Prosegui la rilettura (ragionata?) di questo libro- pietra miliare per la formazione dell'animalismo e di molti che iniziarono a chiamarsi animalisti, nelle prime 'battaglie' per la liberazione degli animali - o contro lo sfruttamento, a seconda da che prospettiva si guardi. La rilettura della introduzione la trovate qui. La prima parte la trovate qui.
Patterson, tuttavia, li prende per esaltare al massimo la loro caratteristica di contenitore, di aggregatore - che allo stesso tempo divide e separa. Specie: qualsiasi animale che non sia umano. Razza: razza bianca, razza nera, 'razza' ebrea - concetti in voga nel regime nazista più che in altri mai. Il nazismo, ha elevato a sistema il totalitarismo dominante della bio-politica, ha isolato i corpi, per poterli smontare, esaminare, rielaborare e ricomporre, con destinazioni, usi, scopi e persino durate differenti. Attraverso l'impiego del mattatoio, della catena di montaggio, del laboratorio, della corsia di ospedale.
Tuttavia, dice Patterson, nei suoi scritti: il nazismo non sgorga da solo dal terreno, non è un che di isolato, di inedito, di eccezionale (nel senso di unico, eccedente, inatteso).
Nella seconda parte del suo libro, infatti, si impegna - sempre con lo stile militante che rovescia davanti agli occhi attenti di chi legge una quantità quasi ingestibile di nozioni, rimandi, dati, aneddoti, documentazioni, bibliografie, testimonianze - a raccontare come evidente sia il rapporto che intercorre tra la violenza istituzionalizzata contro gli animali e un analogo tipo di violenza esercitata contro (altri) esseri umani. Con due casi: gli USA a cavallo tra XIX e XX secolo, dove e quando nacque l'eugenetica; dove si realizzò il lavoro scorporato; e la Germania nazista, dove si pose in essere il primo esperimento progetto concreto di trasformazione della popolazione, a tutti i livelli possibili - compreso il genocidio (un altro termine che prima del nazismo non esisteva).
Stati Uniti: le radici dell'Olocausto affondano profonde proprio qui, nello sterminio sistematico delle popolazioni native americane, allo scopo di impossessarsi delle terre dove vivevano. Lo storico David Stannard, Elie Wiesel, attivo contro i criminali di guerra nazisti, il filosofo Theodor Adorno, così come riportati nel libro, puntano tutti i loro sguardi sulla strada che collega mattatoio e lager.
Questa strada - la 'bovinizzazione dell'America' , come la chiama Rifkin - iniziò addirittura a partire dal secondo viaggio di Cristoforo Colombo.
I coloni europei portarono nel Nuovo Mondo le loro pratiche di sfruttamento degli animali, i macelli inglesi e olandesi erano considerati "la meraviglia d'Europa".
Attraverso varie tappe, nel corso di circa tre secoli, si arriva alla celeberrima - o famigerata - Union Stockyard di Chicago, che univa le tecnologie del trasporto ferroviario a quelle della macellazione. Era una vera e propria città-macello (1865).
Rifkin, citato da Patterson, racconta la incredibile velocità della catena di montaggio per uccidere e smembrare migliaia su migliaia di animali. Racconta la crescita veloce di questa struttura e delle industrie e lavorazioni a contorno, per non lasciare di ogni animale entrato vivo, niente altro che uno spazio nullo, riempito solo dall'aria. Come capita per qualsiasi attività umana, anche questa non fa che crescere: cresce la richista di carne, cresce l'estensione dei macelli, cresce la quantità di animali sterminati. Voracità e cupidigia insaziabili governano tutto.
Nel 1905, in seguito a una inchiesta sanitaria, esce il romanzo "La Giungla", di Upton Sinclair: "rappresentò il primo sguardo sul mondo del mattatoio": recinti, binari, vagoni, gallerie, zone di abbattimento, zone di scarico. Gli operai macellatori sono ingranaggi di una macchina, ciascuno di loro svolge una e una sola azione, a velocità fulminea, intrappolato nei ritmi insostenibili della macchina. "Neppure la più piccola particella di materiale organico viene persa". La sofferenza del maiale non viene considerata:"sembrava che ci fosse qualcosa nel lavoro dei macelli che portava alla crudeltà e alla ferocia".
E oggi? Ti chiedi. Oggi è tutto uguale: l'unica differenza ha a che fare con le dimensioni (moltiplicate) e con la velocità (aumentata). Dolore, sofferenza, paura, crudeltà, ferocia, morte sono sempre le padrone di un sistema che inghiotte senza sosta animali, uomini, terra, acqua, aria...
A questo punto, Patterson estrae il jolly. Ci fa conoscere Henry Ford, il celebrato mito americano della catena di montaggio, della imprenditorialità USA, dell'auto per tutti. Lo stesso Ford scrisse nella sua autobiografia dal modesto, umile titolo "La mia vita, La mia opera", che l'idea della catena di montaggio gli venne per la prima volta visitando proprio il gigantesco macello di Chicago: "L'idea della catena di montaggio mi venne naturalmente guardando il carrello sopraelevato che veniva utilizzato nelle industrie della carne di Chicago per la lavorazione (sic) del manzo".
L'atto di uccidere viene neutralizzato, la macchina lascia all'uomo il mero ruolo di complice, obbligato a conformarsi al ritmo e alle esigenze richieste dalla stessa catena di montaggio.
L'intera storia industriale statunitense, basata sulla catena di montaggio - questo dispositivo di innovazione tecnologica e concettuale, che diventa dispositivo di controllo e metafora per narrare il progresso della civiltà stessa - viene utilizzata per la prima volta nei mattatoi.
A quanto pare, Henry Ford era filonazista e - oltre ad aver sviluppato il sistema della catena di montaggio che i tedeschi utilizzarono per uccidere gli ebrei - lanciò una immorale campagna antisemita che contribuì a favorire l'olocausto.
Dal suo giornale aziendale, Ford lanciò da un giorno all'altro una campagna di attacco agli ebrei. "Nazionalismo e pregiudizi erano parte integrante del sentimento collettivo". Ford e la sua campagna ebbero un tale successo da diventare punti di riferimento per gli antisemiti di tutto il mondo. La sua popolarità in Germania era enorme. "Hitler considerava Ford un camerata", addirittura "la mia fonte di ispirazione", come scrisse nel Mein Kampf.
In breve - ché nel libro la storia si snoda per più pagine: Ford aprì una filiale in Germania, la Ford Werke, che utilizzò schiavi al lavoro forzato e divenne fornitrice dei veicoli per l'esercito tedesco.
Dopo la guerra, la Ford Company aiutò la Ford Werke a riprendere la sua attività.
Per il momento ti fermi qui. Occorre adottare un passo più lento: invece che una intera parte del libro, qui sei riuscito a raccontare solo il terzo capitolo, perché, pur omettendo quasi tutti i dettagli, hai pensato che alcune cose andavano raccontate in un certo modo. Anche perché, rileggendo, hai notato che oggi stiamo vivendo una situazione molto simile, dove nazionalismi, odi razziali e chiusure xenofobe sono di nuovo alla ricerca di colpevoli. E di Ford non ce ne è più uno solo.
A maggior ragione il capitolo su il tema della eugenetica merita una rilettura della stessa attenzione di questa sui macelli e la catena di montaggio. C'è ben più di un collegamento storico tra le due invenzioni umane, c'è il concetto di manipolazione della vita, a ogni livello possibile, immaginabile e raggiungibile. La vita va controllata: sia essa l'ebreo (lo zingaro, il nero, l'islamico, il messicano) o il vitello (il maiale, la gallina, il pollo, "i pesci"); sia che occorra dirigerla e costringerla fisicamente; sia che si voglia modificarne la struttura stessa (genetica, eugenetica, come vedremo, agita sul malato, sull'invalido, sulla donna, sull'inabile o generalmente "inadatto").
Prometti che proverai almeno a non lasciar passare così tanto tempo...
Questa strada - la 'bovinizzazione dell'America' , come la chiama Rifkin - iniziò addirittura a partire dal secondo viaggio di Cristoforo Colombo.
I coloni europei portarono nel Nuovo Mondo le loro pratiche di sfruttamento degli animali, i macelli inglesi e olandesi erano considerati "la meraviglia d'Europa".
Attraverso varie tappe, nel corso di circa tre secoli, si arriva alla celeberrima - o famigerata - Union Stockyard di Chicago, che univa le tecnologie del trasporto ferroviario a quelle della macellazione. Era una vera e propria città-macello (1865).
Rifkin, citato da Patterson, racconta la incredibile velocità della catena di montaggio per uccidere e smembrare migliaia su migliaia di animali. Racconta la crescita veloce di questa struttura e delle industrie e lavorazioni a contorno, per non lasciare di ogni animale entrato vivo, niente altro che uno spazio nullo, riempito solo dall'aria. Come capita per qualsiasi attività umana, anche questa non fa che crescere: cresce la richista di carne, cresce l'estensione dei macelli, cresce la quantità di animali sterminati. Voracità e cupidigia insaziabili governano tutto.
Nel 1905, in seguito a una inchiesta sanitaria, esce il romanzo "La Giungla", di Upton Sinclair: "rappresentò il primo sguardo sul mondo del mattatoio": recinti, binari, vagoni, gallerie, zone di abbattimento, zone di scarico. Gli operai macellatori sono ingranaggi di una macchina, ciascuno di loro svolge una e una sola azione, a velocità fulminea, intrappolato nei ritmi insostenibili della macchina. "Neppure la più piccola particella di materiale organico viene persa". La sofferenza del maiale non viene considerata:"sembrava che ci fosse qualcosa nel lavoro dei macelli che portava alla crudeltà e alla ferocia".
E oggi? Ti chiedi. Oggi è tutto uguale: l'unica differenza ha a che fare con le dimensioni (moltiplicate) e con la velocità (aumentata). Dolore, sofferenza, paura, crudeltà, ferocia, morte sono sempre le padrone di un sistema che inghiotte senza sosta animali, uomini, terra, acqua, aria...
A questo punto, Patterson estrae il jolly. Ci fa conoscere Henry Ford, il celebrato mito americano della catena di montaggio, della imprenditorialità USA, dell'auto per tutti. Lo stesso Ford scrisse nella sua autobiografia dal modesto, umile titolo "La mia vita, La mia opera", che l'idea della catena di montaggio gli venne per la prima volta visitando proprio il gigantesco macello di Chicago: "L'idea della catena di montaggio mi venne naturalmente guardando il carrello sopraelevato che veniva utilizzato nelle industrie della carne di Chicago per la lavorazione (sic) del manzo".
L'atto di uccidere viene neutralizzato, la macchina lascia all'uomo il mero ruolo di complice, obbligato a conformarsi al ritmo e alle esigenze richieste dalla stessa catena di montaggio.
L'intera storia industriale statunitense, basata sulla catena di montaggio - questo dispositivo di innovazione tecnologica e concettuale, che diventa dispositivo di controllo e metafora per narrare il progresso della civiltà stessa - viene utilizzata per la prima volta nei mattatoi.
A quanto pare, Henry Ford era filonazista e - oltre ad aver sviluppato il sistema della catena di montaggio che i tedeschi utilizzarono per uccidere gli ebrei - lanciò una immorale campagna antisemita che contribuì a favorire l'olocausto.
Dal suo giornale aziendale, Ford lanciò da un giorno all'altro una campagna di attacco agli ebrei. "Nazionalismo e pregiudizi erano parte integrante del sentimento collettivo". Ford e la sua campagna ebbero un tale successo da diventare punti di riferimento per gli antisemiti di tutto il mondo. La sua popolarità in Germania era enorme. "Hitler considerava Ford un camerata", addirittura "la mia fonte di ispirazione", come scrisse nel Mein Kampf.
In breve - ché nel libro la storia si snoda per più pagine: Ford aprì una filiale in Germania, la Ford Werke, che utilizzò schiavi al lavoro forzato e divenne fornitrice dei veicoli per l'esercito tedesco.
Dopo la guerra, la Ford Company aiutò la Ford Werke a riprendere la sua attività.
Per il momento ti fermi qui. Occorre adottare un passo più lento: invece che una intera parte del libro, qui sei riuscito a raccontare solo il terzo capitolo, perché, pur omettendo quasi tutti i dettagli, hai pensato che alcune cose andavano raccontate in un certo modo. Anche perché, rileggendo, hai notato che oggi stiamo vivendo una situazione molto simile, dove nazionalismi, odi razziali e chiusure xenofobe sono di nuovo alla ricerca di colpevoli. E di Ford non ce ne è più uno solo.
A maggior ragione il capitolo su il tema della eugenetica merita una rilettura della stessa attenzione di questa sui macelli e la catena di montaggio. C'è ben più di un collegamento storico tra le due invenzioni umane, c'è il concetto di manipolazione della vita, a ogni livello possibile, immaginabile e raggiungibile. La vita va controllata: sia essa l'ebreo (lo zingaro, il nero, l'islamico, il messicano) o il vitello (il maiale, la gallina, il pollo, "i pesci"); sia che occorra dirigerla e costringerla fisicamente; sia che si voglia modificarne la struttura stessa (genetica, eugenetica, come vedremo, agita sul malato, sull'invalido, sulla donna, sull'inabile o generalmente "inadatto").
Prometti che proverai almeno a non lasciar passare così tanto tempo...
3 - continua
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