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sabato 19 ottobre 2019

MiVeg 2019: le idee passano dallo stomaco



... che poi, forse, è pure una idea che avevano anche certi filosofi presocratici - o i greci e i latini antichi in generale: avete presente i 'precordi' della medicina antica? In realtà, era immaginato come una sorta di membrana che avvolgeva il cuore, in corrispondenza del diaframma; la parola serviva per indicare complessivamente gli organi e le formazioni anatomiche della cavità toracica.

L'idea perdura tutt'oggi, con la descrizione dei 'tre cervelli': il cervello, il cuore e lo stomaco (il tratto digerente).

giovedì 6 giugno 2019

Cute 2: Non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che... fa vendere



... proviamo allora a metter giù qualche parola per approfondire il 'cute' da un certo punto di vista, quello che ti preme di più, cioè quello antispecista.  Non per caso, l'altra volta c'erano Susanna Tuttapanna e la mucca Carolina (sì, va bene, anche Camillo il coccodrillo) tra le prime 'icone cute' presentate nella galleria del post. Erano, infatti, oggetti cute, mascotte, immaginate e create -  e proposte - con fini commerciali. Avevano alle spalle un loro esclusivo discorso.


mercoledì 5 giugno 2019

Cute: non è bello ciò che è bello, ma è bello ciò che è strano - 1


Nei tempi inconsapevoli della (tua) infanzia, questi due personaggi popolavano la televisione in bianco e nero e reclamizzavano in Carosello prodotti caseari. Vi ricordate come si chiamavano?

martedì 13 febbraio 2018

L'etica è fatta a scale (?) c'è chi scende c'è chi sale



Certi papà, insieme ai figli giocano coi trenini, oppure gli insegnano a nuotare.
Certi papà, invece, escogitano disorientanti illusioni ottiche.
Come Lionel Penrose, che insieme a suo figlio Roger immaginò questa scala .

lunedì 25 dicembre 2017

Il buio oltre la siepe - Uccidere un cane rabbioso

Scout e Atticus Finch

Una volta che lo conosci, Atticus Finch, non dimentichi - vorresti poterlo incontrare nella realtà,  se di più fossero le persone col suo modo di pensare, di agire, la nostra realtà assumerebbe un aspetto molto più incoraggiante. Anche se c'è almeno una situazione in cui avresti voluto che si fosse comportato in modo diverso.

mercoledì 14 giugno 2017

Angelo e i suoi assassini - parte seconda

Angelo
... e ritorni un attimo su Angelo e sulla sentenza emessa contro i quattro torturatori: sentenza che ha suscitato molti commenti e molta agitazione. Tra l'altro, ci ritorni in questi giorni, dominati dallo scalpore per un'altra sentenza, quella che riguarda Totò Riina - e hai la sensazione che ci sia un che di sotterraneo che in qualche modo collega le due notizie; le due sentenze; i cinque colpevoli; le molte vittime;  l'idea che una società, che una civiltà ha o può avere a proposito del concetto di giustizia. 
E ci ritorni, quindi, forse proprio perché senti - a livello subliminale che proverai a spiegare - che esiste un collegamento tra i due eventi - entrambi incorniciati in contesti giuridici-penali-legali. Materia incandescente, agitatatrice di pensieri: che vengono da lontano, da riflessioni, studi, letture di quando eri universitario. Qualcosa da manovrare con guanti e pinze. Forse, ma non oggi. 
Oggi, ti concentri, per la seconda volta, su Angelo
Come già scritto, avevi chiesto a persone che hai la fortuna di conoscere, un loro parere sulla sentenza verso i quattro aguzzini sanginetesi. Non persone a caso: persone che vivono ogni giorno, tutti i giorni, da anni, la realtà dei cani in canile - e che sono impegnati a pensare e ri-pensare, per trasformarla. 
Sì: perché il canile ha bisogno di venire trasformato, fino al punto di sparire, almeno come concetto concentrazionario di reclusione. Ne hanno bisogno i suoi prigionieri. E - sorpresa! - ne ha bisogno la stessa società dove viviamo - anche se questa società non se ne rende conto; anche se noi non ce ne rendiamo conto. Qui sì: cani, innocenti individui incarcerati per colpe mai commesse o inventate dai dittatori totalitari umani - quì sì che si può parlare di sproporzione della pena. Cesare Beccaria in molti canili - troppi canili lager, luoghi di speculazione - non s'è mai visto neppure in fotografia.

Torniamo a loro - alle persone amiche che hai interpellato. Dicevi: persone che conoscono, con esperienza e cognizione di causa e riflessione, i cani e i pensieri canini e il loro mondo.
Quasi tutti hanno speso qualche parola di riflessione - e di questo parlerai in questo post. Altri di loro ancora non hanno risposto - ma, alcuni di loro è probabile che lo faranno e sarà argomento di futuri post; ché questo argomento non esaurisce mai le sue implicazioni, volendo. Devi dire ancora una cosa: i commenti hanno ciascuno un nome e cognome; dopo varie riflessioni, hai deciso di trascriverli qui, tutti o in parte, sotto forma anonima (anche se chiaramente distinguibili), sia per venire incontro a chi ti ha chiesto espressamente di rimanere anonimo, sia perché ti è sembrato più giusto anche verso quelli che non avrebbero pudore o problema a comparire 'in chiaro': nel senso che ti piace pensare che ci si possa concentrare sui loro pensieri, tessuti insieme con lo scopo di impreziosire le differenze di sfumature dovute ai diversi punti di vista, oltre che di evidenziare i molti spunti unici, personali. Ti piacerebbe che tutti quelli contattati, si sentano liberi di commentare, a lettura terminata, mettendosi con nome e cognome, se lo vorranno, rivendicando la maternità o la paternità dei loro pensieri.

Che - di primo acchito - sono pensieri di rifiuto. Non ha voglia di parlare di questa storia, chi gestisce un giardino per cani anziani: "mi procura troppo dolore. Non vorrei mai vedere quei mostri vicino a un qualsiasi animale". Il discorso riabilitazione può e deve passare in secondo piano, è ancora una volta specista. Ancora non si ha la sentenza, quindi, come scrivevi, le modalità sono sconociute e quindi suscettibili di grandi speculazioni. Di sicuro, è molto facile rendere questa parte di sentenza un nuovo inferno per i cani, senza riabilitare nessuno - "Angelo e tutte le altre vittime come lui non torneranno mai indietro".
Condividi la rabbia, specialmente dopo aver rivisto il filmato, che è sempre troppo doloroso: c'è solo sadismo, prolungato, perpetrato per interi minuti, con metodo e senza che appaiano mai segnali di disagio - anzi!

E quindi? Quindi, se può essere sensato, giusto, smettere di applicare la legge del taglione, è lecito dubitare che riabilitare sia sempre possibile: che, cioè, l'aver subìto una pena, renda il proprio pensiero finalmente permeabile al rifiuto della crudeltà. I quattro aguzzini, infatti, c'è il rischio che vivano la pena come una fastidiosa pratica di cui liberarsi quanto prima. Magari, accumulando rabbia. Che scaricheranno sul prossimo indifeso che gli capiterà a tiro. 

Ne parli con questa donna, che è attiva con grande attenzione e molti dubbi - per così dire, filosofici - in un rifugio dove c'è molta attiva attenzione alle pratiche da svolgere insieme e per i cani:
"Chi è arrivato ad un punto così terribile non imparerà l'empatia in sei mesi di canile nemmeno nel miglior canile con i migliori educatori". Si pensa insieme che questi assassini dovrebbero prima potersi guardare dentro. E allora, il cerchio si allarga: dici che ci vorrebbero percorsi permanenti di supporto, con obiettivo magari preventivo piuttosto che rieducativo. E se alzi un attimo ancora la quota dello sguardo, ecco che trovi la necessità di creare le occasioni e le possibilità per un mutamento più generale delle nostre società, per quel che riguarda il rapporto con gli altri animali. Eccola lì, immobile e totemica: la educazione alla empatia - uno snodo enorme da cui secondo te si dipartono mille sentieri, nella pedagogia, nella filosofia, nella cultura, nella percezione sociale.
Perciò, sempre secondo questa attentissima volontaria: "il punto di svolta è nel fatto che il processo ci sia stato". Un vero precedente, che non potrà essere ignorato: "A un po' di persone, che gli animali li maltrattano, potrebbero fischiare le orecchie".

"Visto il reato, la pena resta decisamente lieve": così pensa un'altra cinofilosofa, che vive con una affiatata società di cani, li conosce, conosce le loro individualità, li rispetta e li ama.
"Bisognerebbe poter applicare pene molto più severe:  ma sono contenta che quanto meno ci sia stata una sentenza in tempi non eterni, e molto chiara dal punto di vista del significato sociale e politico della cosa: è un buon precedente che spero possa mettere delle basi per il futuro".

Ci concentriamo sulle modalità dello svolgimento del lavoro socialmente utile in canile. La cinofilosofa - e tu con lei - si augura che sia un canile dove i volontari possono sempre entrare, per proteggere il benessere dei cani. Poi, che i quattro condannati vengano seguiti all'interno del canile e che ci sia un supporto psicologico che li aiuti a valutare. "Voglio poi sperare che le mansioni che avranno all'interno del canile, non rischieranno di traumatizzare i cani ospiti". Alla fine, siete d'accordo entrambi che ci vorrebbe pure un supporto psicologico anche per i cani, svolto da un valido educatore...

Supporto psicologico fondamentale anche secondo la educatrice che ha costruito anni di metodo di relazione e osservazione verso i cani: "esistono studi sullo sviluppo dell'empatia e sul recupero di chi ha commesso crimini associati a disturbi della personalità che hanno tra i sintomi la mancanza di empatia per la vittima".
L'esistenza di un programma volto a far aumentare l'empatia nei soggetti che hanno commesso questo tipo di crimini violenti, sarebbe secondo te doverosa, un'àncora fondamentale, nell'intero processo di recupero.  
Tu sei convinto che queste misure di supporto verrebbero davvero svolte solo se il canile verrà percepito come risorsa e non come una specie di scadente e meccanico contrappasso: altrimenti, il prossimo pedofilo potrebbe vedersi assegnati lavori socialmente utili in un asilo! Ti spieghi meglio: solo se il canile è percepito come una risorsa di valore etico e pedagogico, prima di tutto dalla società e quindi da quanti hanno il compito di amministrare la legge, allora avverrà spontaneamente e doverosamente la creazione di un cuscinetto di supporto all'intera situazione - nel suo prima, nel suo durante, nel dentro e nel fuori, per i rei e per i cani, e nel suo dopo.
Altrimenti, il canile subirà l'ennesimo sfregio: quello di essere visto come atto punitivo per criminali, uno strumento più economico del carcere, per applicare la legge del taglione: "una follia".

Una scelta folle, una sconfitta per tutti, dove peggiora la situazione di tutti: di Angelo e della sua memoria; dei cani liberi e non tutelati; dei cani nei rifugi, a rischio; delle situazioni di miseria sociale e culturale, come quella dove sono nati e cresciuti i quattro aguzzini, che, secondo questa ragazza che si occupa di accasare cani anziani, "vivono in uno sperduto paesino di montagna, in mezzo al nulla": una mentalità chiusa (anche l'orizzonte sembra chiuso, dall'elevarsi delle montagne) può portare a questo tipo di cose, come i fatti di Sangineto. "Quindi il fatto che loro arrivino a conoscere i cani e abbiano una pena del genere da scontare, è utile a farli rendere conto di ciò che li circonda e di chi sono realmente i cani".

Ipotizziamo che scontino la pena nel suo rifugio: "proverei a fargli  comprendere  realmente il significato grave del loro gesto verso un essere vivente".
Tutto dipende da che visione hai della giustizia: occasione di recupero o condanna sempre punitiva? Attraverso la rieducazione, potrebbero rendersi conto di quel che hanno fatto: forse questo potrebbe per loro diventare condanna? Grande fiducia verso gli esseri umani - altrimenti questa ragazza non farebbe quello che fa - ma anche dispiacere: perché il lavoro potrebbe essere da loro visto solo come punizione "in un canile sovraffollato e dove la cultura cinofila rasenta quasi sicuramente lo zero". Perché non diventi un perverso e dannoso "per sei mesi spalo cacca e poi tutto torna come prima", ecco che si riconferma basilare la cultura - cinofila, ma anche quella generale, anche quella civica e civile.

A quanto pare, insomma, questa è una sentenza esemplare, storica, per l'Italia (non allarghiamoci a presumerla storica anche in un contesto più internazionale). Storicità ed esemplarietà che - già lo sono state - corrono il rischio di venire annacquate e vanificate dal fatto che è stato applicato il rito abbreviato e che la legge comunque non prevede carcere per pene inferiori ai tre anni; e che, infine - purtroppo - le pene previste per chi maltratta gli animali, sono molto basse. In pratica: chi maltratta o uccide un animale - e stai parlando solo di quelli 'fortunati', considerati animali DA affezione (sic) - rischia di farla franca più spesso che no.

Il quadro generale, non è molto incoraggiante. Anche secondo l'educatore che negli anni ha disegnato un concetto di canile futuro, non è positivo che "il canile sia il luogo per scontare una pena"
Che  genere di canile è quello dove dovranno prestare servizio? "Non so in quale canile andranno a scontare la pena. Non sono a conoscenza del nome della struttura. Conoscendo le molte realtà di canili lager del Sud Italia, mi chiedo cosa possano imparare quei quattro sociopatici da un'esperienza del genere?" Una breve notazione, comunque sulle modalità pratiche: "Poi sono convinto che in ogni caso dovrebbero essere divisi e scontare il servizio socialmente utile in luoghi diversi da soli e non in gruppo".


link vari, per riannodare le fila su

ANGELO

la notizia della sentenza su all4animals

il parere di una psicologa specializzata, su all4animals

la notizia della sentenza su quiCosenza

la notizia della sentenza su VelvetPets

il commento di Ermanno Giudici, su Il Patto Tradito


VIDEO Paola, sentenza del processo, su Marsilinotizie


una notizia sugli studi per l'identikit di chi maltratta gli animali, su Gazzetta di Parma


VIDEO - DA VEDERE: In onore di Angelo (il suo calvario), su youreporter

notizia della sentenza, su ilmiocaneèleggenda

la difesa degli imputati, su Marsilinotizie














martedì 4 aprile 2017

Orphan Black, io sono un clone irripetibile










Metti che vai a prendere il treno, tu e i tuoi pensieri, e sei sul marciapiede vuoto del binario. Quando, a un certo punto, noti una tipa,  perché sembra agitata e confusa: si toglie le scarpe e appoggia la borsetta.  Incuriosita, ti avvicini, e quano lei si gira, hai un sussulto: lei è identica a te, è come se ti stessi guardando allo specchio. Poi, questa donna agitata, che ti fissa ma non ti vede, si getta tra le ruote del treno non appena questo entra in stazione.
L'inizio di Orphan Black, ti afferra subito e sotto il treno di una storia  metamorfica e cangiante e complessa, ci finisci tu, inizi a cenare in compagnia di Sarah, Cosima e le altre ogni sera, fino a che - ieri sera - arrivi all'ultima puntata della quarta stagione. Quaranta episodi di storie che intrecciano temi ed elementi come la clonazione, la sperimentazione medica, l'intreccio tra sesso, genere e sessualità.

Non puoi rinunciare a un pensiero fisso, come un basso continuo sotto traccia: questi cloni, che sono coscienti di esserlo, vogliono non solo sopravvivere, ma vogliono scampare alla malattia, e vogliono vivere una vita degna e felice. Questi cloni - che per la scienza sarebbero soggetti totalmente identici, virtualmente sovrapponibili - sono invece individui, dalle personalità che più differenti non potrebbero essere.  C'è forse un tratto comune, che è la eccezionale tempra emotiva, e poi ancora non si sa perché queste ragazze clone siano libere in giro per il mondo - qualcuno le ha messe dove le troviamo, in contesti diversi, a svolgere vite diverse? Chi è stato? Oppure, è un qualcosa di non voluto dai ricercatori? O forse invece si sa perché? Niente spoiler, né rivelazioni, ché manca ancora una stagione
Ma, al di là del consiglio di recuperare la serie on line, continui a pensare che è evidente come queste ragazze siano individualità uniche e irripetibili, in realtà. Si sentono - e sono - sorelle, con un legame fortissimo. Ciascuna di loro - partendo da una identico equipaggiamento di risorse genetiche - ha poi esplicato e sviluppato in maniera unica e personale le potenzialità operative, declinando le proprie doti in campi e modi diversi, personali, unici, e soprattutto diversi da quelli scelti dalle altre sorelle. 
Scomodi volentieri - ancora una volta - Roberto Marchesini. Ogni ragazza clone è un individuo soggettivo, le sue 'dotazioni' genetiche, sono strumenti, che ciascuna di loro usa in modo unico e personale. Non sono automatismi, altrimenti avremmo sei o anche più ragazze-clone tutte uguali.  In quanto umane, invece, sono anche animali, e come tutti gli animali su questo pianeta, interpretano le risorse o gli ostacoli dell'ambiente e dei loro corpi in modo del tutto singolare, in modo che emergono comportamenti differenti caso per caso - sempre complessi e mai prevedibili.
(Sia nel bene che nel male.) (E su Marchesini ci ritorni? Sì? Sì).

Nella serie si fronteggiano due visioni dell'umano: c'è la neoluzione - dall'inequivocabile retrogusto trans-human, con la visione di miglioramento grazie agli innesti cyborg; e c'è l'eugenetica - la clonazione, per avere la possibilità di manipolare il genoma umano e riorientare la evoluzione, curare ed eliminare patologie e 'difetti' genetici. La tecnologia, in entrambi i casi, è vista come uno strumento, che agisce e modifica il corpo - come se il corpo non fosse immerso in un contesto, in un ambiente, con cui intreccia continuamente e a ogni livello possibile, delle relazioni, in un costante e reciproco processo di mutamento.

Nella serie c'è anche un altro aspetto molto importante, che - in modo differente - ha a che fare coi corpi, con le individualità: ed è il come i vari personaggi vivono la loro sessualità, che è una cosa differente dal sesso biologico della nascita, dall'essere maschio o femmina. Omosessualità e transessualità fanno parte della quotidianità - in questo futuro che è più che altro un presente aumentato - e sono un altra risorsa, sociale, biologica ed espressiva.
Vengono mostrate molte facce della sessualità, con una varietà narrativa che racconta quanti modi ci siano di godere reciprocamente insiema a una compagna o un compagno.

Infine - ma questa forse la può cogliere, perché desidera coglierla, qualcuno che ha un grande interesse nella questione del rapporto che gli umani intrattengono con gli altri animali - c'è una visione assai critica in merito al tipo di etica che a tutt'oggi muove la ricerca scientifica. Motivo per cui c'è la necessità, l'urgenza, diresti, di nuove etiche che possano influenzare le pratiche scientifiche.
L'umanesimo che muove tutte le decisioni che i personaggi prendono, infatti, non esce dalla visione antropocentrica, e continua a ragionare in termini di confini: solo chi è dentro il confine, ed è considerato umano, ha garanzia di tutela alla integrità fisica e alla pienezza espressiva della vita.  Chi è fuori, è immediatamente livellato allo status di cavia da esperimento. Che sia un clone, o una donna priva di mezzi di sostentamento; che sia plagiata da visioni religiose o che debba lottare contro una malattia, è sottoposta alle pratiche apparentemente soft del bio-potere, del controllo dei corpi. L'accostamento tra donne e vacche da riproduzione è reso esplicito nell'interno dello sviluppo della narrazione, in modo esplicito e concreto.

Non a caso, infatti, tutto quel che concerne riproduzione o maternità, è cruciale nei moventi e per gli obiettivi di tutte le parti in gioco. Solo una etica differente, che non sia disposta a reificare come mezzo e strumento un numero elevato di individui per effettuare ricerche e fronteggiare i problemi che campeggiano negli episodi della serie, potrebbe forse, fare uscire tutti dal vicolo cieco labirintico che trasforma, prima o poi, ciascuno in cavia inconsapevole o intrappolata. Un'etica simile potrebbe forse prendere le mosse a partire dalla consapevolezza della complessità di intrecci tra individui viventi.











domenica 5 marzo 2017

Il Vuoto di Guido Tonelli

Il fisico Guido Tonelli
La passione per la radio parlata l'hai sviluppata diversi anni fa, grazie a un amico che la teneva accesa fin dal mattino, mentre preparava il caffè. La stazione era fissa su Radio 3. Che è quella che ascolti tu sempre molto volentieri. E che hai ripreso ad ascoltare, grazie al wifi, in casa, con grande piacere, scoprendo anche le meraviglie della radio on demand o dei contenuti riascoltabili on line. 
Di ascoltarla in auto, poi, non hai smesso, sintonizzazione permettendo.

Ed è così che hai potuto ascoltare Guido Tonelli, fisico e accademico italiano il cui lavoro, insieme a quello di Fabiola Gianotti (in maniera indipendente e separata) ha confermato sperimentalmente l'ipotesi della effettiva esistenza del bosone di Higgs.

Senti parlare Tonelli alla radio e capisci -  ti ricordi - come mai la fisica, l'astronomia  - ma anche la paleontologia, per altri motivi - siano discipline scientifiche che ti appassionano e ti interessano. Sono in qualche modo sulla soglia dell'ignoto essenziale, quello dell'universo e quello della vita.  Si fanno speculazioni a volte ardite, si sfiorano pensieri filosofici, che si miscelano con la realtà delle cose. 
Pensi che  - apprendendo certe cose - non può non cambiare la visione del mondo e del nostro posto nell'universo: che queste scienze sono la nostra occasione per riprendere contatto con l'essenziale vibrazione dell'universo, con le sue vertiginose manifestazioni di esistenza; l'occasione per gli umani di dare larghezza e respiro alla parte empatica e collaborativa della loro etologia specifica.

Mentre parla di "Bosone di Higgs, Inflatone, particelle scalari, Vuoto, materia oscura, onde gravitazionali", ci esorta, quasi, a farlo, anche Guido Tonelli: " Quando ci sono state grandi scoperte scientifiche, si sono rotti i paradigmi, è cambiata in profondità l'idea che abbiamo dell'universo e del nostro ruolo in esso", dice. 
Dice: "Questo nuovo modo di vedere le cose, prima o poi avrà implicazioni su un piano generale. Da un lato è necessario che gli scienziati raccontino, in un linguaggio comprensibile.
Ma dall'altro, c'è bisogno un contributo di tutta la cultura, specialmente quella umanistica, per discutere fino in fondo le implicazioni: cosa a cui noi scienziati non siamo preparati, non è il nostro compito".

Sono i poeti e gli artisti che possono farci convivere con equilibrio e serenità col "Bosone, particella materiale che interagisce con tutte le altre particelle materiali, conferendo loro la massa e quindi caratterizzando tutto l'universo. Ha un ruolo decisivo nella costituzione dell'universo. Basta che modifichi lievemente questo accoppiamento, e l'intero universo non starebbe in piedi."

Tonelli, a questo punto fa appello per un nuovo umanesimo - e questo ti ha fatto ascoltare con ancor maggior interesse. 
Ti colpisce sentire uno scienziato dire che "Vanno colmate le differenti velocità, tra scienza e umanismo, contro il delirio di onnipotenza della scienza". 
Negli ultimi 4 secoli, e poi di più nell'ultimo secolo, lo sviluppo ha avuto due velocità diverse, tra cultura scientifica (a velocità esponenziale) e cultura umanistica (a velocità lineare).

C'è il rischio, insomma,  che separarle abbia conseguenze non proprio auspicabili - forse queste conseguenze le stiamo già constatando, subendo/vivendo, e non da oggi.


L'etica, la filosofia non sono dimensionate adeguatamente per il ruolo e le opzioni della scienza. La scienza dà illusione di onnipotenza. (Tonelli)

E questo capita perché la nostra etica e la nostra filosofia non hanno camminato alla stessa velocità della scienza. Sono state sempre più lente e/o (ma questa è una tua impressione), hanno intrapreso strade sempre antropocentrate, che guardavano sempre e solo 'dentro' , all'interno del recinto del villaggio - mentre la scienza guardava sempre 'fuori'. (Certo, per fortuna stiamo vivendo in una epoca in cui stanno sorgendo filosofie che cominciano a provare a guardare oltre il limite auto imposto dell'antropocentrismo). (E anche: certo, la scienza stessa non è una entità indipendente dal modo di agire e di pensare della specie umana, ed è una sua invenzione, iniziata da un certo periodo e da lì proseguita, anch'essa con tutti i suoi difetti).

E comunque: Perché? Per quale motivo l'etica, pur sbracciandosi e saltando, non riesce - per ora? - a coprire tutta l'area illuminata dalla scienza? Le risposte sono tutte complesse e nessuna definitiva, ti verrebbe da pensare che l'umano è ontologicamente, evolutivamente in grado di arrivare fino a un certo punto e non oltre del comportamento etico - ma non è la tua risposta conclusiva su una questione che ci è specialmente cruciale  - come specie animale.

Sono umani, però - per l'appunto - anche i filosofi, umanisti, artisti, che possono dare alla scienza e agli scienziati ciò che loro non sono capaci di fare.
La cosa migliore che potrebbero dare alla scienza, questi nuovi umanisti (ma il termine non ti entusiasma più) è proprio smettere di essere - solo - umanisti: dare alla scienza la profondità etica indispensabile per mitigare la sua potente pervasività penetrante, continuamente agita e applicata a tutte le 'cose' che formano la realtà stessa. 

Questo appello a un nuovo umanesimo, fatto da Guido Tonelli, si basa sulla considerazione che "l'accumularsi di conoscenze, ci dimostra che l'universo è precario, è in equilibrio precario. Il meccanismo universale potrebbe incepparsi, non è detto che sia eterno". (attenzione: queste sono parole nel contesto di una intervista radiofonica, accurata ma pur sempre coi suoi tempi. Nessuno sta in nessun modo dicendo che l'Universo finisce domani. Lo farà, appunto, coi suoi tempi cosmici...).

Quello che è importante è che con l'Universo, condividiamo la fragilità, e questo sentirsi fragili e precari in un universo fragile e precario, potrebbe (dovrebbe?) essere motivazione a prendersi cura di noi stessi, del pianeta, del sistema solare, una attenzione dei viventi, dei propri simili, non solo su base morale, ma su una nuova visione del mondo.

Tu avresti  gradito anche di più che tra i soggetti di questa cura venissero citati in modo esplicito anche gli animali non umani (dal momento che si evince dal tono del discorso che c'è la consapevolezza che la nostra è fragilità in quanto siamo animali).




Ancora due parole sul Vuoto. Dice, Guido Tonelli, che esiste un pregiudizio sul vuoto, che il vuoto sia il nulla. Mentre non è così. Il nulla è statico, fermo, stabile. Il vuoto è dinamico.
Infatti, l'ipotesi è che  "il nostro universo sia nato dal vuoto, sia una metamorfosi primordiale del vuoto, sia ancora vuoto.
Quando uno pensa al vuoto, pensa al nulla. Il vuoto non è il nulla, ma è un giacimento inesauribile di materia e antimateria. Il vuoto evolve, è dinamico.
Sappiamo che l'universo è nato da una trasformazione quantistica del vuoto, ma sui dettagli, sul come, bisogna ancora investigare sul meccanismo materiale della inflazione, che ha trasformato una bollicina in un enorme oggetto che ha tutta la materia e l'antimateria: l'universo".




E - davvero concludendo - il 'Vuoto' a te ha fatto venire in mente un collegamento del tutto estemporaneo - ma non è questo il lato emozionante, rabbrividente, spericolato della interdisciplinarietà e/o del pensiero laterale?.

Hai pensato alle parole di Massimo Filippi che ha ragionato sulla "Invenzione della specie" (un libro su cui vorrai tornare in dettaglio): "Lo specismo è una macchina dialettica il cui centro è vuoto". Questo vuoto, te lo visualizzi come uno strano pulsare di negatività, nel cuore di una macchina enorme e complessa, fatta di tanti meccanismi: un motore ad improbabilità chiasmatica, che si comporta come un buco nero (!). "Non possiamo afferrare lo specismo, perché siamo dentro di esso, risucchiati dal buco nero che lo riempie; è invece possibile lasciarsi trascinare dal flusso che corre tra gli opposti". 
Non è che questo è un esempio di quel nuovo umanesimo di cui parlava in radio il fisico Guido Tonelli?


PS
ispirati a Guido Tonelli e alla sua fisica, ci saranno presto altri post

martedì 2 giugno 2015

Ohara Koson, gli umani sullo sfondo - Vale più una immagine (9)

Pipistrelli. Fonte: The Gorgeous Daily


Gli animali dipinti di Ohara Koson, artista giapponese - li avevo forse già intravisti, senza sapere che fossero suoi ritratti; ma mai li avveo visti così bene come nel libro "Il Mondo Animale"
Sfogliare piano piano queste grandi pagine, che sono tutte da guardare, meglio se su un prato, all'ombra di un albero, sembra portare chi guarda in un mondo sospeso e a volte sommerso, abitato da soli animali, quelli non umani.
Un mondo rarefatto, stilizzato, quasi - un mondo molto haiku - dove umani non ce ne sono, a parte il nostro occhio che si spinge a scrutare le sfumature e i dettagli delle stampe e dei dipinti, eseguiti, tanto tempo fa, da un altro umano. eseguiti a memoria? Oppure osservando?Oppure seguendo i canoni e i dettami della sua scuola estetica, la via artistica da lui seguita?
Nelly Delay, appella Ohara Koson come "l'ultimo dei naturalisti giapponesi",ispirato dalla Natura in un mondo (dal 1877 al 1945) alle prese con aperture a nuovi orizzonti e sconvolto da due guerre mondiali - dove la natura stessa e la sensibilitò che occorre per  passare il tempo a osservarla, trovano sempre meno spazio e considerazione.
Paziente, costante, attento studioso, maestro sia nella pittura che nella stampa, Koson 'congela' piante e animali in una perfezione che vive di istante rappreso e di emozione raffreddata - ma di emozione, in ogni caso, che trapela dalle sfumature, dai dettagli, dai fiati sospesi e sorpresi mentre l'occhio osserva  e ricorda.  Il Giappone millenario è semopre stato devoto alla natura, il sole è ancora oggi la divinità suprema, gli alberi secolari sono venersti come templi, e nei templi ci sono statue per le volpi o i gatti - ogni animale è sacro, per la sua natura.
Koson rientra nell'alveo di questa devozione, in un'epoca in cui però è più importante "catturare la vitas nel cuore e nella mente, e trasmetterla per mezzo del pennello" - diceva Sekien, e Koson adempie a questo obiettivo: nitore e dettagli al limite del subliminale - le sfumature del cielo, i riflessi degli stagni, i chiaridiluna su penne e manti, le ombre tra le ali, l'espressioni degli occhi. Pochissime le figure umane, sagome nere sperdute nella notte, comparse casuali e irrilevanti. Koson sceglie di sentirsi maggiormente se stesso in un mondo spoglio di umani, relegati via lontano. Che lasciano spazio nel mondo anche agli altri suoi abitanti, e si limitano a osservarli, magari con devozione.
Potrebbe quasi essere un ideale etico-estetico, una ipotesi di arte di un mondo futuro di animali liberati da- - e un mondo per fortuna pensabile, concepibile e proponibile, anche con le inaspettate e belle sorprese visive della pittura giapponese dell'ultimo naturalista.

Fonte: Wikiart





Fonte: Wikiart

Fonte: Rebeldog


Fonte: Wikiart


mercoledì 5 novembre 2014

Ma che ocone sono, io vegano!

Oche a Cascina Carola


Il blog sta per arrivare a compiere i suoi primi 365 giorni o giù di lì.
Purtroppo, poiché sono ancora tecnologicamente svantaggiato e ho finestre di un'ora al giorno per poter navigare su computer altrui (la mediateca della biblilioteca), non posso scrivere tanto quanto vorrei.
Ne beneficia la scrittua vecchio stile, con carta e penna, se non altro!

Un primo anticipo di regalo, comunque, è legato alla notizia della debacle borsistica della Moncler, come conseguenza delle inchieste giornalistiche.

Mi rimando - e rimando i volenterosi lettori (uhmamma, sono posseduto forse da Manzoni?!)  - ai contenuti di Veganzetta e di Il Dolce Domani, per poter approfondire.. Mi limiterò a rapide postille.

Che significato può avere il calo delle azioni della Mocler?

Come ho scritto, forse significa che qualche sparuto barlume di coscienza ogni tanto si illumina nelle menti delle persone? altrimenti, come spiegare questa perdita?
Col che, ci troviamo sul crinale economico che fa la sottile differenza tra le istanze cruelty free inglobate nella logica consumistica e quindi addomesticate e derubricate a semplice stile o moda; e una forma di pressione per manifestare e/o orientare desiderie volontà di cambiamenti, usando uno strumento efficace come la scelta di spesa e di acquisto (una cosa molto anglosassone, direi :) ).

Lungo questo crinale si muovono teorie di lotta politica e di gestione dell'agenda politica e sociale.
Aggiungo però una considerazione: se davvero ci fosse stato un sobbalzo delle coscienze, ne sarei felice. Ma vorrei che questo sobbalzo non fosse momentaneo, che potesse diventare - se non in tutti, almeno in alcune delle persone - il primo tassello per la costruzione di una nuova consapevolezza, prima di tutto sul piano personale, individuale, legato al proprio vissuto biografico. In seconda battuta, e per amor di paradosso, mi viene da dire che questo sobbalzo non dovrebbe nemmeno accadere, poiché dovrebbe essere evidente che la logica stessa della superproduzione di oggetti ritenuti 'di stile, di moda, di classe', che si vogliono onniprsenti come marchio e sempre disponibili per l'acquisto, e che sono basati sull'oppressione di individui che sono nati oche invece che umani  - anzi, che di questa origine animale fanno vanto di distinziione, qualità, buon gusto e stile esclusivo - non può che funzionare triturando letteralmente e ogni giorno milioni e milioni di oche prigioniere.

Che questo risulti come una sconvolgente sorpresa inaspettata, mi fa una volta di più constatare la pervasività del marketing specista, abilissimo nel mstificare una realtà altrimenti - e giustamente - del tutto esecrabile.
E mi fa anche preoccupare non poco.
E mi fa convincere ancor di più che essere vegano non è solo e  non deve essere confuso col mangiare tofu e seitan in ricette da chef, ma è soprattutto un orientamento etico, da far conoscere.

martedì 16 settembre 2014

MiVeg, 27-29 settembre 2014

Fonte: TrogloVegan


Due settimane - più o meno - all'edizione 2014 di MiVeg.
L'evento si presenta come  "festival dedicato agli animali e a coloro che vogliono scoprire il crescente movimento culturale ed etico basato sul loro rispetto."

Mi pare un approccio molto interessante - anzi, direi, uno dei più adatti: l'etica deve essere a parer mio il fondamento della scelta vegan, che NON è (e non deve diventare!), una dieta salutista, una moda.
  
Sul programma si possono leggere gli appuntamenti delle conferenze di 

sabato:

 In Sala Azzurra:
Ore 12.00 – La necessaria follia dell’antispecismo
Serena Contardi, Laureata in filosofia, studiosa di antispecismo, collabora con riviste di settore

Ore 14.30 – Operazione Siracusa
A cura di Sea Shepherd Italia

Ore 15.30 – Fermare Green Hill: Una storia di liberazione
A cura di Coordinamento Fermare Green Hill


Ore 16.30 – La liberazione animale come agire disobbediente e nonviolente
Leonora pigliucci, attivista di Gallinae in Fabula.


Ore 17.30 – Sulla cattiva strada
Annamaria Manzoni, psicologa e psicoterapeuta.


Ore 18.30 – Una sconvolgente realtà, conoscerla per cambiarla
A cura di Essere Animali.

WORKSHOP E SEMINARI IN PUNTA DELL’EST

15.00 – Fare il pane in casa? Lievito madre, conservazione ed utilizzo
Alice Chiara, autrice del blog ViolaMirtillo

 


16.30 – La città commestibile: erbe spontanee mangerecce
Annalisa Malerba, esperta di fitoalimurgia e di cucina e alimentazione vegan, autrice di ‘Erbe spontanee in tavola’ (edizioni Sonda)


18.00 – Animali selvatici in città: recupero, primo soccorso e regole per una corretta gestione
A cura di Lega Abolizione Caccia


... e di domenica:

In Sala Azzurra

Ore 10.00 – Nutrie e altri animali: verso una gestione faunistica ecologica
Samuele Venturini, biologo e castorologo





Ore 11.00 – Investigare per liberare
A cura di Animal Equality Italia



Ore 12.00 – Il maltrattamento di animali: consigli pratici per riconoscerlo e come procedere per segnalarlo
Con gli avvocati Claudia Taccani e Alessandro Ricciuti e Paola Papi, guardia ecozoofila





Ore 15.00 – “Donne, Salute & Alimentazione: una prospettiva in rosa”
Aida Eltanin, autrice di “La dieta di Eva” e “La salute di Eva”





Ore 16.00 – Quotidiane crudeltà e l’empatia ritrovata
Caterina Servi Scarselli – Giuseppe Coco – Emiliano Santini, attivisti di Progetto Vivere Vegan



Ore 17.00 – I rifugi al centro del movimento
A cura di Ippoasi e Vitadacani





Ore 18.30 – Sidecar Smilla, il film
Con Paolo Susana



WORKSHOP E SEMINARI IN PUNTA DELL’EST



11.00 – Preparare Formaggi Veg sani e gustosi
Grazia Cacciola, specializzata in scienze naturopatiche e autrice di “Formaggi Veg. Latte, yogurt e formaggi vegetali fatti in casa” (edizioni Sonda)



15.00 – Sapone fatto in casa, come si faceva una volta
A cura di Mimì – il sapone della strega



16.00 – Coltivare e cucinare i germogli, un super-alimento
Grazia Cacciola, specializzata in scienze naturopatiche e autrice de “Il grande manuale dei germogli” (Macro Edizioni) e “L’orto dei germogli” (LSWR)



17.30 – Ricette per fare festa
A cura di Progetto Vivere Vegan



 Questa volta ho voluto inserire tutti i link che rimandano alle pagine o ai siti di tutti i conferenzieri, che spero di incontrare (se andrò al festival, ovviamente!)

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