venerdì 3 gennaio 2020

Quali tre leggi? O quattro? ... o cinque!


Un'invenzione letteraria, un concetto scientifico, un criterio di nuova etica. (Stai scrivendo un post su Isaac Asimov, nato 100 anni fa ieri, ma si sta rivelando più lungo del previsto, così per ora metti in tavola questo breve post. Davvero breve: la 'semplice' enunciazione delle Tre Leggi della Robotica. Tanto, ci ritorni su nel prossimo post, garantito- le tre leggi contengono molta più filosofia ed etica di quel che sembrerebbe a prima vista; e quell'etica, ti piacerebbe vederla allargata anche ad animali che non siano per forza umani)...



Le tre leggi sono state formulate e furono pubblicate per la prima volta nel 1942 nel racconto “Circolo vizioso”, apparso sulla rivista specializzata statunitense Astounding Science Fiction, di John W.Campbell jr.

Si potrebbe dire che Isaac Asimov non abbia mai smesso di 'lavorarci', pensandole e ripensandole nei racconti, andando a metterle in scacco, in discussione, in dubbio, stiracchiandole e mettendole alla prova fino alle loro estreme conseguenza.

  1. A robot may not injure a human being or, through inaction, allow a human being to come to harm.
  2. A robot must obey any orders given to it by human beings, except where such orders would conflict with the First Law.
  3. A robot must protect its own existence as long as such protection does not conflict with the First or Second Law.»


  1. Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
  2. Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
  3. Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.»

Negli anni le tre leggi hanno ispirato decine di racconti robotici e alla fine non potevano non esondare anche negli altri romanzi asimoviani.

Ecco una variante elaborata nel 1957, nel romanzo 'The Naked Sun':

Gaia non può recare danno alla vita, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, la vita riceva danno.

Questa versione ti ispira molto, anche perché, di primo acchito, è più 'aperta'  e solleva lo sguardo dalla prospettiva individuale: potrebbe potenzialmente compiere un salto oltre la barriera antropo-robot - centrica (forse, piuttosto, cyborg-centrica). Ti piace che si innesti col concetto-Gaia di Ray Lovelock (che però è del 1979, ma il nome Gaia, del resto, è retaggio mitologico greco condiviso). Spazia e apre moltissimo al vivente, inoltre è suscettibile di ulteriori riconcettualizzazioni, modifiche e approssimazioni sempre più specificate - come in effetti è accaduto.

Nel 1985, ecco la formulazione della quarta legge - in realtà, chiamata la Legge 0, e posizionata per l'appunto prima delle altre.

 0. Un robot non può recare danno all'umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l'umanità riceva danno.

... che però, dal punto di vista delle tue convinzioni, è un ripiegamento sul confine della antroposfera, che ritorna centrale, mentre il resto della biosfera sparisce di nuovo nel sottofondo...


E qui, diresti, si arriva all'oggi, al qui e ora 2020, epoca in cui le tre leggi sono già realtà da molti anni e vengono implementate concretamente nella tecnologia. Ma rimane il punto cieco: "chi" va difeso e ubbidito? Solo l'umano o anche gli altri viventi? La discussione è aperta. Sta a chi considera la biosfera come 'altro-che-umana', fare in modo che nelle tre leggi realizzate non ci si dimentichi di tutto questo pianeta vivente - che vive per sé stesso.


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