debeccare
in estro
in calore
monta
modello animale
tappeto, inserto
coprire
cucciolata
salame
cane 'da' guardia
topo 'da' esperimento
oca 'da' ingrasso
sagra della costina
spiedo gigante
pesciolata
trasporto bestiame vivo
materiale vivo
materiale
biologico
fattoria
didattica
pesca
sostenibile
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depezzare
rubagalline
'veterinario'
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fare un macello
macellazione compassionevole
fare il pesce in barile
ecco fatto il becco all'oca
spettacolare incidente (camion di
trasporto maiali esce fuori strada: tutti i corpi dei maiali gettati
sull'asfalto)
carne felice
pesce felice
pesca sostenibile
mucca felice
peppa pig
filiera
svezzamento, ingrasso, riproduzione
foie gras
pesca sportiva
sport, caccia e pesca
-
in bocca al lupo
- 'asino'
- 'mulo'
- kilometro zero
- "ammazzare come un cane"
- "tanto va la gatta al lardo che ci lascia lo zampino"
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Foto: blogger |
Il concetto di 'referente assente' è stata una scoperta entusiasmante: non perché ci sia da essere contenti che certi individui vengano sistematicamente cancellati, annullati e trasformati persino nelle parole - che sono il veicolo delle idee e dei pensieri - tutt'altro! L'entusiasmo aveva a che fare con la sensazione di aver finalmente scoperto un (primo) nuovo attrezzo teorico utile a comprendere tanti 'perché' e 'come' che mi facevano e fanno tuttora soffrire, sui modi in cui troppe persone - così tante da costituire una civiltà intera! con la sua cultura specista - si comportano in modo automatico e irriflessivo, ma prepotente e indifferente, rispetto agli altri animali. Mentre leggevo, mi dicevo che ecco finalmente potevo apprezzare una spiegazione, che è sia psicologica, che sociale, di un perché e di un come si fa a maltrattare gli altri animali.
Scrive Carol J Adams (sul primo numero di 'Liberazioni', estate 2010): "Ci sono tre modi per mezzo dei quali gli animali diventano referenti assenti. Uno è letterale: come ho già detto, nell’alimentazione carnea, essi sono letteralmente assenti in quanto morti. Un altro attiene alla sfera della definizione: quando mangiamo animali, cambiamo il modo di parlarne; ad esempio, non
parliamo di cuccioli, ma di vitello e di agnello. Il terzo modo è metaforico: gli animali diventano metafore per descrivere esperienze umane. In questo senso metaforico, il significato del referente assente deriva dalla sua applicazione o dal suo far riferimento a qualcos’altro".
Mi pare senz'altro che nella sfilza (un altro referente assente?) di parole all'inizio, ci siano tutti e tre i modi. Una lista comunque incompleta, compilata quasi per gioco, per così dire "all'impronta" (un altro referente assente?).
Il referente assente è come una costruzione di mattoncini. Le singole parole (per esempio: 'tappeto', o 'inserto', oppure 'filetto') sono i mattoncini-base, che poi si possono attaccare l'uno all'altro, per formare delle vere e proprie locuzioni: 'trasporto bestiame vivo' (qui ci vedo addirittura un referente a 'matrioska', ben due al prezzo di uno, cioè nemmeno animali, un sostantivo collettivo, ma bestiame, un sostantivo reificante); oppure ancora: 'test in vivo'. Queste frasi sono come i piccoli elementi compositi che nelle costruzioni possono comporre le pareti o i comignoli, gli archi dei ponti e i merli del castello. Fuori di metafora, la costruzione vera e propria, il castello, è data da interi discorsi, ragionamenti, nascondimenti e negazioni, dove gli animali spariscono, per diventare qualcosa d'altro, oppure appaiono, ma ne viene negata la vitalità; per esempio quando si racconta di qualcuno "ammazzato come un cane" o dei pendolari stipati sui treni "come bestie": dando per normale e accettato che i cani si possano 'ammazzare' con la violenza di un bastone, di un'auto che ti investe; o che le 'bestie' subiscano viaggi estenuanti su camion riempiti di corpi da macellare. Il referente assente, poi, capovolge addirittura le prospettive e i rapporti di causa-effetto: non sono gli umani, per esempio, che invadon boschi e montagne, perseguitando da vicino cervi, marmotte, volpi, aquile e ogni altro abitante di quei luoghi, ma sono gli animali che 'invadono' le città, quando vengono a cercare il cibo che nei loro luoghi depredati dagli umani non trovano più, o quando, perduti i riferimenti familiari, si ritrovano a vagare negli incomprensibili luoghi umani. Come una solitaria capretta nella Metropolitana di Roma .
Nulla di nuovo, purtroppo, sotto questo sole che illumina tutti noi animali terrestri. Il referente assente è il dispositivo efficace che prende a braccetto e aiuta quell'altra strategia umana di "nascondere la testa sotto la sabbia" (un altro referente assente?!), cioè minimizzare, evitare e rifiutare, eventi e fenomeni troppo insopportabili da conoscere e scoprire, perché troppo alto sarebbe il prezzo della consapevolezza (ri)trovata, la richiesta e la necessità di un cambiamento di comportamento. Questo dispositivo azzera ogni dignità, cancella ogni bellezza, svilisce tutti i concetti e degrada le realtà che vuole definire e ingabbiare. I figli di una mucca non sono 'bambini', ma 'cuccioli'; gli animali non 'fanno l'amore', ma subiscono una 'monta', vanno in 'calore', si 'coprono'; infine, non 'partoriscono', ma 'sgravano'. E si potrebbe continuare, ce ne sono per ogni aspetto della vita di tutti gli individui altranimali (vi dicono qualcosa le parole 'salma' e 'carcassa'?).
Allora, una cosa che si può fare - che già molti praticano e hanno studiato, e io vi arrivo buon ultimo - è quella di scovare e annotare tutte le parole, tutti i concetti, tutti i proverbi, tutti i modi di dire, tutte le situazioni narrative, che sono referenti assenti, efficaci nel raccontarci un'altra storia edificante e rassicurante, ma falsa. I referenti assenti sono oggetti privi di fantasia, automatici e comodi da usare, sono clichés stanchi su cui ci si appoggia pigramente e ottusamente, senza pensare che così facendo rendiamo noi stessi oscuri mezzi di perpetuazione di questi atti violenti ("getta la pistola, figlio d'un cane"!); li si trova in canzoni, blog, fumetti e film, sotto forma di esemplificazioni o aneddoti goliardici (La bontà di Bambi). Non è difficile scoprire le loro carte e vedere il loro bluff, e provare a tornare a far lavorare il pensiero e l'immaginazione, per ripensare una nuova (anche nostra) vita, un nuovo modo di stare vicino agli altri animali, a cominciare dal modo in cui (ce) li vogliamo raccontare.
Bellissimo post Giovanni.
RispondiEliminaComplimenti!
grazie Rita! ho fatto un altro piccolo passo per mettere in ordine i concetti nella mia testa!
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