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NOmattatoio
si schiera contro il previsto piano di deportazione e conseguente uccisione dei
cinghiali a Roma e chiede che la Sindaca di Roma V. Raggi non firmi e/o non
ratifichi il protocollo d’Intesa tra Comune di Roma e Regione Lazio per
l’attuazione delle uccisioni, per ragioni in punto di diritto ed etologiche; e
chiede di essere ricevuto in Campidoglio e/o in ogni sede competente per
sostenere le proprie argomentazioni.
In breve:
A) CONSIDERAZIONI
IN DIRITTO:
1) la Regione non può
legiferare in materia di caccia e di tutela dell'ambiente e dell'ecosistema a
far data dal 6 gennaio 2002, data di entrata in vigore della legge
costituzionale n. 3 del 2001;
1b) Che la caccia
rientri nella tutela dell'ambiente e dell'ecosistema, con conseguente illegittimità
costituzionale per violazione dell'art 117 comma 2 Cost. delle leggi regionali
recenti in materia venatoria, lo afferma la Corte Costituzionale a partire
dalle sentenze del 2012 (ex multis la numero 20);
2) La legge regionale
17/1995, come modificata nel 2017, all’art 35 comma 2 parla di controllo
selettivo: tale espressione, a quanto risulta non era presente nel testo
originario; se ne deduce pertanto l’illegittimità per quanto sopra;
2b) In ogni caso il
controllo “viene praticato di norma mediante l'utilizzo di metodi ecologici su
parere dell'ISPRA”. Solo qualora da parte dell'ISPRA venga comprovata
l'inefficacia dei predetti metodi si può ricorrere a metodi cruenti quali la
deportazione e conseguente abbattimento; il che non è avvenuto, e anzi la
Sindaca V. Raggi si era impegnata, a quanto risulta, ad adottare metodi
incruenti per il contenimento dei cinghiali sul territorio di Roma;
3) L'art 35 comma 2
della legge regionale dispone che le Province autorizzino i piani di
abbattimento. Essendo la legge 17 del 1995 stata modificata nel 2017, quando
già era nata la Città metropolitana di Roma Capitale al posto della Provincia
di Roma, vista anche la diversità oggettiva della Città metropolitana in virtù
della diversa densità demografica, non è applicabile nel territorio della Città
metropolitana di Roma;
4) La legge regionale 17
del 1995 come novellata dispone che le Province AUTORIZZINO i piani di
abbattimento. Chi PROPONE, chi DELIBERA i piani? La legge non nomina questo/i
Ente/i. Se fosse compito delle Province, in quanto hanno il controllo della
fauna selvatica, dovrebbero essere uffici diversi della Città metropolitana a
proporre ad autorizzare e a deliberare. Non avrebbe senso che uno stesso
ufficio provinciale proponga e poi autorizzi e poi deliberi il piano di
abbattimento;
5) Chi sarebbe
incaricato dell’esecuzione della pratica di abbattimento selettivo? Le sole
guardie provinciali (o della Città metropolitana). Lo esige la legge regionale
17/1995.
Il che non è mutato con
la legge regionale 17 del 2015 che ha conferito alla Regione le funzioni già
provinciali/metropolitane in materia di caccia. Infatti, ammesso e non concesso
che il controllo selettivo sia attività venatoria, anche la legge 17 del 2015
dice che le guardie provinciali e metropolitane, anche se nel frattempo messe
nelle liste di mobilità, riprendono a svolgere le funzioni prima spettanti, pur
se nel frattempo la corripondente potestà amministrativa sia stata conferita
alla Regione;
6) Quanto alla legge
nazionale, l’art. 19, secondo comma, della l.11 febbraio 1992, n. 157 prevede
anch’essa che “le regioni [...] per la tutela delle produzioni
zoo-agro-forestali ed ittiche, provvedono al controllo delle specie di fauna
selvatica anche nelle zone vietate alla caccia. Tale controllo, esercitato
selettivamente, viene praticato di norma mediante l'utilizzo di metodi
ecologici su parere dell'Istituto nazionale per la fauna selvatica”. Solo
“qualora l'Istituto verifichi l'inefficacia dei predetti metodi, le regioni
possono autorizzare piani di abbattimento”, il che non è avvenuto, e anzi la
Sindaca si era impegnata, a quanto risulta, ad adottare metodi incruenti per il
contenimento dei cinghiali sul territorio di Roma; valgono anche qui le
considerazioni del punto 2b) che precede;
7) Non consta infine che
siano state minimamente consultate associazioni e gruppi animalisti e
antispecisti, e ciò ha portato e porta a uno squilibrio nella formazione dei
provvedimenti emanati ed emanandi.
B) MOTIVI DI
CARATTERE ETOLOGICO/VETERINARIO:
B1) Questi fanno
escludere che le misure cruente - indipendentemente dall’opposizione che ora e
sempre il collettivo NOmattatoio, così come associazioni e gruppi animalisti e
antispecisti portano avanti contro le previste deportazioni e conseguenti uccisioni
di cinghiali - abbiano alcuna efficacia, ma si rivelano addirittura
controproducenti; le stesse potendo in ogni caso essere più che validamente
sostituite da misure nonviolente, come ad esempio, secondo le informazioni e
relativi link che seguono:
1) Utilizzo di un
vaccino immunocontraccettivo (GONACON): vedi sotto il parere del Medico
Veterinario Dott.ssa Paola Gagliano (punto B2/2);
2)
https://ilblogdialpvet.wordpress.com/2015/05/21/leffetto-boomerang-nella-gestione-del-cinghiale/
;
5) Esiste il macchinario
Ultrarep. Una macchina che emette ultrasuoni di frequenza diversa e solo nel
caso si avvicini un animale selvatico, così previene che l'animale si abitui al
suono e non ne sia più spaventato. Rassegna stampa:
6) Recinzioni
elettrificate, anche anti cinghiale: vedi allegato BOLOGNA BOZZA
selvaggina46-53.pdf ;
7) Pastore elettrico per
cinghiali: nelle Cinque Terre sono stati installati 20 chilometri di pastore
elettrico in alcune zone boschive che non permette ai cinghiali di avvicinarsi
a quelle abitate. Il costo per chilometro era più che sostenibile e la misura è
stata efficace finché il pastore elettrico è stato mantenuto in funzione.:
8) Altri metodi metodi
di prevenzione di danni alle colture da fauna selvatica nonviolenti. Previsto
per i caprioli, ma ci sono anche accenni ai cinghiali: vedi allegato
Caprioli.pdf ;
B2)
1) Parere del Medico
Veterinario Dott.ssa Roberta Di Vincenzi:
“Pensare che agli inizi
del ’900 il cinghiale (autoctono e nazionale) si trovava solo in alcune aree:
la Maremma Tosco-laziale, Gargano, Abruzzo, Appennino Calabro-Lucano, Sardegna.
Dagli Anni 60 però si è cominciato a «ripopolare» - per rendere più fruttuosa
la caccia - con cinghiali di origine centro-europea, peraltro di taglia
maggiore. Una pratica che ha avuto un successo «esagerato»: totalmente
onnivori, adattabilissimi, favoriti indirettamente dal riscaldamento globale, i
cinghiali sono in grado di moltiplicarsi super rapidamente. Il loro nemico
naturale, l’unico predatore in grado di contenerli a dovere, non se la passa
troppo bene: è il lupo. L’altro «predatore» è il cacciatore dotato di
doppietta, ma evidentemente non è bastato.”
2) Parere del Medico
Veterinario Dott.ssa Paola Gagliano:
“La questione principale
è chiarire perché ci sono tanti cinghiali sul territorio nazionale .
Dagli anni 50 il numero
dei cinghiali (sus scrofa) è progressivamente aumentato.
Grandi responsabilità
sono da ascrivere alle istituzioni che proteggono e favoriscono l’attività
della caccia; pratiche come la re immissione, il ripopolamento e il
foraggiamento per attirare gli animali destinati agli scopi venatori, hanno
ingigantito il problema , grazie anche all’introduzione di cinghiali importati
dall’ est che risultano essere più grandi e particolarmente prolifici.
Numerosi studi (Vassant,
Moretti, Massei, Campbell…), sottolineano come la pressione venatoria e
l’abbattimento di massa, aumentino la prolificità dei cinghiali, soprattutto in
conseguenza della destrutturazione sociale nei branchi provocando dispersione
degli individui e aumento della riproduzione nelle femmine giovani.
Allora la domanda è: se
la caccia è parte integrante della causa del problema, può mai esserne la
soluzione? Probabilmente no.
È ormai un pensiero
comune che il non uccidere è comunque una scelta di civiltà! Questo è vero
soprattutto nel caso dei cinghiali dove la stragrande maggioranza delle
vittime, sono le madri che si spostano con i figli , mentre i maschi, essendo
più stanziali , entrano meno in contatto con l’uomo . In questo scenario, si
inserisce poi la falsa propaganda pro-cacciatori che vorrebbe il cinghiale come
un terribile predatore capace anche di attaccare l’uomo. Eppure secondo i dati
ufficiali dell’ “Associazione vittime della caccia“, dal 2007 ad oggi, le vittime dei fucili superano di
gran lunga le 1000 unità, mentre dati certi circa la morte di persone per
aggressione diretta dei cinghiali, sono praticamente inesistenti.
I cinghiali sono animali
poco aggressivi e l’incontro fortuito con questi soggetti, per esempio,
all’interno di un bosco, si risolve con una loro rapida fuga.
Alla luce di queste
considerazioni, e facendo riferimento al benessere animale, si va delineando
una crescente richiesta per l’attuazione di metodi di controllo non letali,
riassumibili in tre punti fondamentali:
•blocco del
ripopolamento e il foraggiamento dei cinghiali per scopi venatori
• Traslocazione dei
soggetti in esubero.
Questa pratica presenta
comunque degli aspetti negativi, quali il notevole stress per gli animali
e gli alti costi di attuazione. Contestualmente, si può avere
traslocazionecontemporanea di parassiti e altri agenti patogeni, e, spesso, i
soggetti tornano
nell’area nativa.
• Utilizzo di un VACCINO
IMMUNOCONTRACCETTIVO.
Questa sembra essere la
scelta più interessante poiché il vaccino, agisce formando anticorpi che
inibiscono la produzione degli ormoni della fertilità .
Il più usato è il
GONACON che viene somministrato per via iniettiva tramite puntura diretta
o tramite l’utilizzo di dardi. Ogni dose di vaccino ha un costo molto
contenuto per una
massima efficacia d’azione, dando un’ infertilità del 92% stabile per
circa cinque anni.
Negli scorsi anni, il
GONACON iniettabile è stato usato in Umbria, con ottimi risultati, per
favorire l’eradicazione delle popolazioni dello scoiattolo grigio.
Per quanto riguarda
l’utilizzo del GONACON sui cinghiali, la figura di riferimento è la
dottoressa GIOVANNA MASSEI, ecologa di altissimo livello, laureata
all’università
di Firenze, specializzata
in quella di Aberdeen e operante attualmente a York in Inghilterra. Tra i
suoi lavori , spicca uno studio in fase sperimentale sull’utilizzo del
GONACON in formulazione
somministrabile per bocca tramite esche alimentari posizionate in apposite
mangiatoie con sistema BOS ( https://youtu.be/BjtyiBk9cSs ).
Queste mangiatoie sono
costituite da un palo centrale sul quale viene montato un dispenser
coperto da un cono di circa 5 kg di peso a protezione delle esche e che
l’animale deve sollevare
per cibarsene. E’ stato dimostrato che il sistema BOS, consente ai soli
cinghiali di accedere al dispenser.
La dottoressa Massei si
è resa disponibile per collaborare con realtà come quelle del parco dei
colli Euganei, per continuare la fase sperimentale.
Ci sembra, che la presa
in considerazione di metodiche alternative all’incremento dell’uccisione
dei cinghiali, possa essere un’occasione da non sottovalutare.
Un punto di forza per il
comune e per tutto il territorio che può portare la nostra realtà ad un livello
superiore e innovativo rispetto al tema del benessere animale e della
conservazione della fauna selvatica.”
3) In ogni caso,
relativamente all’ultimo caso di “cronaca”, riportato da alcune testate
giornalistiche, se si ha la ventura di incontrare un cinghiale selvatico, come
prima cosa non ci si deve avvicinare. Secondo, se si è all'aperto, il cane va
tenuto - secondo normativa - al guinzaglio. Può essere che un cane cerchi di
aggredire un cinghiale ma, visto che è al guinzaglio, non vi possono essere conseguenze
per nessuno.
4) Si invia anche al
link che segue: https://we.tl/t-wdWlikojJd (disponibile per sei giorni
da oggi) un breve
filmato girato da un attivista che dimostra come i cinghiali anche in ambiente
semiurbano siano assolutamente pacifici e non aggressivi.
* * * * *
Chi siamo:
NOmattatoio è un
gruppo di attivisti uniti dall'urgenza etica e politica di mettere in luce e
combattere le varie forme di violenza istituzionalizzate e normalizzate
all'interno della nostra società, a prescindere dalla specie, sesso,
orientamento sessuale o provenienza geografica delle vittime, riconoscendo
quindi l'autodeterminazione di tutti gli individui senzienti a vivere la
propria esistenza senza essere oppressi, discriminati, uccisi, imprigionati,
mercificati, usati.
Il nome nasce da una
campagna, che si è protratta per circa quattro anni, consistente in presidi
mensili davanti ai mattatoi allo scopo di documentare e denunciare l'arrivo
degli animali in procinto di essere uccisi e quindi per rendere visibili quei
luoghi, altrimenti anonimi, in cui vengono agiti i meccanismi di violenta
trasformazione degli individui in prodotti alimentari, senza che peraltro oggi ve ne sia alcuna necessità,
quindi esclusivamente in nome della tradizione e per il guadagno economico
delle industrie della carne, latticini, uova.
Oggi il gruppo e progetto
NOmattatoio, per estensione semantica, include la critica e lotta contro tutte
le forme di controllo, dominio, sfruttamento e violenza sui corpi che vengono
esercitati nei tanti luoghi ove le istituzioni, private o pubbliche che siano,
mettono in atto, naturalizzandole e normalizzandole, le più svariate forme di
biopotere, moderate o eccessive, e si propone in particolare di denunciare e
rendere visibile tutto ciò che va sotto il nome di "macelleria
sociale".
NOmattatoio sta dalla
parte delle vittime di ogni tipo di violenza e oppressione.
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