martedì 20 novembre 2018

Cuore di riccio



La magia dei ricci è tornata in libreria, dopo circa due anni da quei 25 grammi di pura delizia che incontrasti sugli scaffali quasi per caso.
L'incontro con questo seguito è avvenuto in pratica in modo identico: dopo qualche sentore sui media (questa volta cartacei piuttosto che feisbucchiani, ché da FB ti stai allontanando sempre più, e con grande fresco sollievo per mente e sentimenti - ma è materia per un altro post) hai visto il libro vicino alla cassa della 'tua libreria' cittadina, come messo lì quasi per caso - e lo hai immediatamente preso, conquistato ancor prima di aprire la prima pagina.

 
lei è Lisa, riccetta disabile, una delle protagoniste del libro

Come se avessi chiuso l'ultima pagina del primo libro soltanto ieri: hai ritrovato la identica atmosfera, gli stessi sentimenti, un trasporto emotivo carico di pathos nella stessa misura, fin dalla prima pagina di questo seguito.
La storia prende le mosse quasi 'in tempo reale': viviamo insieme al protagonista - che è allo stesso tempo Massimo Vacchetta, lo scrittore veterinario che racconta la sua vita - e Massimo il personaggio principale di questa agrodolce avventura di vita-più-grande-della-vita che è la Vita alla Casa dei Ricci.

Dopo aver ripreso brevemente le fila delle 'puntate precedenti', Massimo riprende a raccontarci del suo incanto per questi delicatissimi ricci, creature fragili e timide, ma anche coraggiose e volitive, attaccatissime alla vita, a dispetto di incidenti, malattie, difficoltà e insidie e incurie provocate dagli umani che sono ovunque.
Una riccettina disabile è una indiscussa protagonista: Lisa se l'è vista brutta fin da piccolissima, la sua vita è appesa a un filo - resa difficile da un problema neurologico che le complica tutti i movimenti; da una infezione polmonare e da un sottopeso pressoché cronico. Il suo coraggio e la sua tenacia, però sono pari solamente alla sua dolcezza. Massimo ne è conquistato: il suo innamoramento per i ricci è sempre immediato, costante, per ciascuno di loro, diventa quasi un refrain nel corso delle pagine del libro. 
Lisa ha conquistato anche me - ho letto il libro in due giorni, sia perché volevo vedere come va a finire tutta la storia, sia perché pure io a casa mia ho una Lisa speciale: la mia canina bretonina epilettica e verso di lei provo gli stessi sentimenti che Massimo prova per la sua Lisa riccetta.

Quasi una scaramanzia, anche, questa lettura velocissima - lo confesso: la mia Lisa è una canina ormai nella quarta età, potrebbe essere sulla soglia dei 18 anni. Aver finito il libro con lei vicino, mi ha dato una sensazione di un gesto propiziatorio, oltre che assolutamente appagante e rasserenante.

Nel libro, l'altalena dei sentimeni è una montagna russa: grandi commozioni si intervallano con momenti di grandi angosce ripetute. Questo perché Massimo - che è una persona ricca di contraddizioni emotive, di spigolosità e di sensi di colpa - vive in un universo pieno di persone che gli vogliono bene, che lo amano, che lo seguono - a cominciare da sua madre, la cui vicenda fa da basso continuo a tutto il racconto e ha un finale delicato e poetico che ti ha incantato e alleggerito dalla tristezza. Alcune di queste persone, non sono umane. Alcune di queste persone, lo lasceranno per sempre: e la lettura di quei passaggi è stata in un paio di occasioni, molto difficile e dolorosa anche per te, la pagina ti respingeva. Ti sei rispecchiato moltissimo in Massimo: per le sue paturnie e per la sua spiritualità; per la sua misantropia e per la sua empatia; per la sua dedizione di cura verso gli altri e per la sua trascuratezza per se stesso; per le sue paure paralizzanti e per il suo coraggio - almeno nel guardarle direttamente e nel chiamarle col loro nome, come finalmente riesci a fare anche tu.
Anche tu, come Massimo, non sei una persona facile. Anche tu, come Massimo, ti senti dedito alla pratica della cura (un argomento delicato e intimo, su cui non riesci a deciderti a scrivere): i tuoi cani son qui a raccontarlo. E però, anche tu, come Massimo, sei pieno di dubbi, di sensi di colpa. Anche tu, come Massimo, hai paura della perdita, del distacco.  Anche a te, come a Massimo, manca il calore e la reciprocità di una famiglia affettuosa. In questo ultimo aspetto, purtroppo per te, tu sei molto più solo di Massimo. Un brano, in particolare, ti è rimasto impresso, in questo senso: "...fu così che poco alla volta, iniziai a chiudermi in me stesso: era l'unico modo che conoscevo per sopravvivere al dolore e al senso di colpa. Quello che era nato come un rimedio, nel tempo si trasformò in una 'malattia' cronica, con un nome ben preciso: disabilità dell'anima. 
E il sintomo più grave era la difficoltà di esprimere i sentimenti nei confronti di chi amavo di più...". Uno scrittore che voglia essere sincero con se stesso e coi suoi lettori, che perciò lo ameranno, deve e sa trovare il coraggio di denudare il proprio animo di fronte a loro, senza nascondere né vergognarsi per le cose che meno ama o sopporta di se stesso. 
I percorsi dolorosi, le strettorie buie della vita, possono però condurre ai cambiamenti più profondi nella nostra vita - ci deve essere, però, uno senso, uno scopo - che per persone come Massimo è la dedizione alla cura di chi è in pericolo di vita o in sofferenza. Le spinosette e gli spinosetti hanno reso Massimo oggi una persona più bella. Speri che le codine delle tue Socie e dei tuoi Soci possano fare lo stesso per te. Sta a te, però, aprirti e ascoltare, fidarti e lasciarti andare.

"... con Lisa stretta forte al mio petto, involontaria ballerina. Sentii il calore del suo corpicino, avvertii i nostri battiti vicini. Per un istante, percepii come reale il sogno in cui io e Lisa non ci saremmo lasciati mai. Come per incanto, l'armonia di quelle note mi trasportò in un tempo senza fine, in un amore senza confini.
Quando aprii gli occhi, mi ritrovai in mezzo alla stanza, con le gambe impegnate in un lento volteggio e Lisa sempre più stretta a me. La riccetta mi fissava curiosa, ma ora aveva un'espressione diversa, più intensa, a tratti interrogativa.  Era come se cercasse di capire le mie intenzioni, il mio comportamento e, forse, i miei sentimenti.
Da quel giorno, tra me e lei si instaurò un'intesa silenziosa, basata sulla percezione di piccoli cenni, espressioni, sfumature, che solo noi potevamo cogliere e costituivano la base di un legame destinato a diventare ancora più solido. Stavamo entrando in simbiosi.
Mi ero affezionato tanto, troppo a quella bestiola sfortunata e questo mi faceva (anche) soffrire, perché sapevo che, un giorno non lontano, questo attaccamento mi sarebbe costato molto caro. La sua vita e il mio cuore  erano appesi allo stesso fragile filo." (pag.37).


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