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lunedì 13 gennaio 2020

Il sentimento per l'acqua



Acqua. Ci avete fatto mai caso? Solo il suono della parola, il solo fatto di pronunciarla o di sentirla - procura una sensazione che è contemporaneamente di sete e di desiderio.
Per lo meno, per te. Per lo meno, in italiano. Non sai come sia nelle altre lingue.

water, wasser, eau, voda, woda, agua, apă, вода, vesi, vann, vatten, vanduo, ūdens, νερό, uisce, uisge, víz, su...

Immagini che valga per tutte, a seconda di dove e come si sia formata la tua sensibilità sonora.

giovedì 2 gennaio 2020

Le api del nostro futuro



Di recente qualcuno ha scritto: "dobbiamo trattare bene le api". Le api sono fragili insetti, il cui rapporto con le evolute piante angiosperme tiene in equilibrio una vastità di relazioni tra animali e piante. Si tratta di rapporti complessi, intrecciati strettamente da millenni: solo adesso cominciamo a diventarne consapevoli. Perché adesso questo equilibrio si è rotto. E ci stiamo accorgendo che è un domino di catastrofi.


martedì 23 luglio 2019

Sirene




Fantascienza affilata. Il primo pensiero che viene spontaneo mentre si legge questo libro sottile, è proprio questo. Una storia di fantascienza netta e crudele che svela il nostro terrificante futuro come se fosse già qui, come se fosse cronaca. Ma c'è dell'altro - qualcosa che deriva dagli elementi della storia, che sembra una messa in scena fantascientifica per parlarci in realtà qualcosa di altro.

giovedì 25 gennaio 2018

Un caffè al bar del mattatoio



... succede che questa volta la cosa più strana la vedete alla fine.
Dopo tutto il freddo e il buio; dopo la sequela di camion stracarichi di vittime spossate e impaurite; dopo gli sguardi fissi di minaccia, di fastidio, di maledizione da parte di autisti o macellai o inservienti; dopo le auto che corrono sul rettilineo; dopo l'aria sempre maleodorante (ma nessuno che abiti qui intorno si lamenta? Proprio di fronte ai cancelli del mattatoio stanno costruendo un complesso di appartamenti: chi vorrà venire a vivere in un luogo simile?); dopo gli sguardi stravolti e spaventati dei manzi e dei vitelli, stipati all'inverosimile.

domenica 8 ottobre 2017

Blade Runner 2049: chi ci sta davvero ricordando?

...e lei, oppure no?


... alla fine hai nostalgia della neve.
Sei quasi sicuro che non sia un ricordo innestato: l'odore di neve, che è qualcosa di oltre alla mera 'aria di neve', è un profumo di acqua mista ad attesa; il tocco della neve, ogni singolo cristallo, su guance, mani, su scarpe e dentro, sui piedi; la vista di neve dal cielo negli occhi; il tatto di neve, sulle gambe, le braccia, la schiena e il petto. Sdraiati, come il Blade Runner - dove, per ora, lo lasci a riposare, a guardare il cielo - biancogrigio come neve.

...mi è sembrato di vedere una Urania di Karel Thole!


Quando, nel 1982, vedesti Blade Runner di Ridley Scott, fu davvero una grande impressione. Il ragazzino che eri, a mala pena affacciato sulla adolescenza, si chiedeva: esistono sul serio città così? E insieme alla domanda, c'era il sollievo recondito che - usciti dalla sala buiamagica del cinema - avresti trovato città 'altre': con alberi e animali, il cielo azzurro, strade piccole, buio la sera e la notte, così le stelle si possono vedere. E - se è particolarmente buio, e l'aria impossibilmente tersa, vedi anche la galassia, lo spolverio viatico latteo: per sognare le colonie extra-mondo pre-digitali, per immaginare come era in quel momento essere su un pianeta irraggiungibile, sotto il sole di quella stella a guardare questa stella, per immaginare come era essere su questo pianeta - che ci stiamo rendendo irraggiungibile, insieme a tutti gli altri suoi abitanti: diretti a testa bassa verso il futuropresente incubico di Blade Runner.

la la ...


... bang!


Perché - e qui c'è un primo punto saliente - questo secondo Blade Runner mostra e racconta un futuro che è già presente - "ho visto cose che voi umani", virato alla catastrofe ambientale - e che perciò, visto sullo schermo, per come poi viene visto, in modo sublime (che confina strettamente con l'orrorifico, anzi l'orrorifico stesso può essere sublime) non lascia spazio per alcun tipo di sollievo pre-adolescenziale come quello raccontato poco sopra. In qualche modo, infatti - almeno secondo chi presta l'attenzione vitale a queste situazioni - questa volta non c'è uno spazio vivibile fuori dalla sala del cinema. E se il film non diventa cronaca - di uteri artificiali, o dei cantieri infernali di Chittagong, giusto per far due esempi - è solo perché la storia questi aspetti, li mette nella cornice di contesto. Sono visibili ma muti: tuttavia, se il primo passo per prendere coscienza di una situazione è raccontarla, il film questo primo passo lo compie tutto e la Terra sfigurata è il personaggio onnipresente dell'intero film.



La storia, come hai letto altrove, è lineare: un giallo, una quest slalomata tra obitori, genetica, virtualità, burocrazia, low tech mescolata a impalpabili fotoni. Tutto, alla fine, arriva dove sembrava dovesse arrivare - e questo, per te, è assai appagante per chi adora ascoltare, vedere storie raccontate.
Il racconto che - come la presenza del pianeta agonizzante - è sottraccia in ogni scena - e scelta - importante ci porta dritti al cuore delle nostre certezze identitarie, per metterle in dubbio. 
I muri, le barriere, ci sono, ma sono inganni: di fatto, non esistono (ma guai a rivelare che le barriere si possono attraversare!), non esistono nemmeno per chi si trova dal lato del potere, e vive in titaniche camaleontiche costruzioni-templi-laboratori (al cui interno è lecito pensare avvenga qualsiasi cosa - e qualcosa ci viene mostrato, in effetti), e vive mescolando la propria 'purezza' umana-divina, scissa dalla carne e dal sangue. 

...overlooking...

Ma intrisa degli stessi biomeccanismi che condannano arbitrariamente altre esistenze alla morte, al dolore, all'uso abusante, alla mercificazione, alla pena capitale, alla riproduzione seriale vertiginosamente infinita, al controllo costante sotto forma di test e scansioni.
Perciò e però: chi - cosa - è umano? e perché? e fin dove? ... dal momento che la onnipotenza pseudodivina hi-tech ha reso porosa (un termine quasi assurdo in questo contesto!) la 'barriera' interspecie, gli interscambi sono bidirezionali e continui, a qualsiasi livello concepibile - virtuale, spirituale, visivo, sensoriale, fisico, corporale. Chi ha il potere, non ha dubbi su chi sia umano e rinnega i propri enormi privilegi. Chi il potere non ce l'ha, vive su un piano inclinato, dove la salvezza non è un opzione.
Eppure, la mescolanza di identità è ovunque - una cifra molto consona alla poetica di Philip K Dick, da cui tutto ciò deriva (tua opinione).

Horkheimer alla miliardesima: qui dai piani bassi si sale, ma non è mai bello...


Non ci sono animali: come non ce ne erano 20 anni prima -in Blade Runner - ancor meno ce ne sono oggi. E sono sempre desiderate chimere (non vuoi nemmeno immaginare quale esistenza sottovuoto conducano i pochi animali superstiti). Non ci sono piante - appare un unico tronco rinsecchito, bianco, sempre sul punto di screpolarsi, sgretolarsi, sbriciolarsi, tuttavia sempre in piedi. 
C'è solo un cane: un grosso cane che sembra molto socievole, ma che - così come appare, altrettanto subitaneamente scompare - non è detto sapere chi sia. Cane vero? Cane replicante? Chiediglielo... (comunque, non è un cane che rappresenta l'appiglio per la salvezza di una umanità ancor più sull'orlo dell'estinzione, come capitava in 'The Road', non sembra essere un cane salvifico).



Insomma, non c'è nulla che non ci debba essere. Nulla sembra eccedere, tutto sembra obbedire prontamente agli ordini di umani superumani come Neander (!) Wallace.
Invece, non sarà proprio così: i superumani che hanno vertigini divine, non sopportano che le cose davvero prodigiose non si possono controllare, nemmeno se la morsa è ferrea totalmente.
Denis Villeneuve usa anche i suoni per raccontarci questa sua storia: la musica si intreccia e rompe barriere e confini insieme con l'azione, coi rumori, con le voci. Però, sono i silenzi che restano impressi di più: una sospensione su... ? (la sinfonia si tronca in Si).

Così, nella neve: giusta requie, forse tornare a 'veder cose che voi umani'...




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