giovedì 13 agosto 2020

Il cavallo della Reggia di Caserta



Il cavallo nella foto è Chester. Nell'articolo dove si parla di lui, ci viene raccontato che "dopo 10 anni passati a tirare carrozze, l'anziano cavallo ha finalmente abbandonato una vita di fatica e percosse per raggiungere verdi praterie" – presso la scuderia Arthavasa Stable.

I padroni della scuderia si sono gentilmente offerti di dare una casa al povero animale, dove avrebbe avuto moltissimo spazio per correre e giocare, oltre che ad altri cavalli con cui socializzare. Chester adora la sua nuova casa – soprattutto per la grande distesa di erba su cui può rotolare. "Quando Chester vede un mucchio di erba su cui lanciarsi, i suoi occhi si illuminano. Si rotola per ore. È così felice di poter finalmente fare tutte quelle cose che fanno i cavalli. […] Ora Chester passa le sue giornate pascolando e interagendo con i suoi simili, correndo libero per i campi e ricevendo molte coccole e attenzioni".

 


 

 



Chester dopo il salvataggio



Questo accadeva circa tre anni fa, a Jakarta: Chester veniva salvato grazie all'aiuto concreto di Femke Den Haas, fondatrice dell'organizzazione animalista Jakarta Animal Aid Network (JAAN).


Il destino che Chester pativa è purtroppo comune a centinaia, migliaia di cavalli, per il mondo, senza distinzione tra i diversi Paesi. Lo sfruttamento schiavistico c'è a Jakarta come a New York, a Vienna come a Roma.

O come alla Reggia di Caserta.

Hai di proposito voluto iniziare il post con una bella storia, che hai trovato quando cercavi immagini di cavalli liberi - che per altro hai trovato solo in particolari scuderie.

Chester è sopravvissuto semplicemente perché il caso ha messo sulla sua strada - letteralmente - una persona non solo coraggiosa, ma anche dotata delle conoscenze, delle esperienze e delle risorse necessarie a salvarlo. Ecco, la vita di un cavallo non dovrebbe dipendere dalla presenza o dalla assenza di persone eccezionali.


Questo, al cavallo di Caserta, purtroppo, non è capitato.



A noi, oggi, in Italia, nel 2020 è toccato leggere, sui social e sui giornali, che "il cavallo è stramazzato ed è morto sotto il sole cocente". "Gli sono mancate le forze. E’ collassato a terra. Sfinito, sotto il sole cocente di Caserta". Tutto questo ricorda molto da vicino le Botticelle romane, sempre combattute da associazioni animaliste, e sempre più o meno mantenute - quando non tutelate - dalle amministrazioni. Stai parlando di due luoghi turistici di bellezza inarrivabile: che vengono - per come la pensi tu - svergognati e resi orribili da una pratica che altro non è se non schiavitù, inferta ai danni di individui appartenenti ad altri Popoli Animali, animali non umani - e questa è la loro unica imputazione, ma solamente dal punto di vista antropocentrico.



La carrozza è pesante, è ingombrante, come si vede dalla immagine, scattata sotto una luce abbacinante, quella di un sole canicolare dal quale l'unica cosa giusta e sana da fare è sfuggire, riparandosi sotto l'ombra - e di ombra, qui, non c'è nemmeno... l'ombra!

Sulla pagina Facebook della Reggia di Caserta, che ha messo la notizia con un post che ha per immagine un inspiegabile riquadro nero, sono piovuti almeno un migliaio di commenti. Se vi va, cercate la pagina sul social, basta mettere il nome della reggia. 

ENPA e altre associazioni come Europa Verde, si sono mosse per far condannare questo episodio. Notizie ufficiali riportano che  "La Direzione della Reggia di Caserta, affidata a Tiziana Maffei, esprime "profondo dispiacere per l'accaduto" e spiega che "il servizio di carrozze ippotrainate è gestito in concessione dalla società Tnt", e che "gli organi competenti stanno effettuando in queste ore tutte le verifiche che il caso richiede". Infine, sempre stando alla notizia riportata su La Zampaa partire dal 13 agosto, la Direzione della Reggia di Caserta ha sospeso il servizio di carrozze a cavallo.


Il punto, però, non è questo - che il servizio venga sospeso, o che si facciano indagini sulle cause di morte del cavallo (?) o che vengano presi provvedimenti nei confronti del conducente. Il punto è che questi 'rimedi' rimangono rinchiusi nel recinto angusto e pur sempre costantemente egoista dell'antropocentrico. Non viene minimamente messa in discussione la gravità della realtà: che un essere vivente viene allevato e fatto crescere, e quindi addestrato e snaturato, col fine di aggiogarlo in schiavitù, a compiere un lavoro faticoso, triste e innaturale, a tutto vantaggio umano - anche, come in questo caso, per motivi veramente superficiali e vanesi.

Speri che siano le associazioni a cogliere l'occasione per discutere di questo punto fondamentale, mettendo sul tavolo l'esigenza di un nuovo punto di vista, che non sia più antropocentrico. Altrimenti questo cavallo - a proposito, come si chiamava? - sarà solo il primo a morire - così come di certo non è stato l'ultimo.

4 commenti:

  1. Concordo con tutto quello che scrivi in questo post.
    È vergognoso che possa succedere una cosa del genere ad un essere vivente.
    Non dovrebbe esistere nessuna forma di schiavitu’ .
    Provo molta tristezza per quello che è successo a quel povero cavallo ( ancora senza nome)
    Ciao

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  2. ciao MAX. è una storia molto triste e molto crudele. Ho solo letto qualche articolo anche sui giornali cartacei, l'unico fatto positivo è che lo stilde degli articoli su questi episodi non hanno più quei toni 'ironici' e supponenti come capitava in passato - ma come capita anche ora

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  3. Ho cercato velocemente se trovavo almeno il nome di quel cavallo..ma non è uscito niente.
    Ho trovato un articolo che diceva che quel cavallo non era manco destinato a trainare le carrozze..sostituiva il titolare.
    Poi parlavano di un autopsia per rilevare effettivamente quali fossero le cause come volere trovare un alibi a tutti i costi , per minimizzare l’accaduto.
    Ripeto è vergognoso.
    Ma la cosa che mi ha sorpreso ( ma forse a te non fara’ lo stesso effetto perché magari già lo sai) è che quei cavalli che finiscono a tirare carrozze superano una specie di certificato di “sana costituzione “ per il traino , rilasciato da un veterinario che in teoria dovrebbe tutelare la salute dell’animale.
    Ciao

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  4. Ciao MAX, me l'aspettavo un po' che la tua ricerca non avrebbe dato frutti. Il resto che mi racconti, anche se non lo conoscevo, non mi sorprende: si tratta di tutti i meccanismi burocratici, sanitari e verbali che gli umani hanno escogitato per continuare a coprire lo sfruttamento schivistico che non smettono mai di fare. Ciao :)

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