giovedì 24 ottobre 2019

MiVeg 2019: quel che riporti a casa





Per non far passare troppo tempo dalla fine del MiVeg e rischiare di dimenticare i dettagli delle cose viste, fatte e sentite e delle persone trovate, ritrovate e incontrate, ecco che finalmente scrivi questo post, dove quasi certamente le foto saranno la parte preponderante.  Tutto questo, per almeno accennare a quel che ti sei riportato da qui a casa - e grazie, Bob.






Tra tutta questa gente - tante, tantissime persone e pure molti cani, ma quasi nessuno di loro a suo agio in mezzo a una folla rumorosissima - hai raggiunto lo stand della associazione Parte in Causa. Dal tuo punto di vista, quello è stato il centro della manifestazione - se non parliamo dei ristoranti; anzi, ne parliamo, ma dopo.

Secondo te, sempre più il 'tavolo' di PiC, che girovaga nelle zone vercellesi e novaresi e adesso anche Milano, sta trasformandosi in bussola, porto franco e amplificatore di molte delle realtà dell'attivismo: sui suoi panni rossi, possono trovare ospitalità le 'tracce' cartacee di altri gruppi, altre associazioni, purché in sintonia con il minimo comun denominatore che ritieni sia alla base delle attività e impegni 'animalisti': appunto, l'attenzione verso gli animali non umani, la volontà di cambiare la loro situazione e la realtà che condividono insieme a noi.

il banchetto perfetto - tutte le foto dello stand sono di SiMo








Giovanni, girati

Benvenuti



Infatti, ormai gli approcci alla 'questione animale' non si contano più, così come le realtà di impegno per cambiare. La divisione interna è massima, ma ti sembra che, per qualche motivo, si stia iniziando a intravvedere cenni di ipotesi di nuove forme di coesione - strategica, politica, pratica, ideologica.
Potrebbe anche solo trattarsi di un tuo desiderio che fa da filtro alla realtà, ben inteso.
Fatto sta che, alle conferenze cui hai assistito, si è tentato spesso di allargare la prospettiva, di esplorare sentieri che non siano vicoli ciechi, per evitare di continuare a essere una esigua parte della popolazione - convinta, però, dalla sua prospettiva, di essere determinante per i cambiamenti che propone e che cerca di mettere in pratica.

Aldo Sottofattori - Ripensare la liberazione animale

Cambiamenti a rischio - non sono scontati i sia pur infinitesimali passi avanti, resi possibili dall'assetto materiale della società capitalista dagli ultimi due secoli in qua - dice Aldo Sottofattori.
Fuori dall'Occidente - luogo geografico ma anche ideologico, dove la familiarità diretta e il contatto quotidiano con gli animali sono pressoché scomparse, portandosi via anche la visibilità delle pratiche di sopraffazione cruenta - ci sono ben pochi freni a un trattamento brutale e insensibile verso gli animali non umani.
Va detto che, pure da noi, in Europa, non sono sparite le azioni di immensa sopraffazione: semmai, sono anche aumentate - e per contro sono state invisibilizzate, oppure edulcorate. Lontan dagli occhi, lontan dal cuore. Basterebbe dunque un minimo cambiamento dell'assetto materiale - in direzione di nuove scarsità e bisogni - per far retrocedere e sparire in un soffio, tutte le pur blande attenzioni verso gli altranimali. Sottofattori è lucido, implacabile, quando dice che il capitalismo ha elevato alla ennesima potenza la pervasività e immensità delle pratiche di dominio sugli animali. Che, secondo te, si son realizzate per la prima volta circa 10.000 anni fa. Non bastererebbe, quindi, togliere di mezzo il capitalismo per garantire la pace agli altranimali.
Noi, all'interno stesso del capitalismo, non riusciamo a immaginere alternative future per sostituirlo, che non si riducano a un nulla di fatto per la situazione animale. Forse, siamo solo agli inizi di un percorso che, per altre 'liberazioni' è stato ed è comunque plurisecolare  e - forse - non si è nemmeno concluso, né è stato sempre lineare. Per le donne, la società patriarcale nasconde sempre rischi e trappole - e la sessualizzazione coercitiva è la stessa che viene usata anche sulle femmine delle altre specie.
Per gli schiavi e per quelli che non hanno una sorta di 'patente occidentale', sempre la stessa società coloniale alza ancora muri e crea campi di concentramento.
Sottofattori propone la collaudata forma-partito per contribuire a una prossima futura e ineludibile coesione degli animalisti - pena la insignificanza sociale totale.
Secondo te, tuttavia, già qui, oggi, ci sono realtà che possono contribuire  - e di fatto lo fanno - a questo obiettivo. Ricordati sempre, però, che l'obiettivo assoluto è quello della liberazione animale. Come, per esempio, i Santuari degli Animali Liberi. Libertà da cosa? In una parola: dalla morsa tecnologica umana, in tutte le sue sfaccettature e diramazioni.





Barbara Balsamo e Silvia Molè - Carne Fresca


Il libro "Sexual Politics of Meat" di Carol J.Adams sarà di nuovo presto disponibile, tradotto in italiano, pubbicato da vandA, dopo trent'anni.

Ecco il filo rosso che unisce le oppressioni da un altro punto di vista: oppressione delle donne e oppressione degli animali, sono intrecciate.
Le donne umane, sono mantenute in subordine rispetto ai maschi umani e la società maschilista patriarcale rimane sempre sotterraneamente prevenuta, quando non ostile, nei loro confronti. 
Le femmine di altrianimali sono possedute e abusate fin dentro i loro corpi, con pratiche che sono invasive in modo assoluto. Lo stupro, potrebbe essere secondo te, la parola che accomuna l'intero spettro delle malepratiche esercitate dai maschi umani contro tutte le femmine, umane e altranimali.


Antonio De marco, Barbara Balsamo e Silvia Molè - Vivisezione ieri e oggi
Fin da quando l'hai scoperta, per così dire, per te la vivisezione ha significato la materializzazione dei tremendi incubi infernali. Non c'è mai pace, o scampo, o possibilità di libertà per gli animali che ne vengono ogni giorno stritolati. La loro vita conosce solo la gabbia e gli strumenti di tortura, l'apatia e il dolore, l'ansia e il terrore; ogni tentativo di fuga sembra impossibile, il destino segnato è quello della impotenza, devi essere passivo e smontabile come un oggetto. 
La vivisezione è di sicuro il collante più forte per tutte le realtà animaliste-attiviste. L'orrore che la contraddistingue è troppo elevato. Eppure, ancora non è stata sconfitta.
Ti sembra una situazione simile a quella delle condizioni economiche che - per quanto agevoli - non portano mai a una fine per lo sfruttamento degli animali - al contrario, semmai il capitalismo ha fatto aumentare lo sfruttamento, insieme con una antitetica e peculiare forma di sensibilità che non accetta pratiche crudeli, o forse non accetta più di vederle, semplicemente. 
Ci sono pratiche scientifiche e tecnologiche e mediche che diventano sempre più nette e precise per sperimentazioni e medicamenti e interventi - senza che venga 'spaccato' un solo animale. Anzi, siffatte che la vivisezione - confrontandosi con queste - rivela senza più veli, la propria cruenta, rozza, inadeguatezza e la propria negatività morale o empatica. Per chi ha occhi che voglion vedere, chiaramente.
Che cosa 'non funziona'? Manca sempre lo sguardo nuovo - ancora troppo umano, proprio perché sguardo, siamo gli animali scopofili assoluti, siamo degli archivisti compulsivi - scevro da pregiudizi e da cavilli epistemologici; uno sguardo purificato, per osservare davvero gli animali, nella specifica, singola individualità, nel nostro esserne insieme e allo stesso tempi nel vedere come tutti noi non possiamo andare avanti che insieme.

 
Francesco De Giorgio - Per una etologia liberata - foto di Elena Cicioni


Lo sguardo purificato ha a che fare con il sapersi fermare, sostare - limitandosi a far nulla, ché spesso è già troppo così. Chiediamoci 'chi' abbiamo di fronte, chi è l'individuo che è davanti a noi. Chiediamoci soprattutto perché è lì davanti e se vuole davvero trovarsi lì, o non preferirebbe invece essere altrove. Noi non sappiamo davvero nulla della vita degli altri animali, perché, di fatto, non li abbiamo mai guardati come individui, ma come prede, come oggetti, come pericoli, come risorse, come schiavi. Pochi li hanno davvero guardati e ascoltati - e sono state derise, si è trattato infatti di scienziate, come Diane Fossey o Jane Goodall. L'impianto epistemologico della etologia è stato finora utilitaristico. Bisogna smontarlo, passare oltre, ricreare una etologia empatica, inclusiva.

Silvia Molè presenta Sara D'Angelo, Ippoasi, Francesco Cortonesi, Fattoria Capra e Cavoli, Enrico Pecoraio, Alessandra Motta












I Santuari degli Animali Liberi e Liberati. Non cambieresti una sillaba di questa denominazione, perché ha dentro tutto quel che serve: Santuario equivale sia a rifugio che a luogo per vivere le proprie sensazioni; sensazioni Animali, vissute col proprio corpo che è fatto di muscoli - il corpo cosiddetto vero e proprio -  e di pensieri e cervello. Liberi, finalmente, dalla paura e da un destino già segnato, liberi di fare la propria vita, dopo essere stati liberati dalla morsa zootecnica totale umana.

In Italia esiste la Rete dei Santuari: per farne parte bisogna ottemperare a requisiti - prima di tutto etici - inderogabili. Ogni Santuario, vive la propria esperienza, da molti o pochi anni, in varie zone della penisola. Si spera che siano sempre di più, occorre che la loro realtà legale, la loro personalità giuridica, venga creata ex novo, poiché non è contemplata in alcuna legge italiana, nemmeno come ipotesi. Qualcosa di completamente nuovo, da creare per proteggere una realtà-finestra davvero su un mondo possibile, qui e ora e nel futuro.

SosPig


l'esperienza nella gabbia di contenzione delle scrofe

Tutto questo - la gioia di condividere idee, visioni, speranze, gesti concreti, domande con persone ciascuna speciale a modo suo, che sei fortunato a conoscere - è quanto ti porti a casa.  Con loro hai discusso e ti sei seduto a tavola - in una delle poche rinfrescanti occasioni dove puoi chiedere serenamente tutto quello che ingolosisce nel menù, senza dover diventare come uno chef per scovare gli ingredienti, o come un mercante nel contrattare cosa mettere nella piadina e inventare da zero una nuova portata, arrabattadosi con le solite povere cose che sono disponibili al pub o in pizzeria - ma NON le verdure grigliate! E anche questo, nel suo piccolo, non ti pare poco.

Forse ci saranno altri post relativi. Nel frattempo, ti piacerebbe che le persone che hanno parlato e che hai ascoltato, leggessero questo post e avessero voglia di scrivere loro commenti e pareri, un po' come si fa ogni tanto nei giornali. Intanto, grazie.

6 commenti:

  1. Ogni anno sempre più persone visitano questo evento. La curiosità è un bene, possiamo mostrare cosa mangiamo (non solo insalata), che ci si può vestire senza sofferenza, che ci si diverte, nuove persone e vecchi amici. Ogni opuscolo ed ogni conferenza pone delle domande importanti, tranquilli, troverete tutte le risposte che cercate.
    Peccato si debba attendere un altro anno!

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    Risposte
    1. Sono d'accordo: mentre cerchiamo di comprendere chi siamo e come vogliamo agire, intanto facciamo vedere che cosa viviamo ogni giorno, dopo aver scelto di non incrudelire più contro gli animali non umani. Per me, MiVeg è una oasi rinfrescante, ci torno sempre con enorme piacere.
      PS metteresti una tua firma?

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    2. Non ero mai venuto al MiVeg sebbene mi fossi proposto di farlo tante volte. C'è voluto l'obbligo di una conversazione che, tra l'altro, mi impone di ringraziare gli organizzatori per l'ospitalità. Conferenze decisamente interessanti. Per quanto riguarda il mio modesto contributo, spero che non abbia depresso troppo l'uditorio. Credo che la situazione generale non ci permetta di essere ottimisti. Gli ottimisti oggi sono soltanto gli incoscienti. Tuttavia sarebbe sbagliato essere disfattisti e chiudersi in se stessi. Oggi s'impone l'obbligo di cercare le strade che permettano di rivedere la luce perche' siamo ancora in un tunnel oscuro e accidentato. Lo spirito della mia chiacchierata era rivolta in tal senso.
      Ho preso i miei appunti con i quali mi sono accompagnato a braccio e l'ho rielaborati per offrire la possibilità a chi volesse di ripercorrere il filo del ragionamento e eventualmente fare le sue osservazioni.
      L'articolo si trova in pdf sul mio sito nella sezione "altri saggi"
      criticadelleteologieeconomiche.net
      Grazie per l'ospitalita anche a te, Giovanni
      aldo sottofattori

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    3. Ti è piaciuto, poi, il MIVeg? Ogni anno, cerco di esserci almeno per una delle due giornate. Trovo che la miscelazione di piani 'alti' e 'bassi' del cosiddetto 'mvoimento' 'veg', 'antispecista', 'animalista, ecc ecc sia di per sé molto - per lo meno- entusiasmante, per i sensi , ma anche per i pensieri. Ricordo alcuni tuoi testi, pubbliati su Liberazioni, in particolare l'articolo sul numero 19, "Ripensare la LIberazione Animale", che mi sentirei di appaiare al tuo intervento. Andrò a rileggerlo, comunque. Puoi dirmi quale è il titolo degli appunti in pdf? Ti ringrazio per la segnalazione e subito vado a inserire il tuo blog nella lista di quelli di interesse - che trovi sulla colonna di destra, scorrendo un poco la pagina. Grazie per le tue parole.

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  2. Ciao Gio, commento ma hai già detto tutto tu. Mi ha fatto molto piacere vedere grande partecipazione anche alle conferenze, che solitamente sono gli spazi meno frequentati. Abbiamo bisogno non tanto di vegani, quanto di attivisti e per essere attivisti è necessario lo scambio e il confronto. Grazie a tutti e grazie a te per il modo che hai di dire le cose: semplice ma completo.

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    1. ciao Fra, eccoti col tuo commento, che mi fa sempre molto piacere, anche quando lo vedo in ritardo! Mi rinfreschi il ricodo del MiVeg, che è secondo me un punto fermo in Italia, per tutto quello che contiene, un terreno accogliente di scambio e inclusione: hai ragione, abbiamo disperato bisogno di attivisti, ma preparati e consapevoli. Un saluto, prometto di rispondere con pià tempestivitù.

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