sabato 16 novembre 2019

Canile 3.0 - Ep#08: Il Villaggio dei Randagi, Caraffa di Catanzaro (CZ)

dal sito della associazione

Ed eccolo, il famoso / famigerato 'Meridione' dei cani. In una località che immagini non facilissima da raggiungere, magari misteriosa persino per il navigatore, ecco che scopriamo una realtà che ci farà fare un primo, appena percettibile spostamento rispetto alla idea di canile che predomina soprattutto nel famoso / sovrastimato 'Settentrione'...




dal sito della associazione
In un villaggio, i suoi abitanti dormono, mangiano, oppure si impegnano in attività varie: lavorano, costruiscono, giocano, comunicano tra loro; litigano, fanno amicizia, esplorano, passano il tempo, si annoiano o si divertono. Insomma, vivono la vita, giorno per giorno. Vivono alla giornata.
Ecco, nel villaggio dei randagi, sembra proprio - mentre le immagini del documentario di Luca Spennacchio scorrono - che i cani che lì vivono, facciano esattamente queste cose, né più, né meno. Perché quel posto, per molti di loro - ma per tutti, finché si ritrovano a trascorrere lì le loro giornate di vita - significa 'casa'.
Il Villaggio dei Randagi, si presenta come l'opposto dei canilotti lager, gestiti con la connivenza, l'interesse e la complicità di sindaci e amministrazioni pubbliche, che vedono la 'possibilità di lucrare sulle vite dei cani', internati e lasciati a marcire in questi piccoli lager privati, off limits per i volontari animalisti. Ditte private che speculano sulla pelle dei cani e gestiscono da moltissimi anni il randagismo: strutture con migliaia di cani, arrivati anche da altre zone. Le istituzioni le assecondano, mentre dovrebbero combatterle.
Le immagini dei cani al Villaggio, ce li fanno vedere sereni, tranquilli, appagati. Molti di loro fanno quello che in effetti piace di più alla maggior parte dei cani: sdraiarsi per dormire, magari dopo aver scavato, dopo essersi strofinati sul terreno, dopo aver pisciato su alcuni ciuffi d'erba - per esempio.
Per quanto riguarda gli umani, invece, un canile come questo è controcorrente rispetto alla forma-canile prescritta dalle norme. Invece, è un canile aperto. Diametralmente opposto al modello canile-con-box e orari fissi. Qui i cani vivono in gruppi, protetti da recinti: possono così affermare la loro personalità individuale, perché le relazioni sociali - intrinsecamente dinamiche - possono svolgersi e scorrere liberamente. Non è scontato che un cane stia di sicuro sempre bene quando viene inserito in una famiglia - soprattutto quando questo viene fatto come se si trattasse di un pacco invece che di un individuo. Cosa che accade inevitabilmente quando l'interesse è quello di 'produrre cucciolate' da far viaggiare al nord o perfino all'estero.

Potrebbe un modello simile di canile diffondersi in tutta Italia? Forse no, per vari motivi. Ma può di sicuro diventare un modello di ispirazione: quando si creano nuovi rifugi, oppure se nelle strutture esistenti si decide di ricavare un'area impostata all'apertura protetta, magari per accogliere i cani che vengono dal sud. Un rifugio così concepito, secondo te, va ad aggiungersi a quelle famose 'Zone Temporaneamente Liberate' (ZTL) di cui concettualizzava tempo fa Adriano Fragano: finestre su un futuro possibile, di sicuro migliore rispetto al modo in cui viviamo e ci viviamo i cani - presi nel complesso e uno per uno, ben inteso.

 
QUI IL VIDEO DI EP#08

 


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