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Afasia: ecco per me, quale è stata la dolorosa somatizzazione dopo il 'caso Simonsen'. Come uscirne?
Lo Zingarelli descrive così 'afasia': disturbo del linguaggio che comporta un'incapacità parziale o totale di espressione mediante parole, scrittura o segni, oppure della comprensione del linguaggio parlato o scritto, dovuto a danno cerebrale o a cause psicogene.
Eccomi servito. Sono stato infatti, per ben più di dieci giorni, del tutto incapace di formulare anche il minimo pensiero scritto - almeno, un pensiero di qualche minimo senso, in termini di contributo alle questioni animali. Quindi, forse, si potrebbe aggiungere anche la disfasia: l'incapacità di coordinare le parole.
Man mano che i giorni passavano, leggevo con grande interesse, e con crescente scoraggiamento, i tantissimi contributi di tante valide (e validi) blogger, decisamente consapevoli e agguerriti. Perché scoraggiamento? Sia perché il quadro che loro tracciavano, e la situazione che loro affrontavano, era (ed è) molto critica per tutti quelli che si battono per-hanno a cuore la-sono interessati a, sorte degli Altranimali 'ostaggi' di questo ambiente antropizzato all'ennesima potenza (e se non è critico, è sicuramente impegnativo, e lo sarà negli anni a venire); sia perché, dopo aver letto, non potevo che riconoscermi d'accordo con quanto espresso e ben motivato - e dunque, dicevo e mi chiedevo, nello sforzo genuino di contribuire, cosa resta a me da dire, da aggiungere?
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Curiosamente - ma non troppo - , forse significativamente, mi ero sentito colpito proprio nell'uso della parola - pur non avendone persa la facoltà fisica - o meglio, nella capacità di elaborare pensieri che si accordassero alle emozioni -un gomitolo abbastanza intricato - e che quindi venissero espressi dalla funzione che noi umani privilegiamo tanto, l'articolazione di suoni-parole. L'attacco del tutto a-logico, profondamente irrazionale e tutto posizionato nel campo dell'emotività, da parte dei sostenitore della SA, come un sortilegio, aveva lasciato -in me, almeno - pieno ed esclusivo spazio al linguaggio somatico, all'espressività-del-corpo. Riflettendoci ora, proprio mentre scrivo e dunque i segni-parola mi sono ritornati, quel contraccolpo emotivo, mi ha riportato, sia pure attraverso percorsi non lineare, al 'VIA!', al mio essere-animale, che si esprime con grande pienezza di sfumature e di pensieri, ma li veicola con mezzi che non sono l'articolazione dei suoni-parola. Che cosa esprimeva, dunque, il mio corpo? Il mio naso era proteso in avanti, ad annusare gli scritti dei blogger, mentre le mie orecchie e le mie gambe posteriori e la coda, erano piegate, ritratte, nascoste, pronte alla fuga al minimo movimento dei media mainstream (specialmente ho prestato attenzione alla carta stampata, per mia attitudine, nella fattispecie ai tre quotidiani nazionali), dei quali avevo ormai imparato a diffidare, e a esaminarli guardingo e selvatico. Come ha scritto Riccardo B. sulle Gallinae: "La scorrettezza, il
sotterfugio, l’inganno, sono difficili da accettare e fanno male". Adesso, quindi, mi sento di condividere la sua fiduciosa aspettativa sulla nuova energia, le nuove idee, i nuovi progetti che nasceranno, con rinnovata determinazione, tra gli attivisti (ecco un termine che forse potrebbe far andare a braccetto le molteplici definizioni che circolano e che troppo spesso, a parer mio, usano male il loro tempo per criticarsi distruttivamente e vicendevolmente).
Questo perché "Il loro [dei pro SA] apparato
argomentativo, basato unicamente sullo scherno, sul disprezzo, sulla
distorsione, risulta fragile e privo di consistenza. Soprattutto, con
il sistematico rifiuto di un serio dibattito, mostrano apertamente la
totale mancanza di una valida e necessaria giustificazione etica al
tormento medico-scientifico dei senzienti non umani". Sta a noi, allora, far guadagnare terreno alla nuova etica, alle Nuove Voci di dissenso prima e poi, presto - di proposta, di costruzione, di diverso futuro, per tutti gli animali insieme su questo pianeta: un futuro che rigetti la brutalità di logiche come quella che ha guidato questa campagna mediatica e che è alla base di ogni comportamento e scelta, non solo dei pro SA - che si reggono sull'allucinante realtà della segregazione, della prigionia, del nascondimento, della tortura, della derisione e del vilipendio, della distruzione di milioni di individui vivi - ma di tutta il sistema sociale presente.
Benvenuto, quindi, il 'blocco della parola', se la parola è la "violenza verbale", che tradisce "un approccio non
solo fortemente specista e antropocentrico ma una volontà di
dominio, di potere e di auto-affermazione, che impediscono il
manifestarsi di una prassi veramente Etica". Così scrive Alessandro Lanfranchi su Asinus Novus. E io come lui, considero l'approccio non-violento teorizzato da Gandhi, come l'approccio migliore - anche se di sicuro il più difficile - per il compito che ci siamo scelti. Anche perché, detta in due parole, mi sembra che l'approccio della Non-Violenza, dell'Ahimsa, sia molto efficace anche nel riportare chi lo pratica alla basilare corporeità-animale (perdonatemi, filosofi!, se maltratto i termini, nel tentativo di rielaborare concetti che mi hanno affascinato e su cui sto continuando a impegnarmi nello studio), perché questo è il nocciolo della questione, il corpo che ci rende coscienti di quanto pure noi siamo 'a pelle' esposti all'uso, allo sfruttamento, dentro un sistema che ha capovolto i mezzi in fini e che ha reso strumentali tutte le vite individuali, anche quelle che si credono al sicuro, al riparo, tutelate - quelle che si illudono umane.
Qui, il mio naso fiuta nuove possibili piste, tracce promettenti per portare nuove istanze anche nella politica - forse con nuove figure politiche, dal momento che quelle attuali perseverano nel disconoscimento delle individualità altranimali, arrivando al massimo a dire che 'anche gli animali' possono provare dolore'. C'è ben altro (l'etologia lo racconta da anni); e il tutto può anche partire dalla critica di Brunella Bucciarelli a Sel: "Dovreste a mio parere interrogarvi, in quel
dibattito interno al vostro partito che auspicate, se “tempo e
denaro” siano davvero istanze così fondanti nel vostro progetto
politico". Laddove tempo e denaro non escono dalla logica utlitaristica, la logica del "tempo-è-denaro", e il denaro è il fine del tempo, che viene ritmato dal denaro, livellando e disintegrando qualsiasi tempo altro - della corporeità, della consapevolezza, o i tempi ciclici. Che ce lo si debba fare da noi - un portavoce politico che sia davvero dalla parte delle istanze animali?
Un portavoce politico che - tra le altre istanze - faccia finalmente andare insieme etica e scienza?
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A fare andare insieme etica e scienza, ci riesce Roberto Marchesini, in questa intervista- uno tra i suoi moltissimi articoli - dove si parla di macchine e di filosofia. "Non c’è stata in questi ultimi trent’anni
nessuna volontà di cercare delle [...] metodiche differenti". La sperimentazione animale, ha di fatto monopolizzato la quasi totalità delle risorse, impedendo la crescita concreta dei progetti cruelty free, dai quali ha drenato ogni risorsa economica, a suo tornaconto. Anche la pratica delle 3R (Russel & Burch, 1959), si è rivelata fallimentare. La ricerca "non è una pratica filantropica", ma un'attività volta al profitto, basata su concorrenza e segretezza, competizione e ambizione: su questi principi, "la vita degli animali si azzera", il loro "sacrificio" può riproporsi all'infinito, nel silenzio ovattato dei laboratori 'ad atmosfera negativa'. Marchesini cita anche Marco Mamone Capria (epistemologo e matematico), che noi ritroviamo intervistato in questo link . "Il mare magno della ricerca non ha portato a nulla" (a parte le pubblicazioni e le cattedre). I dati, coperti da segreto industriale, non vengono condivisi, perciò gli stessi esperimenti vengono riprodotti all'infinito, poiché fungono da volano alla commmercializzazione, l'obiettivo finale della industria della farmacogenesi. Puro marketing per rientrare dei costi, marketing che fa leva sulla visione meccanicistica, performante e iper-salutistica della fisiologia umana (bisogna essere sempre al massimo!). Ci siamo macchinizzati, dopo aver macchinizzato tutti gli altri animali: dopo la zootecnica, la antropotecnica. Attenzione però, ché Marchesini non cade nella diatriba tra AVS e AVE, ma la risolve a parer mio in modo molto convincente: dice, infatti, che c'è un baratro, "tra: 1) il rigettare la vivisezione per motivi
scientifici, ovvero cercare di dimostrare che è sbagliata e
impostare l’antivivisezionismo su argomenti indiretti, e 2)
lavorare per promuovere e sviluppare delle metodiche di ricerca e
sperimentazione alternative". Gli argomenti indiretti contro la vivisezione, che a prima vista sembrano utili, in realtà avallano la medesima prelazione dell'umano che innalzano come vessillo i pro SA - e di fatto, gli argomenti indiretti, disarmano il concetto stesso di antispecismo (!). In modo contro-intuitivo (come molto del pensiero di Marchesini), dunque, il "rigettare la sperimentazione animale per motivi
unicamente etici rende cogente lo sviluppo di metodiche alternative". In altre parole, è solo l'etica che può portare in evidenza e rafforzare il nodo cruciale rappresentato dal lavoro di tanti scienziati che in questi anni "si sono prodigati per mostrare-dimostrare che
un’altra ricerca è possibile e auspicabile", per mille e uno motivi. Quando ho letto queste idee, mi sono sentito molto rincuorato, ma si prosegue oltre! Marchesini tiene presente Hans Jonas, quando parla di capacità operativa della tecnoscienza e dice qualcosa che assomiglia molto allo slogan dei supereroi Marvel: "a grandi poteri, corrispondono grandi responsabilità". La scienza stessa è lo strumento - lo strumento- che - facendo emergere dei fatti, da Darwin in poi, quindi con neurobiologia ed etologia - ci pone di fronte a problemi che non possono più venire aggirati o ignorati. E che devono venire esaminati dall'etica, che deve trovarne delle risposte, facendo emergere nuovi valori, che a loro volta chiedono senza sosta delle nuove risposte proprio alla scienza! In questa analisi, io credo, l'autentico 'spirito scientifico' riemerge, e non viene più tradito, misconosciuto, strumentalizzato e distorto, come fanno i sostenitori della vivisezione: "Per questo rigettare la sperimentazione animale per
motivi etici significa già in sé aver introiettato dei dettati
descrittivi (per esempio il carattere di senzienza) e produrre una
prescrizione che non si limita alla condotta ma diventa programma di
ricerca (i metodi alternativi)". Sarà dunque l'etica la leva su cui far forza per scardinare le attuali inibizioni che già a monte, già alla fase legislativa, bloccano e impediscono la ricerca dei metodi cruelty free: il nutrimento per le nuove ricerche su metodi finalmente innovativi, arriverà solo quando - grazie all'etica - si saprà riconoscere e dare l'equo valore alle vite dei milioni di individui altranimali, per rispettare la quale, nessuno impegno sarà finalmente considerato esagerato o impraticabile - esattamente come oggi si fa per salvaguardare le individualità delle vite umanimali.
Occorreranno - anzi, già occorrono! - visioni 'politiche' capaci di andare oltre, capaci di sognare (qualcuno si ricorda di Martin Luther King, "I have a dream", cose così... ? ) , capaci di guadagnare alla causa etica quanti più scienziati e ricercatori sia possibile; occorreranno politiche di vera e propria policy, di 'buone pratiche', per aggirare le logiche attuali della segretezza industriale, con le sue ricadute drammatiche e crudeli: "Spesso la ricerca rasenta la banalità del male", oggi, quando mutila e amputa, solo per dimostrare l'essenzialità vitale della parte che si è tagliata, resecata, rovinata e compromessa, sulla pelle e nel corpo dell'animale-oggetto-strumento, intrappolato nel laboratorio. Quindi è giusto che l'etica abbia uno spazio centrale nel dibattito: un'etica, intende Marchesini, vincolata ai fatti, in rapporto paritario e problematico con la scienza, alleate insieme per progettare una nuova visione di un mondo non più oppressivo verso gli altranimali. Nuove prassi. Nuove leggi: per reindirizzare le risorse sulle ricerche cruelty free; per limitare sempre più la pratica vivisettoria - in concreto! Nessuna tecnofobia (a me vien da pensare: anche tanta fantascienza, di nuovo, e in senso positivo e costruttivo, alla Simak, alla Asimov, alla Dick, alla Bradbury, per (ri)trovare familiarità e fiducia verso la scienza - nella quale Marchesini crede moltissimo).
E poi? Che altro? Adesso che l'afasia l'ho esorcizzata, cosa si può dire?
Si può parlare ancora: di fantascienza, ma anche di musica e di modi per 'guadagnare all'etica' - dopo e oltre agli scienziati - anche i cittadini. (- continua)
Postilla: le tante foto di animali, che in molti mesi ho 'rubato' da Facebook, questa miniera dell'anonimato virale, a volte virtuoso, se si ha la fortuna di coglierlo, come in questi casi; le ho messe con l'intento preciso di 'meravigliare', e 'incantare', per far vedere quanto sia vario e inconteniibile quel che potremmo chiamare la 'zoosfera' (diciamo che qui marchesineggio un po', ma solo a mo' di omaggio!) degli altranimali, perché noi umani ci si renda conto di quanto sia disperato e disperante il nostro solipsistico e presuntuoso sforzo fallimentare di distinguerci e separarci da chi invece vive appieno e in pieno la realtà di un pianeta che ospita anche noi.
Bellissimo articolo!
RispondiEliminaLo vedi che alla fine l'ordine nei pensieri è arrivato? ;-)
alla fine sì, e devo ringraziare tutti i blogger e filosofi che ho messo nell'articolo! sono molte le idee che circolano tra le persone animaliste, bisogna parlarne tanto! :-)
Eliminaun grazie a te, Rita, per gli scambi di idee :)
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