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martedì 25 agosto 2020

Fantascienza mostruosa a CavegAntispecista 2020

 




L'insetto sulla copertina del libro, naturalmente, non è un mostro - poverino! E non dovrebbe essere nemmeno un alieno - anche se gli insetti, insieme con certi invertebrati e dopo le piante, sono forse i viventi che di più ci possono dare l'idea di come potrebbe essere un alieno, un extraterrestre autentico.


venerdì 19 giugno 2020

Che fortuna fotografare gli insetti! 'insect watching'



Pensate a una Terra popolata quasi totalmente da insetti. All'inizio era proprio così, 'solamente' 400 milioni di anni fa...


giovedì 15 agosto 2019

Erba



... è quasi ora di gettarsi tutti sui prati... l'erba dei prati, i suoi fiori, sono il pianeta di interi popoli di animali, per noi piccoli e spesso pressoché invisibili. Pensateci, quando stenderete le vostre tovaglie...

venerdì 17 marzo 2017

Gli abitatori di un giardino









In questo botto di primavera frettolosa, che ti sta sorprendendo con fioriture fulminee, hai ricominciato a fare prove di giardinaggio, una cura nella terra e della terra, tra l'erba e le fioriture, ramoscelli teneri e tronchi in crescita.
Adesso stai scrivendo con la terra sotto le unghie e il profumo di erba e terriccio che indugia nel naso e sulla pelle delle mani.

Non sai se fare queste attività, tutto sommato modeste - sulla piccola scala di un piccolo giardino - sia una apertura all'alterità vivente; sei sia un riavvivare sensazioni fisiche terrigne epidermiche odorose che ci fanno bagnare molto di più nel flusso dei viventi, nell'"oceano di alterità" dove ogni singolarità si impegna a planare in una condizione di precarietà costante; se sia un decentrarsi dall'ingannevole antropocentrismo.

Sai però che, movimentando terra e spostando ramoscelli e tagliando erbe, si colgono di sorpresa le vite degli altri abitatori del prato - altrimenti invisibili: formiche, insetti volatori, vermi che si contorcono quando sposti la pietra umida che li proteggeva.
Allora, sei obbligato a fare una cosa unica: devi sospendere il lavoro in quel punto - ché è un lavoro con finalità umane; devi riportarlo ai tempi di vita di quel verme, di quella formica - per dar loro lo spazio oltre al tempo di ritrovare il corso della propria vita e quindi sopravvivere a quella che per loro è una catastrofe, o ne ha le potenzialità terribili.
Fai questi gesti - semplici ma per nulla scontati. Bisogna accorgersi dello sconvolgimento procurato, bisogna che ci importi il disorientamento di chi lo ha subito, bisogna - infine - che ci sia la volontà di porvi rimedio. In questo modo però, forse, si può entrare - tu credi - in un dialogo, in un ascolto di questa singolarità-alterità che ci ha sorpreso mentre la sorprendevamo, andando a penetrare nel suo ambiente. 
Stai sempre seguendo suggestioni di letture di Roberto Marchesini: con questi gesti, minuscoli come chi ne trarrà beneficio e prosecuzione della propria vita, ci immedesimiamo attivamente, apriamo una soglia, proviamo a creare un dialogo - dove le parole non sono importanti, ma lo sono invece le azioni o le astensioni. Marchesini scrive di "dispersione nell'altro" di "singolarità ibrida" e ti sembra molto bello che questa sublime filosofia vertiginosamente speculativa possa trovare esempio in momenti piccolissimi e pressoché quotidiani - sempre che tu abbia compreso il ragionamento di Marchesini, complesso quanto - per te - da molti sempre emozionante e generatore di pensieri a tua volta. Insomma: lasciare il sasso al suo posto, dove trovava ombra il verme, o aspettare a tagliare o pulire fino a che la formica, la lumaca, il ragno trovano altro luogo dove dimorare, sembrerebbe un "modo per migliorare se stessi, una antropotecnica che ci consente" di criticare e mettere in discussione l'angustia asfittica dell'Io (l'Io cogitante cartesiano, si intende) e le sue ragioni.
Quando eviti di sconvolgere fino all'estrema conseguenza una singola vita che era lì prima di te, in un prato che abitava da sempre, manifesti la volontà di sospendere il tuo individualismo, manifesti la volontà di partecipare alla vita - dice Marchesini -  in modo conviviale. 
Ammetti, infine - e, secondo te, anche accetti - la tua vulnerabilità, la tua pochezza; ammetti che occorrono la tolleranza e la cura. Ammetti che sei un mammifero -  e che la natura dei mammiferi, come dice il nome stesso, è intrinsecamente femminile.
Quando avrai finito il lavoro in giardino, scriverai anche qualcosa su questo libro che parla di Alterità, secondo Roberto Marchesini.
Intanto, sei contento che in un piccolo giardino, oltre a primule, pesche, roselline, moltissimni insetti, ci sia anche tanta filosofia pratica - ben inteso, quella filosofia speciale che si impegna a ri-trovare il posto giusto in mezzo agli altri viventi.

domenica 10 maggio 2015

Punti di vista



TRA FILI D’ERBA
C’E’ BOSCO IN MINIATURA
PER LE FORMICHE




UN MINUSCOLO
BIANCO APPRODO D’INSETTO
LA PAGINA APERTA



Ritornano un paio di haiku: ci sono prati, insrtti e libri. Tre elementi che in questi giorni sono spesso insieme, quando regalo a me e ai miei cani pomeriggi al parco, in queste prove generali d'estate, quando il sole è già caldo, ma l'afa non è ancora arrivata.
Provge generali, anche di pensieri e letture - e cambi/scambi di punri di vista. Stare sdraiati su un prato, con la testa tra i fili d'erba e le margheritine, occhi negli occhi dei cani compagni, può riservare sorprese. La terra comunica, mi arrivano calori e vibrazioni e vibratilismi e sensorità. Le barriere umane si abbassano fino a - letteralmente - sotterrarsi: e sentire zampine di insetto che camminano sulla pelle delle braccia o sul viso; vederli che atterrano sui miei gogetti, come astronauti su una nave aliena (o come coraggiosi supereroi nel vascello immenso e incomprensibile di Galactus) . Li aiuto a ritrovare la strada del prato, tra la selva di fili verdi e ramoscelli e bitorzoli terrosi, in salvo e al sicuro dai miei manufatti. E mi sento rimescolato.

domenica 27 aprile 2014

Vale più una immagine (6)

Foto di

Vyacheslav Mishchenko

"Mettere in salvo una Chiocciolina che sta attraversando la strada, a rischio di essere calpestata, posizionandola in un luogo più sicuro, è anch’essa una maniera di liberare un Animale, questa volta agendo preventivamente."
Queste parole di Rita Ciatti mi sono venute in mente come associazione immediata, nel guardare le foto di Vyacheslav Mishchenko, (e, a proposito, una lumaca disegnata appare anche sul numero di Veganzetta dove è stato pubblicato l'articolo di Rita Ciatti: vedere per credere :) ).
In queste si entra in un altro mondo, in un'altra dimensione - letteralmente -  e si capisce immediatamente quanto siano minuscole, e quanto (ci) sembrino quindi tanto più esposte agli urti della realtà, che ci appare - di contro - tanto più incommensurabile. 
Salvarle, perciò, significa - come ogni antispecista dovrebbe riuscire a fare - mettersi nei loro minuscoli panni, capire e vedere le cose in modo diverso, a loro misura: anche un piccolo sentiero o una strada di paese sono lande immense e potenzialmente mortali, un muricciolo è una montagna, un fiore è un albero, una fragolina è un pasto abbondantissimo, un fungo è un casa... e via confrontando.

Sono le lumache - e gli insetti? e gli anfibi? e i rettili? - la frontiera dell'antispecismo? La risposta potrebbe essere positiva: sono loro gli 'extraterrestri' che invece ci affanniamo a cercare nel cosmo, senza renderci conto che milioni di altri mondi e pensieri, totalmente altri e incommensurabilmente non-umani sono già qui, insieme a noi, da milioni di anni. A loro dovremmo rivolgere la nostra attenzione, però nel senso di accorgerci della loro esistenza e trattandoli col rispetto che ne consegue, con la meraviglia di guardarli vivere e scoprire che anche noi - per loro - forse è come se non esistessimo.
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