sabato 7 marzo 2020

La mia oca e io


Qualche giorno fa, alla radio, hai ascoltato questa canzone di Arlo Guthrie: 'Me and My Goose', una breve e leggera ballata, una filastrocca, dal sapore - forse - controintuitivo.



Un motivo per un piccolo post, col quale intendi semplicemente raccontare di una piccola canzone che parla di animali e del loro rapporto con gli umani. La semplice ricerca delle immagini con le oche per corredare il post - ha dato esiti eloquenti, su come gli umani mediamente si rapportino in maniera principale con gli altri animali. Se infatti cliccate 'oca' su google, ecco che vi propone ben tre video, dai titoli: "Furti in casa. Proteggersi con le oche"; "Oca arrosto"; "Oca imporchettata". Cioè: un uso strumentale di un animale privato della libertà, e due usi alimentari di animali uccisi e trasformati in cibo, in ricette culinarie. Di oche libere - libere di fare le oche - o di oche 'amiche' di umani, nessuna traccia.  Scrive Carol J.Adams - in 'Carne da macello, La politica sessuale della carne'- che "Dietro ogni piatto di carne c'è un'assenza, quella dell'animale morto, il cui posto è preso dalla carne". Proprio nel piatto è lo snodo cruciale: il piatto è la superficie solida su cui vengono appoggiati i pezzi cotti e conditi di carne - a sostituire, rispettivamente, una superficie di terreno su cui è caduto il cadavere, e il corpo di un animale ucciso per quello scopo - perché vengano mangiati e inghiottiti.  Questa azione, rende da subito impossibile qualsiasi altra relazione - e se ce ne sono state, le tronca bruscamente e brutalmente.

Interludio, in breve: tua madre - Bruna - ti raccontava che da bambina ci fossero in casa alcune galline; con una di loro, in particolare, che forse era più piccina delle altre, aveva fatto amicizia, ci giocava, la teneva sulle ginocchia mentre faceva i compiti. Potete immaginare la fine: i genitori suoi ben presto si irritarono, seguirono l'equivoco autoritarismo di certe idee sulla educazione, e - con la scusa della necessità di cibo, tu immagini - ben presto tolsero la gallina a Bruna che, un giorno, di ritorno da scuola, non la vide o trovò più. Nessuna chiara risposta da mamma e papà, ma a tavola, quella sera, il piatto principale era pollo...

La canzone di Arlo Guthrie - figlio di Woody Guthrie, la 'chitarra ammazza-fascisti' - racconta una storia molto simile, che ha il suo epilogo in un piatto. Simile a un ricordo funebre, o a un epitaffio, il testo della canzone risulta anche sottilmente ironico e il dubbio che ci sia vero affetto o che lo stile faccia apparire tutto sopra le righe, si insinua, ad amareggiare un poco la levità della musica e la storia - che comunque, almeno all'inizio, è la storia di una amicizia tra un'oca e un bambino umano.

Qui di seguito, il testo, da leggere, magari, mentre ascoltate la canzone nel video più sotto.


Me and my goose
Me and my pal
We had some very good times
Me and my goose his name was Al
And he cost only a dime
Over meadows we'd stray
Playing all day
I missed him at night until dawn
Then one day I found he wasn't around
I wondered where Al could have gone
I looked everywhere he just wasn't there
Where could a goose be all day
I miss my pal
I miss my Al
It's sad that things turned out this way
Then mom brought him
I remember her grin
Stuffed with his feet pointed straight
I'll never forget the night that we ate
Al off of the old yellow plate


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