© Yi Yang, per gentile concessione - da pagina Facebook |
... eccoli qui, gli animali protagonisti della storia disegnata (a fumetti) AIUTO!: immaginata da Isaak Friedl e disegnata in modo devastante da Yi Yang.
Il racconto è una favola nera, che più nera non si può: la crudeltà va in scena, l'eccesso è la regola. Per vie fortunose e traverse, hai scoperto questo fumetto; lo hai preso. Poi hai scoperto che ha un seguito, intitolato AIUTO - Fratelli: hai preso e letto anche quello. Hai preso anche l'albo attualmente in edicola della collana antologica bonelliana Le Storie, scritto da Isaak Friedl e disegnato da Stevan Subic.
In questo post, non parlerai de 'Il terzo giorno' (il titolo dell'albo delle Storie bonelliane), e solo in parte di AIUTO - Fratelli (per il quale, se Isaak Friedl vorrà, ti piacerebbe fare un post dedicato). In questo post, parlerai solo del primo albo - anzi, per la verità, ne parlerà lui, cioè l'autore, che ha risposto via social alle tue domande...
© Yi Yang |
Ma prima:
In questa splendida tavola (tavola 51), uno dei pochi momenti di pace e di relativa sicurezza, per gli animali nascostisi nel bosco, invaso in continuazione dai cacciatori umani, bramosi di uccidere, per il gusto di uccidere, e di sfigurare e sprecare le vite degli altranimali...
L'intervista:
Ti vorrei chiedere: quando l'hai pensata la prima volta? e perché?
La storia è nata nel 2015 dall’incontro con Yi Yang. Io sono rimasto subito fulminato dal suo stile grafico e ho iniziato a pensare a una storia per poterlo valorizzare. Quasi subito è nata l’idea di creare un fumetto muto con protagonisti degli animali.
Secondo me qualsiasi storia nasconde diverse tematiche o situazioni nascoste. Per questo trovo difficile individuare dei temi precisi quando si ha a che fare con macro elementi come l’odio, l’amore, la violenza e la morte. Di sicuro il rapporto tra il regno animale e l’uomo è un argomento senza tempo.
A dire la verità i ruoli a un certo punto si confondono. Secondo me non è questione di essere buoni o cattivi, quanto posseduti o animati dalla violenza. Ovviamente negli animali questo aspetto è legato principalmente a un istinto di sopravvivenza, mentre nell’uomo i fattori scatenanti si fanno più complessi. In ogni caso trovo la caccia moderna molto diversa da quella passata e decisamente meno condivisibile. Insomma non c’è nessun equilibrio nell’uccidere un animale con un fucile di precisione, spalleggiati dalla tecnologia o quant’altro.
Io sono impegnato nelle attività di difesa e attenzione verso gli animali. La mia opinione sulla caccia è intuibile facilmente. Tu che cosa ne pensi?
A questa domanda ho risposto prima
Nel racconto, per motivi narrativi, ho dovuto semplificare il carattere dei cacciatori, esasperandolo le peggiori caratteristiche dell’uomo. Ovviamente nessuno di noi ha un carattere così bidimensionale e spesso dietro la crudeltà esistono situazioni e realtà interessantissime. Nel secondo volume di Aiuto! infatti ho voluto esplorare il dolore dietro alle azioni del capo dei cacciatori, nel tentativo si spiegare cosa l’ha portato a odiare gli animali. Con questo non voglio dire che le nostre esperienze giustifichino le nostre azioni, ma come esseri umani siamo molto complicati e esplorare e capire la nostra coscienza è l’esercizio più difficile che possiamo fare.
Adoro gli animali. Penso che loro in qualche modo sono esseri puri e mi piacerebbe studiarli meglio. Purtroppo il mio interesse, per il momento, si limita al semplice apprezzamento superficiale. Ma chissà, magari un giorno mi dedicherò a loro come vorrei.
Come avete preparato insieme la parte grafica di questa storia sconvolgente?
Come dicevo all’inizio l’intero progetto è nato per valorizzare il segno di Yi. Per questo, una volta decisa la storia, volevamo creare un contrasto tra i temi e il disegno. E così abbiamo affiancato alla violenza un registro grafico legato alla stilizzazione dei bambini. In questo modo siamo riusciti a creare un universo in cui i confini tra quello che accade e quello che si percepisce è in netto contrasto. Insomma è come mostrare senza raccontare e appesantire la narrazione. In questo modo il lettore viene messo alla prova ed è la sua sensibilità a decidere come affrontare il libro che ha tra le mani.
E a proposito di disegno: è fenomenale, difficile anche da accettare quasi, la tecnica di Yi Yang, che ha disegnato come disegnerebbe - secondo me - un bambino iper arrabbiato.
Come avete preparato insieme la parte grafica di questa storia sconvolgente?
Come dicevo all’inizio l’intero progetto è nato per valorizzare il segno di Yi. Per questo, una volta decisa la storia, volevamo creare un contrasto tra i temi e il disegno. E così abbiamo affiancato alla violenza un registro grafico legato alla stilizzazione dei bambini. In questo modo siamo riusciti a creare un universo in cui i confini tra quello che accade e quello che si percepisce è in netto contrasto. Insomma è come mostrare senza raccontare e appesantire la narrazione. In questo modo il lettore viene messo alla prova ed è la sua sensibilità a decidere come affrontare il libro che ha tra le mani.
Grazie mille!
GRAZIE A TE!
in una bozza di post, intitolata 'Isaac Friedl', ho trovato questi appunti, che qui ricopio perché non vadano perduti:
RispondiEliminadue aspetti, mi hanno più interessato di altri.
quando dici che il tema della storia è l'essere o meno posseduti dalla violenza e dici che negli animali è legato all'istinto, mentre negli umani è più complesso.
Però in altri momenti della storia si racconta molto bene la solidarietà tra gli animali e quando la loro violenza arriva, io penso che sia una forma di autodifesa, di resistenza, a una violenza invece inarrestabile, sempre sproporzionata, insensata, totale e devastante come quella dei cacciatori: di fronte alla quale non c'è giusificazione nel passato che possa tenere - parer mio (per lo meno nei cacciatori del primo libro, che non han subito traumi).
La cosa bella del narrare una storia è secondo me proprio il mettersi nei panni anche dell'individuo più aberrante che si possa immaginare e impegnarsi a comprendere e condividere le sue motivazioni, pur se patologiche. Nel secondo volume, infatti, questo accade e credo che riesca benissimo.
Il conflitto tra fratelli è un vero tuffo al cuore e solleva tantissimi problemi, dubbi, solamente accennati e suggeriti - ma mai spiegati, in modo che giustamente il lettore si faccia la sua idea e decida per conto suo.
Mi ha colpito, tuttavia, che i due fratelli, allo stesso trauma, abbiano reagito in modi opposti - anche se a quanto pare entrambi odiano gli animali.