domenica 26 marzo 2017

Epilessia, un nuovo farmaco veterinario e i problemi conseguenti





Stella e Lisa, le mie due epi canine

Stella e Lisa popolano la tua vita di tutti in giorni da ormai dieci anni. Perciò, sono dieci anni che hai a che fare con l'epilessia.

Stella adesso non c'è più, mentre Lisa  vive tenace e forte la sua terza età, ormai quasi quarta. 

Anche voi, dunque, siete stati colpiti dalla notizia di un nuovo farmaco anti-epilettico, specifico per uso veterinario. Si tratta di una buona notizia? Chissà. Per ora, forse no. Di certo tu, con Lisa, l'avete vissuta molto male. E con voi, centinaia di altre persone che vivono e curano cani e gatti con epilessia, e che sono molto preoccupati. Condividi e vivi in prima persona e sulla pelle di Lisa questa preoccupazione.

Perché? Intanto ecco perché sei preoccupato tu: il nuovo farmaco è per il momento una incognita, pur avendo lo stesso principio attivo dei farmaci più diffusi anche in veterinaria, nati però per uso umano. Cambiano dosaggi ed eccipienti, cioè i materiali con cui è fatta la 'ricetta' della pastiglia che veicola il principio attivo curativo all'interno del corpo. Non è la ricetta di una torta, è qualcosa di più serio. La preoccupazione deriva dal fatto che non si può sapere - prima di farlo - quali effetti può avere il cambio repentino di un farmaco, dopo anni di terapia col farmaco precedente. I dosaggi sono da rifare, e l'operazione è tutt'altro che semplice;  non si sa se gli eccipienti non hanno effetti sull'assunzione e sulla loro stessa metabolizzazione.
Potrebbe verificarsi una recrudescenza delle crisi epilettiche. A nessun umano che vive con un cane epilettico questa prospettiva  può far piacere.
 Per non parlare di tutti gli altri costi - terapie di supporto, esami, diete, raccolta di informazioni e documentazione. Per tacere del costo più gigantesco: quello emotivo.

Allora. 
Come viene spiegato QUI,   "ci sono diversi farmaci ad uso veterinario che hanno lo stesso principio attivo di alcuni farmaci ad uso mano: il problema è che molto spesso il farmaco uso veterinario ha un costo nettamente superiore". Un ulteriore difficoltà, quindi, che si aggiunge alle fondate preoccupazioni di carattere strettamente terapeutico. 
Solo che "Per legge, un veterinario non può prescrivere un farmaco ad uso umano qualora ne esista uno ad uso veterinario". Praticamente, ci si trova obbligati all'acquisto più oneroso, di una medicina verso la quale non c'è alcuna familiarità, ma solo preoccupazione e ansia - almeno in questo caso; e giustificata, a ragion veduta.
Per quel che riguarda l'aspetto del maggior costo, potete leggere innanzi tutto qui

A poche ore dalla notizia "è stata lanciata una petizione per chiedere di poter continuare a usare i precedenti farmaci". DAVIDE BELTRAME, a questo punto, scrive di aver "chiesto qualche informazione in più sulle problematiche che porterà l’introduzione del nuovo farmaco a una persona più informata sui fatti e che si troverà ad affrontare le problematiche relative all’introduzione di questo nuovo farmaco."

La persona informata è Valeria Rapezzi, che ha scritto la prosecuzione dell'articolo qui sopra più volte linkato. Da 'Ti presento il cane'.

"VALERIA RAPEZZI – A partire dal giorno 17 marzo 2017 i proprietari di cani affetti da epilessia devono sostituire i farmaci che usano attualmente per i propri cani (Gardenale e/o Luminale) con l’analogo farmaco, sempre a base di Fenobarbitale, registrato ad uso veterinario: Soliphen 60 mg.
Si troveranno così ad affrontare 2 problemi principali:
1) Dosaggio del farmaco: Gardenale e Luminale sono commercializzati con una serie di dosaggi che ne consentono una combinazione varia, al fine di ottenere il dosaggio più adatto in base al peso dell’animale. Soliphen è presente nell’unico dosaggio da 60mg. E’ vero che le compresse sono divisibili in 4 parti da 15 mg, ma non sempre si riesce ad ottenere il dosaggio necessario. Questo potrebbe portare a eccessi di dosaggio nella somministrazione (con possibili effetti collaterali a lungo termine, correlati alla dose in eccesso) o a dosaggi insufficienti (con il rischio che il farmaco non abbia l’efficacia sperata nel controllo delle crisi convulsive).

 2) Costi maggiorati: soprattutto in cani di peso maggiore, o che necessitano di dosi maggiori di principio attivo per controllare le crisi, si possono verificare aumenti di 5-6 o più volte.
Il che significa che una famiglia che deve far fronte a diverse spese correlate alla patologia in oggetto, quali esami di diverso tipo (alcuni molto costosi quali risonanza magnetica e indagini sul liquor), ripetuti controlli a cadenza semestrale per monitorare l’efficacia del farmaco e terapie di supporto per limitare gli effetti collaterali dei farmaci stessi, deve passare da una spesa di circa 4-5 o 10€ al mese a una spesa di 16-20, o anche 50€ al mese.
Questa spesa incide in maniera significativa sul bilancio familiare, considerando anche il fatto che molti pazienti epilettici, per essere stabilizzati, necessitano di cocktail di più farmaci.
A quanto pare, verranno esentati da queste problematiche solo i proprietari di gatti (per i quali il farmaco non è registrato) e di cani sotto i 6 kg di peso (per i quali non è indicato l’uso di questo farmaco).
Tutti gli altri proprietari di cani si troveranno a dover spendere molto di più per un farmaco che è un salvavita per i loro animali."


Valeria Rapezzi, ha anche lanciato una petizione, che potete firmare 
La petizione ha avuto moltissime firme, perché il nuovo farmaco preoccupa: per lo stress a cui si andrà a sottoporre il cane, inconsapevole paziente di una nuova terapia dagli effetti non conosciuti.
Anche su questo sito, Dog Digital, viene riportato il link alla petizione.



Un ulteriore approfondimento, ci racconta oltre tutto un paradosso tipico di malasanità italiana: 
 il farmaco non è disponibile, ma il testo della legge non ne prevede (e quindi consente) la sostituzione con l’equivalente umano. (Fonte: Sivelp.)


Questo post, è molto personale, e di proposito hai dato spazio a voci e notizie altrove documentate, da chi si occupa a livello tecnico e professionale di questi problermi, legati alla sanità. 
Al netto dei possibili lamenti autobiografici, quindi - che preferisci evitare - ti rimane la sensazione non proprio agevole di essere di fronte a un trattamento poco rispettoso - nella sostanza intima .- delle reali condizioni e bisogni del malato e di chi si prende cura - il malato, il paziente, è in questo caso un cane, e per questo motivo, tutte le sue cure sono più costose - e in misura importante - rispetto a quelle identiche per umani. Prezzi alle stelle, per i quali il Codici ha scritto all'Antitrust.
Stessa notizia anche QUI, e QUI.
Poco rispettoso, perché, di fatto, pregiudica o rende molto difficile la possibilità di proseguire una cura che è - senza esagerare - una vera e propria salva vita: le medicine, diventano un lusso; si inizia a scendere la pericolosa china che ci porterebbe a considerare un lusso il vivere con un cane.


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