mercoledì 22 maggio 2019

NOmattatoio riprende con un nuovo manifesto



Dopo una annata non facile NOmattatoio, qualche mese fa, si era preso una pausa di riflessione, sospendendo le sue attività.
Oggi, ricomincia - e lo fa pubblicando un nuovo manifesto che riprende, riconferma e rivendica con orgoglio il suo carattere politico; che fissa il suo obiettivo nella denuncia radicale delle pratiche speciste e nel rifiuto dei 'piccoli passi' incentrati sulla narrazione circa il 'benessere animale'; che porta in primo piano le pratiche culturali e oppositive dell'antispecismo, in contrasto col pregiudizio specista e antropocentrico.






Nuovo Manifesto NOmattatoio
 
NOmattatoio si oppone allo specismo, ovvero a quell’insieme di pratiche e narrazioni culturali funzionali a escludere gli altri animali dalla nostra considerazione morale negandogli il diritto alla vita e gli interessi fondamentali; lo specismo si fonda su un marcato pregiudizio antropocentrico - cioè che fa dell'essere umano il solo centro e metro di paragone - che attribuisce arbitrariamente giudizi di valore agli individui di altre specie, discriminandoli, senza tener conto delle loro diversità etologiche e individuali e relegandoli in una sorta di unicum indistinto la cui unica caratteristica è di costituire una differenza in negativo rispetto all’umano, che solo meriterebbe considerazione morale. Questo pregiudizio morale si è andato a rafforzare e cristallizzare nei secoli giustificando ogni tipo di uso degli altri animali per i nostri interessi, per divertimento, per profitto.
L'antispecismo consiste quindi nel rifiuto di tutto ciò e mette in crisi quell'antropocentrismo attraverso il quale si costruiscono muri e gabbie dapprima simbolici e poi concreti che separano ontologicamente - cioè relativamente all'essere in sé, in quanto tale - l'animalità umana da quella non umana, finendo per ordinare la realtà secondo una logica verticistica piramidale fondata sulla ragione strumentale, dove l'animalità non umana acquisisce un valore proporzionale all'utilizzo che di essa può farne l'umano, e mai in quanto fine indipendente dall'umano.
Per liberare l'animalità non umana dal giogo dell'ideologia specista è necessario abolire del tutto lo sfruttamento degli altri animali, e non regolarlo; se infatti la ricerca dell'abolizione dello sfruttamento è coerente con le considerazioni circa l'immoralità inerente all'utilizzo degli altri animali perché di specie diversa, la regolamentazione dello sfruttamento contraddice le considerazioni circa l'immoralità dell'utilizzo degli altri animali su base specista, giungendo a dar vita a discorsi di “benessere” animale che in maniera più insidiosa giustificano lo specismo e le sue pratiche. In particolare, riteniamo che ogni qual volta ci si concentri sulle modalità di sfruttamento e non sullo rifiuto dello stesso, si tenda implicitamente a veicolare nuovamente il concetto degli altri animali come oggetti e non individui, così rafforzando i discorsi specisti che legittimano e normalizzano il loro uso.
Ciò soprattutto in un momento in cui, oltre a una situazione politica che assottiglia, di giorno in giorno, le possibilità di una vita degna anche per l’animale umano, personalità di spicco dell’antispecismo filosofico e grandi associazioni animaliste parteggiano per un miglioramento delle condizioni degli animali non umani reclusi, miglioramento che, sottolineiamo ancora, non mette in discussione la reclusione in sé, lo sfruttamento, il massacro ma che rischia di rinforzare tutto l’apparato del dominio attraverso un subdolo quanto pericoloso lavaggio del cervello in senso morale.

NOmattatoio denuncia quindi l'attuale utilizzo in ambito vegano/antispecista di strategie centrate sul “benessere” animale che nella teoria mirano all'ideale dell'abolizione dello sfruttamento degli altri animali, ma che nella pratica lo perseguono come fosse un miraggio, attraverso continui miglioramenti nel modo di sfruttarli. Questa posizione ambigua risulta essere, in ultima analisi, una rinuncia alle istanze di liberazione dal giogo dello specismo, oltre che uno strumento che avalla lo stesso e le sue pratiche. Piccoli passi nella direzione di gabbie più grandi non portano a gabbie vuote.
Si riconosce, inoltre, che per raggiungere il traguardo dell'emancipazione dell'animalità non umana dall'ideologia specista sia necessario mettere in atto tutte quelle strategie che direttamente e inequivocabilmente prendono di mira lo specismo, e non utilizzare argomenti e strategie indiretti incentrati ora sulla salute, ora sull'ambiente; per quanto degnissimi di interesse, in particolar modo le connessioni tra le le pratiche speciste e l'attuale crisi ambientale, tali argomentazioni lasciano intatta l'ideologia specista che, vivendo e sviluppandosi come costrutto culturale nella mente delle persone, continua ad esprimersi in tutti quei modi attraverso i quali è possibile sfruttare, imprigionare e vivisezionare i corpi e le menti dell'animalità non umana.
I discorsi che ruotano attorno alla salute rimangono irriducibilmente antropocentrici e si concentrano sugli interessi della nostra specie, non su quelli degli altri animali.

NOmattatoio intende quindi portare avanti discorsi che mirano alla giustizia e al riscatto delle soggettività animali altre da quelle umane, e rifiuta quelli incentrati sull’amore, il pietismo, la crescita spirituale personale, ancora una volta antropocentrici, così come quelli indiretti basati sulla salute, l’ambiente o altro che non riguardi nello specifico gli altri animali.
NOmattatoio riconosce le analogie di questa lotta con le altre forme di discriminazione intraumane - sessismo, razzismo, omotransfobia ecc. - ma ritiene che ogni forma di oppressione abbia una sua specificità e necessiti di discorsi e pratiche particolari che la mettano a nudo, per meglio combatterla.
L’obiettivo di NOmattatoio è quindi quello di denunciare lo specismo in ogni suo aspetto e di opporsi a esso attraverso un discorso radicale e rigoroso che non conceda attenuanti alla normalizzazione dello sfruttamento animale.
In questo senso NOmattatoio rivendica orgogliosamente il suo carattere politico che non costituisce allineamento partitico o ideologico, se non quello ai princìpi dell'antispecismo come teoria, e pratica, necessaria e sufficiente ad abbattere il pregiudizio morale nei confronti degli altri animali con tutto ciò che ne consegue.

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