lunedì 15 ottobre 2018

La libertà è nella resistenza



Scrivevi, un niente di giorni fa, che quel maiale investito sulla statale mente fuggiva da un capannone di allevamento e s t e n s i v o  aveva compiuto una impresa disperata - nel senso che la speranza le è stata sottratta, che si è svolta in un contesto dove la fuga è nascosta. La fuga, non di meno, è un 'dovere' del prigioniero, va tentata comunque.
Scrivevi che, però, non era 'morto libero', ma 'morto in fuga': ché la libertà non può non essere anche la libertà di godere del proprio tempo e di non essere più braccati. La libertà è libertà di non fuggire, che si ottiene solo dopo un gesto di fuga - purché questo gesto, va riconosciuto, ottenga anche un poco di fortuna. Quale tipo di fortuna sia mancata al maiale, lo hai scritto nel post prima di questo. E comunque, che il suo epitaffio fosse un quasi slogan come 'morto libero', ti sembrava qualcosa di iniquo, da evitare, se potevi.

Ed ecco che, appena reso pubblico quel post, ti ritrovi a leggere un breve testo di Benedetta Piazzesi, "Animali, ostinata resistenza", su Liberi Tutti ( CdR) del 5 ottobre 2018.




Piazzesi prende spunto da Alphonse Esquiros, politico e poeta romantico (1812-1876), il quale afferma che l'uomo "non regna ancora sulla loro volontà", cioè sulla volontà degli animali suoi prigionieri, che egli è obbligato a tenere in gabbia, a incatenare, a mettere in prigioni. "L'uomo ha sottomesso la loro forza e i movimenti" degli animali, ma ancora non è in grado di cancellarne la volontà.

D'un tratto, quello che avevi scritto, ti sembra per lo meno incompleto e di sicuro molto triste, forse pessimista.  Ti accorgi che devi completarlo - e il suo completamento deriva direttamente dallo scritto di Benedetta Piazzesi.

Umano è prigioniero di un labirinto di specchi da lui stesso creato: dove vede riflesso solo se stesso, ipnotizzato dall'angusta immagine cartesiana che definisce gli animali niente d'altro che meccanismi, sui quali si può fare qualsiasi cosa, senza esitare. 

Se fosse vera, la mostruosità filosofica di Cartesio, non ci sarebbe bisogno di catene, gabbie, prigioni e tutti gli altri meccanismi che nei secoli Umano ha dovuto inventarsi per dominare. Se gli animali fossero solo macchine, solo oggetti, non si opporrebbero in alcun modo, rimarrebbero inerti, immobili, lì dove li hai lasciati, per rianimarsi quando li riprenderai in mano - per aprirli, per romperli, per usarli.

Eppure l'assoluzione cartesiana è stata tanto potente da resistere per secoli - almeno fino a Charles Darwin: qualunque azione che tu possa fare, che provochi grida di dolore, in realtà non è nulla più che il lavoro di un meccanico sugli ingranaggi di un marchingegno, che stride e cigola per semplice attrito. Non c'è da avere rimorsi, quindi, né da impressionarsi, né bisogna esitare.
Piazzesi: "il gesto teorico con cui Cartesio privava gli animali dell'anima... della capacità di qualunque libera iniziativa, ha avuto come conseguenza una epocale rimozione di ordine morale e politico... che impedisce, ancora oggi in parte, di vedere l'oppressione animale".

Gli strumenti di tortura e di contenzione che grazie a Cartesio sono diventati nulla più che attrezzi da lavoro di un orologiaio - e quindi sono spariti, invisibili sullo sfondo di secolari pratiche di agressivo sfruttamento - ecco che grazie a Piazzesi che riporta Esquiros a parlarci, ritornano in primo piano - con una logica rovesciata.

L'Umano è tuttora afflitto da grande e grave dissonanza e capacità di accettare ciò che vede e che vive: non gli basta vedere il volo libero degli uccelli, le picchiate delle rondini o i voli lunghi delle anatre; non gli basta respirare l'ozio di per se stesso - e trarne pure lui riposo - né il gioco puro di chi è felice nel proprio corpo - non gli bastano questi fatti per capire che gli Animali sono liberi - e di conseguenza rispettarne le vite e convivere con loro senza portarsi dietro devastazioni di ogni genere.

Per scorgere la libertà, che può vedere solo in modo indiretto (altrimenti forse ne rimarrebbe accecato) l'Umano deve cercare l'opposizione silenziosa che tutti gli animali imprigionati, in qualsiasi luogo, ogni giorno, compiono contro la loro schiavitù - la si può intravvedere tra le sbarre delle gabbie, dei serragli, dei recinti, simboli negativi della libertà. Così, sembra dire Piazzesi.

Rinchiusi, gli Animali vivono una insopprimibile volontà di evasione, una resilienza silenziosa che si oppone insieme con ogni respiro, a ogni aggressione.
La loro "ostinata resistenza", scrive Piazzesi, "è una delle forme della libertà".

Qui Piazzesi conclude.
Eppure, ora che rileggi, ti sembra che manchi ancora qualcosa: è a un passo dall'intuizione, ma non sei sicuro di riuscire a metterlo a fuoco in modo netto.
Questa libertà oppositiva, sbugiarda Cartesio e spoglia di ogni alibi tutti noi Umani suoi inconsci seguaci. Ci fa vedere come sembriamo essere abili solo nell'immaginare e creare situazioni di dolore, di proibizione, di amputazione. 
Tutti gli altri viventi, poiché sono obbligati a convivere negli stessi spazi che noi abbiamo invaso, devono adattarsi a escogitare strategie per negarsi, per sottrarsi, per opporsi. Sono dei resistenti a un esercito invasore. Sono liberi nei pensieri, ma non nei corpi. Potrebbero essere liberi nei sogni, che però noi trasformiamo in incubi. 
Forse la parola cruciale è quell' "insopprimibile": l'anelito alla libertà, non può soffocare, nemmeno coi metodi più feroci, duri, crudeli, invasivi, radicali, spietati. Tutti questi aggettivi hanno un senso, non sono una accumulazione indecisa, perché ciacun aggettivo rende nota di un aspetto peculiare del ventaglio di forme di dominio e repressione elaborate dagli umani, anche verso molti suoi conspecifici. 
La libertà pulsa e respira insieme ai corpi che la cercano e la desiderano e la attendono. E se non tocca a te, poterne godere, oggi - allora speri di poterne godere in futuro. Speri sempre, cerchi sempre, resisti sempre, sogni sempre.
Si potrebbe dire che sei libero perché vivi una libertà in differita?
Forse - e forse, tuttavia è una libertà rovesciata e triste, una libertà a una dimensione. 
Di sicuro, non smette mai di avere importanza, per te, fino alla fine dei tuoi respiri.

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