martedì 12 dicembre 2017

Roadkill - Nutrie vs tutti

maddai, guarda cosa fa questa nutria!
... o tutti vs le Nutrie.



C'è questo video raccapricciante, che dà ragione di molte domande circa la ubiqua e compulsiva, incessante aggressione che gli umani compiono verso tutti gli altri animali - con forme di crudeltà, di ossessione sempre ricaricate e rinforzate. Non (ci) basta far del male, aggredire, ferire, colpire, uccidere: mentre lo facciamo, ci inventiamo e ci raccontiamo delle storie, che parlano  di superiorità, di necessità, di pericolo, persino di dovere (nostru) contro /verso / a danno degli altri animali.






Nutria is new 'capro espiatorio' - sua è la colpa di pressoché qualsiasi cosa possa capitare agli umani, nelle periferie delle città o nelle limitrofie delle campagne. Va perciò sterminata!

Se osa attraversare le nostre strade, va inseguita e investita senza pietà e  non esiste alcun rimorso se l'impatto è accidentale - se non, forse, per l'ammaccatura all'auto.
Se si è così 'avventati' da frenare - invece - per non ucciderla e invece darle una chance di attraversare indenne la pericolosissima strada, si viene tamponati e si viene presi a parole e aggrediti con commenti poco lusinghieri.

Però - e questo per te è impagabile! - si evita di diventare l'ennesimo carnefice del roadkill.

Il roadkill è la strage di animali sulle strade del mondo: di più, se son rettilinei; di più, se son strade di campagna; di più, se l'animale appare piccolo e quindi non mette a rischio il veicolo; di più, se l'animale ha la sfortuna di avere l'aspetto di una specie considerata schifosa, o pericolosa, o aggressiva, o invasiva.


ecco quel che trovo sulle strade rettilinee...



a pochi decine di metri di distanza, una più piccola, i rettilinei sono barriere mortali per gli animali e per le nutrie non c'è pietà


Nella tua biblioteca c'è un libro che parla proprio di questa realtà, che tutti - come capita per qualsiasi realtà che vede gli altranimali preda della violenza insonne insensata degli umani - non vogliono vedere: voltano la testa, anche se sanno che esiste, anche se magari ne sono stati in un qualche caso loro stessi artefici.


"Danni collaterali. Roadkill", di Michele Speranza - 2011, Edizioni Montaonda



Le due nutrie che giacciono inerti sulla strada le hai fotografate tu, sulla stessa strada dove qualche sera prima sei riuscito a evitarne una. Tu, per tanti motivi, non vai mai forte in auto. In ogni caso, la tua velocità relativamente controllata, ti permette di evitare gli animali che ti attraversano o che trovi in strada. O magari riesci a evitarli anche perché hai considerazione della loro vita, non li pensi come ostacoli fragili per i quali non vale la pena nemmeno deviare, nemmeno mollare l'acceleratore.

In altri paesi il problema del roadkill - cioè ogni animale investito e uccido da un veicolo a motore - è studiato e trattato da decenni. Ci sono aspetti legislativi, del codice della strada, della progettazione stradale, delle competenze  dei vari dipartimenti e polizie, della progettazione di strumenti sui veicoli per evitare le collisioni con i 'pedoni' (un termine che possiamo prendere per generico ed estenderlo anche ai pedoni nonumani). Magari su questi aspetti ci torni con un post apposta - ti rendi conto, mentre scrivi, che un nuovo 'codice della strada', ispirato a una etica diversa nei confronti degli altranimali, si amplia fino a toccare temi filosofici di studi animali, che esplorano nuovi e diversi modi di relazionarci, di interagire, di ascoltare e accogliere le loro istanze, le loro richieste; e sui modi di come fare in concreto queste nuove buone pratiche. Quindi, è un argomento vasto e interessante: scriverne qui, penalizzerebbe sia riflessioni sulle richieste animali, sia quel che stai scrivendo sul roadkill.

Ti limiti a dire due cose, riprendendole direttamente dalle parole scritte di Michele Speranza, autore del libro (uscito a dicembre 2011): che per ridurre drasticamente il numero degli animali uccisi sulle strade basterebbe convincere i conducenti a guidare più lentamente. Sembra una ingenuità: oggi le auto sono come astronavi-gusci, ipertecnologici - al loro interno non si ha più sentore della realtà che continua a vivere e a pulsare fuori; ci si sente superprotetti, invulnerabili e ci si sente superpotenti, col controllo su ogni cosa. Bisogna intrufolarsi in quei gusci e arrivare fino alla mente del pilota: dirgli che oltre il suo guscio duro e aggressivo ci sono corpi fragili di carne, che si rompono facilmente; dirgli - se l'immedesimazione non funziona - che il paragrafo 9 bis dell'articolo 189  del Codice della Strada parla esplicitamente di "obbligo di fermarsi e di porre in atto ogni misura idonea ad assicurare un tempestivo intervento di soccorso agli animali che abbiano subito il danno".  E che ci sono delle sanzioni (le multe, insomma).

La prima nutria è a pancia all'aria: espone la parte che è più delicata, vulnerabile, tenera, in quasi tutti gli animali. Ti è difficile dire quanto sia per te sconvolgente vederla così, ti viene voglia di prenderla in braccio e di coccolarla, sembra cicciotta, sembra quello che è: un animale che è stato aggredito a tradimento da un oggetto umano che è - potenzialmente - un catalizzatore di aggressività, un esaltatore di prepotenza. Forse è stata sbalzata dal colpo violentissimo, che l'ha sollevata e fatta ricadere, morta, in quella posizione. 
La prendi per una zampa - ha le manine - e la trascini fino al primo bordo di prato. Senti la stessa cosa che hai letto nel libro: ti sembra di renderle rispetto, di svolgere un servizio funebre, di permetterle di non venire stracciata in modo osceno da altre ruote artificiali. 

La seconda nutria è più piccolina. Si trova solo qualche decina di metri più avanti. Magari, le due nutrie, si conoscevano, magari stavano andando insieme dall'altra parte della strada. Questa qui, è sdraiata su un fianco, la zampina è allungata davanti al naso, gli occhietti sono semichiusi. Forse, però, i denti sono spezzati e c'è qualcosa nell'arruffamento del pelo e nella forma che ha preso il corpo, che è chiaramente fuori posto.

Ti proietta in pensieri tutti legati all'auto - al fatto che dell'auto tu apprezzi davvero molto poco: il ricordo di un tuo cane che venne investito da un'auto che nemmeno provò a rallentare o deviare (era una piccola strada provinciale, all'interno di un paese, un deserto pomeriggio invernale); poi, un sogno molto sgradevole che qualche anno fa facevi, nel quale ti trovavi a percorrere a piedi o in bicicletta una strada lunghissima, mentre tir enormi e rumorosi ti sfioravano velocissimi, verso una città dove saresti stato fuori pericolo.

L'auto domina l'immaginario di molti. Oggi le auto più desiderate sono mastodontiche, dalle linee aggressive (pensate ai fanali anteriori, che spessissimo sembrano occhi aggressivi, minacciosi, arrabbiati, con luci sempre molto accecanti!). C'è un sovrappiù di emotività aggressiva, contrabbandata da concetti all'apparenza neutri come sicurezza, confort, guida sicura. Ma sicura per chi? Nemmeno per chi guida, ti vien da pensare. Come se il pilota diventasse lo strumento che l'auto impiega per muoversi. L'autista viene guidato dalla auto, mentre crede di essere lui a guidarla. 
L'auto è come un oggetto alieno e non ha paura di travolgere gli ostacoli molli dei viventi fatti di carne. L'auto, trasforma la natura, cambia l'ambiente, lo plasma a suo uso, fa costruire le strade, sempre più larghe lisce dritte lunghe; gli svincoli, le tangenziali, le rotonde, le rotatorie, gli accessi. Un pianeta alieno, dove le strade son oggetti misteriosi, incomprensibili, per tutti gli animali che devono incontrarle - questo capita anche a molti umani, non a caso quelli più 'marginali' (Speranza scrive delle donne e degli stranieri), appiedati, o in bicicletta, per i quali la strada è spesso anche vietata - o, se non lo è, resta comunque ostile, pericolosa, potenzialmente letale.

Dove noi mettiamo piede, dove la 'nostra' automobile mette ruota, il mondo scompare -  scrive Speranza. Non più mondo: pieno, intero, vivo; ma scarto: quel che resta del mondo, ritaglio, vuoto, sbriciolato.
L'auto - quindi - ecco perché è pericolosa anche per chi la guida: non solo perché in un incidente non gli è garantita incolumità o sopravvivenza, ma anche perché, quando scende dall'auto e torna umano, ridiventa potenziale vittima di altre auto - sia in modo diretto e immediato, sia nei luoghi dove vive, sempre più accerchiati da megastrade. Insieme a tutti gli altranimali, assediati dalle barriere di asfalto, che escludono, mentre danno l'illusione di accogliere; che allontanano e segregano, anche se sembrano avvicinare e unire. 

Una conclusione, di quest post dove si sono aggregate molte cose - come in tangenziale milanese i veicoli alle sei di sera - ?
Forse una conclusione vera e propria non la si può trovare. Forse bisognerebbe, mentre si guida, rimanere consapevoli, capire se si è disposti a frenare, se si accetta di rispettare la vulnerabilità condivisa, se si ha il coraggio di prestare soccorso, se si ha la costanza e la pazienza di rallentare. 




4 commenti:

  1. Povere. Così perseguitate a causa di noi uomini che prima le abbiamo incarcerate per sfruttarne il pelo e poi liberate per riammazzarle. Sarebbe bello se “quegli” uomini facessero la loro stessa fine.
    sinforosa

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    Risposte
    1. vero"! hai ricordato un fatto molto importante e assai ingiusto: che le nutrie sono state anche abusate per la loro pelliccia, col nome di 'castorino'. Un dettaglio saliente. Io invece non ho parlato di tutti gli altri animali vittime dle roadkill: cani, gatti, uccelli di molte specie (corvi, piccioni), biscie, rane e rospi.
      g

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  2. Risposte
    1. ne parlano nel libro a cui mi sono ispirato per scrivere questo post.lì trovi fotografie di cadaveri di tutti costoro. l'autore si pone tantissime domande e ha delle risposte molto spesso sorprendenti, per il loro punto di vista

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