giovedì 23 agosto 2018

Cani DA...



Il ponte Morandi è una tragedia tutta umana: le cause e i responsabili verranno alla luce col tempo.
Intanto, ci sono stati i funerali - sia di Stato che privati - di vittime 'danni collaterali' di una prassi di incuria protrattasi negli anni - un episodio di malapratica italiana.

Col crollo del ponte, son venute già tonnellate di macerie, mescolate a carni e decine di corpi, vivi e morti. Col crollo del ponte, centinaia di persone han dovuto scappare da casa loro, sovrastata dal ponte - quello, all'improvviso minaccioso e fragile; queste, all'improvviso trappole pericolose. 
Fuga senza voltarsi indietro: solo giorni dopo, gli animali 'da' compagnia che queste famiglie 'detenevano' in casa, sono state recuperate, tratte in salvo - giorni di solitudine, di fame, di sete, di disorientamento e paura, anche per loro - però solo dopo che si erano levate vere e proprie suppliche.

Col crollo del ponte, insieme ai soccorritori umani, sono arrivati i cani 'da' soccorso delle 'unità cinofile'.




Su Facebook - questo social sempre più bipolare, sociopatico, esasperato/esasperante - si son accesi - per quel che ti interessa, dal tuo punto di vista - almeno un paio di discorsi, molto lunghi, su quanto faccia male quel 'da', applicato a quei cani.

Non solo a loro: su google, digitando 'cani da', la tendina si apre e ti propone 'cani da: caccia, guardia, appartameno, adottare, tartufo, compagnia, salvataggio, combattimento, pastore, colorare, corsa; e non solo ai cani: ma a tutti gli altri animali 'da' reddito (googlate 'mucca da' o 'gallina da' e vedrete).

All'inizio, ti sembra, c'è il post di Rita Ciatti.
Il post scritto da Rita Ciatti, per esempio, conta quasi un centinaio di interventi. L'assunto è che i cani soccorritori non sono 'angeli', né 'eroi': ma vittime pure loro, dell'egocentrismo specista degli umani, per i quali l'animale ha valore solo finché 'è utile' per qualcosa - e SE è utile - il tutto, naturalmente da un punto di vista esclusivamente umano. 

Quel 'Da' è come un chiodo che si conficca nei pensieri e nelle emozioni: è il grado assoluto della reificazione, è il marchio del biopotere. 
Anni fa, davvero un bel po', ti ricordi a una conferenza introduttiva per il tuo primo corso come volontario di canile, un Roberto Marchesini arrabbiato proprio contro il 'da': definireste il vostro amico come un 'amico Da cinema, o Da chiacchiera'?  direste che vostra moglie è 'da' qualcosa che deve svolgere per voi, dentro le mura domestiche? Diceva Marchesini.

Il punto è che coi cani la mentalità è proprio questa, anche quando si maschera per sembrare amichevole, per sembrare 'cinofila' (e così, viene sfigurato un bel termine che è difficile sostituire o ripristinare, perché nella sua grecità è perfetto, per sintesi e per significanza dei due termini che lo compongono).
Certo, l'altro punto, subito collegato, a un livello tale  che i due possono anche sovrapporsi, è che tuttora anche per le donne sembra essere ancora in voga questa mentalità reificante, mercificante: sessismo e specismo si annodano insieme, per diventare un nodo gordiano di dominio e sopruso.

Tu non hai mai comprato cani, né mai sei andato a cercarli presso allevamenti - magari percorrendo centinaia di chilometri, ma evitando il canile a cinque minuti di macchina in periferia, proprio come senti che fanno molte persone. I cani che han vissuto con te, fin da bambino, son sempre arrivati da situazioni più o meno 'precarie' o casuali; per alcuni di loro si parlava di maltrattamento acclarato e conclamato. 
Hai imparato da tutti loro. Ti bastava osservarku mentre dormivano con la concentrazione cucciola o adulta di un cane che vive assimilando ogni sensazione di ogni istante di vita, mentre la rendono propria e la  elaborano in pensieri, emozioni, desideri, sentimenti, richieste, timori, aspettative. 
Sdraiandoti insieme a loro, hai respirato il rispetto e l'idea che ogni evento ha un suo tempo e che questo tempo è diverso per ciascuna persona, umana, canina. 
Non riesci a scriverlo meglio di così, e ti dispiace se a qualcuno sembrerà enfatico, fatuo, astratto.
Tutte le conoscenze - la voglia di conoscere, di leggere, di studiare, per capire chi si ama - son venute anche molti anni dopo. Una cosa è rimasta punto fermo: un essere vivente non si compra. Quindi: NO agli allevamenti di cani - anche a quelli 'professionali'. 
Tra parentesi, sei poi andato, non molti anni fa, a visitarlo un allevamento professionale di cani e hai trovato cuccioli circondati da un ambiente ben triste e solitario. 

Ti fermi qui, per ora. Avevi in mente di fare un post più lungo. Ma, in qualche modo, qualcosa che ti sembrava importante venisse messo nero su bianco, ti pare che ci sia. Magari a questo post ne seguiranno altri, sempre su questo argomento, che, man mano che si sviluppa, tocca e scoperchia tutti i nostri (malsani) rapporti coi cani. 








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