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lungo il confine della ex cortina di ferro, oggi corre un nastro verde di quqsi 1400 chilometri |
Nel nostro attuale presente, un periodo qualsiasi dell'epoca denominata da molti come Antropocene (cioè, qull'era geologica durante la quale si depositano le tracce dei cambiamenti di derivazione tecnologica umana, direttamente negli strati del sottosuolo), il tasso di estinzione delle specie viventi - sia autotrofi che eterotrofi - è altissimo e sta accelerando.
Si calcola che "un cambiamento (riduzione o aumento) della suprficie di un habitat ha come conseguenza un cambiamento del numero sostenibile di specie in una proporzione che va dalla radice terza alla radice sesta della superficie restante, il più delle volte pari alla radice quarta". In termini più pratici, significa che "quando si elimina il 90% della superficie di un habitat, il numero di specie si riduce all'incirca del 50%". Se, cioè, cementifico o inquino fino il novanta per cento del territorio di un habitat, farò estinguere fino alla metà delle specie viventi che lo popolano - va detto che, a livello mondiale, sono di più le specie sconosciute e ignote che quelle note e conosciute. A quel punto, l'equilibrio si regge su un filo, è fragile come un guscio di lumaca, come un vaso di vetro: infatti, basta eliminare "il 10% dell'habitat naturale rimanente", per far scomparire tutte - TUTTE - le specie residenti sopravvissute.
L'altra faccia della medaglia, che potrebbe funzionare come incentivo, è che questo rapporto proporzionale tra habitat e specie funziona anche al contrario, cioè in modo costruttivo.
Su questa proporzione si basa la proposta di Edward Wilson di rendere area naturale protetta una superficie parti alla metà della superficie terrestre: infatti, "se la relazione tra le specie sostenibili e la superficie del loro habitat è proporzionale alla radice quarta (approssimativamente, il valore mediano) la percentuale protetta in metà della superficie del globo è grosso modo l'85%. Questa percentuale può aumentare se si includono in questa metà gli 'hot spot', dove è massimo il numero di specie in pericolo".
Questi dati e questi ragionamenti, li hai presi dal libro "Metà della Terra", di Edward O.Wilson (Codice Edizioni, Torino) (sul libro, magari ci torniamo)...
Anche se non è uno degli hot spot presentati da Wilson, l'area lunga quasi 1400 chilometri (per la precisione wikipediana, 1393 km, dal Mar Baltico alla frontiera con la allora Cecoslovacchia - oggi Repubblica Ceca e Slovacchia, due entità distinte) che correva lungo il confine tra Germania Est e Germania Ovest, potrebbe a buon diritto venir considerata come area naturale da preservare.