giovedì 11 gennaio 2018

Il samurai e il soldato

da L'Ultimo Samurai, 2003


IL RAPPORTO FRA IGNOTO E PSICOLOGIA DELL'AZIONE (tratto da "Lezioni spirituali per giovani samurai" di Yukio Mishima, pag. 78). L'azione è solitamente compiuta con una rapidità che non concede spazio al pensiero. L'attività mentale è possibile soltanto prima e dopo l'azione. Tuttavia è connaturato all'uomo pensare al futuro e meditare sul passato [...] il pensiero indugia [...] su tutte le difficoltà ed i pericoli che potranno presentarsi. In quegli istanti saranno soltanto la forza e la stabilità del nostro corpo a sorreggerci [...] L'ignoto affascina: è questo il concetto principale su cui si basa la psicologia dell'azione, nello stesso modo in cui la paura dell'ignoto è il fondamento dell'angoscia suscitata dall'azione. Nella psicologia dell'azione - come io la concepisco - la forza positiva bilancia la forza negativa. La mente non è essenziale né necessaria all'azione. E tuttavia essa agisce, aggredendoci, e le angosce che essa suscita divengono la forza motrice dell'azione. A ben riflettere, la mente è assolutamente superflua per il corpo. Eppure è proprio la mente a proteggere, a stimolare il corpo. È un fenomeno inevitabile, che io definirei la « psicologia dell'azione ».






Hai trovato su Fallacie Logiche questa proposta di testo, che consideri davvero  affascinante... tu poi, che da sempre patisci il logorio incessante e farraginoso dei pensieri costanti: si nutrono di se stessi, si mangiano le energie...
Fallacie Logiche è una comunità e un sito dove è possibile postare contributi creativi incentrati sul pensiero e sulle sue sfaccettature. Si riflette anche su animali e su tutti gli argomenti che per te sono importanti: un giorno, magari, sarebbe bello fare un post proprio su questa comunità. Desiderio per il nuovo anno appena iniziato (*).

Il testo riportato è stato tagliato, accorciato - ti piacerebbe sapere se i tagli non ne snaturano il nocciolo del senso; che, secondo te, è: l'azione vive di se stessa, si pensa da sola mentre si compie, è il corpo che pensa il pensiero e la mente. La mente - questa 'cosa' tanto esaltata - non sembra poi così vitale, quando gli eventi diventano decisivi. Ma, ti chiedi: la mente 'sposta' il corpo verso un percorso di eventi, tra i molti possibili? La mente lotta in corpo a corpo - oltre che coi corpi - anche con la casualità e con la sincronicità e con la serendipità?

Per questi motivi, queste diatribe, forse a volte ti capita di vivere incongrue nostalgie di passati che non puoi aver vissuto; e rimpianti di futuri che non puoi portare sotto la tua discrezionalità.


 La scena che esemplifica questi concetti di Mishima, è uno dei  climax tratto dal film "L'ultimo samurai": tra l'altro, stupenda, emozionante scena di uno stupendo film, che vedi e rivedi sempre con emozione (anche perché è legato a ricordi importanti: il lutto per Stella).

Il soldato bianco, Nathan Algren vive nel dolore e nella confusione, ha "TROPPA MENTE". Il samurai nel villaggio dove Algren è un insolito prigioniero, deve controllarlo, e lo fa in un modo che allo stesso tempo lo ferma, lo frena e gli insegna; e sempre con la economia minima sufficiente dei gesti, mai un gesto in più, mai un colpo di troppo, sia come quantità che come intensità. C'è bensì un crescendo di forza e di numerosità di colpi vibrati, ma questo accade perché Algren si ostina a non assecondare il suo destino-presente-istantaneo (ecco, forse l'azione del corpo, ostacolata dalla mente: l'azione sarebbe una non-azione, secondo un occidentale, il lasciarsi cadere, il cedere, il rimanere fermo, a terra; la mente aggredisce il corpo con gli incubi del passato e con l'orgoglio nel futuro e porta all'unico risultato di una sconfitta sempre più amara e dura). Il suo scopo - del samurai, che è tutto corpo-nel-presente e non ha animosità né ira- il compito verso il soldato bianco non è storpiarlo, ferirlo o ucciderlo, ma frenarlo, impedirgli di fare una azione irriflessiva che lo porterebbe a fare danno persino a se stesso.  Nathan Algren subisce il suo eccesso di razionalità.


Hai scritto poco sopra che quel film ha significato molto per te, ti ha colto di sorpresa in un momento doloroso della vita, perciò te lo sei visto e rivisto, immedesimandoti in Algren e sperando di trovare la redenzione come riesce  a lui. Sì, lui rimane razionale, paradossalmente, nonostante sembri solamente divorato dalla rabbia. Una razionalità materiale, meccanica, illogica, legata alle cose e alla progettazione incongrua del proprio passato e del proprio futuro, due 'situazioni' che sfuggono entrambe alla nostra capacità di padroneggiarle.

 (*). Dove sta andando, "esattamente", il blog? "Esattamente": da nessuna parte; "in-esattamente": dappertutto.
Con questo post  - e ce ne sono altri in fila - anche se non per sei col resto di due - stai provando infatti a incamminarti su almeno una di quelle direzioni. Spesso ti capitano su FB discussioni interessanti, spunti di valore - questo perché FB vale - se vale - nella misura in cui hanno valore i contatti e le relazioni che si instaurano. Qualcosa di simile, non accade anche nella vita reale (nel wetware, per usare una terminologia cyberpunk ormai un po' d'antan?)? Sì: solo che quando accade su FB, succede amplificato per N potenze - sia nel costruire che nel distruggere.
Ecco, con questo post, ti pare, è accaduto. E, a differenza che in passato, questa volta hai deciso che vuoi provare a tirar fuori dal flusso a perdere di FB questa piccola suggestione, della quale ringrazi alcuni contatti amichevoli. Diciamo, una piccola prova tecnica di trasmissione. Se (ti) piacerà, ne farai altre. Forse non è un sistema lento, ma di sicuro è un sistema confidente.

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