lunedì 8 ottobre 2018

NOmattatoio difende i cinghiali di Roma



 
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NOmattatoio si schiera contro il previsto piano di deportazione e conseguente uccisione dei cinghiali a Roma e chiede che la Sindaca di Roma V. Raggi non firmi e/o non ratifichi il protocollo d’Intesa tra Comune di Roma e Regione Lazio per l’attuazione delle uccisioni, per ragioni in punto di diritto ed etologiche; e chiede di essere ricevuto in Campidoglio e/o in ogni sede competente per sostenere le proprie argomentazioni.






In breve:



 A) CONSIDERAZIONI IN DIRITTO:



1) la Regione non può legiferare in materia di caccia e di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema a far data dal 6 gennaio 2002, data di entrata in vigore della legge costituzionale n. 3 del 2001;



1b) Che la caccia rientri nella tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, con conseguente illegittimità costituzionale per violazione dell'art 117 comma 2 Cost. delle leggi regionali recenti in materia venatoria, lo afferma la Corte Costituzionale a partire dalle sentenze del 2012 (ex multis la numero 20);



2) La legge regionale 17/1995, come modificata nel 2017, all’art 35 comma 2 parla di controllo selettivo: tale espressione, a quanto risulta non era presente nel testo originario; se ne deduce pertanto l’illegittimità per quanto sopra;



2b) In ogni caso il controllo “viene praticato di norma mediante l'utilizzo di metodi ecologici su parere dell'ISPRA”. Solo qualora da parte dell'ISPRA venga comprovata l'inefficacia dei predetti metodi si può ricorrere a metodi cruenti quali la deportazione e conseguente abbattimento; il che non è avvenuto, e anzi la Sindaca V. Raggi si era impegnata, a quanto risulta, ad adottare metodi incruenti per il contenimento dei cinghiali sul territorio di Roma;



3) L'art 35 comma 2 della legge regionale dispone che le Province autorizzino i piani di abbattimento. Essendo la legge 17 del 1995 stata modificata nel 2017, quando già era nata la Città metropolitana di Roma Capitale al posto della Provincia di Roma, vista anche la diversità oggettiva della Città metropolitana in virtù della diversa densità demografica, non è applicabile nel territorio della Città metropolitana di Roma;



4) La legge regionale 17 del 1995 come novellata dispone che le Province AUTORIZZINO i piani di abbattimento. Chi PROPONE, chi DELIBERA i piani? La legge non nomina questo/i Ente/i. Se fosse compito delle Province, in quanto hanno il controllo della fauna selvatica, dovrebbero essere uffici diversi della Città metropolitana a proporre ad autorizzare e a deliberare. Non avrebbe senso che uno stesso ufficio provinciale proponga e poi autorizzi e poi deliberi il piano di abbattimento;



5) Chi sarebbe incaricato dell’esecuzione della pratica di abbattimento selettivo? Le sole guardie provinciali (o della Città metropolitana). Lo esige la legge regionale 17/1995.

Il che non è mutato con la legge regionale 17 del 2015 che ha conferito alla Regione le funzioni già provinciali/metropolitane in materia di caccia. Infatti, ammesso e non concesso che il controllo selettivo sia attività venatoria, anche la legge 17 del 2015 dice che le guardie provinciali e metropolitane, anche se nel frattempo messe nelle liste di mobilità, riprendono a svolgere le funzioni prima spettanti, pur se nel frattempo la corripondente potestà amministrativa sia stata conferita alla Regione;



6) Quanto alla legge nazionale, l’art. 19, secondo comma, della l.11 febbraio 1992, n. 157 prevede anch’essa che “le regioni [...] per la tutela delle produzioni zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo, esercitato selettivamente, viene praticato di norma mediante l'utilizzo di metodi ecologici su parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica”. Solo “qualora l'Istituto verifichi l'inefficacia dei predetti metodi, le regioni possono autorizzare piani di abbattimento”, il che non è avvenuto, e anzi la Sindaca si era impegnata, a quanto risulta, ad adottare metodi incruenti per il contenimento dei cinghiali sul territorio di Roma; valgono anche qui le considerazioni del punto 2b) che precede;



7) Non consta infine che siano state minimamente consultate associazioni e gruppi animalisti e antispecisti, e ciò ha portato e porta a uno squilibrio nella formazione dei provvedimenti emanati ed emanandi.





 B) MOTIVI DI CARATTERE ETOLOGICO/VETERINARIO:





B1) Questi fanno escludere che le misure cruente - indipendentemente dall’opposizione che ora e sempre il collettivo NOmattatoio, così come associazioni e gruppi animalisti e antispecisti portano avanti contro le previste deportazioni e conseguenti uccisioni di cinghiali - abbiano alcuna efficacia, ma si rivelano addirittura controproducenti; le stesse potendo in ogni caso essere più che validamente sostituite da misure nonviolente, come ad esempio, secondo le informazioni e relativi link che seguono:



1) Utilizzo di un vaccino immunocontraccettivo (GONACON): vedi sotto il parere del Medico Veterinario Dott.ssa Paola Gagliano (punto B2/2);












5) Esiste il macchinario Ultrarep. Una macchina che emette ultrasuoni di frequenza diversa e solo nel caso si avvicini un animale selvatico, così previene che l'animale si abitui al suono e non ne sia più spaventato. Rassegna stampa:






























6) Recinzioni elettrificate, anche anti cinghiale: vedi allegato BOLOGNA BOZZA selvaggina46-53.pdf ;



7) Pastore elettrico per cinghiali: nelle Cinque Terre sono stati installati 20 chilometri di pastore elettrico in alcune zone boschive che non permette ai cinghiali di avvicinarsi a quelle abitate. Il costo per chilometro era più che sostenibile e la misura è stata efficace finché il pastore elettrico è stato mantenuto in funzione.:









8) Altri metodi metodi di prevenzione di danni alle colture da fauna selvatica nonviolenti. Previsto per i caprioli, ma ci sono anche accenni ai cinghiali: vedi allegato Caprioli.pdf ;





B2)



1) Parere del Medico Veterinario Dott.ssa Roberta Di Vincenzi:



“Pensare che agli inizi del ’900 il cinghiale (autoctono e nazionale) si trovava solo in alcune aree: la Maremma Tosco-laziale, Gargano, Abruzzo, Appennino Calabro-Lucano, Sardegna. Dagli Anni 60 però si è cominciato a «ripopolare» - per rendere più fruttuosa la caccia - con cinghiali di origine centro-europea, peraltro di taglia maggiore. Una pratica che ha avuto un successo «esagerato»: totalmente onnivori, adattabilissimi, favoriti indirettamente dal riscaldamento globale, i cinghiali sono in grado di moltiplicarsi super rapidamente. Il loro nemico naturale, l’unico predatore in grado di contenerli a dovere, non se la passa troppo bene: è il lupo. L’altro «predatore» è il cacciatore dotato di doppietta, ma evidentemente non è bastato.”



2) Parere del Medico Veterinario Dott.ssa Paola Gagliano:



“La questione principale è chiarire perché ci sono tanti cinghiali sul territorio nazionale .

Dagli anni 50 il numero dei cinghiali (sus scrofa) è progressivamente aumentato.

Grandi responsabilità sono da ascrivere alle istituzioni che proteggono e favoriscono l’attività della caccia; pratiche come la re immissione, il ripopolamento e il foraggiamento per attirare gli animali destinati agli scopi venatori, hanno ingigantito il problema , grazie anche all’introduzione di cinghiali importati dall’ est che risultano essere più grandi e particolarmente prolifici.

Numerosi studi (Vassant, Moretti, Massei, Campbell…), sottolineano come la pressione venatoria e l’abbattimento di massa, aumentino la prolificità dei cinghiali, soprattutto in conseguenza della destrutturazione sociale nei branchi provocando dispersione degli individui e aumento della riproduzione nelle femmine giovani.

Allora la domanda è: se la caccia è parte integrante della causa del problema, può mai esserne la soluzione? Probabilmente no.

È ormai un pensiero comune che il non uccidere è comunque una scelta di civiltà! Questo è vero soprattutto nel caso dei cinghiali dove la stragrande maggioranza delle vittime, sono le madri che si spostano con i figli , mentre i maschi, essendo più stanziali , entrano meno in contatto con l’uomo . In questo scenario, si inserisce poi la falsa propaganda pro-cacciatori che vorrebbe il cinghiale come un terribile predatore capace anche di attaccare l’uomo. Eppure secondo i dati ufficiali dell’ “Associazione vittime della caccia“, dal 2007 ad oggi, le vittime dei fucili superano di gran lunga le 1000 unità, mentre dati certi circa la morte di persone per aggressione diretta dei cinghiali, sono praticamente inesistenti.

I cinghiali sono animali poco aggressivi e l’incontro fortuito con questi soggetti, per esempio, all’interno di un bosco, si risolve con una loro rapida fuga.

Alla luce di queste considerazioni, e facendo riferimento al benessere animale, si va delineando una crescente richiesta per l’attuazione di metodi di controllo non letali, riassumibili in tre punti fondamentali:

•blocco del ripopolamento e il foraggiamento dei cinghiali per scopi venatori

• Traslocazione dei soggetti in esubero.

Questa pratica presenta comunque degli aspetti negativi, quali il notevole stress per gli animali e gli alti costi di attuazione. Contestualmente, si può avere traslocazionecontemporanea di parassiti e altri agenti patogeni, e, spesso, i soggetti tornano

nell’area nativa.

• Utilizzo di un VACCINO IMMUNOCONTRACCETTIVO.

Questa sembra essere la scelta più interessante poiché il vaccino, agisce formando anticorpi che inibiscono la produzione degli ormoni della fertilità .

Il più usato è il GONACON che viene somministrato per via iniettiva tramite puntura diretta o tramite l’utilizzo di dardi. Ogni dose di vaccino ha un costo molto

contenuto per una massima efficacia d’azione, dando un’ infertilità del 92% stabile per circa cinque anni.

Negli scorsi anni, il GONACON iniettabile è stato usato in Umbria, con ottimi risultati, per favorire l’eradicazione delle popolazioni dello scoiattolo grigio.

Per quanto riguarda l’utilizzo del GONACON sui cinghiali, la figura di riferimento è la dottoressa GIOVANNA MASSEI, ecologa di altissimo livello, laureata all’università

di Firenze, specializzata in quella di Aberdeen e operante attualmente a York in Inghilterra. Tra i suoi lavori , spicca uno studio in fase sperimentale sull’utilizzo del

GONACON in formulazione somministrabile per bocca tramite esche alimentari posizionate in apposite mangiatoie con sistema BOS ( https://youtu.be/BjtyiBk9cSs ).

Queste mangiatoie sono costituite da un palo centrale sul quale viene montato un dispenser coperto da un cono di circa 5 kg di peso a protezione delle esche e che

l’animale deve sollevare per cibarsene. E’ stato dimostrato che il sistema BOS, consente ai soli cinghiali di accedere al dispenser.

La dottoressa Massei si è resa disponibile per collaborare con realtà come quelle del parco dei colli Euganei, per continuare la fase sperimentale.

Ci sembra, che la presa in considerazione di metodiche alternative all’incremento dell’uccisione dei cinghiali, possa essere un’occasione da non sottovalutare.

Un punto di forza per il comune e per tutto il territorio che può portare la nostra realtà ad un livello superiore e innovativo rispetto al tema del benessere animale e della conservazione della fauna selvatica.”



3) In ogni caso, relativamente all’ultimo caso di “cronaca”, riportato da alcune testate giornalistiche, se si ha la ventura di incontrare un cinghiale selvatico, come prima cosa non ci si deve avvicinare. Secondo, se si è all'aperto, il cane va tenuto - secondo normativa - al guinzaglio. Può essere che un cane cerchi di aggredire un cinghiale ma, visto che è al guinzaglio, non vi possono essere conseguenze per nessuno.



4) Si invia anche al link che segue: https://we.tl/t-wdWlikojJd  (disponibile per sei giorni da oggi) un breve filmato girato da un attivista che dimostra come i cinghiali anche in ambiente semiurbano siano assolutamente pacifici e non aggressivi.





 * * * * *





Chi siamo:



NOmattatoio è un gruppo di attivisti uniti dall'urgenza etica e politica di mettere in luce e combattere le varie forme di violenza istituzionalizzate e normalizzate all'interno della nostra società, a prescindere dalla specie, sesso, orientamento sessuale o provenienza geografica delle vittime, riconoscendo quindi l'autodeterminazione di tutti gli individui senzienti a vivere la propria esistenza senza essere oppressi, discriminati, uccisi, imprigionati, mercificati, usati.

Il nome nasce da una campagna, che si è protratta per circa quattro anni, consistente in presidi mensili davanti ai mattatoi allo scopo di documentare e denunciare l'arrivo degli animali in procinto di essere uccisi e quindi per rendere visibili quei luoghi, altrimenti anonimi, in cui vengono agiti i meccanismi di violenta trasformazione degli individui in prodotti alimentari, senza che peraltro oggi ve ne sia alcuna necessità, quindi esclusivamente in nome della tradizione e per il guadagno economico delle industrie della carne, latticini, uova.

Oggi il gruppo e progetto NOmattatoio, per estensione semantica, include la critica e lotta contro tutte le forme di controllo, dominio, sfruttamento e violenza sui corpi che vengono esercitati nei tanti luoghi ove le istituzioni, private o pubbliche che siano, mettono in atto, naturalizzandole e normalizzandole, le più svariate forme di biopotere, moderate o eccessive, e si propone in particolare di denunciare e rendere visibile tutto ciò che va sotto il nome di "macelleria sociale".

NOmattatoio sta dalla parte delle vittime di ogni tipo di violenza e oppressione.

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