domenica 18 febbraio 2018

Gill-Man: Il mostro della Laguna Nera

nuoto come corteggiamento?


Ecco un fotogramma di una delle scene più romantiche e contemporaneamente sensuali di tutti i "film-coi-mostri" degli anni '50. 
Il gill-man (l'uomo pesce), scopre questa nuova creatura, un'animale femmina della specie homo, che è arrivata nella sua Laguna, è entrata in casa sua - e ne è attratto, incuriosito. 









Intreccia con lei una danza acquatica, che è un vero e proprio tentativo di comunicazione a distanza, e allo stesso tempo un modo per osservare senza esporsi. Chissà che cosa pensa, il gill-man? Magari attraverso la sua pelle così frastagliata, è in grado di riconoscere i movimenti dell'acqua causati da un altro animale, magari riesce a percepirne la temperatura, le particolarità biochimiche: il sapore dlel'acqua, che per lui è il sentire, il sentimento dell' (trasportato dall') acqua.
Attratto, curioso, gentile, comunicativo, cerca una apertura e un dialogo. Ma dagli umani, otterrà tutto l'opposto.
Immagini la delusione, quando si accorgerà, per prima cosa, che la umana, dall'acqua, non è in grado di percepire nemmeno una delle informazioni e messaggi che invece lui coglie all'istante, mentre nuota.

Verrà molto, troppo presto, il momento dei maschi umani di scendere nelle acque della laguna.
Se la donna, Kay - una scienziata, in realtà - aveva nuotato rimanendo in superficie, a galla, con indosso solo un costume acquatico; i due umani maschi, invece, Mark, il cacciatore e David, lo scienziato, si armano di bombole e attrezzatura subacquea, fucile compreso, per scendere nelle profondità. 
Ci si poterebbe quasi vedere un sottotesto: la donna è (vista come) istintiva, più vicina all'animale: si limita a prendere familiarità con l'ambiente che la circonda, vuole conoscerlo coi propri sensi e il proprio corpo; l'uomo, al contrario, vede se stesso come razionale: dell'ambiente gli interessa accaparrarsi ciò che può servirgli e distruggere ciò che gli si oppone e che viene immediatamente marchiato come pericolo, come mostro; pertanto, riveste i proprio corpo coi manufatti prometeici concepiti per proteggersi e per esplorare e per aggredire.
Non è un dettaglio da poco che la donna venga in pochi momenti 'abbassata' al rango animale, nel ruolo di preda contesa - e subito dimenticata la sua capacità scientifica e razionale, ottenuta studiando e lavorando come e meglio dei colleghi maschi. La sensibilità dei tempi in cui venne girato il film era quella: del resto il film stesso non si proponeva, almeno intenzionalmente, altro che essere un intrattenimento il più possibile esotico e sorprendente. Che apparissero - in modo subliminale, come se emergessero in superficie dalla profondità non detta e non vista, delle implicazioni della trama e della storia - elementi per così dire alternativi, è dipeso da una fortunata casualità del destino - o forse anche da una sensibilità autoriale artistica che Jack Arnold non si è autocensurato e ha saputo lasciar scorrere liberamente anche se non in primo piano. Sia come sia: son quegli elementi 'fuori tema' che secondo te rendono questo film memorabile. 



Il mostro della Laguna Nera (ma in inglese il titolo suona come Creature from the Black Lagoon)  ha avuto ben due seguiti, dove il destino dell'uomo-pesce è sempre più tragico e segnato dall'umana crudeltà.
Di recente, di questo film ha parlato Tamara Sandrin, nel suo interessantissimo  libro "Insetti giganti e alieni mostruosi - Alterità e Animalità nel cinema di fantascienza degli Anni '50 e '60".
Tamara Sandrin, molto spazio dedica proprio al gill-man. La sua analisi è assai stimolante: l'uomo-pesce prova sentimenti ed emozioni, questo è intollerabile per i due maschi umani, perché in questo modo questo essere vivente è allo stesso tempo mostruoso e umano e perciò in loro suscita paura, repulsione e desiderio di dominio e controllo - con l'alibi della difesa o dello studio scientifico.
Non c'è il lieto fine: anche se gill-man scampa alla morte alla fine del primo episodio, nei due seguiti il suo destino intraprenderà una tragica china discendente, di sempre maggior e peggior prigionia in mezzo agli umani. La sua capacità di resistere, che comunque era notevole, almeno quando si trovava nella 'sua' laguna, non gli servirà a nulla. Anche perché, nel mondo umano, non troverà mai alcun alleato, capace di solidarizzare con lui, di vederlo come individuo vivo e desideroso di libertà.
Subirà prigionia, subirà esperimenti, subirà torture, subirà persino chirurgia vivisettoria: il colpo di grazia, per lui.
La sua stessa fisicità viene annullata: è un non-pesce-non-umano, condannato "alla solitudine, alla precarietà, all'infelicità, come tutti gli animali che passano tra le mani dell'uomo". Ha perso anche l'istinto sessuale riproduttivo, il desiderio, quegli elementi che lo avevano reso vivo e reattivo nei primi due film. Non può più tornare a respirare nell'acqua, il suo elemento, ma nemmeno può vivere pienamente in superficie, perennemente affaticato e costretto a nascondere il suo aspetto. Un "senza-specie": l'ennesimo tragico fallimento dell' "approccio umano verso l'altro ... fallimentare, distruttivo, annichilente".
Il suo destino è segnato. 
E tu pensi che anche quello umano sia segnato, nello stesso identico modo, a causa dei reiterati, seriali approcci fallimentari, coercitivi, appropriativi, distruttivi nei confronti di tutti gli altri animali.  Se la modalità percorsa rimane questa, anche gli umani non troveranno più casa né vita. 


4 commenti:

  1. Ciao Giovanni, complimenti per il post e... grazie!

    Tamara

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    Risposte
    1. Ciao Tamara. Grazie di cosa? :)
      grazie a te di esser passata, piuttosto!

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    2. magari, mi piacerebbe chicchierare del libro, per un post dedicato, uno di questi giorni, che ne pensi?

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  2. Beh, fortuna che allora è arrivato Del Toro a salvare il Gill-Man, regalandogli il lieto fine che avrebbe sempre meritato e che tutti, in fondo, gli avevamo augurato *__^

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