martedì 25 agosto 2020

Fantascienza mostruosa a CavegAntispecista 2020

 




L'insetto sulla copertina del libro, naturalmente, non è un mostro - poverino! E non dovrebbe essere nemmeno un alieno - anche se gli insetti, insieme con certi invertebrati e dopo le piante, sono forse i viventi che di più ci possono dare l'idea di come potrebbe essere un alieno, un extraterrestre autentico.






Infatti, a modo loro, gli insetti - e le piante - hanno interpretato, a modo loro, la paura umana dell'assolutamente alieno, dell'extraterrestre, proveniente dallo spazio, o da altri altrove inaccessibili e inospitali, con lo scopo di soggiogare l'essere umano e invadere la Terra.

Tamara Sandrin ne ha scritto un libro, "Insetti Giganti e Alieni Mostruosi", una rassegna su "Alterità e Animalità nel cinema di fantascienza degli Anni '50 e '60", specialmente quello occidentale-nord americano - dove si mescolarono anche paure ben più politiche e ideologiche, mascherate da mostro alieno.


La fantascienza di quei film è meno superficiale di quel che uno potrebbe credere o che potrebbe ricordare.  Temi impegnativi, come il problema della incomunicabilità, della distruzione dell'altro; oppure la corporeità, declinata in molte forme diverse.


La fantascienza degli Anni '50 è archetipica: l'altro totalmente altro è l'animale. Ed ecco che spuntano insetti, ragni, formiche giganti e malintenzionati. La loro alienità è totale, perché non è possibile instaurare alcuna forma di comunicazione, perché non esiste alcun terreno condiviso, perché non si arrendono alla addomesticazione, ma si ribellano fino alla morte - fino allo sterminio.

Oppure, hanno un aspetto identico al nostro, quasi indistinguibile, se non per un dettaglio infinitesimale e disturbante, una sfumatura perturbante. Questa alterata getta ancor più confusione, perché dietro all'aspetto similissimo si nascondono le imperscrutabili ragioni aliene - ingigantite dalla proiezione delle  'nostre' caratteristiche più temibili.

Chi deve temere, invece, sono i 'mostri' stessi: femmine, animali, il cui destino è la infelicità, quando finiscono nelle mani dell'uomo (p.69). Per loro non c'è lo scampo di una riabilitazione, né la constatazione delle somiglianze li salva dalla persecuzione - questa, anzi, diventa ancor più sottile, come gli atti di vivisezione, ricorrenti in molti film.

Alla fine, se anche in certe situazioni potrebbero aversi occasioni diverse di assimilazione, di ibridazione reciprocamente feconde, queste vengono rifiutate, relegate a una animalità regressiva e deleteria, che merita solamente lo sterminio.

Il solipsismo androcentrico, insomma, trova in questi film -che Tamara Sandrin ci ha raccontato - la sua apoteosi, allo stesso tempo celebrativa e dolente. Celebrativa perché il diverso è sempre pericoloso e alla fine viene sempre sconfitto; dolente perché a volte, a margine, si aprono spiragli di idee alternative, di possibilità diverse di convivenza coi 'mostri' - possibilità che però quasi mai riescono a venire sviluppate. Ci vorranno molti decenni ancora di film, perché la convivenza col diverso - e non la sua distruzione - facciano la loro apparizione nei film di fantascienza.


E allora? Allora, c'è ancora tempo e modo per vedere narrazioni dolenti e orripilanti, come quella che ci aspetta sabato sera a CavegAntispeista 2020, presentata proprio da Tamara Sandrin: L'Isola del Dottor Moreau, di Erle Kenton (1932). Il film, ai suoi tempi, venne accolto con indignazione - proprio come era capitato al romanzo omonimo di HG Wells da cui è tratto: le scene presenti di vivisezione erano vere e suscitarono orrore. L'orrore vero, quindi, così come pensi tu, è quando proprio l'orrore ci appare davanti agli occhi senza filtri. E non esiste orrore più incandescentemente agghiacciante come quello della vivisezione, insopportabile da vedere, da immaginare, da pensare, da conoscere. Ma così intrinsecamente umana. Tamara Sandrin ci presenterà il film evidenziando i temi antispecisti nel film: la vivisezione, l'antropomorfizzazione, l'istinto, l'animalità, la mostruosità, la appropriazione del linguaggio umano, la vendetta, la rivoluzione animale. La atmosfera cupa - espressionista- del film e dei suoi temi, ti garantiranno una serata davvero spensierata... (fai per dire).



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