Gli animali dipinti di Ohara Koson, artista giapponese - li avevo forse già intravisti, senza sapere che fossero suoi ritratti; ma mai li avveo visti così bene come nel libro "Il Mondo Animale"
Sfogliare piano piano queste grandi pagine, che sono tutte da guardare, meglio se su un prato, all'ombra di un albero, sembra portare chi guarda in un mondo sospeso e a volte sommerso, abitato da soli animali, quelli non umani.
Un mondo rarefatto, stilizzato, quasi - un mondo molto haiku - dove umani non ce ne sono, a parte il nostro occhio che si spinge a scrutare le sfumature e i dettagli delle stampe e dei dipinti, eseguiti, tanto tempo fa, da un altro umano. eseguiti a memoria? Oppure osservando?Oppure seguendo i canoni e i dettami della sua scuola estetica, la via artistica da lui seguita?
Nelly Delay, appella Ohara Koson come "l'ultimo dei naturalisti giapponesi",ispirato dalla Natura in un mondo (dal 1877 al 1945) alle prese con aperture a nuovi orizzonti e sconvolto da due guerre mondiali - dove la natura stessa e la sensibilitò che occorre per passare il tempo a osservarla, trovano sempre meno spazio e considerazione.
Paziente, costante, attento studioso, maestro sia nella pittura che nella stampa, Koson 'congela' piante e animali in una perfezione che vive di istante rappreso e di emozione raffreddata - ma di emozione, in ogni caso, che trapela dalle sfumature, dai dettagli, dai fiati sospesi e sorpresi mentre l'occhio osserva e ricorda. Il Giappone millenario è semopre stato devoto alla natura, il sole è ancora oggi la divinità suprema, gli alberi secolari sono venersti come templi, e nei templi ci sono statue per le volpi o i gatti - ogni animale è sacro, per la sua natura.
Koson rientra nell'alveo di questa devozione, in un'epoca in cui però è più importante "catturare la vitas nel cuore e nella mente, e trasmetterla per mezzo del pennello" - diceva Sekien, e Koson adempie a questo obiettivo: nitore e dettagli al limite del subliminale - le sfumature del cielo, i riflessi degli stagni, i chiaridiluna su penne e manti, le ombre tra le ali, l'espressioni degli occhi. Pochissime le figure umane, sagome nere sperdute nella notte, comparse casuali e irrilevanti. Koson sceglie di sentirsi maggiormente se stesso in un mondo spoglio di umani, relegati via lontano. Che lasciano spazio nel mondo anche agli altri suoi abitanti, e si limitano a osservarli, magari con devozione.
Potrebbe quasi essere un ideale etico-estetico, una ipotesi di arte di un mondo futuro di animali liberati da- - e un mondo per fortuna pensabile, concepibile e proponibile, anche con le inaspettate e belle sorprese visive della pittura giapponese dell'ultimo naturalista.
Non lo conoscevo, stupende illustrazioni. Ne ho cercate altre sul web, molte di sicuro pensate "all'occidentale", ma davvero pregevoli.
RispondiEliminaAnche su tumblr c'è una sua ricca galleria d'immagini.
E poi come dici tu: un mondo molto haiku.