domenica 3 novembre 2019

Ogni Laika sulla Terra

Malyshka, "Piccolina"; Lissichka, "Piccola volpe"; Kussachka, "Una che morde tutti"; Modnitsa, "Modaiola"; Otvazhnaka, "Coraggiosa".

Laika perdeva la sua vita in orbita, 62 anni fa. Laika moriva tutta sola, nello spazio. Moriva di paura.

 
 
Belka e Strelka, che sopravvissero
Nel febbraio 2017,  vennero ritrovati per caso i diari inediti di Oleg Gazenko, responsabile del "Piano animali spaziali" dell'Urss, con nomi, date, dieta, analisi, programma di allenamenti, ma anche annotazioni malinconiche e fiori lasciati a essiccare tra le pagine ingiallite in memoria degli eroi a quattro zampe scomparsi. Furono rinvenuti casualmente da Lada Lekaj nell'archivio dell'Istituto per i problemi medico-biologici dell'Accademia delle scienze russa (Imbp), sono stati pubblicati per la prima volta nel 2017 dalla Novaja Gazeta, il giornale di Anna Politkovskaja.

In questi diari, Gazenko racconta che 50 cani vennero spediti in orbita dall'URSS. Venti morirono in volo, mentre molti dei sopravvissuti vennero vivisezionati.
Fu risparmiata la vita a molto pochi, quando si considerava che era loro dovuto, perché si erano meritati di continuare a vivere: Tsigan ("vagabonda"), Belka e Strelka ("scoiattolo" e "freccia").

Vennero scelti tutti cagnetti meticci, 'bastardini' - perché più docili e resistenti dei cani di razza.
I requisiti fisici erano ferrei: meno di 35 centimetri di altezza, non oltre 43 centimetri di lunghezza, dal naso alla coda, meno di 6 chili di peso. Non era molto lo spazio dentro le navicelle. Anche l'aspetto contava, per quando sarebbe arrivato il momento in cui mostrare gli 'eroi' al mondo, a maggior gloria dell'URSS (è il periodo della Guerra Fredda, la tensione è sempre altissima, lo spazio è una prova di forza ideologica ancora prima che una ciclopica impresa scientifica e tecnologica).

Gazenko racconta le sofferenze e i test che patirono le cagnoline, racconta la loro fiducia nei confronti degli umani che le manipolavano -quanto mal riposta!
Nelle ultime pagine, lo scienziato si rattrista per la morte di Lissichka, Volpetta, alla quale si era affezionato.

Laika "piange da sola" (Pasquale Pozzessere). Di sicuro, piansero tutte le altre sue 'sorelline' (chissà perché, ti viene spontaneo pensarle tutte femmine).
Questo pianto, che non si può consolare, né si deve dimenticare, è di sicuro uno dei più tremendi retaggi degli umani. Che sono giunti a un livello inafferrabile di 'potenza' scientifica e tecnologica, ma sono ancora incapaci di sentirsi della stessa sostanza, della stessa materia di tutti i viventi terrestri. Incapaci di farsi orientare da altra emozione che non sia la ferocia indiscriminata e sistematica. I risultati si vedono. Ma se questo pianto suscita qualcosa, allora che sia per l'impegno alla cura, alla sollecitudine, che sia per il ritorno in mezzo agli altri animali.

Quante Laika ci sono, oggi? Centinaia di milioni. Miliardi, forse. Laika è ogni cane anziano che viene abbandonato in canile - il suo intero universo esistenziale viene travolto dal caos.
Coi cani, gli umani hanno instaurato un rapporto di schizofrenico dominio e di uso negato o nascosto, anche quando si maschera da amore.
Laika, quindi, sta ai cani, così come i cani stanno a tutti gli altri animali.


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