivisezione: i beagle di Morini.
Mi ricordo di quando sono entrato nel piazzale dell’allevamento per ritirarne una parte… i loro occhi…
Adesso ci sono anche loro a correre, abbaiare, annusare e scavare
e assieme a loro penso anche a quelli che hanno anche trovato una famiglia pronta ad accoglierli e questo mi dà speranza, spero che questa cosa che ho fatto serva davvero a risvegliare sempre più persone, a fargli capire che è necessario esporsi, informare, partecipare attivamente.
Senza la partecipazione attiva non si possono cambiare le cose, e parlo anche di chi cerca di affrontare il discorso anche (o solo) a livello filosofico (tranne quando parla di cose che non sa e/o spara cazzate).
Alla fine voglio ringraziare tutte le persone che hanno partecipato al presidio notturno, sempre pronte ad aiutare.
Chi ha fatto da ufficio stampa.
Le ragazze e i ragazzi che davanti al cancello di Greenhill ci facevano sentire il loro calore e ci rendevano più sicuri e più calmi…"





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