venerdì 24 gennaio 2020

Sei andato a vedere la mostra sui divisionisti

Maternità (olio su tela) - Gaetano Previati

Due volte sei entrato al Castello di Novara, attratto dalla mostra sulla pittura divisionista e sui suoi artisti. (La mostra c'è fino al 5 aprile, magari ci vai pure una terza volta...).


 
All'ovile (olio su tela) - Giovanni Segantini
Perché, due volte? Perché la prima volta ti sei male orientato nelle sale e hai rischiato - visto che stava per chiudere - di vedere meno di metà mostra. Allora, alla seconda occasione, ti sei preso più tempo, per immergerti nei colori e nelle immagini vivide di questi quadri, spesso di grandi dimensioni e quasi tutti dall'impatto realmente mozzafiato. Davvero, i divisionisti non li conosce(va) nessuno: considerati e confusi come corrente minore.
Invece, ci sono tecniche di pittura che dimostrano grandissima pratica e maestria di ciascun artista - ognuno a modo suo - oltre che consapevolezza e conoscenza. Ma la cosa che più ti ha affascinato: la capacità dei pittori di guardare davvero ciò che stanno dipingendo, una capacità che si nota quando alcuni dettagli arrivano a colpirti mentre guardi. Solo chi ha cura di ciò che sta osservando, un reale e sincero interesse per la materia che vuole rivisitare nella rappresentazione, può con un tratto solo evidenziare le cose che sfuggono allo sguardo di tutti - e con queste raccontare intere storie, superare la superficialità della tela per farci inoltrare nei meandri di intere vite, di intere società.

Nei quadri ci sono scorci di vita di città e di campagna, con tutte le stridenti giustapposizioni presenti in una società che è fermamente classista, maschilista, borghese - ma anche, dal tuo punto di vista, specista. Ci sono animali, tutti legati (d)all'uomo, rapporti di domesticazione, limitazione della libertà e sfruttamento, o di cattura e uccisione; ci sono la fame, la fatica, la povertà; ci sono la lotta e l'ansia per una vita diversa; ci sono donne e bambine che leggono, in un'epoca in cui i libri erano in pratica proibiti per quasi tutte loro - i divisionisti erano sensibili alle lotte femministe, le prime a quell'epoca.
Ci sono, infine, aspetti della realtà che nessuno vuole vedere o notare - come le persone che si drogano - vedi il grandissimo quadro delle fumatrici di oppio, fatto di impasti che rendono il senso dell'aria satura di fumo.
Devi ammettere, però, che - per gli artisti divisionisti - le considerazioni, critiche e valutazioni sociali e di lotta sono presenti e rappresentate in quanto tali nelle scene dei quadri; mentre lo sguardo sugli animali non porta al biasimo verso lo sfruttamento, nemmeno notato né considerato: sono scene di vita contadina, non è ancora l'epoca per cogliere la dimensione specista della disparità di rapporto tra umani e animali, che solo tu noti, attraverso i dettagli delle scene - ritenuti generalmente la norma(lità) di come vanno le cose, tra gli animali e gli umani. I recinti, per esempio, i campanacci per le mucche nei pascoli alpini. E i dettagli, risaltano in ogni quadro, grazie alla luce, la vera artefice di questi quadri. Arrivano a comporre un universo di rivelazioni.

Sono opere di luce, i quadri divisionisti. "Una luce potente e dinamica", scrive Olga Gambari su Robinson di sabato 11 gennaio. Se ci si avvicina a scrutare le tele, si vedono molto bene i singoli puntini di vari colori puri, le virgolette, i tratti, gli sbaffi, che si accostano, si interrompono, creando l'illusione delle sfumature cromatiche quando si guarda la tela da distanza. Vibra la luce, in un'atmosfera che avvolge tutta la scena: non ci sono più i piani prospettici della struttura spaziale, ma una sua raffigurazione utilizzando i soli colori puri, non miscelati, più intensi e immediatamente percepiti nei primi piani, meno accesi per i piani arretrati e lo sfondo. 

Ci sono molta scienza e tecnologia applicata, all'origine dei quadri divisionisti: le teorie sulla luce di Michel Eugène Chevreaul e la produzione industriale dei colori in tubetto, identificati da un numero e un nome. Ma ti sembra che non ci sia una sua esaltazione. Rimane un mezzo: per esempio, per ragionare sui 'colori della neve', il suo bianco che non è bianco, ma cangia a seconda della luce che rifette. La neve, nei divisionisti, è sia naturalistica che simbolistica, i quadri che hanno anche fare con questo elemento sono sempre portentosi e assai significativi a proposito della visione degli artisti nei confronti del mondo. La luce e i suoi contrasti - in modo quasi cinematografico o fotografico - sono anche elemento per enfatizzare i discorsi di cui dicevi sopra: quelli sociali, gli scioperi, l'istruzione, l'emancipazione femminile, la miseria e la disuguaglianza classista, ma anche la morte e la religione, il misticismo e lo scorrere del tempo.

E adesso, un po'di quadri (ti tieni da parte quelli con raffigurazioni di animali, per la virtuale galleria o pinacoteca che ogni tanto appare sul blog).

 
Savognino d'inverno (olio su tela) - Giovanni Segantini


 
Riflessioni di un affamato, Emilio Longoni,, olio su tela

Sul fienile, Giuseppe Pellizza Volpedo, olio su tela, 

Libro azzuro, Giovanni Sottocomola, olio su tela



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