 |
Luca al lavoro - foto di Samantha Danieli, courtesy from Luca Spennacchio |
Non vedevo l'ora di intervistare Luca Spennacchio, che incontrai per la prima volta mi pare intorno al 2008, in occasione di una conferenza, esperienza che poi ho ripetuto in tutte le occasioni che son riuscito a cogliere, con grande piacere.Sentire parlare Luca Spennacchio di cani e di umani è infatti un 'qualcosa' che vale sempre la pena, è emozionante e istruttiva al tempo stesso: dopo, non potrete pensare ai cani nello stesso modo di prima. Anche leggere le sue parole fa lo stesso effetto! (Luca è anche autore di uno splendido libro di racconti che narrano storie di uomini e di cani insieme). Buona lettura! (PS, le sottolineature all'interno delle risposte, sono mie).
LUCA, TU SEI FOTOGRAFO, SCRITTORE, EDUCATORE, DIVULGATORE. CHI E' VENUTO PRIMA DI QUESTI LUCA COSI' CREATIVI E COMUNQUE SEMPRE ORIENTATI ALL'ANIMALE, SPECIALMENTE AL CANE?
Prima
di tutto è arrivata la passione per i cani, e devo ringraziare mio
padre per questo, non tanto perché lui sia mai stato un esperto, nel
senso stretto della parola, ma perché fin da quando ero piccolo mi
raccontava con grande affetto dei cani di cui si era occupato nella
sua infanzia. Sono cresciuto con questi cani “mitici” negli
occhi. In realtà la mia passione per gli animali più in generale
risale ad un tempo di cui io stesso non ho memoria. Mia madre
mi racconta di quando all’età di due o tre anni, e non sapevo
ancora parlare molto bene, mi misi ad inveire furioso contro un
cacciatore dopo aver sentito uno sparo in lontananza nelle campagne.
Farfugliavo con rabbia qualcosa sul fatto che uccideva gli uccellini.
Comunque,
all’età di tredici anni, grazie all’incontro con un cane, io
venni a conoscenza dell’esistenza dei canili. Abitavo allora nella
bassa bergamasca e a pochi chilometri da casa mia ve ne era
uno. Inizia così la mia storia con i cani. Il giorno che vi entrai
per la prima volta, si può dire, ha segnato tutta la mia vita
futura, sia come persona che come professionista.
La
scrittura e la fotografia sono altri canali di comunicazione verso i
quali mi sento attratto e mi consentono di portare avanti un certo
discorso. Completano il mio bisogno di condivisione e comunicazione
in forme differenti dal fare una lezione ad un corso o tenere una
conferenza, che sono il mio principale lavoro da quindici anni a questa
parte.
CANI
E UMANI, SI PUO' DIRE CHE SI SIANO FORMATI INSIEME, IN UN MUTUO
RAPPORTO DI SIMBIOSI CHE RISALE AI PERIODI DEL NEOLITICO (CORREGGIMI
SE SBAGLIO). NELLA NOSTRA SOCIETA', TUTTAVIA, QUESTA SIMBIOSI SEMBRA
PERDUTA, DIMENTICATA. FACCIO ANCHE L'IPOTESI CHE DA PARTE DEGLI UMANI
CI SIA UNA VOLONTARIA RIMOZIONE DI QUESTA STRETTA VICINANZA, PERCHE'
PONE DI FRONTE A DOVERI E A MODI DI RELAZIONARSI CON L'INTERA
ANIMALITA', A PARTIRE DAL CANE, CHE FORSE AI PIU' FA PAURA, PER QUEL
CHE IMPLICA. COSA NE PENSI?
Questa
domanda richiederebbe una risposta molto lunga. Cominciamo col dire
che la strada che vede uomo e cane affiancati inizia molte migliaia
di anni prima del neolitico, 10, 12mila anni fa. Da studi di
comparazione del mtDNA (mt sta per mitocondriale) di cani moderni e
lupi grigi (i progenitori unici del cane domestico) le equipe del
dott. Vilà e del dott. Wayne, genetisti statunitensi, hanno rilevato
che la separazione tra questi due animali risale a ben 100/130mila
anni fa, praticamente all’alba della nostra stessa specie.Ora, se
il cane è il frutto dell’incontro tra lupo e uomo - e dico ‘se’
perché per quanto ne sappiamo l’uomo potrebbe aver incontrato già
il cane e non domesticato il lupo -, ciò significa che non è mai
esistita umanità così come la conosciamo che abbia vissuto senza il
cane.
Ma
veniamo alla seconda parte della domanda relativa alla società
odierna e al rapporto con il cane. Posso azzardare che i motivi per
cui all’apparenza la società abbia preso una deriva
zoointollerante e/o zoofobica siano molto recenti e originino dalla
scarsa consuetudine alla vita con gli animali stessi. Ciò che non è
consueto è sconosciuto; ciò che è sconosciuto rende nervosi,
preoccupati e ci può spaventare. Inoltre, una scarsa socializzazione
con gli animali altri da noi ci rende per lo più impacciati negli
approcci, rigidi e poco disponibili al ‘dialogo’ con l’altro.
Però
c’è da dire che nella storia dell’umanità non ci sono mai stati
così tanti cani come ce ne sono oggi. Ovviamente questo ha dei pro e
dei contro, ma guardando con l’occhio di un etologo non si può
dire altro che la specie Canis familiaris sia una specie di
grande successo, per esempio rispetto al Canis lupus, suo
progenitore, che invece è sempre sull’orlo dell’estinzione,
principalmente a causa dell’uomo, ovviamente. Se ora volessimo
affrontare invece la questione lasciata in sospeso, e cioè il perché
di questa scarsa consuetudine con gli animali, dovremmo affrontare un
ambito culturale molto vasto e riflettere sui drastici e rapidissimi
cambiamenti avvenuti nella nostra società occidentale negli ultimi
anni: parlo di economia, industrializzazione, consumismo e frenesia
del quotidiano che, in modo molto allarmante, hanno reso, al giorno
d’oggi, complicato persino crescere un figlio. Non abbiamo il tempo
nemmeno per noi stessi, figuriamoci per un cane.
PARLIAMO
DEL TUO PROGETTO DEI RITRATTI ITALIANI: CANI E I LORO UMANI INSIEME.
INNANZITUTTO, QUALI LE SUE FINALITA' IMMEDIATE? E GLI SCOPI
OPERATIVI? CI SONO DEI COLLABORATORI? CI SARANNO DEI BENEFICIARI?
Il
mio è un progetto che ha avuto inizio l’anno scorso e
probabilmente durerà per molto tempo ancora. Nelle mie intenzione
infatti c’è di continuare a fotografare persone e cani, compagni
di specie differenti, per testimoniare e documentare la relazione
che, iniziata molte migliaia di anni fa, esiste e persiste tutt’oggi.
Il
primo beneficiario di questo progetto sono io stesso. Con il mio
lavoro sono spesso a contatto con ambienti molto provanti dal punto
di vista emotivo, sopratutto quando ci si scontra con rigidità
culturali che sono spesso fonte di sofferenza per i cani. Le persone
che vogliono essere ritratte da me con il loro compagno canino
testimoniano l’importanza della loro relazione. Sono
orgogliosi di mostrarsi al fianco dei loro beniamini ed è palpabile,
almeno per me, l’energia positiva che c’è tra loro, per lo meno
in quel momento. Momento che io voglio congelare nel tempo con uno
scatto fotografico. Cerco di rendere una testimonianza di questa
storia magnifica che lega in quel preciso istante due individui di
specie così diversa i cui antenati hanno camminato per secoli e
secoli nel mondo. Io ho bisogno di quella energia positiva e così,
di fatto, colleziono questi istanti. Chiedo alle persone davanti
all’obbiettivo di non sorridere, di essere seri o quantomeno avere
un’espressione neutra, e lo faccio perché la relazione con il tuo
cane è qualcosa di veramente importante e serio e perché il
progetto, in qualche modo, vuole anche essere una denuncia contro il
maltrattamento e l’abbandono.
Obbiettivo
del progetto è creare interesse verso i cani in generale ma ancor
più verso quelli che aspettano nei canili una nuova famiglia,
infatti la maggior parte delle sessioni di shooting organizzate fino
ad ora si sono svolte all’interno di canili o centri
affiliati ad essi. Ciò ha consentito di raccogliere offerte per la
struttura che di volta in volta mi ha ospitato in cambio di stampe
fotografiche, ma non solo. L’evento è in sé un potenziale
catalizzatore di attenzione in favore dei canili, sia nella giornata
stessa di scatti fotografici, che in seguito, attraverso i social
network dove pubblico le foto scattate (per es su Facebook.).
La
mia intenzione è anche di riuscire a fare di tutto ciò un libro
fotografico messo in vendita per poi finanziare progetti nei canili e
altre iniziative culturali, ma per ora questo passo non è molto
vicino né di facile realizzazione.
Attualmente
per questo progetto non ho collaboratori fissi. Mi avvalgo di
colleghi educatori cinofili, oppure di assistenti improvvisati che si
rendono disponibili con entusiasmo in loco per darmi una mano nel
gestire la sessione fotografica, che sovente si rivela essere molto
faticosa ed impegnativa un po’ per tutti. Quindi approfitto qui per
ringraziare tutti quelli che mi hanno sostenuto, e mi sosterranno,
nel progetto.
DA
QUALI INTERROGATIVI O OSSERVAZIONI E' NATO IL PROGETTO? NOI GUARDIAMO
GLI ANIMALI, I CANI. MA I CANI GUARDANO NOI, RISPONDONO AI NOSTRI
SGUARDI, MA FANNO ANCHE DI PIU': CI PONGONO DOMANDE, FANNO RICHIESTE,
TENTANO UN DIALOGO, UN RAPPORTO. COME APPARE TUTTO CIO' SUL SET
FOTOGRAFICO E PIU' IN GENERALE CHE COSA NE PENSI?
LA
TUA CREATIVITA' TROVA UNA ISPIRAZIONE PORTENTOSA DALLA VICINANZA COI
CANI. PENSO INNANZITUTTO AI TUOI POETICI RACCONTI, MOLTO EVOCATIVI.
TU SPESSO DICI CHE VIVERE CON UNO O PIU' CANI, CAMBIA LA VITA, IN
MEGLIO. CI SPIEGHI COME?
Spesso
dico che vivere con un cane, o più, cambia la vita… non
necessariamente in meglio. Mi spiego. Se una persona intende
adottare/comprare un cane deve essere anche disposta a cambiare
qualcosa nella sua vita. Deve sapere che la sua vita non potrà più
essere come prima. Si cambia in meglio quando si accetta la nuova
sfida che la vita con il cane ci pone davanti. Cambia in peggio
quando non vi è alcuna disposizione a cambiare qualcosa nella
propria esistenza. Ciò si traduce in problemi che presto divengono
insormontabili - almeno per colui che li vive direttamente - e
l’epilogo è spesso tragico, sopratutto per il cane. Questo accade
a circa trecentocinquantamila cani l’anno. E’ una considerazione
lapalissiana, ma: vivere con un cane non è come vivere senza un
cane.
Quando
invece ci si apre e si accetta l’avventura le possibilità di
sviluppo sono realmente infinite, ecco perché il mio libro si
intitola “Uno+uno=infinito”. Potrei raccontare migliaia di storie
di persone che hanno stravolto la loro vita seguendo le sfide
proposte loro dai loro compagni a quattro zampe. Per esempio, la
maggior parte delle persone che decidono di affrontare un percorso
formativo come una scuola per educatori cinofili prima di avere un
cane non sapevano nemmeno che esistesse un mondo di conoscenze, di
studio, di divertimento intorno al cane stesso. Non pensavano mai che
un giorno sarebbero diventati dei professionisti della relazione con
il cane. Tutto è iniziato con un cane, magari trovato per strada
durante una vacanza all’estero. Ma, veramente, gli esempi
potrebbero essere infiniti.
Il
bello è che non si può affatto sapere prima dove ti porterà una
nuova relazione. L’esito non è affatto prevedibile. Moltissime
persone commettono l’errore di prendere un cane decisi a fare un
certo percorso a tutti costi, un po’ come prendere una moto per
andare a fare le gare nel Moto GP. Ma il cane è un individuo, non
una cosa, non è un modello di macchina al quale puoi a-priori
assegnare un destino. Molti però lo fanno. La maggior parte di
coloro che commettono questo errore non entrano mai in relazione con
il cane. La relazione è di fatto un dialogo, cioè uno scambio tra
due individui a livello profondo, quello che fanno queste persone è,
essenzialmente, un monologo. Non ascoltano. Non vedono. Sanno solo
quello che vogliono loro stessi. L’illusione che tutto vada
veramente bene può durare anche per tutta la vita del cane. Quando
invece non dura - l’illusione, intendo - c’è la delusione. E
allora ecco lo scaricare le colpe sul cane, magari perché si pensa
essere un ‘modello’ sbagliato di cane per fare quello che si
voleva fare; oppure che sia il ‘modello’ giusto che però
funziona male. Ha qualche ‘difetto di fabbrica’ e non ci consente
di raggiungere la vetta delle nostre aspirazioni. In tal caso non vi
è nessun cambiamento, ma solo una tragica convivenza che porta ad
una tragica fine.
L’uomo
ha il dono di avere una grande intelligenza che lo rende capace di
fare infinite scoperte imparando dal mondo che lo circonda. Ha la
possibilità di scoprire aspetti del mondo guardando attraverso i
sensi di un compagno diverso da sé, che altrimenti non potrebbe mai
scorgere. Tutto ciò sta alla base della grande creatività
dell’uomo, e il cane è uno sprone continuo a tutto questo.
Quando
entriamo veramente in relazione con i cani comprendiamo che hanno più
cose loro da dire a noi riguardo al mondo di quante noi si possa
dirne loro. Ci basta solo ascoltarli e vedere dove ci possono
portare, ma tutto ciò richiede di mettersi in gioco, di sforzarsi un
po’, per uscire da una naturale visione antropocentrica del mondo.
PER
FINIRE, HAI PROGETTI FUTURI? TI VA DI ACCENNARLI?
Progetti
ne ho molti. In questo momento sto scrivendo due libri, di cui però
per ora non voglio parlarne molto. Mi limito a dire che uno è un
testo tendenzialmente ‘tecnico’, diciamo pure un manuale relativo
al mio lavoro con i cani. L’altro è invece un progetto più
ambizioso. E’ un libro che racconta una storia vera, la storia di
una fantastica relazione di una persona con un cane che la cambiò
profondamente, senza dubbio salvandole la vita in molteplici modi. Il
primo libro sarà terminato tra non molto, l’altro è un discorso
diverso. Scrivere un romanzo è scalare una montagna ripida e
bisognerà vedere se ne avrò il fiato.
Poi
c’è Cinantropia®. Questa più che un progetto è ormai una realtà
nata dall’incontro con Alessandro Preti e, di fatto, è un altro
modo per comunicare, questa volta attraverso immagini in
movimento, sopratutto. Ovviamente non ci si occupa solo di produzione
video strettamente legate ai cani o altri animali: Cinantropia® è
progettazione, produzione e post-produzione di video, commerciali e
non, ad alto livello. Il sito www.cinantropia.it è di prossima
pubblicazione insieme con una pagina facebook ad esso collegata.
Poi,
naturalmente, c’è la Scuola C.Re.A., di cui sono uno dei fondatori
nonché docente, che è un costante impegno costellato di iniziative
formative in continuo divenire.
CONOSCI
PER ESEMPIO L'INIZIATIVA DEL YELLOW DOG PROJECT?
 |
LA LOCANDINA IN ITALIANO del progetto Internazionale 'YellowDog' |
Sì.
Credo che sia molto importante che le persone si rendano conto che i
cani non sono tutti uguali e che ognuno ha il suo carattere, la sua
storia e le sue opinioni sulle cose del mondo. Mettere un fiocco
giallo per chiedere cortesemente di rispettare tutto ciò mi sembra
un’ottima idea: semplice, efficace e di facile realizzazione.
COSA NE PENSI
DELL'INIZIATIVA DEI CANI DI CANILE CHE VANNO A PASSEGGIO COL
GUINZAGLIO CHE SIMULA UN 'PADRONE INVISIBILE' ['Invisible Owner' N.d.B.], REALIZZATO DI RECENTE IN MESSICO?
Ho
visto quel video e anche quello in cui a dei cani randagi veniva
legato un palloncino colorato al collare [titolo: 'Soy Aqui', in Cile, N.d.B.] e li ho trovati veramente
commoventi. Un’idea molto efficace per portare l’attenzione su
quei cani che da ‘invisibili’ sono diventati il focus
dell’attenzione di tutti i passanti. Ad un tratto - si vede nel
video - una persona si è chinata vicino ad uno di quei cani
scodinzolanti con il palloncino per farsi fotografare. La cosa mi ha
toccato molto. Credo che iniziative come queste, che suscitino
emozioni positive, siano geniali. E’ questa la strada da
percorrere, non il grigio pietismo che ha caratterizzato l’approccio
zoofilo degli ultimi anni. Vivere con un cane è un’esperienza
magnifica, questo dovrebbe essere il movente che spinge le persone ad
andare in un canile per adottare un cane. Essenzialmente per fare del
bene a sé stessi attraverso la relazione con il cane.