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fonte: Facebook from Internet, a disposizione per specificare l'autore |
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foto di
Vyacheslav Mishchenko
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Nei giorni scorsi, impossibilitato a scrivere, parlavo - scrivendo - tantissimo con altre blogger, e con persone sensibili al destino degli altri animali oltre che degli animali umani - o leggevo le note che scrivevano, trovandone tantissimi pensieri sui quali a mia volta riflettere.
Che la bomba esplosa tra le mani degli animalisti sia frutto di logiche strumentali e coercitive; e che non sia casuale: sembra ormai acclarato - per chiunque sia almeno un poco addentro i meccanismi della comunicazione di massa, della creazione del consenso, della contrapposizione di alterità artificiosamente costruite e contrapposte.
Queste sono le logiche di un autentico duello, e ci torneremo, per provare a disinnescarle - o almeno per togliere un'altra vitina al meccanismo.
Mi preme per prima cosa, invece, porre l'attenzione proprio sull'idea di alterità, intesa come separazione, come taglio, come scollamento (quindi qualcosa di opposto, per così dire, a quel che è invece la differenza, la diversità, la irriducibilità individuale, per quanto labile o effimera la si possa ritenere) e lo faccio con l'aiuto di una persona che scrive cose gentili e luminose, si chiama Francesca Fugazzi: "Se avessimo
fin da subito evitato di produrre questa idea di scollamento tra noi
uomini e tutto il resto, con tutte le sue implicazioni etiche,
intellettuali e pratiche, oggi non ci troveremmo in questa
catastrofica situazione dove l’uomo ha il predominio su tutto e il
controllo su niente". Noi ammazziamo animali che neppure conosciamo, siamo i mandanti della loro uccisione, compiuta da umani altrettanto sconosciuti: "Una catena
di anonimato che garantisce pance piene e coscienze silenti". Una catena che non si può spezzare usando solamente i discorsi che dovrebbero indurre all'empatia, all'amorevolezza, perché non tutti ne vengono toccati. Eppure sono discorsi fondamentali e irrinunciabili, e non bisogna smettere di farli, di ripeterli. Soprattutto alle nuove generazioni - e ci sono tanti modi per fare questi discorsi così indispensabili! "siamo disperatamente bisognosi di una generazione illuminata". Ma, ugualmente, "Non possiamo
basare la nostra comunicazione su amore e pietà. E’ pericoloso,
cammineremmo su un terreno sdrucciolevole.[...] dobbiamo
renderci conto che l’amore e la pietà sono un plus, un bonus,
soprattutto in un contesto dove l’amore è anche associato con la
furia passionale che uccide (abbiamo le idee parecchio confuse su
cosa siano l’amore e il rispetto)". Gli Altranimali, quindi - e con loro la maggioranza degli umani - hanno bisogno di qualcosa di più solido di un amore che spesso si confonde con sentimenti e pulsioni per nulla altruistiche o empatiche: hanno bisogno del rispetto, rispetto del valore della loro individualità irriducibile. Perciò Francesca non si definisce animalista, che le sembra un termine troppo compromesso con un concetto disordinato di amore. Mentre invece, si sta parlando di etica e di rispetto, che prescrive di fare - o di non fare- delle cose, perché "l'alternativa non è percorribile". "Che l'animalismo sia un mezzo e non un fine. E che alla
fine l'animalismo sparisca perché tutti sentiremo allo stesso modo". Mi piace il pensiero fresco di Francesca, che vedo consonare insieme a molte delle idee etiche in cui intravedo, dalla brevità della mia esperienza di esplorazione per conoscere, la vera chance per trovare le strade della trasformazione. "Ripuliamoci
dalle etichette per creare menti ferme e chiare".
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Il duello della comunicazione, si diceva. Con Rita Ciatti, si ragionava di come si tratti di un duello affilato, senza esclusione di alcuna strategia. Eppure, man mano che riesco a riprendere a scrivere, mi pare che per fortuna, siano molti i filoni tematici a nostra disposizione, per controbattere a quello che, a ben vedere, è un discorso unico, monotematico - ancorché, reso forte dall'ampiezza di risorse, che permettono l'accesso a mezzi di comunicazione massmediatici popolari come la tivvù e i giornali quotidiani. Di conseguenza, possiamo avere a disposizione molti sentieri da percorrere, per raggiungere quante più persone possibili - cercando di contrapporre creatività e comunicazione interattiva e capillare al messaggio-unico-totale-livellante di chi segue esclusivamente la logica del 'possesso', dell'utile, del 'prezzo'. Alcuni di questi sentieri - il valore fondante dell'etica, la cogenza dell'epistemologia riorientata rispetto e oltre all'umano, ad esempio - forse, si intravedono appresso a questo post, già nelle parafrasi e nei commenti personali ai pensieri di molti impegnati a dar seguito alle istanze animali; sono parafrasi che ho fatto perché in primo luogo sento l'esigenza di chiarire e confermare queste linee concettuali a me medesimo, per cominciare (prima di volare, occorre imparare a star saldi sulle proprie gambe). Sempre che io sia riuscito a svolgere un buon lavoro. Siamo noi, i "veterani delle guerre psichiche", cantati dai Blue Oyster Cult. Cosa possiamo cantare a nostra volta?
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"Io non ci sto a ballare al ritmo della loro musica (per loro
intendo i pro-test e i media che gli vanno dietro), non ci sto a far
passare in secondo piano le nostre valide argomentazioni per dare in
pasto alla collettività un tifo da stadio di due fazioni
contrapposte. Cerchiamo di non fare questo gioco. Se i pro-test sono
arrivati a tanto, a usare le notizie sensazionalistiche, è perché
evidentemente non hanno argomentazioni valide quanto le nostre,
soprattutto sul piano etico. Teniamolo presente", così scrive Rita Ciatti, in una sua nota Fb. Se ne riporto uno stralcio, è perché la sottoscrivo in toto. E quante, e quanto valide siano le nostre argomentazioni, lo si può vedere anche in questi miei post. E anche perciò le ho riprese. Proprio la loro forza e la loro validità, è il motivo dell'attacco subito. I cittadini non devono accorgersi che gli 'animalisti' sono capaci di pensare, pongono domande fondamentali, propongono un'etica che è vitale anche per gli umani - gli Umanimali! I cittadini, devono vedere solo degli esaltati che odiano il genere umano e si battono per salvare maiali e topi, e urlano slogan violenti, e si vestono male, e mangiano strano, e hanno stranissime idee sui rapporti tra umani e tra umani e altri animali.
Noi dobbiamo - e possiamo - essere capaci di perforare questa spessa cortina di luoghi comuni in cui ci vogliono avvolgere. Possiamo - e dobbiamo - avere la consapevolezza di come ci facciamo conoscere, come se ci vedessimo dall'esterno - senza che ciò tolga un grammo alla nostra passione, al nostro dolore per le sofferenze inflitte agli altri animali, alla nostra ansia per loro. La nostra ansia urgente di fare qualcosa in loro aiuto deve guidarci nelle scelte di comunicazione - che è già azione - e di azione - quando è pratica, quando è attivismo, quando si configura come divulgazione, come racconto, come desiderio di empatia condiviso con i più ricettivi e sensibili - i bambini, come scrive Francesca.
Se i media mainstream non ci danno spazio, possiamo - e dobbiamo - usare altri media, altri canali, altri metodi. Tra i tanti metodi - inventati per risvegliare le menti, per riaccendere le consapevolezze, per rincuorare l'empatia - ho pensato alla musica. Musica come questa ninnananna.
Esiste una musica 'animalista'? E può evolvere e arricchirsi di espressività ed espressioni? E quali messaggi - e come - può far arrivare?
Proverò a rispondere a questa domanda, ma intanto, sono convinto che tra le strade che noi possiamo usare, proprio la musica, l'arte, la poesia, intese come forme di comunicazione dirette e orientate all'empatia e alla condivisione, possono essere tra le più efficaci. Vanno a parlare direttamente alla mente e al cuore di chi ci sta davanti, lo interpellano in prima persona, gli fanno domande, lo accompagnano a scoprire e a prendere consapevolezza. Lo sollecitano e lo scuotono. (- continua)