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venerdì 14 giugno 2019

Animali Infelici - Il cerbiatto orfano




Forse in Spagna cacciano anche così (la fonte, infatti è Animanaturalis, organizzazione internazionale non profit che si trova in Spagna e America Latina).
Questo cerbiatto ha confuso un bersaglio di pratica di tiro con la propria mamma.

La domanda cruciale è: come è finito lì, questo piccolo cerbiatto? è stato catturato dai cacciatori, come ulteriore attacco alla sua esistenza, e alla esistenza degli animali non umani?

Il suo presente ti richiama prepotentemente alla memoria le sfortunate, disgraziate piccole scimmie rese orfane da Harlow, nei suoi foschi esperimenti sulla deprivazione materna; il suo futuro è una incognita del tutto nelle mani di invisibili quanto invadenti, invasori umani -  e non ti sembra tanto roseo...


mercoledì 18 dicembre 2013

Il cervo 2 - la Riscossa

Fonte: pagina Facebook de "La Stella Vegana"

Grande sgomento, emozione e commozione per il post che racconta dell'esposizione al ludibrio umano del corpo di un povero cervo ucciso dai cacciatori, che ne riportano la salma legata sul cassone di un pick up, come spoglia o trofeo di guerra: su cui ridere, su cui guadagnare. Un qualcosa di osceno, così come mi sembra venga intesa nelle riflessioni di Elizabeth Costello, personaggio metaletterario dello scrittore J.M. Coetzee - quasi un suo "avatar":<<Osceno perché cose del genere non dovrebbero succedere, e poi ancora osceno perché, una volta successe, non dovrebbero essere rivelate ma piuttosto nascoste, sepolte per sempre nelle viscere della terra, come quello che succede nei mattatoi del mondo, per preservare la sanità mentale di tutti. […] Un passero buttato giù dal ramo da una fionda, una città annientata dal cielo: chi si azzarda a dire cosa sia peggio? È male, tutto, un universo malvagio, inventato da un dio malvagio.>>. L'esposizione, se interpreto bene, anche dal resto della riflessione, che si intitola "Il problema del male" e che si dipana per una quindicina di pagine almeno, è da intendersi in forma dubitativa. Col suo tipico stile, Coetzee affronta un problema che inizialmente e all'apparenza è solamente letterario, da quasi ogni angolazione possibile, accettando le ragioni di ciascuna e presentandole al lettore, con grande rispetto, ma anche sfidandolo, esortandolo a trarre sue proprie conclusioni e decisioni, sapendo però sempre che nessuna potrà mai essere definitiva nel tempo. Mi piacerebbe ritornare a parlare diffusamente di questo libro, consigliabilissimo. Il post è stato ripreso sulla pagina feisbucchiana della Stella Vegana, è stato da molte e da molti ripreso e ricondiviso - secondo quel meccanismo di passaparola del social forum che a mio avviso oltrepassa di gran lunga i famosi "cinque gradi di separazione". Ne riporto qui, perciò, un rilancio esemplare, soprattutto per il piacere di poter avere ancora l'occasione di guardare la bella immagine che l'accompagna - questi giovani cerbiatti nel bosco invernale, che con occhi bambini, guardano l'obbiettivo, totalmente fiduciosi, o forse ignari. Mi fa riflettere l'impatto che questo cervo ha suscitato, nella sua morte.  Coetzee, con Costello, dice che non sempre la gente viene migliorata da quello che legge, né che lo scrittore esca incolume dall'esplorazione di territori oscuri, quelli dove - come nei mattatoi - "Satana imperversa". Dice anche che le ultime ore, quelle della sofferenza e della morte, di ogni vittima - aggiungo io - "appartengono a loro soltanto, non sono nostre, non possiamo entrare e impadronircene. […]" con "arroganza". Non dimenticate che Costello non offre soluzioni ma solo problemi, non risposte, ma altre domande. Perciò io sono convinto che questa volta dovevamo vedere, con tutto quel che ne segue...
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