martedì 11 settembre 2018

"Siamo davvero quello che i cani dicono di noi"

Un soccorritore speciale ha portato all'asciutto questo cucciolo dopo l'alluvione che ha colpito l'India. Più una creatura è indifesa, più ha il diritto ad essere protetta.




Così ha scritto, tempo fa, Alexa Capra, educatrice cinofila.
Parlava di una situazione di cui era stata testimone tramite video, nella quale un cane aggrediva la persona che fino a quel momento aveva voluto esercitare controllo e dare comandi - ignorando le espressioni di disagio, che veniva chiaramente comunicato: "quante volte un cane deve dire di essere a disagio prima di venire ascoltato? Che diritto ha un perfetto estraneo di esercitare controllo attraverso il guinzaglio? Senza manco chiedersi chi è quel cane, come si sente, senza aver prima conquistato la fiducia di quel cane... Siamo davvero quello che i cani dicono di noi."
 
E che cosa dicono, di noi, i cani?

 
 



Il vocabolario Treccani alla voce del verbo 'dire: che il verbo può significare, tra le altre cose, anche 'esprimere con la voce', 'manifestare per mezzo di parole il proprio pensiero'.
Sembrerebbe, quindi, che un cane non potrebbe - non potrà - mai 'dire' qualcosa, qualsiasi cosa. Ma 'dire' può significare anche 'raccontare', anche 'intendere' (o un più desueto 'significare', che ne è quasi sinonimo).
Allora, il 'dire' si allarga, all'improvviso diventa un verbo amplissimo e ricchissimo, un ventaglio di sfumature, tutte dipendenti dal contesto, dalle intenzioni di chi 'sta dicendo' - ma anche da quelle di chi, forse, sta ascoltando, o almeno dovrebbe farlo - ci si aspetta che lo faccia, chi sta dicendo, sta dicendo quel che dice perché la sua aspettativa è che chi ascolta, stia in quel momento ascoltando davvero. E con-prendendo: cioè, accogliendo il detto, afferando il messaggio e il suo 'significato'.
Allora 'dire' diventa verbo degno e capace di esprimere anche la caninità, la sua comunicazione, la sua emotività (nel senso di bagaglio emotivo, di risorse espressive). 

Se il detto comune, 'gli manca solo la parola', conserva un minimo di verità, oscuramente intuita, ma poi subito banalizzata, soprattutto da chi asserisce con sicurezza e orgoglio di 'amare i cani', allora questa verità è che - al contrario - la parola sarebbe una ridondanza, una interferenza; o anche - sempre rovesciando la prospettiva del senso comune - che la parola autentica 'manca' a noi.A noi umani: che non abbiamo (più) la parola canina, fatta specialmente di odori, fatta anche di suoni, che però noi non sappiamo (più?) interpretare e comprendere. E invece, al cane, la 'parola' non manca. Tutt'altro: la sua intelligenza nel comprendere le comunicazioni tra individui in un gruppo, durante uno scambio, una interazione, ma anche un confronto minaccioso, antagonistico oppure ostile, è una delle sue risorse più notevoli. 

Noi, che col cane siamo sempre impegnati a focalizzarci su noi stessi - piuttosto che preferire di concentrarsi sul cane, o almeno sul 'noi due' - che cosa siamo capaci di cogliere, di intuire, di comprendere? Intuiamo perché un cane sceglie di fare una cosa invece che un'altra - tra le molte possibilità che gli garantisce il suo repertorio espressivo naturale, fatto di odori, di posizioni, gesti, movimenti  e azioni-  oppure pensiamo sempre e solo che siano 'capricci', o 'dispetti', o cose fatte a caso, da un essere che non capisce, che sbaglia e si sbaglia sempre, che è stupido, che è 'come un bambino'?

Pensi a queste cose sfogliando i post che raccontano il 'mondo canino' di Veronica Papa, educatrice.  E ti viene da condividere il suo dubbio che noi umani non si abbia neppure gli strumenti di base per ascoltare.
Non li abbiamo? Non ne sentiamo il bisogno? Non ne sentiamo la mancanza? Con che cosa li surroghiamo? Con le tattiche per dominare? Con le idee di comando, di dominio? Col repertorio espressivo umano, che indica, che parla, che 'guarda' (ma non ascolta, né annusa, né usa più il corpo)?

Ormai - e questa è al momento l'ultima 'tappa' della tua 'Via Cinogena' - sai che in molte occasioni i tuoi cani - nel senso che vivono insieme a te, o meglio, TU vivi insieme a loro - preferirebbero vivere senza di te, da soli, in totale e autonoma disponibilità di tutto il loro tempo, 24/7, per decidere di fare quel che, situazione dopo situazione, darebbe loro la gioia più piena, l'appagamento più completo, l'equilibrio più saldo, la gratificazione più bella - cose che favoriscono la crescita caratteriale ed emotiva, che aiutano a credere in se stessi, tanto per iniziare.
Lo sai e lo accetti, ci convivi - fino a poco tempo fa, ti faceva star male questa idea, perché temevi di essere un umano sbagliato, di stare sbagliando tutto con loro. Temi ancora di non essere capace di 'lasciar andare fino in fondo',  di non essere sempre all'altezza della loro caninità. I motivi sono molti, alcuni ragionevoli, per lo meno sotto certi punti di vista, altri meno  - e son quelli che possono diventare alibi comodi. Non è detto che tu non riesca a superarli.
Convivi anche con l'idea che un giorno la passione, l'amore, il rispetto per questi individui meravigliosi e stupefacenti, potrà esplicarsi nel non tenere cani presso la tua abitazione, ma nel viverli secondo le occasioni, negli incontri casuali per strada, per esempio, o quando qualcuno di loro vorrà venire a trovarti, magari. Magari ci saran pure cani che vorranno starti vicino, che da questo avranno piacere, gratificazione - frequentare qualcuno con cui siamo amici dovrebbe regalare proprio queste sensazioni.

O magari, finché ti sentirai fiducioso nelle tue forze, ospiterai in casa con te quei cani che possono trarre vantaggio, sicurezza e protezione dalla vicinanza con un umano - quei cani dal passato oscuro e triste, che - per beffarda circostanza - è stato provocato proprio da altri umani, con maltrattamenti, sfruttamento, coercizione, minaccia di pericolo, di dolore, di morte. E però, magari, la realtà intorno a te - a voi - sarà fatta di più di persone che verso i cani - e poi anche verso gli altri animali - hanno ormai imparato comportamenti e abitudini di rispetto, collaborazione, gentilezza e anche evasività (lasciando in pace e da solo chi da solo e in pace dimostra di voler stare). Ma questo, forse, è un sogno, utopico: però, se non sogni tu, se non sogna chi per gli animali immagina la fine della guerra che l'umano a dichiarato a loro, allora chi può sognare? 

Intanto, siamo qui e oggi. E c'è differenza tra ospitare cani che 'nessuno vuole', per i motivi più diversi - e per i quali cani l'alternativa è inevitabilmente il canile -  e acquisire cani come fossero oggetti e considerarli come tali - pur 'trattandoli bene', ma - in fondo - come se fosse la manutenzione per un oggetto di valore.

Cosa dicono di noi - allora - i cani? Dicono la verità su quel che siamo davvero, ciascuno di noi, anche quando non abbiamo il coraggio di confessarlo a noi stessi e di imparare a venirne a patti, imparare a trasformarci, se ci riusciamo. 

Il più delle volte, non dicono cose belle: ci parlano di disagio, di dissonanza, di malessere, che a noi stessi per primi non riconosciamo. Ci mostrano i nostri egoismi, che han vita facile su individui ai quali di proposito togliamo ogni possibilità di esprimersi e reagire come vorrebbero loro.
Ci dicono che non tutti loro sono felici di vivere accanto a noi (e un po' un racconto uguale e contrario di quello che avvenne, nella notte dei tempi, un passato che noi abbiamo dimenticato e forse anche tradito). Ci dicono che anche loro vivono legami affettivi coi loro simili cani, hanno amori e famiglie, dalle quali non si separerebbero felici, se potessero scegliere davvero in piena libertà.
Ci dicono che, sempre, la libertà fa vivere sul serio e che è sempre preferibile alla sicurezza, ottenuta con una vita sminuita e - in ultima analisi - prigioniera. La libertà di vivere e di scegliere, la libertà di essere adulti e di fare degli sbagli. Che è la stessa libertà che vogliamo per ciascuno di noi.
Ci dicono, alla fine, che oltre questa realtà che abbiam reso angusta e triste, potrebbe esistere una realtà aperta, fatta di pure sensazioni pulsanti, anche da condividere - nessuno lo proibisce!

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