sabato 24 gennaio 2015

Green Hill condannato

Una foto storica, bellissima: il momento della prima liberazione dei Beagle da Green Hill

La settimana mondiale per l'abolizione della carne è al via. (Tornerò più tardi a scriverne). Non poteva iniziare in un modo migliore, con un evento che non è esagerato definire storico.

Oggi, infatti, sono state rese note le sentenze relative al processo Green Hill.
Riportiamo dalla fonte LAV.

" Oggi 23 gennaio l’allevamento Green Hill è stato condannato in primo grado dal Tribunale di Brescia."
"Le motivazioni della sentenza saranno depositate tra 60 giorni.

1)    è stato condannato dal Tribunale di Brescia per il reato di maltrattamento e di uccisione di animali (articoli 544bis e 544ter del Codice penale): una sentenza memorabile, destinata a fare giurisprudenza, capace di fare emergere l’amara realtà delle sofferenze inflitte ai cani allevati a fini sperimentali dalla succursale della multinazionale Marshall. 

2)    Sconfitto con il sequestro probatorio di tutti i beagle (luglio 2012), ora confiscati dal Giudice. Una vicenda senza precedenti in Italia e nel mondo per numero di animali “da esperimento”, circa 3000 definitivamente salvi, e per i suoi risvolti giudiziari: la legalità e il rispetto del benessere animale sono principi vincolanti, per legge, anche in settori come la sperimentazione. 

3)    Per legge, inoltre, Green Hill non potrà comunque riaprire perché il Decreto Legislativo 26/2014, approvato alcuni mesi fa, vieta l’allevamento di cani, gatti e primati destinati ad esperimenti, a seguito di un’altra battaglia della LAV (www.lav.it) ."

Questo risultato è la dimostrazione "di come si possono raggiungere risultati concreti partendo da un sogno, da un'idea - se le motivazioni sono forti e lo scopo è chiaro" - così scrive Rita Ciatti sul suo blog, parlando del libro intitolato "Fermare Green Hill" che di recente è stato pubblicato per riassumere l'intera vicenda - a cura del coordinamento "Fermare Green Hill".

La sentenza è stata riportata dai media:
il video su Teletutto; l'articolo su La Stampa, nella sua pagina La Zampa; l'articolo sul Fatto Quotidiano (che titola: "nell'allevamento morirono 6023 beagle").

Tutto era nato in sordina e via via era cresciuto, in termini di organizzazione e di attenzione suscitata nei media: fino a quel giorno, il giorno del coraggio degli attivisti, che hanno superato i confini esterni di quel luogo angosciante e angoscioso per i suoi prigionieri, e che li hanno liberati, portandoli per la prima volta alla luce del sole, a respirare l'aria libera. Era il 2012. L'anno successivo, come in un virtuoso effetto domino, c'era stata l'azione di disobbedienza civile dell'occupazione dello stabulario della facoltà di farmacologia di Milano - ne parla sempre Rita Ciatti.

Questi gesti, dalla fortissima carica simbolica, oltre che dalla rilevante efficacia in termini pratici e concreti, hanno portato le azioni animaliste su nuovi livelli, aggiungendo strumenti e opzioni alle esistenti e già variegate possibilità di impegno per la liberazione degli altri animali dai luoghi di soggezione, prigionia, tortura e morte escogitati e organizzati dagli umani.
Hanno fatto conoscere l'esistenza di questi non-luoghi oscuri, refrattari agli sguardi - seppure sotto gli occhi di tutti, ogni giorno, sotto forma di capannoni anonimi nelle periferie delle città. Hanno portato alla consapevolezza di un numero forse prima insperabile di cittadini, dell'esistenza della vivisezione, nodo cruento e altamente problematico e drammatico dell'uso innescato contro gli altri animali. Tutti i praticanti e i sostenitori della vivisezione, si sono trovati quasi dall'oggi al domani, nella necessità di dover spiegare e giustificare il loro operato, non più ammantato da un malinteso senso di ineluttibilità e intoccabilità pressoché sacra con alibi scientifico. Sono aumentate le occasioni di dibattito e di divulgazione dei numerosi, acclarati ed efficaci metodi sperimentali animal free - e dunque cruelty free.

Pratica e azione di liberazione e riflessione teorica e filosofica pro animali, si sono date slancio reciproco, aprendo strade per nuove proposte etiche e nuove riflessioni sulle buone prariche da mettere in campo e attivare per non far mai ammutolire e rimpicciolire l'attenzione nei confronti degli altrianimali.

(e... sì... ci saranno altri post su questi argomenti.




3 commenti:

  1. Ho visto il servizio. È proprio vero "la vita è anche sofferenza". Io penso sempre sia meravigliosa, ma dobbiamo coesistere con l'antiumanità. Ogni tanto godiamo di queste boccate di speranza.

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  2. Che os'è l'antiumanità, Santa? Non possiamo dire che quelli che facevano nascere i cani beagle per tenerli negli stabulari fino al momento della vendita al laboratori della vivisezione farmaceutica, non fossero umani. Lo sono a tutti gli effetti.

    Sono d'accordo con te sulla sensazione rinvitalizzante di speranza che possono dare le azioni di persone come i volontari che liberarono i beagle, e che in questi giorni hanno anche ottenuto una importante vittoria sotto il profilo della legge. :)

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  3. La vita è anche sofferenza, ma con questa espressione non dobbiamo arrenderci, né rinunaicare a sperare in realtà diverse, magari da considerare più desiderabili della attuale. Che è una realtà dove si mettono a tortura milioni di animali, nei laboratori, con metodi - sia fisici che concettuali - che sembrano quelli degli Inquisitori, o dei contractor di Abu Grahib: corpi spaccati, straziati, smembrati, vuoti a perdere e vite da annientare in un orizzonte fatto solo di prigionia, solitudine, angoscia, dolore.
    Se noi fossimo al loro posto, faremmo qualsiasi cosa per cercare scampo!

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