martedì 28 novembre 2017

Canile e Gattile Lilli e il Vagabondo - Canile 3.0 Ep.#04.2: "ma magari quello li, è il miocane..."

Lui è Eugenio, 1 anno, cerca casa dalla pagina FB Canile e Gattile Municipale Lilli e il Vagabondo di Parma


dalla pagina Facebook del Canile e Gattile Lilli e il Vagabondo di Parma


Ecco: subito un bel cane e un bel gatto neri, per introdurre la seconda parte del video che Luca Spennacchio ha girato al Canile e Gattile Municipale Lilli e il Vagabondo di Parma.
Il colore nero è uno dei tanti sciocchi miti da smontare, tra quelli che affliggono cani e gatti e che è nell'elenco dei motivi per cui canili e gattili esistono. Che fanno tutti capo - chi più, chi meno - alla profonda non conoscenza sia di chi sia un cane, sia di chi sia un gatto.

sabato 25 novembre 2017

Dalle ginocchia di nonno al coltello del fidanzato in 58 frasi


Le parole formano i pensieri. Ai pensieri seguono le azioni. Le azioni diventano comportamenti. I comportamenti si fanno abitudini. Le abitudini creano il destino. O no?

Non si può vivere sempre col cuore in gola.

"Com'eri vestita?"


venerdì 24 novembre 2017

Viaggio al termine della notte, a Torino NOmattatoio per l'undicesima volta

« Ve lo dico io, gentucola, coglioni della vita, bastonati, derubati, sudati da sempre, vi avverto, quando i grandi di questo mondo si mettono ad amarvi, è che vogliono ridurvi in salsicce da battaglia... È il segnale... È infallibile. È con l'amore che comincia. »

Non hai mai letto il libro di Louis-Ferdinand Céline, che dà il titolo a questo post e la didascalia alla prima foto. Ti ha sempre suggestionato il titolo: ha qualcosa di arcano, di drammatico, di inevitabile, che sembra speranza ma forse non lo è: il termine della notte dovrebbe essere la luce. Ma se fosse un termine definitivo, invece?
Ma se la luce del giorno fosse quella dell'ultimo giorno della nostra vita? E se fosse invece una luce artificiale? Di un lager? di una prigione? di un laboratorio? 
Di un mattatoio?


giovedì 23 novembre 2017

Il cuore in una zampa




"Tesoro, ti amo". Sei quasi sicuro che questa sia una delle cinque frasi più belle che si possano ascoltare, o persino pronunciare - in assoluto.

lunedì 20 novembre 2017

NOmattatoio Torino 11

mercoledì 22 novembre 2017 - ore 6-9 - Via Traves 7, a Torino


"Se è lecita la violenza sugli animali solo perché altro da noi, se la diversità è sufficiente ad autorizzarci a ogni infamia, aspettiamoci, allora, di sentirci autorizzati a commetterne su ogni diversità" [pag.47 evidenziatura mia]

Annamaria Manzoni, "Noi abbiamo un sogno"
2006 Bompiani 

sabato 18 novembre 2017

Boschi Vivi senza confini




dal sito Boschi Vivi




Stai iniziando a capire che cosa sia un 'bosco interiore' - prendendo a prestito l'espressione pensata da Leonardo Caffo; e magari, andando a memoria, ti avvicini pure al senso; ma su quel libro eventualmente vedremo, per giocare prossimamente a 'acqua-fuochino-fuoco'.
Il bosco è il punto focale. Che va interiorizzato, trovato dentro se stessi. Infatti, è  qualcosa che ha a che fare - in qualche modo - con il costruirsi una specie di individuale, personale, unica, irripetibile gioia dello 'stare al mondo': è una gioia che non è insensato cercare e curare anche nei dove e nei quando che meno ci piacciono. Si spreca tempo a desiderare di essere altrove quando invece si deve essere qui e ora. Ma non è motivo questo per rinunciare a vivere la propria gioia piena, invece che rimandarla colpevolmente a un altrodomani a cui vorresti tendere. Rischi una tensione all'infinito, una asintote senza pace. Invece, se sei capace di volerti costruire la tua gioia anche dove e quando non ti piace, allora fai la cosa giusta: la tua gioia diventa già lì per te, e non smetterà di esserci quando ti sposterai; anzi: la tua gioia ti seguirà ovunque andrai, perché la tua gioia - così come la tua tristezza - sei tu. Sei tu: è non il luogo dove e quando in questo momento stai vivendo. (che poi tu, tendenzialmente preferisca portati dietro il trolley della malinconia-tristezza, invece dello zaino della felicitù-gioia, è un qualcosa di te su cui non devi smettere di lavorarci, magari mentre stai sdraiato tra le foglie a prendere  il sole novembrino insieme alla tua bretonina 17enne).

martedì 14 novembre 2017

Dylan Dog e la corsa delle mucche macellate




Dylan entra nel vecchio mattatoio abbandonato, e...




Dylan Dog in 30 anni di vita editoriale, ne ha passate tante. Anche le sue storie sono cambiate - il modo in cui vengono raccontate.  Alcune caratteristiche sue sono rimaste costanti, specie di piccole bussole per i comportamenti. Dylan, per esempio, ha sempre avuto una speciale attenzione per gli animali - ne scrivevi qui. E questa attenzione può apparire sia in una storia ben focalizzata, che in una storia fuori fuoco - come questa, intitolata "I segni della fine".
Visto che è una storia che, dal punto di vista della questione animale nel fumetto, può considerarsi secondaria, fai punto e a capo, per raccontare in breve come e quando hai scoperto questa e altre storie - dopo che avevi smesso di comprare e leggere Dylan Dog da molti anni.

domenica 12 novembre 2017

Annebbiare...

 


la nebbia dietro
reticolati chiusi
dilatata

 
intorno ai prati
la nebbia intirizzita
fa ricomparsa


titille gocce
tra pieghe di vestiti
crepuscolari
( 12 novembre 2017


coda acquattata
due gatti diversi
davanti casa
 ( 12 novembre 2017




martedì 7 novembre 2017

Pedala!



Paolo Barbon non si risparmia, procede a testa bassa verso il suo obiettivo, con tenacia. Sembra un tipo tosto, il suo fisico è lungo lungo e Paolo ti appare a quasi a disagio quando sta dritto sulle gambe: due leve asciutte, che sembrano progettate e costruite per pedalare, invece che per star ferme così, su due piedi.





La bicicletta è la sua passione - anzi, forse qualcosa di più profondo e di diverso - e la bicicletta è diventata la sua finestra sugli animali non umani. Da ciclista 'in riposo' era vestito la prima volta che lo hai incontrato, a un presidio torinese di Nomattatoio - e forse proprio di ciclismo avete parlato, anche se avete scambiato poche parole.




Stai scoprendo un mondo di cui non sapevi proprio nulla! 
Gare, loghi e chilometri uniti per dire una cosa sola: basta con lo sfruttamento degli animali. Paolo infatti, con la mente e col cuore, è già tutto quanto in un altro posto: al termine della prossima gara ciclistica (di cui parlerai più a lungo fra qualche tempo: però c'è subito un link per scoprirla e proiettarsi con Paolo nel 2018).

Intanto, conosciamolo, Paolo: lui si racconta un po', a ruota libera (non vedevi l'ora di fare questo gioco di parole che non è mai venuto in mente a nessuno, in tutta la storia del ciclismo, pedalato e raccontato ;-) ).




"Come tutti i bambini ho imparato ad andare in bici da molto piccolo, e questo "gioco" non mi ha mai abbandonato.

In effetti ho sempre preso un po tutte le cose che ho fatto come un gioco, e vedevo che così facendo mi riuscivano meglio. Questo non vuole dire senza impegno e senza allenamento, ma in maniera non troppo ossessiva.
E così sono cresciuto e ho continuato ad andare in bici, alternando anche altri sport, primo fra tutti il calcio, nel ruolo di portiere.
La bici mi ha sempre dato però una sensazione di libertà. Non parlo delle gare, dove ci può essere, anzi c'è di sicuro in base al risultato, della soddisfazione, ma dove a mio parere non c'è di sicuro divertimento.
Io penso che chi dice che si è divertito a fare quella tal gara non dica la verità. In gara c'è fatica e concentrazione. Niente altro. Chi dice che la tal gara è passata in un bel posto e gli sono piaciuti i suoi paesaggi probabilmente non è andato li per correre ma per fare una scampagnata.


Ho partecipato a molte gare in mtb da ciclista agonista anche se non professionista, ma in nessuna - dico nessuna -  posso affermare, se voglio essere sincero, di essermi divertito. In tutte posso dire invece di avere faticato duramente, sia fisicamente sia soprattutto mentalmente, al massimo delle mie possibilità, conseguendo pochi risultati di rilievo atletico assoluto, ma molti a livello personale.






Sulla strada da Barcelona ad Amposta

Vedo la bici come un mezzo per appropriarmi della mia libertà: per affrancarmi dalla routine quotidiana e dalla prostituzione legale che considero il mondo del lavoro.
Arrivare alla tal destinazione, lontano da casa, dove solitamente ci si arriva solo in auto, in treno o con altri mezzi di traporto che non prevedono l'impegno fisico dell'uomo, rende quel giro una autentica avventura.  Si ritorna bambini, come quando le strade e le vie del quartiere vicino  (ma non troppo) al tuo, erano terre di confine, sconosciute, percorrerle ti faceva vivere un sogno, una avventura.
Arrivare in quel posto con la bici ti permette di vedere luoghi cose e persone che con la velocità e la distanza del mezzo "inumano" non vedresti mai.


 
Con gli anni la mia sensibilità nei confronti degli animali è sempre cresciuta, fino a che il tutto è sfociato nella mia "conversione" a un modo di vita vegano.
Ho sempre avuto (come penso chiunque) dentro di me l'empatia per gli animali non umani, e in linea di massima il senso di protezione nei confronti di chi è più debole.
Non mi piacciono molto le "etichette" e anche quella del vegano la trovo tutto sommato fuori luogo, in quanto non penso che sia necessario sottolineare di "non uccidere animali": dovrebbe essere la normalità, così come la normalità è il non uccidere gli esseri umani, il non violentare donne, bambini, il non rubare.



Ho pensato di coniugare le due sensazioni e di cercare di fare qualcosa per mezzo della mia bicicletta, in favore di quelle persone non umane, che amo definire i miei Fratelli Animali.
Già nel 2011 avevo ideato e preso parte in prima persona ad una pedalata da Torino a Roma contro il randagismo estivo.
Ho fatto poi tre tour ciclistici:



Il primo (e forse anche per questo indimenticabile) Bike for Pets 2012 è stato seguito dal  Basta Corrida Tour 2014, al quale ha fatto seguito il Basta Corrida Veg Tour 2016, con tantissimo seguito mediatico, manifestazioni di campo in ogni città raggiunta, e che è riuscito a donare, grazie ad una raccolta comune, più di 600 Kg di cibo per due protectora spagnole, e che è stato padre di una neonata associazione pro animali nella città di Amposta in Catalunya.
Nel 2013, 2014 e 2017 ho pedalato in solitaria da Torino ad Alès (Francia) per prendere parte alla grande manifestazione contro la corrida organizzata dal Crac Europe, che nella sua prima edizione ha avuto per due giorni consecutivi più di 5000 persone presenti a sfilare per le vie della città.




"da domani, cambio bici"

Tutte queste azioni hanno attirato l'attenzione sia delle persone che dei vari media, che hanno scritto articoli e scattato foto.
Tutto questo è stato reso possibile da due cose, che si fondono e si intrecciano in continuazione durante i miei viaggi:
Dai sentimenti che provo nei confronti degli animali, che mi hanno permesso di sopportare la fatica e le "privazioni" che viaggi del genere sottintendono. Se non avessi avuto una motivazione così forte, non avrei mai potuto percorrere tanti Km in totale autonomia
e sopportare una simile fatica;
Dal senso di avventura, che si alimenta a sua volta dei sentimenti nei confronti degli animali non umani.
"


sempre in giro! (qui, con Bruno Stivicevic)


domenica 5 novembre 2017

Vegan Meme - I'm Popeye the sailor man!



I'm Popeye the Sailor Man. 
I'm Popeye the Sailor Man. 
I'm strong to the finich, cause I eats me spinach. 
I'm Popeye the Sailor Man. [x2 Opening] 

I'm one tough Gazookus, which hates all Palookas. 
Wot ain't on the up and square. 
I biffs 'em and buffs 'em and always out roughs 'em and none of 'em gets nowhere. 

If anyone dares to risk my "Fisk", It's "Boff" an' it's "Wham" un'erstan'? 
So keep "Good Be-hav-or", That's your one life saver With Popeye the Sailor Man. 

He's Popeye the Sailor Man, 
He's Popeye the Sailor Man. 
He's strong to the finich, cause he eats his spinach. 
He's Popeye the Sailor Man






venerdì 3 novembre 2017

Laika, 60 anni fa

l'oblò è chiuso per sempre

Ancora a scrivere di Laika, dopo aver pensato a lei già una prima e poi una seconda volta.  Forse perché questo anno ricorre il sessantesimo anniversario della sua sventura. 
Non sono pochi, sessanta anni, per continuare a venire dimenticata. Nel ristretto orizzonte antropocentrato di un certo modo di raccontare i fatti storici, Laika continua a rimanere solo un mezzo, un oggetto o, al più: una cavia.  Invece, è stata il primo individuo terrestre a lasciare la superficie del pianeta natale anche se, forse, avrebbe preferito non farlo mai. 

Hai trovato riassunti tanti dettagli della sua dolorosa missione, questa volta ti sembra l'occasione giusta per ricordarli, mentre rimandi al link dove li hai letti. Particolari forse risaputi, ma che non è male ricordare alla memoria. 

Laika era docile e intelligente, superò tutti i test e perciò venne scelta per il lancio. Non era l'unica cagnetta coinvolta nell'esperimento, tuttavia.
Le piccole cagnoline sono state costrette a passare molte ore in una centrifuga. Inoltre, vennero 'abituate' a stare immobili a lungo in una capsula di soli 80 centimetri, che vennero via via ridotti. Un dettaglio che ti ha fatto girare la testa: si preferirono le femmine, poiché potevano fare pipì senza alzare la gamba...
E quasi certo, poi, che furono sottoposte ad alcuni interventi chirurgici invasivi, per essere preparate al lancio. 
 
Era previsto che Laika facesse un certo numero di orbite.  All'epoca, i sovietici non erano ancora in grado di far tornare in modo sicuro sulla Terra un mezzo spaziale: si sapeva già che Laika non sarebbe tornata. lei doveva solo dimostrare che è possibile vivere in assenza di gravità, oltre che diventare immagine di propaganda sovietica.  Laika doveva fare circa 8-10 giorni in orbita: morì dopo poche ore, poiché il veicolo non era sufficientemente schermato contro il calore dei raggi solari e si trasformò molto presto in un forno. Dopo 9 orbite e una manciata di ore, il cuore di Laika cedette, per il colpo di calore e la disidratazione estrema.

La versione ufficiale, mai smentita per decenni, fu che Laika venne eutanasizzata attraverso il cibo somministratole durante il volo, per impedire che soffrisse (una ipocrisia rivelatrice).
Invece, il suo corpo carbonizzato è stato recuperato il 14 aprile 1958, all'interno del satellite - sua bara - precipitato sulle Antille.

Laika è diventata - da allora - un'extraterrestre.

la biologa russa Adilya Kotovskaya, l'ultima persona che accarezzò Laika


Adilya Kotovskaya: "Le ho chiesto di perdonarci e ho pianto quando l'ho accarezzata per l'ultima volta"

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