venerdì 22 maggio 2020

Intervista a Federica Timeto, intersezioni vitali




Federica Timeto collabora per la rivista 'Liberazioni' ed è lì che hai letto suoi articoli molto interessanti, da rivedere - specialmente quando parla di arte e animali.
La ritrovi qui, in questa iniziativa, col suo discorso dichiaratamente antispecista - che perciò spicca e risalta su tutti gli altri. Ecco perché è stata una occasione di grande approfondimento di pensiero farle questa breve intervista. Le sue risposte sono ad ampio raggio, sono aperte e infatti suscitano altre, nuove domande.

aguzzate la vista ;)








IN UNO DEI TUOI PSEUDONIMI CI SONO: UNA MISS, UNA MESSA IN STATO, UN
TERMINE TECNICO FISICO E SOCIOLOGICO, INFINE UN GIOCO DI PAROLE.
HO DIMENTICATO QUALCOSA?
È il mio unico pseudonimo in realtà.  Tuttavia l’ho scelto molto attentamente per una serie di motivi: letteralmente si tratta di una definizione in francese per indicare una mossa retorica dellinguaggio, una messa in “giro” (dal greco tropos) che complica e avvita, ma che soprattutto sposta continuamente il senso e lo rende opaco e mai pienamente afferrabile. Quindi esprime una forma di continuo slittamento dell’io affermativo, ma il suono evoca anche un termine italiano, “misantropo”. Non odio gli esseri umani, ma l’antropocentrismo decisamente sì. Mise inoltre è simile a un titolo, ma di un nome inesistente.

TI DEFINISCI TECNO-FEMMINISTA. CHE COSA SIGNIFICA? AGGIUNGO: IN UN ARTICOLO SU 'LIBERAZIONI' SCRIVI CHE NESSUN ESSERE VIVENTE IN NATURA E' TRADIZIONALMENTE NATURALE, MA METTE IN ATTO TECNOLOGIE, COSTRUISCE CONFINI, ENTRA IN COMUNICAZIONE. A ME VENGONO IN MENTE I CONCETTI DI BOLLE, DI FINESTRE PERCETTIVE - PER VIA DELLE QUALI CIASCUN INDIVIDUO, OLTRE CHE OGNI SPECIE, NON PUO' CHE VEDERE LA REALTA' DAL SUO SPECIFICO PUNTO DI VISTA, E CHE GLI ALTRI PUNTI DI VISTA SONO INTRINSECAMENTE INIMMGINABILI. 
NATURALE E TECNOLOGICO SON COSI' MESCOLATI DA NON ESISTERE PIU'? UN'ALTRA COSA CHE MI VIENE IN MENTE E' LA FASCINAZIONE PER SAPIENS RISPETTO AL CONCETTO DI 'MACCHINA', DI 'DISPOSITIVO', PER CUI TUTTO è MACCHINA O DISPOSITIVO, DAL LEGNETTO PER PRENDERE LE TERMITI FINO AL DENARO VIRTUALE, PASSANDO PER LE MACCHINE A VAPORE E LE PROTESI BIONICHE TRANS-HUMAN
Sì, definirmi tecno o ecofemminista in fondo per me fa poca differenza, da una parte è vero che il mio percorso privilegia lo studio dei nuovi media e delle nuove tecnologie, dall’altra un approccio tecnologico e uno ecologico partono entrambi dal presupposto che siamo esseri parziali in connessione con altri esseri, viventi o meno (vedi il virus, che non è neppure “vita” propriamente detta anche se interferisce con la vita e la modifica), e anche che non esiste un approccio al reale che sia im-mediato. Non dobbiamo pensare la tecnica nel senso dello strumento (manovrato sempre da qualcuno che ne conosce il funzionamento) ma piuttosto nel senso della mediazione, nella quale emergono e convergono, si associano, gli attori del mondo. Quello cui ti riferisci si avvicina al concetto di Umwelten, di mondi vitali come li intend Jakob von Uexküll,  ma ciò non toglie che la rete di connessioni del mondo metta in comunicazione continua gli esseri che lo abitano. Non parlo di una comunicazione solo linguistica o visiva, ma proprio una idea del divenire insieme più o meno consapevolmente e spesso in modo invisibile attraverso cui la vita tutta evolve. Dunque una prospettiva tecnologica nel senso che ho precisato e una ecologica le vedo perfettamente compatibili, a patto che, appunto, si attribuisca alla tecnica un significato più ampio, e si complichi anche nell’ecologia il concetto di natura: non un substrato passivo per l’azione umana né una riserva da proteggere, ma un attore sociale a pieno titolo.

IL TUO DISCORSO DELLA PRESIDENTA DEL CONIGLIO E' DAVVERO INCISIVO, E RICCO DI REGISTRI COMUNICATIVI. TU HAI FATTO IL SALTO OLTRE IL GUSCIO ANTROPOCENTRICO. PER QUESTO CITI HARAWAY CHE E' CONTRARIA ALLA DEFINIZIONE DI ANTROPOCENE? CHE COSA IMPLICA QUESTO?
Beh, sì, la definizione di Antropocene è una definizione chiaramente antropocentrica che non solo vede la storia della nostra evoluzione solo in chiave umana, tra l’altro attribuendo a tutti gli umani certe “colpe” che sono invece chiaramente il frutto delle politiche di sfruttamento, colonizzazione, estrattivismo messe a punto da precise categorie di umani apparentemente “non marcati” in precise aree del mondo a danno di altre categorie inferiorizzate e dominate (spesso attraverso l’ideologia della specie), ma che appronta e presuppone soluzioni per una fine del mondo che resta sempre e ancora umana. Haraway, come sai, propone di complicare la definizione di Antropocene con quella di Capitalocene (collegando l’origine dell’Antropocene al capitalismo delle origini) e Piantagiocene (riferendosi al fenomeno dello schiavismo), per approdare a un nuovo termine, Chthulucene, che evocando sia la fantascienza che la biologia (il nome viene da un ragno realmente esistente nel deserto americano) riconduca l’antropos a una dimensione ctonia e terranea, impura e ibrida, in cui anche l’umano deve fare i conti con la propria finitudine. Né apocalisse né utopia, dunque, che spesso invece gli usi del termine Antropocene evocano (in base al tono dei discorsi in cui appaiono).
Quanto ai registri del mio discorso, ho cercato di raccontare come una favola cose tutte fondamentalmente vere e documentabili (come per esempio le cifre dei morti animali, i dispositivi di tortura usati), per creare volutamente un effetto di straniamento e indurre l’ascoltatore a interrogarsi sul vero e sul falso del linguaggio (e del suo potere, dato che si tratta in teoria di un discorso “istituzionale” a una nazione), ma anche su ciò che appare e su ciò che continua a restare invisibile.


E ANCORA: DA MOLTO TEMPO RISCONTRO - IN FILOSOFI, ARTISTI, SCRITTORI, ARTISTI, ECC- UNA TENDENZA AD AVVICINARSI AL CONFINE DEL GUSCIO, A INTUIRE CHE C'è DELL'ALTRO. MA NESSUNO MAI - DAL TRAMPOLINO DELLO
SPECISMO - SI DECIDE CON CORAGGIO A FARE IL TUFFO, PER ENTRARE FINALMENTE NELL'ANTISPECISMO, CON TUTTE LE CONSEGUENZE CHE COMUNQUE ALCUNE PREMESSE SOTTINTENDONO E IMPLICANO - SE SI VUOLE COMPLETARLE.
TANTE VOLTE, INSOMMA, I PENSIERI DI MOLTI 'INTELLETTUALI' SON COME MIRAGGI: DA LONTANO SEMBRANO VICINI AGLI ANIMALI, MA DA VICINO RIMANGONO SEMPRE ENTRO LE STANTIE CATEGORIE ANTROPOCENTRICHE, PER CUI L'UMANO DEVE STAGLIARSI SULLO SFONDO, DEVE SEPARARSI, DISTINGUERSI;
E L'ANIMALE DEVE ESSERE PARAGONE SPREGIATIVO,RIDUTTIVO, DENIGRATORIO.
Sì, per esempio molti dei discorsi che cominciano seppure timidamente ad apparire sulla stampa a proposito dei consumi di carne, e che sottolineano anche le condizioni di insalubrità degli stabilimenti per la lavorazione o degli allevamenti, raramente riescono a fare la connessione fra lo sfruttamento nonumano e quello umano, e mantengono una separabilità fra gli uni e gli altri dicendo che forse mangiare meno carne sarebbe la soluzione giusta per gli uomini, per il miglioramento delle loro condizioni di vita sulla terra. Capita che o si parli solo di animali, anche quando si parla dei loro diritti per esempio, o solo di umani, ma sono ancora pochi sono i discorsi davvero antispecisti in grado di dare priorità alle relazioni e a una considerazione delle alternative per un miglioramento della vita in cui non esiste una forma di oppressione senza le sue intersezioni, così come non esiste un nostro posizionamento che ci collochi sempre e soltanto in una categoria omogenea e normalizzante/normativa, cioé ugualmente valida e prescrittiva per tutti coloro che vi appartengono.

COME BISOGNEREBBE, ALLORA COMUNICARE CON EFFICACIA CHE ESISTE UNA VIA DIVERSA E NUOVA - E CHE NON SI TRATTA DI UNA OPZIONE TRA TANTE, MA DI UNA SCELTA DI FUTURO E DI SOPRAVVIVENZA - ?
Mah, non vedo regole o ricette, probabilmente solo comportamenti e pratiche. Sicuramente nulla che si appelli alla virtù del singolo, ma comportamenti rivolti alla vita in comune, in cui possa aver luogo una politica di reciprocità basata sul contatto, sull’empatia, sulla cura e sulla responsabilità condivisa. Non una questione di consumi alimentari e basta. Un impegno vitale e affermativo tutt’altro che povero di piacere e di vita, ma al contrario consapevole che la vita non è solo la mia, ma sempre anche di qualche altro vivente, insieme.

  1. Federica Timeto è una tecno-femminista antispecista indisciplinata e interdisciplinare. Si occupa di visualità, arti, nuovi media e Critical Animal Studies. Insegna Sociologia dei consumi artistici all’Università Ca’ Foscari a Venezia, e collabora con il gruppo della Technoculture Research Unit (Napoli). Scrive su blog, riviste accademiche, riviste militanti, e fa parte della redazione di Liberazioni e di Studi Culturali. È imminente l’uscita del suo nuovo libro, Bestiario Haraway. Per un femminismo multispecie (Mimesis, 2020). Vive davanti al mare, con una figlia e quattro gatti.



Nessun commento:

Posta un commento

TUTTI POSSONO COMMENTARE, ANCHE IN FORMA ANONIMA! (EDIT 2018: HO CAMBIATO IDEA: ALMENO UN NOME IN FONDO AL COMMENTO E' GRADITO, PER NON DOVER RISPONDERE CON UN EHI, TU!). PER ANONIMO, SI INTENDE CHI NON E' ISCRITTO - PER QUALSIASI MOTIVO - AI FOLLOWER. Ma visto che è possibile il commento anche non iscritti, considero una forma di gentilezza scrivere almeno un proprio nome :) )

(EDIT 2 2018: qualsiasi messaggio che contenga pubblcità, promozioni, contenuti promozionali di carattere commerciale o finanziario, di qualsiasi tipo e genere, verrà immediatamente e automaticamente cancellato e gettato nel cestino dell'oblio. promoter avvisato...)

SE sei interessat* a seguire La Confidenza Lenta, prova a cercare l'elenco dei lettori fissi e a cliccare sul tasto azzurro 'segui' Dovrebbe permetterti di iscriverti, se ti fa piacere.

In alternativa, puoi lasciare un commento allo stesso post, quando viene condiviso sulla pagina Facebook della Confidenza, e segnalare se vuoi rivederlo ri-postato qui

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...